Chiesa della Misericordia (San Casciano in Val di Pesa)

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Chiesa di Santa Maria del Prato
Chiesa della Misericordia
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàSan Casciano in Val di Pesa
IndirizzoVia Morrocchesi 72 e Piazzetta Simone Martini 4, 50026 San Casciano in Val di Pesa
Coordinate43°39′20.88″N 11°11′12.24″E / 43.6558°N 11.186733°E43.6558; 11.186733
Religionecattolica
TitolareMaria
Arcidiocesi Firenze
Consacrazione1304
Stile architettonicoGotico toscano

La chiesa della Misericordia o di Santa Maria del Prato è un edificio di culto che si trova all'interno dell'abitato di San Casciano in Val di Pesa, in provincia di Firenze, diocesi della medesima città.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Voluta dai padri domenicani di Santa Maria Novella, risale al 1304 e ancora si conserva la bolla che autorizzò la costruzione redatta a Firenze da Niccolò Albertini, vescovo di Ostia e Velletri e legato pontificio.

Successivamente, nel XVI secolo, fu profondamente modificata e nel 1631 divenne la sede dell'Arciconfraternita della Misericordia di San Casciano. Nella prima metà del XVII secolo la chiesa fu rinnovata in stile barocco: fu cambiato l'arredamento interno, venne aggiunta una sacrestia dietro al presbiterio e nella parte absidale venne chiusa una finestra, ritornata visibile dopo i restauri del 1994. Tra il XVII e il XVIII secolo vennero eretti lungo le pareti laterali quattro altari da alcune facoltose famiglie come i Bambagini, i Ninci e i Borromeo, il cui ramo toscano possedeva la vicina villa omonima.

Durante la seconda guerra mondiale subì gravi danneggiamenti che comportarono un profondo restauro.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Attualmente all'esterno presenta il paramento murario a vista composta da ciottoli di fiume disposti a filaretto, con l'uso della pietra serena nel portale, nella cimasa e nelle pietre angolari. Ha un aspetto molto semplice ed è frutto di un restauro; infatti dalle fotografie scattate all'inizio del XX secolo sappiamo che a quel tempo l'esterno della chiesa era intonacato e dipinto a strisce orizzontali bianche e nere e non c'era né l'oculo a mattoni né la tettoia sopra il portale. Interessante la porta lignea, opera di un artigiano locale e datata 1650.

Sul fianco orientale della chiesa, l'unico visibile, sono murate due lapidi del 1624 riportanti delle ordinanze degli Otto di Balia che recitano:

LIM ILL' E MAGIS OTTO DI BALIA
DELLA CITTÀ DI FIRENZE PROIB
OGNI SORTE DI GIUOCO E BRUTTURA
LUNGO QUESTA CHIESA E CONVETO
SOTTO PENA DI DVA E DVA TRAT
TI DI CORDA AD MDCXXIV

L'interno e la collezione delle opere d'arte[modifica | modifica wikitesto]

L'interno è costituito da una sola navata con soffitto a capriate a vista e con ai lati quattro altari secenteschi.

Giovanni di Balduccio, Annunciazione

La controfacciata della chiesa presenta due edicole in pietra serena del XVII secolo e sopra il portale di accesso è stata collocata una lunetta raffigurante la Madonna e Angeli di scuola fiorentina del '400, opera un tempo collocata sotto l'arco trionfale.

All'inizio della parete destra è collocato un Crocifisso ligneo attribuito alla scuola di Donatello, proveniente dal vicino convento La Croce e qui posto nel 1810.

Il primo altare di destra fu commissionato dalla famiglia Bambagini nel 1624. La famiglia, arricchitasi con la produzione di tessuti, reca i propri stemmi sui plinti delle colonne di questo altare e finanziò anche la realizzazione dell'altro altare posto di fronte, ma non la pala che vi è collocata. La Circoncisione di Gesù, opera di Jacopo Vignali, firmata e datata 1627, fu ordinata, secondo le fonti,[1] dal frate domenicano Arcangelo Baldini, poi vescovo di Gravina di Puglia.[2]

A sinistra di questa cappella è collocata l'opera forse di maggior pregio della chiesa: si tratta del pulpito realizzato nei primi decenni del XIV secolo da Giovanni di Balduccio e commissionato dalla famiglia Bonaccorsi. Il pulpito è sorretto da due mensole: quella di sinistra in pietra serena, molto rozza è stata realizzata da un anonimo scalpellino in occasione di un restauro mentre quella di destra è in marmo e presenta lo stemma della famiglia committente. Tale pulpito è firmato dall'autore e sulla base destra vi è la seguente iscrizione

«HOC OPUS FECIT IOHS BALDUCCII MAGISTE D PISIS»

Sopra le mensole il pergamo vero e proprio costituito da due pannelli frontali in marmo raffiguranti l'Annunciazione (a sinistra Arcangelo Gabriele e a destra la Madonna) mentre nei pannelli laterali sono le figure di San Domenico sulla destra e di San Pietro martire sulla sinistra. Le formelle sono contornate da ricorsi di marmo verde di Prato.

Simone Martini, Crocifisso

Proseguendo, all'altare successivo è stata collocata un'altra importante opera: il Crocifisso attribuito a Simone Martini, il cui restauro si è concluso nel 2019;[3] la croce venne presumibilmente dipinta prima del 1321 quando si ha notizia di un pagamento al pittore per un crocifisso realizzato per la cappella dei Nove nel Palazzo pubblico di Siena e molti critici riconoscono in questo crocifisso quell'opera anche se non si sa come sia arrivata qui. La croce è integra ad eccezione della base segata per essere collocata in qualche posto nella chiesa mentre le figure laterali dei dolenti sono state realizzate da qualche allievo.

La cappella maggiore è caratterizzata da un arco trionfale a sesto acuto e in origine doveva essere affrescata su ogni lato, come dimostrerebbero alcune tracce di affreschi lì rinvenuti. Al centro del presbiterio sorge l'altare maggiore realizzato in pietra serena nel XVII secolo; sono qui collocate una serie di opere che in origine non erano state realizzate per questa chiesa: al centro Madonna con Bambino opera di Ugolino di Nerio, un seguace di Duccio di Boninsegna attivo nella prima metà del XIV secolo, nel quale i caratteri tipici della scuola senese sono ben rappresentati; sopra le porte della sacrestia sono collocati San Francesco e San Pietro resti di un polittico ora smembrato e perduto sempre di Ugolino di Nerio; a fianco di queste opere due tele seicentesche raffiguranti San Tommaso d'Aquino e San Lorenzo opera di Rutilio Manetti.

Il secondo altare di sinistra fu costruito da Camillo Borromeo nel 1643 e ospita la tela di Francesco Furini raffigurante l'Estasi di San Carlo Borromeo, collocabile tra 1625 e 1630 circa.[4] Segue il primo altare di sinistra, anch'esso fatto costruire nel 1624 dalla famiglia Bambagini e contiene la Madonna del Rosario di Jacopo Vignali, del 1624 circa, quadro in cui appaiono anche due personaggi che sono stati identificati con Maria Maddalena d'Austria, moglie di Cosimo II, e il figlio, allora undicenne, Ferdinando II de' Medici. I due personaggi non portano però le corone granducali e la supposta granduchessa non indossa le vesti da vedova, rendendo l'identificazione quantomeno molto dubbia.

Sulla parete sinistra più vicino alla porta si trova invece la Madonna in trono col Bambino e i Santi Caterina, Pietro, Maddalena e Bartolomeo apostolo di Fra Paolino da Pistoia, opera datata 1518 e restaurata alla fine del XX secolo.

Ugolino di Nerio, Madonna in Trono

Galleria d'immagini delle altre opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sebastiano Benedetto Bartolozzi, Vita di Jacopo Vignali pittor fiorentino scritta da Sebastiano Benedetto Bartolozzi, Firenze, 1753, p. XIII.
  2. ^ Jacopo Vignali a San Casciano..., 2022, pp. 63-65.
  3. ^ Toscana, termina il restauro della Croce di San Casciano di Simone Martini. Ecco cosa è emerso, su finestresullarte.info.
  4. ^ Morte di San Carlo Borromeo, dipinto, Francesco Furini, su catalogo.beniculturali.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ermenegildo Francolini, Memorie storiche di San Casciano in Val di Pesa, Montepulciano, Tipografia Fiumi, 1847.
  • Guido Carocci, Il Comune di San Casciano Val di Pesa, Firenze, Tipografia Minori corrigendi, 1892.
  • Torquato Guarducci, Guida Illustrata della Valdipesa, San Casciano in Val di Pesa, Fratelli Stianti editori, 1904.
  • Franco Lumachi, Guida di Sancasciano Val di Pesa, Milano, Pleion, 1960.
  • Enrico Bosi, Giovanna Magi, I castelli del Chianti, Firenze, Bonechi Editore, 1977.
  • Anna Chiostrini Mannini, Marcello Mannini, Tesori del Chianti. Arte e Storia del comune di San Casciano, Firenze, 1977.
  • Piero Bargellini, Otello Pampaloni, San Casciano, un paese nel Chianti, San Casciano in Val di Pesa, Comune di San Casciano, 1985.
  • Italo Moretti, Vieri Favini, Aldo Favini, San Casciano, Firenze, Loggia De' Lanzi, 1994, ISBN 978-88-8105-010-9.
  • Italo Moretti, La Valdipesa dal Medioevo a Oggi, Firenze, Edizioni Polistampa, 1997.
  • AA. VV., Il Chianti e la Valdelsa senese, Milano, Mondadori, 1999, ISBN 88-04-46794-0.
  • AA. VV., Firenze, Milano, Touring Club Italiano, 2001, ISBN 88-365-1932-6.
  • AA. VV., Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa nel Chianti dal medioevo all'età moderna, Firenze, Edizioni Polistampa, 2002, ISBN 88-8304-490-8.
  • Roberto Cacciatori, Mesy Bartoli, San Casciano in Val di Pesa - Guida storico artistica, Siena, Betti Editrice, 2006, ISBN 88-7576-076-4.
  • Jacopo Vignali a San Casciano. Dipinti dalle Gallerie degli Uffizi in ricordo di Carlo del Bravo, a cura di Lorenzo Gnocchi e Donatella Pegazzano, Livorno, 2022.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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