Arturo Pannilunghi

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Arturo Pannilunghi
La lapide murata sulla casa natale di Arturo Pannilunghi a Siena
NascitaSiena, 2 agosto 1876
MorteSan Martino del Carso, 4 agosto 1916
Cause della mortemorto in azione
Luogo di sepolturaCimitero di Viscone
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto30º Reggimento fanteria, Brigata "Pisa"
Anni di servizio1894 - 1916
GradoCapitano
GuerreGuerra di Libia
Prima guerra mondiale
CampagneFronte italiano
BattagliePrima battaglia dell'Isonzo
Sesta battaglia dell'Isonzo
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Modena
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Arturo Pannilunghi (Siena, 2 agosto 1876San Martino del Carso, 4 agosto 1916) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria per il coraggio dimostrato durante un attacco con gas asfissianti avvenuto nel mattino del 29 luglio 1916 sul Monte San Michele.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Siena il 2 agosto 1876, figlio di Girolamo e di Anna Maria Vivoli. Dopo aver terminato gli studi ginnasiali si arruolò volontario nel Regio Esercito, entrando nel plotone allievi sottufficiali del 5º Reggimento fanteria. Promosso sergente il 30 giugno 1896 fu trasferito al 6º Reggimento fanteria dove divenne furiere, per essere ammesso a frequentare la Regia Accademia Militare di Modena nell’ottobre 1898. Uscitone sottotenente nel settembre 1900 fu assegnato al 9º Reggimento fanteria della Brigata Regina, venendo promosso tenente nel 1904. Al termine della guerra italo-turca fu mandato in Libia con il suo reggimento, venendo promosso capitano nel 1913, ricoprendo anche l'incarico di comandante del presidio militare di Tobruk. Rientrato in Italia fu assegnato al 30º Reggimento fanteria della Brigata "Pisa" con l'incarico di Aiutante maggiore in prima.[1]

All'atto dell'entrata in guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915,[2] il suo reggimento si trovava schierato sul basso Isonzo, tra le pendici del Monte San Gabriele[3] e il Bosco Cappuccio.[4] Per le operazioni avvenute dal 5 giugno al 7 agosto fu decorato con la medaglia di bronzo al valor militare.

Dopo il contrattacco italiano del 25-28 giugno 1916[5] l'Alto Comando dell'Imperial regio Esercito decise risolutamente di passare al contrattacco, utilizzando una miscela di gas asfissianti[6] cloro e fosgene,[7] per aprire una breccia nel fronte italiano al fine di consentire al 1º e 17º Reggimento della 20ª Divisione Hónved, rinforzati da reparti di zappatori che avevano il compito di aprire un varco nei reticolati e nelle trincee italiane, di arrivare all'Isonzo.

Tra le 5 e le 5.30[6] del mattino del 29 giugno scattò l'attacco: il lancio dei gas investì il 9º e 10º Reggimento fanteria (Brigata "Regina"), il 19° e 20° (Brigata "Brescia"), il 29° e 30° (Brigata "Pisa"), e il 47° e il 48° (Brigata "Ferrara"), nonché molti bersaglieri e diversi soldati di altri reparti, appartenenti all'XI Corpo d'armata[8] e molti di loro, circa 8.000,[9] rimasero uccisi dalle esalazioni di gas.[10] Trovatosi presso la baracca comando a San Martino del Carso insieme al colonnello Ronchi fu telefonicamente avvertito dell'attacco contro le trincee del Monte San Michele e diede le opportune disposizioni per contrastare l'attacco nemico. Colpito dalle esalazioni dei gas impugnò la bandiera del reggimento mostrandola ai superstiti per rincuorali e esortandoli a ritornare in linea. Si spense dopo quattro giorni di agonia presso un posto di medicazione, e il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Viscone, provincia di Udine.

Il 23 agosto 1916 S.M. Re Vittorio Emanuele III lo insignì, "motu proprio", della Medaglia d'oro al valor militare[11] alla memoria.

Per onorare il concittadino la città di Siena gli intitolò un viale e appose due lapidi, una sulla parete di fianco alla porta dell'aula di liceo[12] dove aveva studiato e una su quella della sua casa natale.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Il cippo sul Monte San Michele
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante un improvviso attacco nemico con gas asfissianti, rimasto solo al posto del comando del settore per essere ogni altro militare del posto colpito da asfissia, tratto in salvo il proprio colonnello asfissiato, sebbene in preda ad atroci sofferenze, di null’altro preoccupavasi che di porre in salvo la bandiera del reggimento. Semi svenuto, col glorioso vessillo alla mano, coadiuvò con mirabile sforzo il comandante interinale durante tutta l’azione, e, benché sempre più le sue condizioni si aggravassero, tanto che ne moriva quattro giorni dopo, non volle lasciare il suo posto, flnchè non vide la bandiera al sicuro e saldamente riprese le posizioni momentaneamente occupate dal nemico. San Martino del Carso 29 giugno 1916.[13]»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Coadiuvò costantemente il comando del reggimento con intelligenza e zelo, dimostrando sprezzo del pericolo nel portare ordini e nel controllare azioni sotto intenso fuoco. In una speciale circostanza, si adoperò energicamente per raccogliere e riordinare reparti dispersi, che ricondusse sulla linea del fuoco. Basso Isonzo, 5 giugno-7 agosto 1915

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Del Boca 2010, p. 55.
  2. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 53.
  3. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 55.
  4. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 63.
  5. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 116.
  6. ^ a b Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 120.
  7. ^ Thompson 2012, p. 187.
  8. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 59.
  9. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 121.
  10. ^ Secondo le fonti ufficiali le perdite subite dalla 21ª e 22ª Divisione furono rispettivamente di 109 ufficiali e 4.200 soldati per la prima, 73 ufficiali e 2.050 uomini di truppa per la seconda.
  11. ^ La medaglia fu ufficialmente consegnata alla Madre e alla sorella, Assunta, il 2 settembre successivo nel corso di una cerimonia ufficiale.
  12. ^ L'attuale scuola secondaria Mattioli Petruccio.
  13. ^ Onorificenze - Dettaglio del conferimento, su quirinale.it, Presidenza delle Repubblica. URL consultato il 3 settembre 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi, Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Milano, Mondadori, 2010, ISBN 978-88-04-42660-8.
  • Mark Thompson, La guerra bianca, Milano, il Saggiatore, 2012, ISBN 978-88-565-0295-4.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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