Elise Cowen

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Elise Nada Cowen (Washington Heights, 31 luglio 1933Washington Heights, 27 febbraio 1962[1]) è stata una poetessa statunitense.[2] Ha fatto parte della Beat Generation e fu vicina a Allen Ginsberg, una delle figure principali del movimento.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata da una famiglia ebrea della classe media nel sobborgo di New York Washington Heights,[3], la Cowen scrisse poesie fin dalla giovane età, appassionandosi alle opere di Thomas Stearns Eliot, Ezra Pound e Dylan Thomas.

Mentre frequentava il Barnard College[4] nei primi anni 1950, divenne amica della scrittrice Joyce Johnson (pseudonimo di Joyce Glassman). Fu durante questo periodo che il professore di psicologia Donald Cook le fece conoscere Ginsberg.[5] I due scoprirono di aver una conoscenza comune, Carl Solomon, che entrambi avevano incontrato separatamente in un ospedale psichiatrico. A Carl Solomon Ginsberg dedicò il suo più celebre poema, Urlo. Seguì un coinvolgimento sentimentale con Ginsberg nella primavera ed estate del 1953, il cui psiconalista aveva consigliato di iniziare a frequentare donne per resistere alle sue tendenze omosessuali. Tuttavia durante questo periodo Ginsberg cominciò a manifestare sempre di più la sua omosessualità e il rapporto gradualmente si dissolse di comune accordo. Nonostante questo la Cowen gli rimase emotivamente legata per il resto della sua vita.[6] Sempre attraverso Ginsberg la Cowen scoprì e si appassono alla mistica ebraica e al buddhismo, i quali influenzeranno le sue poesie.[7]

Nel febbraio del 1956 lei e la sua amante Sheila[8] si trasferirono in un appartamento con Ginsberg e Peter Orlovsky a Yorkville (Manhattan).[9] Allora la Cowen lavorava come dattilografa. Fu licenziata e venne trascinata via dall'ufficio da agenti di polizia che la picchiarono. Quando suo padre andò a prenderla alla stazione di polizia, l'avvertì: "Se tua madre lo sapesse si ucciderebbe".[10] Si trasferì allora a San Francisco, attratta dalla crescente scena Beat. Mentre era a San Francisco, Elisa Cowen rimase incinta e fu costretta a sottoporsi ad un intervento di isterectomia nel corso di un aborto in condizioni di gravidanza avanzate. Tornò a New York e, dopo un altro viaggio in California, andò a vivere a Manhattan.[11]

La morte e la pubblicazione postuma[modifica | modifica wikitesto]

La Cowen fu soggetta a depressione per tutta la vita, ma i suoi problemi mentali si aggravavano sempre di più e alla fine fu ricoverata al Bellevue Hospital, per curare l'epatite e la psicosi.[12] Abbandonò l'ospedale contro il parere dei medici e tornò nella casa dei suoi genitori in Bennett Avenue con la scusa che stava per andare in vacanza con loro a Miami Beach. Nella casa dei suoi genitori si suicidò, saltando attraverso la finestra chiusa del soggiorno e precipitando a terra dal settimo piano.

Dopo la sua morte i genitori distrussero la maggior parte dei suoi scritti. Tuttavia, Leo Skir, un suo amico, nel suo seminterrato di Minneapolis[8] conservava ottantatré delle sue poesie al momento della sua morte che inviò alla rivista The Ladder e vari altri periodici di poesia.[13] Una breve biografia e alcuni dei suoi lavori sono inclusi in Women of the Beat Generation: Writers, Artists and Muses at the Heart of a Revolution, a cura di Brenda Knight. La Cowen ha un posto di rilievo in Minor Characters di Joyce Johnson.

(EN)

«During that first weekend at Barnard I met a girl whom my instincts immediately told me to avoid...Her dark hair was ungraciously scraped back with a rubber band, and acne flared under the ragged bangs on her forehead. Behind her black-rimmed glasses, eyes looked out at you sorrowfully and fiercely...I did not want to know Elise Cowen...I resisted friendship with her for about a month...We became friends...We went and had coffee...we ended up cutting [class], unwilling to tear ourselves away from a conversation of such inexhaustible intimacy. Most of our conversations were like that during the ten years that we knew each other, so that even now it's sometimes a shock to remember Elise is dead and I can't pick up a phone and speak to her.»

(IT)

«Durante questo primo fine settimana al [college] Barnard ho incontrato una ragazza che il mio istinto subito mi diceva di evitare ... I suoi capelli scuri erano negligentemente tirati indietro con un elastico e l'acne prosperava sotto la frangia sbrindellata sulla fronte. Dietro i suoi occhiali cerchiati di nero, gli occhi guardavano tristemente e intensamente ... Non volevo conoscere Elise Cowen ... ho rifiutato la sua amicizia per circa un mese ... Siamo diventate amiche ... Siamo andate a prendere un caffè ... abbiamo lasciato la lezione, non volendo abbandonare una conversazione di una tale inesauribile confidenza. La maggior parte delle nostre conversazioni erano così durante i dieci anni che ci conoscevamo e anche adesso è a volte uno shock ricordare che Elise è morta e non posso prendere il telefono e parlare con lei.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Emmett Jarrett, Things, New York, E. Jarrett, 1964.
  2. ^ Tra i suoi amici artisti era conosciuta anche con il soprannome Beat Alice. Knight, Women of the Beat Generation, p. 141
  3. ^ Washington Heights è un sobborgo del distretto di Manhattan, 18 chilometri a nord di New York. Coordinate geografiche: 40°51′07.2″N 73°56′09.6″W / 40.852°N 73.936°W40.852; -73.936
  4. ^ Il College fa ufficialmente parte della Columbia University. Vedi: (EN) College, su barnard.edu, Barnard College, Columbia University. URL consultato il 13 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2010).
  5. ^ Donald Cook e Allen Ginsberg si conobbero quando studiavano alla Columbia University ad un party di Cook nella 112th street. Vedi: The Villager
  6. ^ Johnson, McCampbell Grace, Girls who wore black, p. 119.
  7. ^ (EN) Megan Keeling, Elise Cowen: The Female Beat Poet You’ve Never Heard Of - The Toast, su the-toast.net. URL consultato il 29 dicembre 2020.
  8. ^ a b CPCW University of Pennsylvania
  9. ^ The Villager
  10. ^ Knight, Women of the Beat Generation, p. 152.
  11. ^ David S. Wills, The Lady is a Humble Thing: Elise Cowen, su Beatdom, March 1, 2011.
  12. ^ Knight, Women of the Beat Generation, p. 142.
  13. ^ Knight, Women of the Beat Generation, p. 143.
  14. ^ (EN) Elise Nada Cowen, su cosmicbaseball.com, The Cosmic Baseball Association Website, 24 dicembre 1996. URL consultato il 13 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2011).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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