Volo EgyptAir 990

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Volo EgyptAir 990
L'aereo coinvolto ripreso a Düsseldorf nel 1992.
Tipo di eventoIncidente
Data31 ottobre 1999
Ora01:50 EST
Tipo
  • Schianto intenzionale (secondo NTSB)
  • Guasto meccanico (secondo ECAA)
LuogoOceano Atlantico, circa 97 km a sud dell'isola di Nantucket
StatoStati Uniti Stati Uniti
Coordinate40°20′51″N 69°45′24″W / 40.3475°N 69.756667°W40.3475; -69.756667
Numero di voloMS990
Tipo di aeromobileBoeing 767-366ER
Nome dell'aeromobileTuthmosis III
OperatoreEgyptAir
Numero di registrazioneSU-GAP
PartenzaAeroporto Internazionale di Los Angeles, Los Angeles, Stati Uniti
Scalo intermedioAeroporto Internazionale John F. Kennedy, New York, Stati Uniti
DestinazioneAeroporto Internazionale del Cairo, Il Cairo, Egitto
Occupanti217
Passeggeri203
Equipaggio14
Vittime217
Feriti0
Sopravvissuti0
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Stati Uniti d'America
Volo EgyptAir 990
Dati estratti da Aviation Safety Network[1]
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Il volo EgyptAir 990 (MSR990) era un volo di linea tra Los Angeles ed Il Cairo con scalo a New York. Il 31 ottobre 1999, alle 1:50 locali, il Boeing 767 che lo effettuava è precipitato nell'Oceano Atlantico, a circa 60 miglia (97 km) dall'Isola di Nantucket, Massachusetts, uccidendo sul colpo tutte le 217 persone a bordo.[1]

Il National Transportation Safety Board (sostenuto dalla Federal Aviation Administration, il Federal Bureau of Investigation, la Boeing e la United States Coast Guard) ha concluso nella sua relazione che "la causa probabile dell'incidente del volo EgyptAir 990 è la deviazione del velivolo dal normale volo di crociera e conseguente impatto sull'Oceano Atlantico dovuto all'intervento sui comandi dell'aereo effettuato dal primo ufficiale Jameel El-Batouti. Il motivo di tale azione non è stato ufficialmente riconosciuto". Molti credono che l'aereo sia stato deliberatamente schiantato come atto suicida, in base alle prove fornite nel rapporto NTSB e dal fatto che il primo ufficiale di riserva era uso a ripetere "mi affido a Dio" (frase che in Egitto si dice in qualsiasi circostanza in cui si debba prendere una decisione, o, prima di fare qualsiasi cosa); tuttavia la motivazione reale del pilota per essersi impadronito dei comandi non è nota.

Sostenendo l'ipotesi del suicidio, il rapporto NTSB ha anche concluso che nessun problema meccanico potrebbe provocare movimenti dell'aereo che corrispondano ai dati di volo riscontrati dall'analisi della scatola nera, e che anche qualora si fosse verificato uno dei guasti meccanici ipotizzati, il velivolo sarebbe ancora stato recuperabile a causa del sistema ridondante di equilibratori presente nel Boeing 767-366ER. Le autorità egiziane, tuttavia, hanno continuato a sostenere che l'aereo si è schiantato a causa di un guasto meccanico, ma non hanno dato alcuna spiegazione ragionevole per la discordanza esistente tra i supposti guasti meccanici ed i dati reali di volo registrati, le parole inusuali pronunciate e il comportamento del primo ufficiale di riserva, e le insolite azioni eseguite sui comandi dell'aeromobile.

La dinamica dello schianto[modifica | modifica wikitesto]

La notte del 31 ottobre 1999 il Boeing 767 con 217 persone a bordo si lascia alle spalle l'isola di Nantucket ed inizia senza problemi la traversata dell'oceano, a 10000 m metri di quota. In cabina di pilotaggio ci sono i 3 piloti Adel Anwar (36 anni), Ahmed El-Habashi (57 anni) e Jameel El-Batouti (59 anni), oltre all'ingegnere di volo Raouf Noureldin (52 anni).

Dopo circa 20 minuti di volo il pilota Jameel El-Batouti, inspiegabilmente, cerca di convincere il pilota più giovane Adel Anwar ad alzarsi dal posto di comando per il turno di riposo, così Anwar, alquanto sorpreso dall'insistenza del pilota El-Batouti, gli lascia il posto. Verso all'1:49 ai comandi dell'aereo ci sono Ahmed El-Habashi e Jameel El-Batouti, mentre gli altri due membri dell'equipaggio sono nel turno di riposo. Ad un certo punto il pilota Ahmed El-Habashi esce dalla cabina di pilotaggio, ed è qui che il pilota Jameel El-Batouti, rimasto solo, disattiva il pilota automatico, spinge la barra di comando tutta in avanti e comincia a pregare: «Adesso ho deciso», e poi la breve preghiera che i musulmani pronunciano in punto di morte: «Affido la mia anima a Dio», frasi registrate dalla scatola nera.

L'aereo si mette in picchiata e comincia a scendere verso l'oceano, l'accelerazione è tale da sfiorare la velocità del suono, al punto che la forza di gravità nella cabina passeggeri raddoppia. A questo punto suona l'allarme a bordo, mentre i due alettoni di coda (che di solito hanno un movimento sincronizzato) vengono spinti in direzioni opposte facendo sobbalzare l'aereo. L'altro pilota El-Habashi riuscì a rientrare in cabina di pilotaggio, e quando chiese al pilota El-Batouti cosa stava accadendo, egli ripeteva Tawkalt ala Allah (Mi affido a Dio), mentre continuava a tenere in avanti la barra di comando senza dare alcuna indicazione né a dire niente al riguardo. El-Habashi tentò di tirare verso se la barra di comando per cercare di far sollevare l'aereo, riuscendo a fare diminuire la velocità di discesa, ma El-Batouti continuava a tenere avanti la barra di comando mantenendo l'aereo fuori controllo. L'ultima indicazione della scatola nera rivela che El-Batouti spegne i due motori dell'aereo portando il comando in posizione "cutoff", in questo modo si stacca la corrente e la scatola nera non registra più alcun segnale.

L'ipotesi del suicidio[modifica | modifica wikitesto]

Il pilota Jameel El-Batouti, che mandò fuori controllo l'aereo, aveva una figlia di dieci anni, Aya, con una grave malattia ai tessuti vascolari, il lupus, per cui si era indebitato ben oltre le sue possibilità. Non riusciva più a pagare le cure per lei nella clinica dell'università della California, e così pensò di farla finita trascinando nella sua follia il destino di più di duecento persone. Le registrazioni delle scatole nere (sia sui parametri di volo che quelle delle comunicazioni) fanno pensare al suicidio.[2][3][4] Tuttavia le autorità egiziane sostengono che non ha alcun senso associare una preghiera religiosa con una volontà suicida, oltretutto negli ultimi esami medici eseguiti all'equipaggio veniva confermata la loro perfetta salute e attitudine al volo, sia fisica che psicologica, e che anche gli inquirenti americani avrebbero accertato che i piloti non avevano alcun problema fisico né emotivo o psicologico.[5] Lascia comunque perplessi il fatto che le autorità egiziane sostengano il guasto meccanico senza però dare una spiegazione plausibile né ragionevole di ciò che accadde; infatti, qualora fosse avvenuto un guasto meccanico, il pilota El-Batouti non fece nulla per rimediare alle conseguenze. A maggior ragione le scatole nere non riscontrarono alcuna anomalia, nessun guasto, né una chiamata d'emergenza.

Il volo EgyptAir 990 nei media[modifica | modifica wikitesto]

L'incidente del volo 990 della EgyptAir è stato analizzato nell'episodio Egypt Air 990 della terza stagione del documentario Indagini ad alta quota trasmesso da National Geographic Channel.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Harro Ranter, ASN Aircraft accident Boeing 767-366ER SU-GAP Nantucket Island, MA, USA, su aviation-safety.net. URL consultato il 20 gennaio 2020.
  2. ^ Final report NTSB Egyptair 990 (PDF), su reports.aviation-safety.net.
  3. ^ la Repubblica/mondo: EgyptAir, tra i due piloti lotta per la vita e la morte, su repubblica.it. URL consultato il 20 gennaio 2020.
  4. ^ Egyptair 990 CVR Transcript, su tailstrike.com. URL consultato il 20 gennaio 2020.
  5. ^ Final report ECAA Egyptair 990 (PDF), su murderpedia.org.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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