Demetrio di Faro

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Demetrio di Faro (Lesina, ... – Messene, 214 a.C.) è stato un politico illiro.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Regno di Demetrio di Faro (228-220 a.C.)

Nato nella colonia greca di Pharos, l'odierna isola di Lesina (Hvar) in Croazia, dopo la morte di Agron, re dell'Illiria nel 230 a.C. o nel 231 a.C. divenne governatore dell'isola, sotto la reggenza della regina Teuta. Demetrio aveva sposato Triteuta, la prima moglie del re Agron e madre del re Pinne, re di diritto, anche se non di fatto.

Prima guerra illirica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Prima guerra illirica.

Continuando la politica aggressiva di Agron, gli Illiri nel 229 a.C. assediarono e in breve tempo conquistarono Corcira (la attuale Corfù) e Demetrio fu nominato governatore. Subito dopo, proprio all'inizio della Prima guerra illirica, Demetrio tradì la regina Teuta, consegnò Corcira ai Romani e si unì a loro nella campagna militare. Alla conclusione del conflitto i Romani lo nominarono re di quello che rimaneva del regno illirico, ma con la presenza di numerose guarnigione romane, dato che non ne avevano piena fiducia.

Seconda guerra illirica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda guerra illirica.

Successivamente, Demetrio si alleò con il re macedone Antigono Dosone e lo aiutò nella guerra contro Cleomene III, re di Sparta.[1] Riteneva in questo modo di essersi assicurato il potente appoggio della Macedonia;[1] al tempo stesso pensava che Roma fosse troppo impegnata con la conquista della Gallia Cisalpina e con il crescente confronto con Cartagine ed Annibale per occuparsi anche di altri fronti.[2] Demetrio iniziò proditoriamente ad avventurarsi con atti di pirateria nel mare Adriatico, saccheggiando e distruggendo le città illiriche soggette ai Romani, e violando la clausola del trattato, navigando con 50 lembi oltre Lissa e devastando molte delle isole Cicladi.[1] Mandò poi una consistente guarnigione a Dimale, fornita di tutti i mezzi necessari;[3] eliminò tutti i suoi oppositori politici dalle città conquistate, affidando il governo ad amici suoi;[3] e mise 6.000 armati a presidiare l'isola di Faro.[4]

I Romani, al contrario, constatando la florida condizione del regno di Macedonia reagirono tempestivamente e punirono Demetrio per la sua ingratitudine e temerarietà.[5] Essi, infatti, inviarono il console Lucio Emilio Paolo,[6] che in brevissimo tempo occupò le principali roccaforti nemiche, a partire da quella di Dimale, conquistata in soli sette giorni,[7] che buttò nello sconforto il nemico, tanto da dichiarare la resa.[8] Cadde, infine, la stessa Pharos[9] (che il console rase al suolo[10]) e costrinse Demetrio a trovare rifugio presso Filippo V.[11] Alla corte del re macedone Demetrio trascorse il resto della propria vita, diventandone uno dei consiglieri più ascoltati. I Romani inviarono una ambasciata presso la corte macedone, per chiederne la consegna, ma senza risultati[12].

Prima guerra macedonica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Prima guerra macedonica.
Scenario geopolitico dell'intero bacino del Mediterraneo alla vigilia della seconda guerra punica.

Nel 217 a.C. Filippo fu informato della grande vittoria cartaginese nella battaglia del lago Trasimeno e mostrò la lettera al solo Demetrio, che, probabilmente vedendo una probabilità di riconquistare il regno perduto, gli consigliò immediatamente di addivenire a una pace con gli Etoli e rivolgere la sua attenzione verso l'Italia e l'Illiria. Secondo Polibio, Demetrio avrebbe detto

«Dal momento che la Grecia è già completamente a te obbediente, e lo rimarrà in futuro: gli achei per affetto genuino e vero; gli Etoli per il terrore che i disastri nella presente guerra hanno instillato in loro. L'Italia, e la tua traversata verso di essa, è il primo passo verso l'acquisizione di un impero universale, al quale nessun altro ha un diritto maggiore del tuo. E adesso è il momento di agire, quando i romani soffrono per un rovescio di fortuna.[13]»

Filippo il Macedone fu subito convinto da queste affermazioni di Demetrio,[14] tanto che fu conclusa in breve tempo la pace con la Lega etolica e, dopo aver armato una nuova flotta, i macedoni iniziarono delle operazioni in Adriatico. Morì durante l'assalto a Messene nel 214 a.C.[15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Polibio, Storie, III, 16, 3.
  2. ^ Polibio, Storie, III, 16, 2.
  3. ^ a b Polibio, Storie, III, 18, 1.
  4. ^ Polibio, Storie, III, 18, 2.
  5. ^ Polibio, Storie, III, 16, 4.
  6. ^ Polibio, Storie, III, 16, 7.
  7. ^ Polibio, Storie, III, 18, 3-5.
  8. ^ Polibio, Storie, III, 18, 6.
  9. ^ Polibio, Storie, III, 18, 7-12; III, 19, 1-7.
  10. ^ Polibio, Storie, III, 19, 12.
  11. ^ Polibio, Storie, III, 19, 8.
  12. ^ Tito Livio, Ab urbe condita libri, XXII, 33.
  13. ^ (EN) Polibio, 5.101.
  14. ^ (EN) Polibio, 5.102.
  15. ^ Polibio, Storie, III, 19, 11.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti secondarie

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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