Vita, Libertà e la ricerca della Felicità

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Life, Liberty and the pursuit of Happiness (in italiano Vita, Libertà e la ricerca della Felicità) è un famoso passo della Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America[1]. La frase elenca tre esempi di diritti inalienabili che, secondo la Dichiarazione, sono stati concessi a tutti gli esseri umani dal loro Creatore e che i governi sono stati istituiti per proteggere. Similmente agli altri principi contenuti nella Dichiarazione di Indipendenza, questa espressione non è giuridicamente vincolante, ma è stata ampiamente citata e considerata una fonte di ispirazione per i fondamenti del governo[2].

Origine e formulazione[modifica | modifica wikitesto]

La Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti fu scritta da Thomas Jefferson e successivamente modificata dal Comitato dei Cinque, composto da Jefferson, John Adams, Benjamin Franklin, Roger Sherman e Robert Livingston. Venne poi ulteriormente rivista e adottata dal Secondo congresso continentale il 4 luglio 1776[3][4]. Il secondo paragrafo del primo articolo della Dichiarazione di Indipendenza contiene la frase "Vita, Libertà e ricerca della Felicità".

La bozza originale di Jefferson è esposta nella Biblioteca del Congresso[5]. Questa versione fu usata da Julian Boyd per creare una trascrizione del progetto di Jefferson[6], che recita:

(EN)

«We hold these truths to be sacred & undeniable; that all men are created equal & independent, that from that equal creation they derive rights inherent & inalienable, among which are the preservation of life, & liberty, & the pursuit of happiness;»

(IT)

«Noi riteniamo che queste verità siano sacre e innegabili; che tutti gli uomini sono stati creati uguali e indipendenti, che da quella creazione uguale derivino diritti intrinseci e inalienabili, tra i quali la preservazione della vita, & la libertà, & la ricerca della felicità;»

Il Comitato dei Cinque modificò il progetto di Jefferson. La loro versione sopravvisse intatta ad ulteriori modifiche da parte dell'intero Congresso e recita:

(EN)

«We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.»

(IT)

«Noi riteniamo che queste verità siano evidenti per se stesse, che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che siano dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che tra questi vi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità.»

Sono state identificate diverse possibili fonti di ispirazione per l'uso della frase da parte di Jefferson nella Dichiarazione di Indipendenza, anche se gli studiosi dibattono su quanto ciascuna di esse abbia effettivamente influenzato Jefferson. Il maggior disaccordo è tra coloro che suggeriscono che la frase sia stata tratta da John Locke e coloro che la attribuiscono più fortemente a Jean-Jacques Rousseau.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) The Declaration of Independence: Rough Draft, su ushistory.org. URL consultato il 18 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2014). Immagine scansionata della bozza originale della Dichiarazione di Indipendenza di Jefferson, scritto nel giugno 1776, con tutte le modifiche apportate in seguito da John Adams, Benjamin Franklin e altri membri del comitato e dal Congresso.
  2. ^ (EN) The Declaration of Independence, su National Archives, 30 ottobre 2015. URL consultato il 2 dicembre 2020.
  3. ^ (EN) Jack N. Rakove, The Annotated U.S. Constitution and Declaration of Independence, Cambridge, Belknap Press of Harvard University Press, 2009, pp. 7–22, ISBN 978-0674036062.
  4. ^ (EN) Ann Marie Dube, The Declaration of Independence, in A Multitude of Amendments, Alterations and Additions, Pennsylvania, U.S. National Park Service, maggio 1996, OCLC 44638441. URL consultato il 4 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2013).
  5. ^ Thomas Jefferson, June 1776, Rough Draft of the Declaration of Independence, su loc.gov, U.S. Library of Congress. URL consultato il 17 agosto 2020.
  6. ^ Boyd (a cura di), The Papers of Thomas Jefferson. Volume 1: 1760–1776, Princeton, Princeton University Press, 1950, pp. 243–247, OCLC 16353926.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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