Utente:GetFuzzy/Sandbox/2

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«Le case dureranno meno di noi. Ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città. Questo costante rinnovamento dell'ambiente architettonico contribuirà alla vittoria del Futurismo.»


Nascita del movimento[modifica | modifica wikitesto]

L’atmosfera del tempo è dominata dalla progressiva influenza dell'industria sulla produzione architettonica, culminata con la fondazione del Werkbund nel 1907, e dal peso che vanno assumendo in tutta la seconda metà del XIX secolo la cultura dell'ingegneria e la visione urbana che da queste idee è influenzata.

Contemporaneamente si sviluppano, prima del 1919, una serie di importanti esperienze linguistiche d'avanguardia intorno al tema delI'architettura, influenzate dal primo espressionismo ma anche dai movimenti d'avanguardia legati all'Art Nouveau (la scuola viennese di Otto Wagner influenzò particolarmente Antonio Sant’Elia).


Al centro dell'attenzione degli architetti futuristi c'è la città, vista come simbolo della dinamicità e della modernità; all'inizio del 1914 Antonio Sant'Elia, il principale architetto, pubblica il Manifesto dell'architettura futurista, nel quale espone i principi di questa corrente.

L'idea della città è quella di un luogo principale di trasformazione e simbolo della produzione e dell'energia; i testi futuristi inneggiano ad un nuovo paesaggio artificiale, alla bellezza dei nuovi materiali, alle "gabbie di ferro e cristallo".


Le città idealizzate dagli architetti futuristi, in contrapposizione all'architettura classica (vista come statica e monumentale), hanno come caratteristica fondamentale il movimento e i trasporti: i futuristi, infatti, compresero immediatamente il ruolo centrale che i trasporti avrebbero assunto successivamente nella vita delle città, cercando gli sviluppi di questa novità. L'utopia futurista è una città in perenne mutamento, agile e mobile in ogni sua parte, come un continuo cantiere in costruzione.

L'architettura come "arte rigida leggera e mobile", “esattezza lucente" del lavoro dell'ingegnere, "ambiente architettonico sviluppato in tutte le direzioni" sono alcune delle dichiarazioni di Boccioni che si accostano maggiormente alle immagini della città futurista di Sant'Elia.

Anche l'utilizzo di linee ellittiche e oblique simboleggia questo rifiuto della staticità per una maggior dinamicità dei progetti futuristi, privi di una simmetria classicamente intesa. Il Futurismo anticipa i grandi temi e le visioni dell'architettura e della città che saranno proprie del Movimento Moderno, anche se il Razionalismo italiano si perderà un po' nella diatriba tra il neoclassicismo semplificato di Marcello Piacentini e la purezza di Giuseppe Terragni.


Nel marzo del 1914 Sant'Elia aderì al gruppo Nuove Tendenze insieme ad altri artisti, con i quali organizzò una prima esposizione d'arte nel maggio del 1914; Sant'Elia è presente con 6 disegni i cui titoli sono, tra l'altro, Città nuova, Centrali elettriche, Casa nuova.

L'architettura futurista dopo Sant'Elia: Il Gruppo 7[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Gruppo 7 e MIAR.

Con la morte in guerra di Antonio Sant'Elia, l'architettura futurista aveva perso il suo spirito innovatore e rivoluzionario.

Dal 1919 fino al 1927 (I'anno della costituzione del "Gruppo Sette" dei razionalisti), la condizione dell'avanguardia architettonica in Italia rimase piuttosto ambigua, e i protagonisti più importanti di questo decennio furono Giacomo Balla, Fortunato Depero, Virgilio Marchi, Ivo Pannaggi ed Enrico Prampolini. Probabilmente il contributo più interessante ad un'architettura futurista venne in questi anni dal lavoro di Fortunato Depero, che a Rovereto influenza un gruppo di razionalisti italiani provenienti da quella città con la serie dei "padiglioni" tra il 1927 e il 1928 (ma proseguiti fino al 1935) culminanti con la Bottega del libro, alla Biennale di Venezia del 1927.

Né va dimenticato il contributo originale, sempre di Depero, con la rivista Padiglioni plastici futuristi e la Città aerea nel 1916 a Roma, dove egli sviluppa l'idea di un'architettura dinamica futurista fondata su tre stati: il terreno, il meccanico e il plastico.

Gli 8 punti del Manifesto[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Manifesto dell'Architettura futurista.

Antonio Sant'Elia esprime e sintetizza le sue idee in otto punti, che daranno vita al "Manifesto dell'architettura futurista" (una rielaborazione in chiave architettonica del Manifesto di Marinetti, di cinque anni precedente); nel manifesto, pubblicato l'11 Luglio 1914, l'autore afferma che:

« Il valore decorativo dell'architettura Futurista dipende solamente dall'uso e dalla sistemazione originale di materiali grezzi o scoperti o violentemente colorati. »


Considerato l'esponente tipico, se non l'unico, dell'architettura futurista, Sant’Elia e le sue proiezioni megalopolitane rimangono fino a tutti gli anni '30 un punto di riferimento ideale nella scena dell'architettura moderna e d'avanguardia italiana. Influenzato stilisticamente dalla rigorosa scuola viennese di Otto Wagner, nelle sue tavole della “Città Nuova” è chiara la rappresentazione di un modello di architettura legato soprattutto alla funzionalità più che alla bellezza, che lascia spoglia la struttura, senza alcuna sovrapposizione ornamentale.


La "Città Nuova" di Sant'Elia[modifica | modifica wikitesto]

Casamento su tre piani stradali, 1914.


I disegni di Sant'Elia rappresentano raggruppamenti azzardati e la disposizione su larga scala di piani e masse che creano un espressionismo industriale ed eroico. La sua visione riguardava una città del futuro estremamente industrializzata e meccanizzata, che non considerava una massa di edifici individuali ma una enorme conurbazione urbana multi-livello, formata da grattacieli monolitici ed enormi con terrazzi, ponti e passerelle aeree che hanno incarnato l'eccitamento puro e semplice dell'architettura moderna e della tecnologia.


Nelle tavole per la Città nuova, Sant'Elia non offre solo uno studio di avvio o uno scorcio su foglio da taccuino, ma una proposta attentamente elaborata. Numerosi i ponti, gli ascensori, i piani stradali per vari mezzi di locomozione e le vie pedonali, a vari livelli, per rispondere alle esigenze di mobilità dell'intensa vita cittadina. Evidente l'impiego di nuovi materiali (cemento, vetro, ferro) nella progettazione della città, illuminata da luci elettriche, di cui alcune anche con funzione pubblicitaria.


L'inesistenza di piante e sezioni e una certa monumentalità dei disegni hanno fatto parlare di Sant'Elia come di un visionario dell'architettura, negando ogni possibilità realizzativa alle sue opere: in realtà egli riusciva a dare ai suoi edifici una volumetria in cui erano leggibili la struttura planimetrica e le sezioni. I recenti studi di ricostruzione degli elaborati di Sant'Elia hanno dimostrato che le sue prospettive sono così esatte da permettere di ricavarne dei riporti, dei ridisegni, delle sezioni proporzionate e di giudicarle come "disegni esecutivi", fatti con fini realizzativi. La mancanza delle piante è inoltre una scelta in linea con la poetica futurista e riflette l'interesse nel produrre soprattutto l'impressione del dinamismo urbano, proiettando lo spettatore nel centro della metropoli moderna, piuttosto che rendere la metropoli attraverso l'astrazione di un progetto. Il rifiuto della planimetria è parte del generale attacco dei futuristi contro le convenzioni e contro la tradizione umanistica: la città futurista, basata sul cambiamento e sul flusso, non ha né un centro né una forma definita.

Disegno appartenente a La Città Nuova, 1914. Raffigura una enorme costruzione che funge sia da stazione ferroviaria, sia da aeroporto (gli aerei atterrerebbero sullo spiazzo sopraelevato dietro alle quattro torri).


Le costruzioni di Sant'Elia rompono quindi con tutte le tradizioni architettoniche e perseguono l'ideale di una casa "simile a una macchina gigantesca". Spesso ricorre il tema della piramide, suggerita dagli effetti prospettici dovuti a punti di vista vicini all'oggetto da rappresentare, che la evocano nella restrizione dell'immagine verso l'alto. Le diffuse superfici oblique permettono, riflettendo la luce, una maggiore luminosità rispetto a quelle verticali, e trasformano le strade aprendo lo spazio, così come i numerosi blocchi gradonati, caratteristici delle architetture santeliane. È frequente anche l'uso di contrafforti e telai, questi ultimi immaginati come strutture in cemento armato uniche, indivisibili, rigide, di forma triangolare, rettangolare o trapezoidale.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

  • La maggior parte dei progetti architettonici futuristi non fu mai realizzata.
  • Ad Antonio Sant'Elia è attribuita l'antesignana idea dell'esposizione degli ascensori sulle facciate degli edifici, anziché tenerli relegati "come vermi solitari" nelle trombe delle scale.


Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]


Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]


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