Catepanato di Ras

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Catepanato di Ras
Dati amministrativi
Nome ufficialeΚατεπανίκιον Άρσης ή Ρας (Katepanikion Arses e Ras)
Lingue parlateantico serbo
CapitaleRas
Dipendente daImpero bizantino
Politica
Forma di Statocatepanato
Nascita971
Causaannessione bizantina del Principato di Serbia
Fine976
Causaannessione bulgara del Catepanato
Territorio e popolazione
Religione e società
Religioni preminenticristianesimo ortodosso
Evoluzione storica
Preceduto da Principato di Serbia
Succeduto daPrimo Impero bulgaro
Ora parte diBandiera della Serbia Serbia
Bandiera del Montenegro Montenegro


Il Catepanato di Ras o Catepanato di Serbia (Κατεπανίκιον Σερβίας) fu un catepanato (provincia) dell'Impero bizantino istituita tra il 971-976 nella moderna Serbia durante il regno di Giovanni I Zimisce (regnante dal 969 al 976).[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La città fortificata medievale di Ras

La moderna Serbia fu in varie fasi del Medioevo posseduta dall'Impero bizantino, che la amministrò servendosi di roccaforti strategicamente posizionate sul territorio. Mentre era in corso il regno dell'imperatore bizantino Giustiniano I (morto nel 565), nella metà del VI secolo, oltre che prima che gli slavi colonizzassero definitivamente i Balcani, fu per esempio rinforzata l'importante fortezza di Arsa (Ἄρσα), situata nella provincia della Dardania, come attesta lo storico Procopio di Cesarea.[3] Tuttavia, all'inizio del VII secolo, il dominio bizantino cessò e la regione fu colonizzata dai serbi.[4] Fino alla metà del X secolo, la fortezza di Ras funse da fondamentale roccaforte del Principato di Serbia alto-medievale, come attestato dall'imperatore e storico bizantino Costantino VII Porfirogenito (morto nel 959) nella sua opera intitolata De administrando imperio.[5] A quell'epoca, in seguito alla cristianizzazione dei serbi, era stata costituita in città anche l'eparchia di Ras.[6]

Il nome del catepanato deriva dalla città di Ras, situata nella regione serba della Rascia (oggi perlopiù compresa amministrativamente nel distretto di Raška). Gli storici ipotizzano che la creazione avvenne nel 971, quando le armate bizantine riconquistarono la Bulgaria e ripristinarono la loro autorità sull'entroterra balcanico. Quest'ultima informazione è attestata con certezza dalla Cronaca del Prete di Doclea. Una delle unità amministrative costituite nei territori riconquistati fu appunto il catapanato di Ras, che fungeva da roccaforte bizantina nelle terre serbe.[7] La costituzione di questa provincia aveva uno scopo strategico, ma la sua estensione territoriale non può essere determinata con precisione.[7]

La principale testimonianza relativa all'esistenza stessa del catepanato e al suo funzionamento è un sigillo dello stratego di Ras, risalente all'epoca dell'imperatore Giovanni.[8][9] Il sigillo apparteneva a un «protospatario e catepano di Ras» di nome Giovanni, l'unico titolare noto della carica.[10]

Il catepanato ebbe vita breve, come il resto delle istituzioni bizantine nelle terre bulgare e serbe. Dopo la morte dell'imperatore Giovanni (976), la restaurazione del Primo Impero bulgaro ad opera della dinastia dei Cometopuli e il conseguente scoppio di numerosi ribellioni nella regione costrinse i Bizantini ad abbandonare l'area.[8][9] Dopo il 976, la regione fu dominata dal restaurato Impero bulgaro, che aveva relazioni complesse con i vicini principi serbi.[11] Il dominio bizantino nella regione fu ripristinato nel 1018, sotto l'imperatore Basilio II (morto 1025), e vennero istituite nuove unità amministrative nelle terre serbe. Tra queste rientravano nuovi themi, uno localizzato nella regione della Sirmia a nord, mentre l'altro nella Serbia centrale.[12][13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ćirković (2004), p. 30.
  2. ^ Bulić (2007), pp. 45-62.
  3. ^ Kalić (1989), pp. 9-17.
  4. ^ Ćirković (2004), pp. 8-9.
  5. ^ De administrando imperio, pp. 152-161.
  6. ^ Vlasto (1970), pp. 208-209.
  7. ^ a b Krsmanović (2008), p. 189.
  8. ^ a b Stephenson (2003a), p. 42.
  9. ^ a b Stephenson (2003b), p. 122.
  10. ^ Nesbitt e Oikonomides (1991), pp. 100-101.
  11. ^ Ćirković (2004), p. 20.
  12. ^ Ćirković (2004), pp. 20-21.
  13. ^ Ivanišević e Krsmanović (2013), p. 451.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie[modifica | modifica wikitesto]

  • Costantino Porfirogenito, De administrando imperio, a cura di Gyula Moravcsik, traduzione di Romillyi J. H. Jenkins, Dumbarton Oaks Center for Byzantine Studies, 1967, ISBN 978-0-88402-021-9.
  • John Nesbitt e Nicolas Oikonomides, Catalogue of Byzantine Seals at Dumbarton Oaks and in the Fogg Museum of Art, 1: Italy, North of the Balkans, North of the Black Sea, Washington DC, Dumbarton Oaks Research Library and Collection, 1991, ISBN 0-88402-194-7.
  • Ferdo Šišić, Cronaca del prete di Doclea, Belgrado-Zagabria, Accademia reale serba, 1928.

Fonti secondarie[modifica | modifica wikitesto]