Delitto di Cori

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Delitto di Cori
omicidio
Tipoaccoltellamento
Data9 marzo 1997
tra le 20:00 e le 23:30
Luogovia della Fortuna, 41
Cori
StatoBandiera dell'Italia Italia
Coordinate41°38′35.7″N 12°54′59.7″E / 41.64325°N 12.916583°E41.64325; 12.916583
ObiettivoPatrizio Bovi, Elisa Marafini
ResponsabiliMarco Canale
Motivazionedebito della vittima nei confronti del responsabile
Conseguenze
Morti2

Il delitto di Cori fu un duplice delitto che avvenne la sera di domenica 9 marzo 1997 a Cori (Latina), quando i giovani fidanzati Elisa Marafini e Patrizio Bovi vennero ritrovati uccisi con 175 coltellate.

Nei mesi successivi, il delitto ebbe vasto clamore mediatico, suscitando un forte impatto emotivo in tutta Italia[1].

Colpevole di questo crimine fu ritenuto Marco Canale, che nei tre gradi di giudizio venne condannato a 30 anni di reclusione. Ne ha scontati 22 prima di essere rimesso in libertà.

La vicenda ha ispirato la trama di un romanzo di Antonio Pennacchi, scritto in due versioni.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

A Cori, piccolo paese della provincia di Latina, il 9 marzo 1997, in un’abitazione di Via della Fortuna 41, verso le 23:30, vennero ritrovati i cadaveri dell'operaio ventitreenne Patrizio Bovi, detto Gianni, appassionato di musica leggera e con piccoli precedenti per spaccio di droga, e della sua fidanzata, la studentessa diciassettenne Elisa Marafini. A scoprire i cadaveri furono il fratello quindicenne, il padre di lei, Angelo Marafini, maresciallo dei carabinieri in pensione, e Massimiliano Placidi, amico degli assassinati. Le vittime furono uccise tramite un accoltellamento impressionante: 51 coltellate furono sferrate su Patrizio Bovi e 124 su Elisa Marafini. Come arma del delitto fu usato un coltello da cucina che i carabinieri trovarono qualche giorno dopo in quella casa ripulito dalle impronte[2]. Secondo la testimonianza di una famiglia polacca che abitava nelle vicinanze, durante il delitto, tra le 20:30 e le 21:00, l'assassino aveva alzato la musica dello stereo a tutto volume per non far sentire le grida delle vittime[3]. La dinamica dovrebbe essere stata questa: le due vittime cenarono insieme al piano inferiore della casa, dopo arrivò qualcuno che voleva parlare con Patrizio Bovi da solo, i due salirono al piano superiore e dopo una discussione l'assassino accoltellò ripetutamente Patrizio; Elisa Marafini, rimasta di sotto, sentendo un trambusto tra la musica a tutto volume, salì di sopra e il carnefice infierì con maggiore ferocia anche su di lei[4].

Patrizio Bovi era un ragazzo originario della Campania che era stato adottato da una famiglia di Cisterna di Latina; pochi mesi prima della sua uccisione era andato ad abitare da solo a Cori Monte, qui aveva conosciuto Elisa Marafini e i due si erano fidanzati.

Nel primo pomeriggio del 9 marzo 1997 Elisa Marafini uscì da casa sua a Cori Valle, fu vista fare una telefonata da un telefono pubblico in un bar vicino alla sua abitazione, poi fare l'autostop al Ponte della Catena per raggiungere Cori Monte ed incontrarsi con Patrizio. Quella sera ella poté trattenersi oltre l'orario che le era consentito di rientrare (19:30) perché i suoi familiari erano fuori casa, come constatava telefonando frequentemente a casa sua col cellulare del suo fidanzato e non riceveva risposte.

Il padre di Elisa, che non approvava la relazione amorosa della figlia, dopo essere rincasato con la famiglia ed aver cenato, non vedendo ancora rientrare sua figlia, diede l'allarme e andò a cercarla, accompagnato da suo figlio[5][6]. Non trovandola in giro per Cori e vedendo che a casa di Patrizio, situata in Via della Fortuna, non rispondeva nessuno, andò a casa di Massimiliano Placidi, sapendo da suo figlio che Bovi era un suo amico al quale prestava l'automobile e dove abitasse, ma non lo trovò. In seguito il padre di Elisa si procurò una scala (nella sua campagna) e tornò in Via della Fortuna per arrampicarsi su una finestra e dare un'occhiata all'interno della casa di Patrizio; qui incontrò Massimiliano Placidi che si offrì di salire sulla scala. Una volta salito sulla finestra, Placidi vide all'interno dell'abitazione i giubbotti dei due ragazzi e l'acquario di Bovi spento, quando solitamente era sempre acceso. Allora sfasciò il vetro, entrò, aprì la porta di casa e fece entrare il padre ed il fratello di Elisa. Al secondo piano della casa trovarono in un lago di sangue i cadaveri di Elisa Marafini e di Patrizio Bovi: uno era nella camera da letto, un altro nel bagno[7].

Le indagini[modifica | modifica wikitesto]

Le forze dell'ordine che indagavano sul delitto, escludendo l'ipotesi dell'omicidio - suicidio per mano di Patrizio Bovi, si concentrarono su due piste: lo spaccio di droga e il delitto passionale. Alcuni giorni prima al Bovi erano stati venduti 200 grammi di cocaina che venduta al dettaglio, avrebbe fruttato 40 milioni di lire[8].

L'atteggiamento di Angelo Marafini, che quella notte andò a rimettere la sua scala a posto prima di recarsi in caserma per gli interrogatori, insospettì gli inquirenti.

In particolare furono interrogate sette persone: oltre Angelo Marafini, Piero Agnoni, Marco Canale, suo fratello Massimo, suo padre Angelo, Massimiliano Placidi e Mauro Meloni che aveva venduto la cocaina a Gianni Bovi[9]. Meloni fu arrestato per spaccio di droga, mentre Angelo e Massimo Canale furono denunciati per possesso illegale di armi. Il cerchio dei sospettati si ridusse ulteriormente; questi la sera del delitto erano stati invitati ad una festa da Patrizio Bovi nella sua casa, ma tutti declinarono l'invito.

Piero Agnoni rimase a casa con sua madre che confermò l'alibi.

Successivamente le attenzioni degli inquirenti si concentrarono su uno degli scopritori dei cadaveri dei fidanzatini, Massimiliano Placidi, 28 anni, aspirante infermiere, la cui forte amicizia con Patrizio Bovi era determinata dallo stesso destino di figlio adottivo[10]: sui suoi pantaloni furono trovate alcune macchie rosse, venne quindi arrestato e tenuto in carcere per 24 giorni. Secondo l’accusa, sotto l’effetto della droga, sarebbe stato colto da un raptus di gelosia perché invaghito di Patrizio Bovi[11], a conferma di questa tesi c'era anche una lettera di Elisa Marafini che parlava di un amico geloso che si frapponeva tra lei e Patrizio Bovi[3]. Il Placidi in un primo momento confessò, successivamente negò ogni accusa[12], sostenendo che nell'ora del delitto era nel suo studio, sotto la propria abitazione, a farsi la doccia[11] e di essere stato costretto a confessare perché sottoposto a potenti pressioni psicologiche e a ricatti durante gli interrogatori, venendo perfino picchiato[13]. Tuttavia le macchie rosse sui suoi pantaloni e sul tappetino della sua doccia, dopo accurate analisi, risultarono essere solo muffa e ruggine e Placidi venne scarcerato[14]. Al momento della scarcerazione Placidi lanciò accuse contro Angelo Marafini e i carabinieri e venne querelato[3].

Ad un altro amico della coppia uccisa, il trentenne Marco Canale, operaio di Cisterna, che mesi prima aveva abitato nello stesso appartamento del delitto, all'indomani dell’omicidio furono sequestrati i pantaloni, sui quali vennero trovate tracce ematiche compatibili con quelle delle due vittime: il 26 aprile 1997 venne arrestato[15]. Neanche le analisi dei capelli che furono trovati sotto le unghie delle vittime, confrontate con il DNA degli indagati[16], stabilirono con esattezza un colpevole. Gli investigatori seppero che Canale, alcuni giorni prima del delitto, aveva litigato violentemente con Bovi perché gli doveva dei soldi, forse era un suo complice nel traffico di droga[17] ed aveva partecipato ad un festino a casa dello stesso. L'incriminato negò ogni accusa nei suoi confronti, sostenendo che nel primo pomeriggio del 9 marzo si era fatto accompagnare in auto da Cisterna a Cori da alcuni amici (che andarono subito via) e di non essere stato a casa di Bovi, di aver più volte provato a chiamare col cellulare i propri familiari, di essere sceso da Cori Monte a Cori Valle a piedi poco dopo le 16:00, di aver raggiunto il podere del nonno, dove aveva consumato uno spinello, di aver fatto l'autostop alle 18:00 per tornare a Cisterna, al quartiere San Valentino; da lì chiese un altro passaggio ad una coppia di conoscenti (che confermarono) per recarsi a casa sua al centro di Cisterna ed esserci arrivato alle 18:40. Qualcuno vide Canale alle 21:00 nel balcone di casa[18]. Per il sostituto procuratore Gregorio Capasso, che dirigeva le indagini, c'erano elementi sufficienti per arrestare Canale due giorni dopo il delitto; egli fu salvato da cinque testimoni, i quali assicurarono che i due fidanzati erano vivi intorno alle 20:00, quando Canale aveva un buon alibi: era stato fermato da una pattuglia dei Carabinieri. La sua posizione sembrava farsi meno delicata con l'arresto di Placidi, fin quando il 23 aprile ipotizzarono che le macchioline sui suoi pantaloni avrebbero potuto essere sangue delle vittime; così accertò il Cis dopo le analisi ed informò il magistrato[19].

I processi[modifica | modifica wikitesto]

A sorpresa durante il processo l’imputato Marco Canale dichiarò di essere stato due volte nell'appartamento di Via della Fortuna a metà pomeriggio di quel 9 marzo: la prima volta non entrò, più tardi, trovando aperta la porta, lo fece e vide Patrizio Bovi ed Elisa Marafini già morti, poi scappò via senza avvisare nessuno, ma ben 7 testimoni lo smentirono, dichiarando di aver visto le due vittime camminare in Piazza Signina a Cori Monte verso le 19:30. Più di qualche testimone dichiarò inoltre di aver visto un uomo dell'altezza di Marco Canale gettare un sacco dei rifiuti in un cassonetto vicino a Via della Fortuna il pomeriggio del 9 marzo intorno alle ore 18:20, cioè quando l'imputato sosteneva di essere a Cisterna. A casa di Patrizio il secchio dell'immondizia fu trovato senza busta[18]. Neanche lo zainetto che aveva sulle spalle Elisa Marafini fu più trovato.

A causa delle prove schiaccianti (le macchie di sangue sui pantaloni e le testimonianze) Marco Canale venne condannato in Primo Grado di giudizio a 30 anni di reclusione nel dicembre 1998[20] con risarcimento di 250 milioni di lire alla parte civile, rappresentata dalla famiglia di Elisa Marafini. La pena venne confermata dalla Corte d’Appello e da quella di Cassazione[21].

Nel 2019, dopo oltre 22 anni di reclusione, Marco Canale esce dal carcere definitivamente, grazie ad uno sconto di pena per l'indulto e per buona condotta[22][23].

Influenze nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Antonio Pennacchi nel 1998 scrisse il romanzo Una nuvola rossa, in cui narrava una vicenda ispirata al delitto dei fidanzatini di Cori. Nel 2018, a distanza di 20 anni, Pennacchi ha riscritto il romanzo, cambiandone il finale, pubblicato da Mondadori con il nuovo titolo Il delitto di Agora. Una nuvola rossa.

Al delitto di Elisa e Patrizio è stata dedicata un'intera puntata della seconda stagione di Blu notte - Misteri italiani, condotta da Carlo Lucarelli e andata in onda in prima visione su Rai 3 il 2 giugno 1999[24].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luca Zanini, Due fidanzati massacrati a coltellate, in Corriere della sera, 11 marzo 1997. URL consultato il 10 aprile 2019.
  2. ^ Daniele Mastrogiacomo, L'arma del delitto era in casa e nessuno l'aveva scoperta, in la Repubblica, 17 marzo 1997. URL consultato il 10 aprile 2019.
  3. ^ a b c Cristiana Pumpo, "Il padre di Elisa ha mentito" - Delitto di Latina, l'ex sospettato attacca, in La Stampa, 10 aprile 1997. URL consultato il 10 aprile 2019.
  4. ^ Daniele Mastrogiacomo, GIALLO DI CORI, DAL DNA LA PROVA SCHIACCIANTE, su ricerca.repubblica.it, 19 marzo 1997.
  5. ^ Un delitto passionale con settantasette coltellate, su lecronachediferdinandoterlizzi.blogspot.com, 14 luglio 2015. URL consultato il 19 aprile 2019.
  6. ^ Dal giallo di Cori al dramma di Cisterna: 20 anni di sangue, su scambiaffari.tv. URL consultato il 19 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2019).
  7. ^ Blu notte Elisa e Patrizio.
  8. ^ Andrea Gaiardoni, Tre piste per il "giallo" di Cori. In carcere uno spacciatore (PDF), in L'Unità, 12 marzo 1997. URL consultato il 19 aprile 2019.
  9. ^ Emanuela Gasbarroni, Fidanzati massacrati. In sette sotto torchio, in la Repubblica, 15 marzo 1997. URL consultato il 10 aprile 2019.
  10. ^ Omicidio Cori: Placidi, ho la coscienza pulita, in adnkronos, 9 aprile 1997. URL consultato il 21 aprile 2019.
  11. ^ a b Daniele Mastrogiacomo, Giallo di Cori, dal DNA la prova schiacciante, in la Repubblica, 19 marzo 1997. URL consultato il 2 aprile 2019.
  12. ^ Daniele Mastrogiacomo, "Ho assassinato io i fidanziati" ma davanti al giudice ritratta, in la Repubblica, 18 marzo 1997. URL consultato il 21 aprile 2019.
  13. ^ Cristiana Pumpo, Delitto di Latina, si riparte da zero, in La Stampa, 9 aprile 1997. URL consultato il 10 aprile 2019.
  14. ^ Emanuela Gasbarroni, Da mostro a presunto innocente, in la Repubblica, 9 aprile 1997. URL consultato il 21 aprile 2019.
  15. ^ Massimiliano Di Giorgio, Delitto dei fidanzatini di Cori arrestato l’amico Marco Canale (PDF), 28 aprile 1997. URL consultato il 21 aprile 2019.
  16. ^ Cristiana Pumpo, Latina, tre capelli contro il killer, in La Stampa, 23 giugno 1997. URL consultato il 10 aprile 2019.
  17. ^ Cristiana Pumpo, Un arresto riapre il giallo di Cori, in La Stampa, 28 aprile 1997. URL consultato il 10 aprile 2019.
  18. ^ a b Emanuele Coletti, Monti Lepini. Il delitto di cori che inaugurò la stagione dei misteri e delle fake news, in Latina Tu, 20 dicembre 2018. URL consultato il 10 aprile 2019.
  19. ^ Il messaggero (PDF), su comune.cisterna-di-latina.latina.it. URL consultato il 19 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2020).
  20. ^ Emanuela Gasbarroni, Delitto di Cori, condannato a 30 anni, in la Repubblica, 15 dicembre 1998. URL consultato il 21 aprile 2019.
  21. ^ Delitto di Cori. La Cassazione conferma: trent'anni a Marco Canale. Gli avvocati: «Attendiamo le motivazioni», in Parvapolis, 7 febbraio 2001. URL consultato il 21 aprile 2019.
  22. ^ Delitto di Cori, Marco Canale è libero e svolgerà un tirocinio a Cisterna, su Latina Quotidiano, 7 novembre 2019. URL consultato l'8 novembre 2019.
  23. ^ Fidanzatini uccisi a Cori, l'assassino torna libero e svolgerà un tirocinio sociale in Comune, su ilmessaggero.it. URL consultato l'8 novembre 2019.
  24. ^ Carlo Lucarelli, Blu notte, su carlolucarelli.net.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]