Pugnaces Britanniae

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Pugnaces Britanniae
Nome originale Pugnaces Britanniae
Origine Bandiera del Regno Unito Regno Unito
Razze canine

I Pugnaces Britanniae, lett. "Combattivi britannici", erano una razza canina ora estinta diffusa nelle Isole britanniche al tempo dell'Impero romano. Selezionata dai Celti, la razza era molto apprezzata dai romani per le Venationes.
È ad oggi oggetto di discussione quale fosse l'aspetto dei Pugnaces: taluni cinofili sostengono si trattasse di una razza molossoide antenata dell'attuale mastiff[1], talaltri ritengono invece si trattasse di cani del tipo levriero affatto dissimili dall'odierno Irish wolfhound.

Il confronto delle fonti[modifica | modifica wikitesto]

La teoria secondo la quale i Pugnaces furono una razza molossoide autoctona delle Isole britanniche originò nell'ambiente cinofilo inglese nel corso del XIX secolo e venne "canonizzata" nel volume The history of the mastiff di MB Wynn, segretario del "Mastiff Club" ed egli stesso noto allevatore di mastini[2]. Wynn sostenne la tesi che i Pugnaces fossero grossi bulldog dai quali sarebbero discesi, per tramite d'incroci con altre razze molossoidi d'importazione romana (fond. il Cane Molosso vero e proprio), i moderni mastiff e bulldog.

L'analisi delle fonti storiche rende però arduo supportare le argomentazioni di Wynn e dei suoi predecessori (es. J Wilson).
Anzitutto, le testimonianze letterarie ed archeologiche relative alle razze canine selezionate dai Celti, il ceppo etnico dei Britanni ai quali i Romani strapparono le Isole britanniche, attestano la preferenza di questo popolo per razze sì di grandi dimensioni ma non espressamente del tipo mollosoide. Già al Sacco di Delfi (279 a.C.), i Celti impiegavano, anche in battaglia, cani di grandi dimensioni[3][4]. Caio Giulio Cesare menziona questi cani nel De bello gallico, due secoli dopo, seppur non faccia riferimento all'impiego da parte dei Britanni di cani da guerra quando descrive le spedizioni britanniche del 55-54 a.C.[5].

Le fonti storiche relative ai cani impiegati dai celti stanziati in Britannia datano all'epoca dell'Impero romano.
È per primo Grazio Falisco a tessere le lodi del cane britannico nel suo Cynegeticon, un'opera panegirica dedicata alla pratica venatoria:

(LA)

«si non ad speciem mentiturosque decores pronus es haec una est catulis iactura Britannis at magnum cum venit opus promendaque virtus et vocat extremo praeceps discrimine Mavors non tunc egregios tantum admirere Molossos,»

(IT)

«Se non ti piacciono gli sguardi e le grazie ingannevoli (questo è l'unico difetto dei cuccioli britannici) quando è arrivato un lavoro serio, quando il coraggio deve essere mostrato e l'impetuoso dio della guerra chiama nel massimo pericolo, allora non si potevano ammirare tanto i famosi Molossi»

Fonti celtiche coeva, tre poemi appartenenti al c.d. "Ciclo dell'Ulster" (spec. Scéla Muicce Maic Dathó, Táin Bó Cúailnge e Táin Bó Flidaise), confermano l'abitudine dei Celti (in questo caso specifico i Gaeli d'Irlanda) di scendere in battaglia accompagnati dai loro cani da caccia.

Nel I secolo, il geografo greco Strabone riporta l'uso romano di importare dalla Britannia i cani ivi impiegati dai Celti per la guerra e riutilizzati a Roma nelle Venationes. Nel medesimo periodo, Publio Cornelio Tacito conferma che i cani figurano, insieme a grano, pellame, armenti, ferro, argento e schiavi, tra le principali merci esportate dalla Britannia: il romano parla espressamente di cani da caccia dalla particolare intelligenza confermando la vocazione venatoria della razza britannica come Falisco e Strabone.
Nel III secolo, è il poeta Marco Aurelio Olimpio Nemesiano a definire i cani britannici "rapidi ed adatti alla caccia"[6]. Un secolo dopo, a Roma i cani britannici sono ancora impiegati nelle Venationes: nel 391 lo scrittore Quinto Aurelio Simmaco ricevette in dono sette di questi cani, ora definiti Canes Scotici, che si esibirono nei giochi dedicati alle fiere contro orsi e leoni e "tutta Roma li vide [combattere] con meraviglia"[7]. Il contemporaneo Claudio Claudiano conferma la capacità dei cani britannici di abbattere prede di grandi dimensioni[8].

Le antiche testimonianze figurative confermano i dati letterari circa la linea aggraziata e la vocazione venatoria dei cani britannici.
Nelle arti figurative celtiche, il cane è solitamente raffigurato con forme allungate, molto lontane dal archetipo molossoide. Molto importanti in questo senso i ritrovamenti di numerose statue di cani presso il tempio del dio Nodens a Lydney (Gloucestershire)[9], tutti con fogge di levrieri.

La tesi della derivazione molossoide dei Pugnaces introdotta da Wynn trovò comunque un fertile uditorio nell'ambiente cinofilo anglosassone. Al principio del XX secolo, Leighton sostenne che cani di tipo molossoide provenienti dal Medioriente furono tradotti in Britannia dai mercanti fenici nel VI secolo a.C.[10] (tesi questa che lo stesso Wynn si era limitato a presentare come ipotetica[11]), originando i Pugnaces intesi come diretti progenitori molossoidi del Mastiff e del Bulldog. La medesima fonte[12] confermava l'esistenza già al tempo dei Romani, nella sola Irlanda, di una razza di cani giganti del tipo levriero molto amata dai Celti e dalla quale deriverebbe direttamente l'Irish Wolfhound.
Nelle recenti pubblicazioni cinofile che difendono la tesi dei Pugnaces molossoidi si tende oltretutto a riportare in auge la del tutto infondata credenza che, in epoca romana, stanziasse in Britannia un ufficiale incaricato di selezionare (forse allevare) mastiff-bulldog da inviare a Roma per gli spettacoli circensi, il Procurator Cynegii[13][14][15], già smentita dallo stesso Wynn[16][17] in quanto basata sulla mala-traduzione della Notitia dignitatum da parte dell'umanista austriaco Wolfgang Lazius (1514-1565) prima e dall'inglese William Camden (1551-1623) poi[18].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fleig, D. (1996), History of Fighting Dogs, Neptune NJ, TFH Publications, ISBN 0-7938-0498-1, pp. 26-27.
  2. ^ Wynn MB (1886), The history of the mastiff, ed. William Loxley, p. 16.
  3. ^ Koch J (1996), The Celtic Lands, in Lacy NJ [a cur adi] (1996), Medieval Arthurian Literature : A Guide to Recent Research, Taylor & Francis, p. 237.
  4. ^ Xavier Delamarre, Dictionnaire de la langue gauloise (Editions Errance), 2001:274-6,.
  5. ^ Caio Giulio Cesare, (I secolo a.C.), De bello gallico, L. IV e V.
  6. ^ Marco Aurelio Olimpio Nemesiano (III secolo), Cynegetica, v. 225 : divisa Britannia mittit veloces nostrique orbis venatibus aptos.
  7. ^ Cit. in Samaha J (1991), The New Complete Irish Wolfhound, Howell Book House, ISBN 978-0-87605-171-9.
  8. ^ Claudio Claudiano (IV secolo), De Consulatu Stilichonis, v. 300 : variae formis et gente sequuntur ingenioque canes [...] magnaque taurorum fracturae colla Britannae
  9. ^ Wheeler REM [e] TV (1932), Report on the excavation of the prehistoric, Roman and post-Roman site in Lydney Park, Gloucestershire, Oxford.
  10. ^ Leighton R (1907), The New Book of the Dog, Londra-New York, Cassell, p. 20.
  11. ^ Wynn, Op. Cit., pp. 16 e 35-37.
  12. ^ Leighton, Op. Cit., p. 160.
  13. ^ Cuomo U (2002), Il bulldog : storia, standard, educazione, alimentazione, allevamento, salute, C&CC.
  14. ^ Chappell M (1912), Dogs and Their Masters with Illustrations in Colour.
  15. ^ Il grossolano errore è purtroppo anche riportato nel Portale web ENCI - v. "Mastiff".
  16. ^ Wynn, Op. Cit., pp. 65-67.
  17. ^ Il Procurator Cynegii era stato per es. citato in Wilson J (1828), Essays on the origin and natural history of domestic animals, in The Quarterly Journal of Agriculture, a. 1828, v. 1, p. 698.
  18. ^ Wild JP (1967), The gynaeceum at Venta and its context, in Latomus, v. 26 (1967), pp. 648–676.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Studi[modifica | modifica wikitesto]

  • Fleig D (1996), History of Fighting Dogs, Neptune NJ, TFH Publications, ISBN 0-7938-0498-1.
  • Homan M (2000), A Complete History of Fighting Dogs, Howell Book House Inc., ISBN 1-58245-128-1.
  • McBryde M (1998), The Irish Wolfhound : Symbol of Celtic Splendor, John Wiley & Sons, ISBN 978-0-87605-169-6.
  • Wynn MB (1886), The history of the mastiff, ed. William Loxley.
  • Leighton R (1907), The New Book of the Dog, Londra-New York, Cassell.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]