Utente:Lupo rosso/Sandboxnuova/Il secondo dopoguerra e l.27antifascismo in Italia

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Il secondo dopoguerra e l'antifascismo in Italia[modifica | modifica wikitesto]

La situazione di scontro sociale del secondo dopoguerra e' ben illustrata dai dati di cui sotto e viene ulteriormente esacerbata dalle scelte di Mario Scelba


porta nel periodo del dopoguerra a questi dati:

«Così dal 1948 al 1954 si ebbero 148.269 arrestati o fermati (per motivi politici) di cui l’80 per cento comunisti, 61.243 condannati per complessivi 20.426 anni di galera (con 18 ergastoli) di cui il 90 per cento a comunisti. Nello stesso periodo in sole 38 province italiane vengono arrestati 1697 partigiani, dei 484 condannati a complessivi 5806 anni di carcere. Ma l’azione repressiva andava ben oltre: dal 1947 al 1954 in scontri di piazza tra forze di polizia e dimostranti, si contano almeno 5.104 feriti di cui 350 da armi da fuoco, un numero imprecisato di contusi e 145 morti (quasi quanti gli uccisi dalla “Strategia della tensione”) (3) questi ultimi compresi in ottantuno episodi distribuiti su tutto il territorio nazionale. I morti fra le forze repressive sono nello stesso periodo, 19. Tutte queste sono cifre agghiaccianti, cha parlano da sole.»

«Fra i fatti accertati: l’uso del bastone di nerbo di bue, l’immissione di sale e pietre nella bocca, abluzioni continuate di acqua fredda, percosse a sangue, legature di mani e piedi, il cospargere benzina sui piedi, carta bruciata sotto il naso e vicino le guance, denudazione di uomini e donne, percosse ai fianchi con pugni, getto di acqua salata sulla schiena, sigarette accese sulla faccia, sul ventre, sull’avambraccio, pugni, schiaffi, colpi di regolo, calci agli stinchi. Innumerevoli i casi di suicidio in soggetti che presentavano tracce di sevizie e maltrattamenti e a tal proposito si chiedeva retoricamente Lelio Basso: “Da chi sono uccisi i molti detenuti che vengono trovati morti nelle guardine e di cui solitamente i certificati medici dichiarano che sono morti per ‘sincope cardiaca’ “(Lelio Basso - La tortura oggi in Italia - ed. Civiltà 1953 - p. 30)»

da articolo di Gianni Viola;articolo completo depositato comune Bologna


«È interessante a questo punto riportare una dichiarazione, resa nel 1975, dunque lo stesso anno del commento di Brennan sulle operazioni speciali dell'OSS, da Mario Scelba, Ministro degli Interni dal 1947al 1953 (e successivamente anche dal '60 al '62), a seguito della pubblicazione de Gli americani in Italia, con il proposito di difendere alcune posizioni indifendibili: "Nel dopoguerra i pericoli per la sicurezza dello stato venivano dalle organizzazioni paramilitari comuniste che non avevano accettato l'ordine emanato dai governi dei Comitati di Liberazione Nazionale per la consegna delle armi, e anzi le custodivano ben oliate e pronte per l'uso." [15] E così con il pretesto del pericolo rosso, Scelba costituì una struttura semi-istituzionale che a lui solo avrebbe dovuto rispondere. "[...] nei primi mesi del 1948 era stata messa a punto una infrastruttura capace di far fronte ad un tentativo insurrezionale comunista. L'intero paese era stato diviso in una serie di grosse circoscrizioni, ognuna delle quali comprendeva varie provincie, e alla loro testa era stato designato in maniera riservata, per un eventuale momento di emergenza, una specie di prefetto regionale, che non sempre era il prefetto più anziano o quello della città più importante, perché in alcuni casi era invece il questore o un altro uomo di sicura energia e di mia assoluta fiducia...I superprefetti da me designati avrebbero assunto gli interi poteri dello Stato sapendo esattamente, in base ad un piano prestabilito, che cosa fare»

da L'angolo morto di Mario Coglitore

Antonio Gambino, Storia dell'Italia nel dopoguerra, Laterza, 1975, pp. 473-474.


Alcuni avvenimenti che ebbero risonanza nazionale,se non mondiale,avvennero in Italia dopo la seconda guerra mondiale,fra tale avvenimenti uno di particolare importanza e' l'insurrezione di Genova del 30 Giugno 1960 [1]

scrive Sandro Pertini nella presentazione del libro "A Genova non si passa" di Francesco Gandolfi,(edizioni Avanti! del 1960),libro dedicato alla rivolta antifascista di Genova :

«È Genova che ha riaffermato come i valori della Resistenza costituiscano un patronato sacro,inalienabile della Nazione intera e che chiunque osasse calpestarli si troverebbe contro tutti gli uomini liberi,pronti a a ristabililire l'antica unita' al dis sopra di ogni differenza ideologica e di ogni contrasto politico»

Le voci indicate sopra ed in particolare l'arruolamento di ex nazifascisti in Europa,danno un'idea come nel dopoguerra vi furono pesantissime intrusioni di servizi stranieri nella societa' italiana in seguito alla suddivisione del mondo fra le grosse potenze ed al relativo problema di contrastare il pericolo "comunista",quantomeno queste furono in seguito le giustificazioni adottate ,per cui risulto' coerente con il fine utilizzare anche personaggi implicati in crimini di guerra fascisti.D'altro canto l'aministia che si puo' far risalire a Palmiro Togliatti e le sue conseguenzecome il caso di Amerigo Dumini,capo degli assassini di Matteotti ed una serie di fatti singolari come la fuga di Mario Roatta,ad esempio,dimostrano quanto fossero ancora forti i residui del decaduto regime fascista in gangli vitali della societa' italiana.Nel contempo sempre nell'ottica della suddivisione in blocchi sancita da Yalta,il PCI,manteneva un massimalismo parolaio che permetteva un controllo della massa dei militanti, mentre nei fatti era in piena osservanza della linea moscovita che escludeva squilibri rivoluzionari ,forse anche impossibili da realizzarsi nella realta' nel teatro europeo,per converso nel campo opposto ,in Ungheria viene dimostrato che una rivolta capeggiata da un coerente social-comunista contro l'imposto regime stalinista ottenne dalle potenze occidentali appoggi piu' a parole che a fatti,ovvero non erano possibili grossi spostastamenti da quanto stabilito nella suddivisione delle aree di influenza delle grosse potenze.Quindi la situazione italiana ricorda per alcuni aspetti quella del primodopoguerra in cui per sbarrare la strada al "pericolo rosso" si lascio' mano libera ai fascisti, ma i tempi erano diversi e la Resistenza era ancora troppo vicina,ed anche gli equilibri o,volendo,squilibri internazionali,diversi.Frange degli stessi partigiani erano ancora attive ed il PCI impiego' almeno un paio d'anni a far riallineare queste frange alla nuova linea ,non rivoluzionaria nei fatti,espellendo ed ostracizzando anche quelle ali che non accettavano la situazione,il caso locale genovese di Lotta Comunista ne e' esempio,come dei Gruppi Leninisti della Sinistra Comunista ed altre formazioni di matrice internazionalista ,bordighista e Trotskijsta.Quindi il fascismo anche se era ancora ben saldamente infiltrato negli organi dello stato e delle forze di repressioni istituzionali non poteva riprendere il potere,sia per equilibri internazionali,sia per la forza della parte antifascista della societa' ben arroccata anche in partiti avversi al PCI e PSI,pure quest'ultimo nel periodo di osservanza moscovita.Il pericolo "comunista" e quindi l'utilizzo di chiunque e di qualunque mezzo per bloccarlo,(a parte il discorso degli equilibri di natura internazionale) era anche utilizzato per reprimere rivendicazioni sociali sia operaie che contadine,vedi Portella della Ginestra e ,in questo specifico caso, le ultime inchieste-ricostruzioni,proposte anche come documentario televisivo, non sembra manchi sia la partecipazione fascista sia l'intervento di intelligence stranieri,sopratutto collegati all'autonomismo siciliano

«17 Giugno 1945 Muore in uno scontro a fuoco con i carabinieri, in circostanze oscure, Antonio Canepa , comandante dell'EVIS (assieme a Carmelo Rosano, Giuseppe Lo Giudice e Francesco Ilardi,nomi fuori citazione) . Dopo la sua morte la componente progressista del Movimento Indipendentista viene repressa e annientata e la destra della mafia e dei latifondisti prende il sopravvento.»

da messinacitymap.com)


si veda rapporto del vicequestore di Trapani Giuseppe Peri su crimini banda Giuliano.


«Coordinamento delle ricerche presso gli Archivi Nazionali degli Stati Uniti (NARA, College Park, Maryland) e l’Archivio Centrale dello Stato (Roma): Nicola Tranfaglia (Università di Torino), Giuseppe Casarrubea (Palermo), Mario J. Cereghino (San Paolo del Brasile).....

I rapporti desecretati dell’Oss e del Cic (i servizi segreti statunitensi della Seconda Guerra Mondiale), che provano l’esistenza di un patto scellerato in Sicilia tra la cosiddetta “banda Giuliano” e le forze paramilitari del fascismo di Salò (in primis, la Decima Mas di Junio Valerio Borghese e la rete eversiva del principe Pignatelli nel meridione) sono il risultato di una ricerca promossa e realizzata negli ultimi anni da Nicola Tranfaglia (Università di Torino), dal ricercatore indipendente Mario J. Cereghino e da chi scrive.»

di gran peso storico ha lo stralcio precedente tratto da edscuola DOSSIER A CURA DEL PROF. Giuseppe Casarrubea


Rapporti incrociati fra Decima_Mas_di_Borghese,mafia e golpismo fascista si evincono anche dalla vicenda di Mauro De Mauro secondo un articolo di Andrea Cottone e Laura Nicastro,fra i redattori di Testata giornalistica dell'Università degli Studi di Palermo

Un episodio visto come restaurazione del fascismo,non solo da uomini politici di diverse ideologie, ma anche da storici quali Philip Cooke("Luglio 1960:Tambroni e la represione fallita"),fu quello inerente al tentativo di far partecipare al governo i neofascisti del MSI .


Alcuni avvenimenti che ebbero risonanza nazionale,se non mondiale,avvennero in Italia dopo la seconda guerra mondiale,fra tale avvenimenti uno di particolare importanza e' l'insurrezione di Genova del 30 Giugno 1960 [2]


Gli avenimenti di Genova 1960

«I giornali riportano che, facendosi interpreti di una vasta corrente pubblica, PSDl, PSI, Partito radicale, PCI e PRI hanno firmato il seguente appello:

I fascisti dcl MSI intendono convocare nel prossimo mese di luglio il loro congresso nazionale a Genova, città che per prima ha costretto alla resa le forze nazifasciste. I partiti democratici denunciano questa grave provocazione e, mentre esprimono il disprezzo del popolo gcnovese nei confronti degli eredi del fascismo, testimoniano la indignazione e la protesta di Genova, medaglia d'oro della Resistenza. Nello stesso tempo i consiglieri provinciali socialisti Achille Pastorino, Giuseppe Macchiavelli, Mario De Barbieri, M. Angelo Bianchi, Enrico Bonini e Attilio Bettini hanno inviato la seguente interpellanza al presidente del Consiglio provinciale:

Interpelliamo la S. V. Ill.ma per sapere se non ritenga opportuno che il Consiglio provinciale esprima una vibrata protesta di fronte alla minacciata effettuazione del congresso nazionale del MSI che si dovrebbe tenere nel prossimo luglio a Genova, Medaglia d'Oro della Resistenza. Si chiede che alla presente interpellanza venga dato il carattere di urgenza.»


da :

«Tambroni fece appello al patriottismo dell'aula, chiedendo un voto d'attesa, ed effettivamente la spaccatura risultò evidente in quanto furono determinanti i voti di ventiquattro missini e quattro indipendenti di destra, con il responso finale di 300 sì e 293 no. genti forze di polizia nella città ligure.»

«Gli agenti cominciarono allora il carosello delle vetture, e lanciarono alcuni lacrimogeni; presto i manifestanti attaccarono duramente gli agenti delle camionette della celere, lanciando sempre più corpi contundenti, ma con l'aggiunta di "bombe lacrimogene", imbastendo "una barricata" con gli arredi del bar e quelli urbani»

Queste citazioni dalla voce su Wikipedia mettono in risalto il clima infuocato di quei giorni

Inoltre chi aveva inasprito oltremisura gli animi degli antifascisti genovesi era il fatto che a presiedere il congresso del MSI sarebbe stato l'ex prefetto Carlo Emanuale Basile,prefetto a Genova e collaboratore dei nazisti nel periodo in cui avvenivano le toryure alla casa dello studente di Genova,riportiamo per conoscenza uno stralcio di un "editto" di tale prefetto dal titolo:Le misure delle autorità in caso di sciopero bianco o di allontanamento dal lavoro

«Lavoratori,

c’è un vecchio proverbio che dice: Uomo avvisato è mezzo salvato. Vi avverto che qualora crediate che uno sciopero bianco possa essere preso dall’Autorità come qualcosa di perdonabile, vi sbagliate, questa volta.

Sia che incrociate le braccia per poche ore, sia che disertiate il lavoro, in tutte e due i casi un certo numero di voi tratti a sorteggio verrà immediatamente, e cioè dopo poche ore, inviato, non in germania, dove il lavoratore italiano è trattato alla medesima stregua del lavoratore di quella Nazione nostra alleata , ma nei campi di concetramento dell’estremo Nord, a meditare sul danno arrecato alla causa della Vittoria: di una Vittoria da cui dipende la redenzione della nostra Patria disonorata non dal suo popolo eroico ma dal tradimento di pochi indegni.1° marzo 1944, Genova;Il capo della Provincia Carlo Emanuele Basile»

ANPI Marassi, documentazione su Resistenza.

Alle manifestazioni erano presenti Sandro Pertini,che tenne un comizio,Ferruccio Parri,comandante delle brigate partigiane Giustizia e liberta',che inoltre diresse il Comitato di liberazione nazionale per l'Alta Italia (CLNAI) e coordinò il comando unificato partigiano, o Corpo Volontari della Libertà e dopo la Liberazione Parri fu Presidente del Consiglio dei Ministri ,oltre ad altri noti uomini politici ed ex capi partigiani.

È ovvio che la scelta di Basile a presiedere il congreso del MSI proprio a Genova,citta' medaglia d'oro della Resistenza,ancor con la memoria che aveva la citta' di Basile non fu casuale.

«.....quando il 25 aprile i soldati dell’esercito tedesco si sono arresi all’operaio Remo Scappini; il 30 giugno del 1960 quando la città, medaglia d’oro per la Resistenza, è stata protagonista della protesta popolare contro lo svolgimento del Congresso dell’allora MSI, alla presenza dall’ex prefetto Basile (quello delle torture alla Casa dello Studente).....C.G.I.L. Liguria»

.Dopo gli scontri di Genova fra antifascisti ed i reparti della polizia denominata celere Genova la citta' fu praticamente in mano ai manifestanti e il congresso del MSI non si tenne, mentre delegati furono scortati dai carabinieri dall'hotel Bristol alla stazione centrale, dove erano attesi da un convoglio speciale.La manifestazione antifascista di Genova fu l'innesco di una situazione di manifestazioni in molte parti d'Italiacon scontri e morti fra i manifestanti,5 a Reggio Emilia,ma l'ipotesi di un governo con i neofascisti del MSI cadde definitivamente affossata anche,e pesantemente ,da altre componenti politiche del governo stesso.

Circa 20 anni dopo,nuovamente a Genova ci fu il g8,e lo storico Tom Behan individua una continuita' fra gli Arditi del Popolo ed i gruppi anti globalizzazione, anche se il momento storico è diverso ed ai manifestanti mancavano ovviamente armi ed un'organizzazione paramilitare di protezione dei cortei di buona caratura(come le attuali inchieste stan dimostrando). da comune di Bologna,Behan,Arditi del popolo

«Difficile dire, conclude Behan, “se una maggiore unità tra gli Arditi del Popolo e la sinistra avrebbe potuto fermare il fascismo” (p. 109). Ma questo non avvenne soprattutto per il settarismo del Pcd’I e per le divisioni del Psi. Behan fa un esplicito paragone tra la situazione di allora e quella di oggi del movimento no-global, sostenendo che oggi come allora è importante partecipare ai movimenti di massa da parte di quei militanti che pure li criticano per l’indeterminatezza delle proposte o per il riformismo, perché è il solo modo di costruire una alternativa anticapitalista.»


In ambito locale la stessa analisi la fa Giordano Bruschi,Giordano Bruschi, organizzatore scioperi del '44 Genova,da Federazione Italiana Associazioni Partigiane.htme esplicita il parallelismo fra il 30 giugno di Genova ed i fatti del g8.

«.....accanto alla importanza della saldatura fra due generazioni,come dicevo all'inizio,che accomuna momenti cruciali della storia del nostro paese come la Resistenza , il giugno '60,il '68 e l'odierna azione no-global»

da "30 Giugno 1960,la rivolta di Genova nelle parole di chi c'era",di A.Benna e L.Compagino con prefazione di Pino Cacucci. da infoPRC

«Era il pomeriggio del 7 luglio 1960, quando 350 uomini della Celere armati di pistola e mitra caricarono 300 operai delle officine di Reggio Emilia in sciopero, armati di maniche di camicia e nient'altro. È un massacro, Afro Tondelli muore schiacchiato da una jeep, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Lauro Ferioli e Marino Serri cadono a terra sotto colpi d'arma da fuoco. È di loro che parla la più struggente canzone del repertorio operaio italiano, "Morti di Reggio Emilia"..... Il presidente del consiglio era Ferdinando Tambroni,così riferì al Parlamento dopo i fatti di Reggio: "circondati dai dimostranti che tiravano sassi, gli agenti furono costretti a sparare per legittima difesa"»

La canzone

un libro che parla del periodo e' dello storico inglese Philip Cooke[3] [4]

"Luglio 1960, Tambroni e la repressione fallita"
Bibliografia sulle giornate di Genova
  • Anton Gaetano Parodi "Le giornate di Genova",Editori Riuniti 1960
  • Francesco Gandolfi " A Genova non si passa",la prefazione e' di Sandro Pertini,edizioni Avanti!
  • Movimento 30 Giugno "Il 30 Giugno a Genova"
  • Philip Cooke"Luglio 1960:Tambroni e la represione fallita" Teti Editore 2000
  • Paride Battini,"L'occasionale storia di un porto e della sua gente",editore Marietti
  • Paolo Arvati,ParideRugafiori,"Storia della camera del lavoro di Genova dalla Resistenza al Giugno 1960
  • "Rinascita",1960 pag 619_688
Bibliografia su Portella della Ginestra
  • Giuseppe Casarrubea"Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra",

Bompiani editore

  • Giuseppe Casarrubea "Tango Connection.L'oro nazifascista, l'America Latina e la guerra al comunismo in Italia. 1943-1947 ",

Bompiani editore

  • Giuseppe Casarrubea "Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti",

Franco Angeli editore

  • Giuseppe Casarrubea"Fra' Diavolo e il governo nero. «Doppio Stato» e stragi nella Sicilia del dopoguerra",

Franco Angeli editore

  • Giuseppe Casarrubea "Portella della Ginestra .Microstoria di una strage di Stato",Franco Angeli editore

[5] Giuseppe Casarubbea,uno dei massimi storici della Sicilia contemporanea, e' figlio di una delle vittime della strage di Partinico][6]

un articolo di Rossana Rossanda che tratta del periodo sintesi di Rossana Rossanda

manifestazione commemorativa comune di Reggio Emilia

da C.G.I.L. Firenze

«Cominciarono i caroselli degli automezzi della polizia. Ricordo un'autobotte della polizia che in piazza cercava di disperdere la folla con gli idranti", ricorda un testimone, l'allora maestro elementare Antonio Zambonelli. Anche i carabinieri, al comando del tenente colonnello Giudici, partecipano alla carica. Incalzati dalle camionette, dalle bombe a gas, dai getti d'acqua e dai fumogeni, i manifestanti cercano rifugio nel vicino isolato San Rocco, "dove c'era un cantiere, ricorda un protagonista dei fatti, Giuliano Rovacchi. Entrammo e raccogliemmo di tutto, assi di legno, sassi»

«In quel punto verrà trovato il corpo di Afro Tondelli (1924), operaio di 35 anni. Si trova isolato al centro di piazza della Libertà. L'agente di PS Orlando Celani estrae la pistola, s'inginocchia, prende la mira in accurata posizione di tiro e spara a colpo sicuro su un bersaglio fermo. Prima di spirare Afro Tondelli dice: "Mi hanno voluto ammazzare, mi sparavano addosso come alla caccia". Partigiano della 76a Sap (nome di battaglia "Bobi"), è il quinto di otto fratelli, in una famiglia contadina di Gavasseto. Sposato, è segretario locale dell'Anpi»


Non trascurabili ,anche se non di rilevanza dei fatti precedenti citati,nel periodo sono gli scontri fra paracadusti e popolazione di Livorno.

«Nel 1960, pochi mesi dopo i fatti di Genova e la caduta del governo Tambroni, Livorno è teatro di scontri violentissimi fra parà e giovani locali. Dopo un pomeriggio di scazzottate i parà organizzano una specie di spedizione punitiva sfilando per le vie del centro cantando inni fascisti e provocando la dura reazione della popolazione. La celere interviene in loro difesa, le famigerate camionette caricano, lacrimogeni vengono sparati ad altezza d'uomo. Al termine degli scontri un centinaio di livornesi finiscono in carcere. Per anni la frattura rimane insanabile. Nel 1967 la "Folgore" adotta in segno di riconciliazione con la città il basco amaranto, il colore simbolo di Livorno, ma una riconciliazione avverrà, ma mai completamente, solo negli anni '80»

da da ecn.org

e' da notare che lo storico Renzo del Carria,nel 5° volume di Proletari senza rivoluzione,invece indica gli scontri ,quantomeno come inizio ed apice insurrezionale,antecedenti ai fatti genovesi,e pone il culmine con la citta' in mano agli insorti il 21 aprile ,quindi prima dell'insurrezione genovese.

  1. ^ 30 GIUGNO 1960,la rivolta di Genova nelle parole di chi c'era,di A.Benna ed L.Compagnino con prefazione di Pino Cacucci,sintesi avvenimenti da ANPI Marassi Genova presenza di Ferruccio Parri a manifestazione antifascista
  2. ^ 30 GIUGNO 1960,la rivolta di Genova nelle parole di chi c'era,di A.Benna ed L.Compagnino con prefazione di Pino Cacucci,sintesi avvenimenti da ANPI Marassi Genova presenza di Ferruccio Parri a manifestazione antifascista
  3. ^

    «Philip Cooke è professore di Sviluppo Regionale all’Università di Cardiff e Direttore del Centre for Advanced Studies di tale università. Il suo principale interesse di ricerca riguarda i sistemi locali di innovazione e l’economia della conoscenza. E’ membro del centro di ricerca CESAGen il primo centro del Regno Unito per la ricerca economica ed etica sul genoma. E’ autore di numerosi libri e di centinaia di articoli su vari aspetti dello sviluppo locale e regionale. E’ direttore responsabile della rivista European Planning Studies. Di recente ha pubblicato i seguenti volumi: Kowledge Economics (Routledge 2000), Regional Innovation Systems, (Routledge 2003), Regional Economies as Knowledge Laboratories (Elgar 2004) da Universita' Firenze»

  4. ^

    «La Resistenza contibua:un movimento sociale degli anni settanta Philip Cooke Dal nr.4/04 di IL PONTE (aprile 2004) ,un'accurata analisi su un movimento anni '70 da lavoro politico»

  5. ^ libri di Casarrubea
  6. ^ da non solo portella

    «Il 27 giugno 2002, presso il palazzo dei Carmelitani di Partinico, in occasione del 55° anniversario degli assalti contro le sedi di sinistra e le Camere del Lavoro di diversi comuni della provincia di Palermo, si è tenuto un incontro sul tema "La nostra memoria per il nostro futuro", con la partecipazione del Segretario Nazionale della CGIL, Carlo Ghezzi, nonché dei dirigenti sindacali Giuseppe Romancini, Gerry Vergara, Pino Gagliano, Francesco Cantafia ed Enzo Campo. Alla manifestazione, organizzata dalla CGIL e dal SPI-CGIL di Palermo, nonché dalla Camera del Lavoro di Partinico, hanno presenziato i familiari delle vittime organizzati nell'Associazione "Non solo Portella" che da anni rivendica il diritto alla verità sulle stragi, ancora impunite, che nel 1947 colpirono il movimento dei lavoratori nella provincia di Palermo. A Portella della Ginestra, il 1 maggio di quell'anno si ebbero undici morti e trenta feriti; a Partinico, il successivo 22 giugno due morti e dieci feriti.»