Carlo Dossi

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«Filosofia, dammi se non il sorriso, l'indifferenza almeno del saggio. Menti, ma consolami.»


Carlo Alberto Pisani Dossi
Ritratto di Carlo Dossi di Tranquillo Cremona (1867)
Conte
Stemma
Stemma
In carica1872 –
1910
PredecessoreGiuseppe Pisani Dossi
SuccessoreFranco Pisani Dossi
TrattamentoSua Eccellenza
Altri titoliPatrizio di Alessandria
Don
NascitaZenevredo, 27 marzo 1849
MorteCardina, 19 novembre 1910
SepolturaCimitero di Corbetta
DinastiaPisani Dossi
PadreGiuseppe Pisani Dossi
MadreIda Quinterio
ConsorteCarlotta Borsani
Religionenessuna (ateo)[1]
MottoPax Candida Fortis

Il conte Carlo Alberto Pisani Dossi (Zenevredo, 27 marzo 1849Cardina, 19 novembre 1910) è stato uno scrittore, politico e diplomatico italiano.

Biografia

Carlo Dossi nacque nel 1849 a Zenevredo, un piccolo paese in provincia di Pavia dove i Pisani-Dossi possedevano delle proprietà da diverse generazioni. Egli stesso, nelle proprie opere, vanterà più volte una parentela con Cesare Beccaria. Cominciò a scrivere all'età di sette anni.

Abbandonò Zenevredo per iscriversi alla scuola media di Milano, dove in seguito partecipò giovanissimo al movimento della Scapigliatura milanese, scrivendo articoli sui periodici locali e pubblicando in proprio la rivista Palestra Letteraria, Artistica e Scientifica (1867), a cui collaborarono scrittori come Francesco Domenico Guerrazzi, Giuseppe Rovani e perfino Giosuè Carducci. Tra il 1868 e il 1870 frequentò gli ambienti della scapigliatura milanese: lo scultore Giuseppe Grandi, i pittori Luigi Conconi, Daniele Ranzoni e soprattutto Tranquillo Cremona, che dipinse per lui un ritratto oggi conservato nella villa di Corbetta.

La quattrocentesca Villa Pisani-Dossi a Corbetta ove lo scrittore scapigliato visse dal 1892 alla sua morte

Legato il suo nome a quello di Francesco Crispi, divenne ben presto «Ciambellano del cifrario» al Ministero degli Esteri, Console a Bogotá nel 1870. Nel 1891, alla caduta di Crispi, fu mandato in Colombia come console generale e ministro plenipotenziario. Poco prima di partire, nel 1892, sposò la corbettese Carlotta Borsani. Dopo la sconfitta di Crispi alle elezioni del 1895, Dossi venne destinato ad Atene. Alla fine di aprile del 1896 tornò in Italia e si stabilì definitivamente a Corbetta, dove si dedicò alla sua passione per l'archeologia, creando il Museo Pisani Dossi in cui custodì i reperti raccolti in Colombia, in Grecia e a Roma, oltre a materiale precolombiano e ad oggetti trovati in scavi eseguiti nelle zone di Corbetta, Albairate, Santo Stefano Ticino, Sedriano e lungo le sponde del Ticino. Intrattenne rapporti d'amicizia col cardinale Gustav Adolf von Hohenlohe-Schillingsfürst e coi politici Cesare Correnti e Carlo Cattaneo. Agli inizi del Novecento subì l'asportazione di un occhio.

Morì nel 1910 a Cardina (Como) nella grandiosa villa da lui fatta costruire su uno sperone di roccia con una magnifica vista sul lago, che ha ancora oggi il nome di Dosso in suo onore. La salma venne successivamente trasferita a Corbetta ed esposta alla pubblica venerazione. Attualmente, la salma riposa nella cappella di famiglia da lui fatta costruire dall'architetto Perrone nel cimitero di Corbetta.[2]

È stato inserito nella lista dei 150 più illustri funzionari dello Stato.[3]

Opere

Le sue opere principali, che sfuggono alle classificazioni letterarie convenzionali, furono scritte in un arco di tempo relativemente breve, tra il 1868 e il 1887. L'altrieri. Nero su bianco (1868) e Vita di Alberto Pisanti (1870) partono dal dato autobiografico per sconvolgerlo con innesti romanzeschi e meta-letterari. La colonia felice (1878) è un esempio di romanzo utopista-allegorico nello stile dell'epoca, mentre Ritratti umani dal calamajo di un mèdico (1874), Ritratti umani. Campionario (1885) e soprattutto La desinenza in A (1878-1884) descrivono con umorismo e la consueta inventiva formale la società aristocratica dell'età umbertina.

Altrettanto interessante è il diario privato, pubblicato postumo con il titolo Note azzurre (in edizione incompleta nel 1912 e integrale nel 1964, a cura di Dante Isella). Tra le opere minori vanno citate la commedia dialettale Ona famiglia de cilapponi (1873), scritta in collaborazione con Gigi Pirelli, la raccolta di saggi sull'arte Fricassea critica d'arte, storia e letteratura (1906) e il saggio letterario incompiuto Rovaniana (postumo, 1944), dedicato all'amico e ispiratore Giuseppe Rovani.

Sia la produzione letteraria sia quella saggistica sono segnate dal gusto dell'autore per il pastiche linguistico e dal'uso deformante delle descrizioni grottesche. I romanzi hanno spesso una struttura narrativa non convenzionale, con frequenti divagazioni, citazioni e ripetizioni, alla maniera degli autori più apprezzati da Dossi, Jean Paul e Laurence Sterne. la forma lessicale e sintattica è complessa, con bruschi salti dall'aulico al popolare, vocaboli latini, neologismi, espressioni e termini gergali, tecnici e dialettali[4]. La forzatura del linguaggio oltre il suo uso corrente ha spinto Gianfranco Contini a definire Dossi l'iniziatore di quella "linea lombarda" di sperimentalismo che avrà poi il massimo rappresentante in Carlo Emilio Gadda. Dossi non arriva però alla violenza espressionista di Gadda: cerca piuttosto di costruire una lingua personale, lontana da quella logora dell'uso comune, dove elementi di diversa provenienza coesistono in una forma armonica con fini di volta in volta ironici o nostalgici, senza contrasti stilistici. Dossi rappresenta a pieno l'ambiguità della scapigliatura, divisa tra l'influenza romantica e le inquietudini decadenti[5].

Araldica

Stemma Descrizione Blasonatura
Carlo Alberto Pisani Dossi
Conte
Di rosso al leone rampante d'oro armato e coronato dello stesso. In capo d'azzurro alla colomba svolazzante tenente un ramoscello d'ulivo in becco.

Ascendenza[6]

Carlo Alberto Pisani-Dossi Padre:
Giuseppe Pisani-Dossi
(m. 1872)
Nonno paterno:
Carlo Pisani-Dossi
(1780-1852)
Bisnonno paterno:
Gelasio Vincenzo Pisani-Dossi
Trisnonno paterno:
Carlo Pisani-Dossi
Trisnonna paterna:
Matilde Oleario di Bellagente
Bisnonna paterna:
Rosalia di Hölly von Niedermensdorff
Trisnonno paterno:
Federico di Hölly von Niedermensdorff
Trisnonna paterna:
Maria Beccaria
Nonna paterna:
Luigia Milesi
(1786-1867)[7]
Bisnonno paterno:
Giovanni Battista Milesi
(m. 1804)
Trisnonno paterno:
Pietro Milesi
Trisnonna paterna:
Bisnonna paterna:
Elena Viscontini
(m. 1827)
Trisnonno paterno:
Trisnonna paterna:
Madre:
Ida Quinterio
(m. 1882)
Nonno materno:
Felice Quinterio
Bisnonno materno:
Carlo Quinterio
(m. 1822)
Trisnonno materno:
Trisnonna materna:
Bisnonna materna:
Giuseppa Ghezzi
Trisnonno materno:
Trisnonna materna:
Nonna materna:
Maddalena Pelosi
Bisnonno materno:
Trisnonno materno:
Trisnonna materna:
Bisnonna materna:
Trisnonno materno:
Trisnonna materna:

Opere

  • L'altrieri. Nero su bianco (1868)
  • Vita di Alberto Pisani (1870)
  • Elvira, elegia (1872)
  • Il regno dei cieli (1873)
  • Ona famiglia de cialapponi (1873) - con Gigi Pirelli
  • Ritratti umani, dal calamajo di un mèdico (1873)
  • La colonia felice (1874)
  • La desinenza in A (1878)
  • Gocce d'inchiostro (1880)
  • Ritratti umani. Campionario (1885)
  • Amori (1887)
  • Fricassea critica d'arte, letteratura e storia (1906)
  • Rovaniana (1944) - postumo e incompiuto
  • Note azzurre (parzialmente nel 1912 e in versione integrale nel 1964) - postumo

Note

  1. ^ Carlo Linati, Dossi, Mursia, Milano, 1944, p. 452.
  2. ^ Lo stesso Dossi scrive nelle sue Note azzurre, n. 5785

    «Non posso prevedere se, prima di morire, avrò potuto compiere la capella gentilizia pe' miei morti nel cimitero di Corbetta per la quale, a tutt'oggi, ho aquistato l'arca, e ho fatto preparare il disegno dall'architetto Luigi Perrone, marito di mia nipote Ida Pisani Dossi, ma in ogni caso, raccomando il suo compimento a mia moglie e a' miei figli. Deve poter raccogliere, oltre le mie spoglie e quelle di mia moglie, le spoglie di mia madre che riposano a Campo Verano di Roma in tomba perpetua (V. per le carte nella Cart. B. dell'archivio di famiglia, e le spoglie devono essere richiamate di Roma, avvertendo che mia madre desiderava che fossero cremate) e così le spoglie di mio padre, già in vaso di cristallo nel crematojo di Milano, quelle di mia cognata moglie di mio fratello Guido, seppellite nel cimitero di Fornovo, quelle del detto mio fratello in bara di piombo nel cimitero di Ancona (V. cart. D dell'archivio di famiglia). Se mi avanzasse del tempo, si potrebbe tentare ricerche per i resti di mia nonna (Luigia Milesi Pisani Dossi) seppellita in un cimitero di Milano (morì nella parrocchia di San Francesco di Paola nel [lacuna]) e di mio nonno (Carlo Pisani Dossi) che morì a Milano in via Zecca Vecchia n. 6, casa Borsani, nel 1852: così anche i resti di Gelasio Pisani Dossi padre di don Carlo che dovrebbero trovarsi non so se a Broni o Stradella dove morì e degli altri antichi parenti (Vedi nelle cart dell'archivio di famiglia dalla Cart. A)»

  3. ^ Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ministero per la Pubblica Amministrazione e per l'Innovazione
  4. ^ Le Muse, De Agostini, Novara, 1965, Vol.IV, p. 253.
  5. ^ Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti, Giuseppe Zaccaria, Dal testo alla storia, dalla storia al testo. Vol. 3: Dal neoclassicismo al Verismo, Paravia, Milano, 2001, Tomo 1, p. 766.
  6. ^ Come indicata nelle "Note Azzurre" n. 2871,2872,5504,5689 e 5572
  7. ^ Sorella maggiore della celebre pittrice e patriota milanese Bianca Milesi [1]

Bibliografia

  • Dante Isella, La lingua e lo stile di Dossi, Milano-Napoli, 1958
  • Antonio Carannante, Scrittori a Roma: Carlo Dossi (1849-1910), in Strenna dei Romanisti, 21 Aprile 2011, pp. 125-135.

Voci correlate

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