Ponte di Brenta
| Ponte di Brenta frazione | |
|---|---|
| Localizzazione | |
| Stato | |
| Regione | |
| Provincia | |
| Comune | |
| Territorio | |
| Coordinate | 45°25′30″N 11°56′44″E |
| Abitanti | 4 140[1] |
| Altre informazioni | |
| Cod. postale | 35129 |
| Prefisso | 049 |
| Fuso orario | UTC+1 |
| Patrono | San Marco evangelista |
| Circoscrizione | Quartiere 3 Est |
| Cartografia | |
Ponte di Brenta è un sobborgo del comune italiano di Padova.
Geografia fisica
[modifica | modifica wikitesto]Occupa l'estremità nordorientale della periferia di Padova, delimitata (in senso orario partendo da est) dalla riva destra del Brenta, dall'autostrada A4 e dalla ferrovia Venezia-Milano.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]In origine Ponte di Brenta era una località compresa nel territorio di Noventa Padovana e la sua storia si intreccia con quest'ultima. La zona, probabilmente abitata già in epoca romana, durante l'alto medioevo venne abbandonata e vi crebbe la cosiddetta Selva del Brenta di cui divenne proprietario il vescovo di Padova.
Nel 1191 vi fu costruito un ponte sul Brenta (da cui il toponimo) per favorire i collegamenti tra Venezia e Padova. L'opera favorì la formazione dell'odierno insediamento, in origine un piccolo borgo di contadini affiancato da una cappella. Nello stesso periodo iniziò il disboscamento della selva, concluso probabilmente verso la fine del Duecento.
All'inizio del Quattrocento Ponte di Brenta divenne parrocchia autonoma, staccandosi definitivamente da Noventa. Nella metà dello stesso secolo la crescita demografica portò a una prima riedificazione della chiesa[2][3].
Durante la seconda guerra mondiale, il paese fu bombardato nella zona confinante con Noventa Padovana. In questo bombardamento fu abbattuta villa Bettini, della quale restano alcune opere martoriate, in vari punti del paese.
Il paese divenne famoso tra gli artisti veneziani, per la raccolta della sabbia utilizzata per la produzione della ceramica. Alcuni esempi di opere sono visibili tuttora nelle pareti esterne di alcune case nel paese.
Monumenti e luoghi d'interesse
[modifica | modifica wikitesto]Chiesa di San Marco
[modifica | modifica wikitesto]È la più antica delle due parrocchiali del quartiere: le sue origini dovrebbero risalire all'epoca della formazione del borgo, nel basso medioevo. La prima citazione compare in una decima papale del 1297, nella quale è ricordata come Ecclesia S. Marchi Ponte Noente. Fu a lungo dipendente dalla chiesa di Noventa, a sua volta sottoposta alla pieve di Torre.
Subì una prima ricostruzione nel Quattrocento, probabilmente in concomitanza con la sua elevazione a parrocchiale. L'edificio attuale è però il risultato di un ulteriore rifacimento, realizzato tra il 1747 e il 1749 su progetto dell'architetto Domenico Brunello e per iniziativa del parroco don Domenico Leonati; buona parte dei finanziamenti provennero dal patrizio veneziano Giovanni Bollani che villeggiava a Ponte di Brenta.
L'edificio si presenta come un interessante esempio di architettura barocca, ricco di preziose opere d'arte.
Gli affreschi del soffitto, raffiguranti episodi della vita di san Marco, sono lavori di Giambattista Crosato. L'altare maggiore fu realizzato da Giuseppe Caribolo in marmo di Carrara (ma il bassorilievo che orna il paliotto è di Bortolo Budolo), mentre il tabernacolo è di Agostino Fasolato. Ai lati di quest'ultimo si trovano due statue di Giovanni Bonazza raffiguranti il patrono e san Daniele. La pala dell'altare maggiore (1565 ca.) è di Parrasio Micheli.
Le pareti laterali del coro recano due pale di Jacopo Marieschi (Ultima cena e Caduta della manna), doni del Bollani. Pure gli altari laterali sono ornati di pregevoli opere pittoriche, rispettivamente di Pietro Damini, Lorenzo Gramiccia e Giovanni Battista Cromer. Di particolare valore l'altare del Sacro Cuore, realizzato in marmo di Carrara da Antonio Bonazza (anche la spesa di quest'opera fu sostenuta dal Bollani).
Di un certo pregio anche il fonte battesimale in pietra di Custoza, scolpito da Francesco Androsi.
Il pulpito e la balaustra della cantoria, in legno, sono opere di Giovanni Gloria, mentre l'organo è di Gaetano Callido e sostituì un precedente strumento di Giacinto Pescetti.
Una della parti più antiche del complesso è il campanile in stile romanico-gotico, ultimato quasi certamente nel 1437. Risulta dotato di orologio sin dal 1605, cosa piuttosto insolita per l'epoca[2][4].
Chiesa di Santa Caterina
[modifica | modifica wikitesto]È un edificio recente, costruito su un terreno donato dal comm. Ivone Grassetto (lo stesso che negli anni '60 aveva recuperato l'ippodromo) alla parrocchia di San Marco. La parrocchia di cui è sede fu istituita il 6 gennaio 1977[5].
Villa Breda è famosa anche per il suo giardinetto all’italiana, con vialetti di bosso, circondato da maestosi carpini, abbellito con statue in pietra di forme bizzarre ed esotiche, opera della grande famiglia Bonazza scultori del ‘700, che tanto egregiamente operarono a Padova. Un lungo viale si allunga davanti alla villa, abbellito ancora da statue della stessa foggia e da carpini svettanti; in fondo al viale un grande parco con alberi secolari. Nel parco romantico sono presenti inoltre una serra in ferro battuto e una torretta che fungeva da ghiacciaia. Nella grande prateria sono presenti sculture di Land Art, opere di giovani artisti italiani. Poco rimane delle vecchie scuderie, finemente dipinte con accurate immagini naturalistiche, che tanta storia dell’ippica italiana hanno visto passare (Breda fu anche allevatore ed innovatore del mondo dell’ippica creando la razza da corsa Breda). Sontuosa la facciata della villa rivolta all’interno, perché prospiciente al viale d’ingresso, che portava al fiume prima ed alla carrozzabile, dopo lo spostamento del fiume. La parte centrale si innalza a triangolo e sul timpano è collocata la statua di Galileo Galilei con due fanciulle sedute a fianco. Una con il cannocchiale rappresenta la tecnica e l’altra rappresenta l’arte, i grandi interessi culturali dell’illustre proprietario, Vincenzo Stefano Breda. L’interno della villa ha mantenuto la pianta tipica delle ville venete dei nobili veneziani, come era nella proprietà d’origine. Era arredata con mobili importanti, graziosi soprammobili, dipinti preziosi che il filantropo Breda amava acquistare, sia per il piacere del bello e, spesso, come dono per la moglie (Rosa Zannini) e per la madre.
Fu già dimora dei Contarini e della contessa Guastavillani, fu un luogo importantissimo per la storia di Padova e lo sviluppo economico dell’Italia dell’Ottocento. Verso la metà del XVII secolo il fiume Brenta passava con una grande ansa proprio davanti alla villa, e qui i nobili veneziani Contarini decisero di costruire la loro sede di villeggiatura di campagna. Ben 22 ville erano presenti nel Settecento nel territorio, in quanto raggiungibile comodamente via fiume ed il luogo era ameno, gradevolmente ricco di campagne e di boschi. Era l’ultima propaggine della ben nota Riviera del Brenta. La villa, passata di proprietà nel corso dei secoli, è stata ristrutturata nelle attuali forme dal 1859 al 1865 dal grande architetto Antonio Caregaro Negrin di Vicenza, su commissione dell’imprenditore padovano e senatore Vincenzo Stefano Breda che la acquistò ormai fatiscente, per farne la sua dimora. Alla morte del politico, il patrimonio culturale divenne parte integrante della vita comunitaria di Padova come da volontà testamentarie. La villa museo raccoglie dipinti, oggetti d’arte quali bronzi, argenti, ceramiche, cristalleria, statue ed orologi che testimoniano il gusto borghese della seconda metà dell’ottocento.[1][6]
Ippodromo Breda
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Situato nell'estremità nordoccidentale della frazione, è il principale impianto del genere di Padova. Fu costruito nel 1901 dal senatore Vincenzo Stefano Breda sui terreni annessi alla sua villa di cui si è parlato poco sopra. Dopo il radicale restauro del secondo dopoguerra è noto anche come "Le Padovanelle" in riferimento alla padovanella, un antenato del moderno sulky.
Dalla fine del 2011 l'ippodromo è sostanzialmente inattivo a causa della crisi del settore ippico e di uno scandalo che ha coinvolto la fondazione Breda che lo gestiva.
Infrastrutture e trasporti
[modifica | modifica wikitesto]Ponte di Brenta riveste ancora un ruolo strategico nei collegamenti per Padova per chi proviene da est.
Infatti, il borgo si trova in corrispondenza della confluenza delle vie provenienti, rispettivamente, da Venezia (oggi strada statale 11 Padana Superiore) e da Mestre/Treviso. Quest'ultima, oggi classificata come strada statale 515 Noalese, a sua volta originata dalla fusione della strada provinciale 32 Miranese proveniente da Mirano e da Mestre, con la via Noalese proveniente da Noale e da Treviso. La strada principale del quartiere, via San Marco, è formata proprio dalla confluenza delle due vie, le quali si fondono in località Busa di Vigonza in corrispondenza del ponte stradale sul fiume Brenta. Un tempo importantissima via di comunicazione, oggi buona parte del suo traffico è assorbito dalle opere connesse alla tangenziale Est di Padova che transita proprio a ovest del centro.
A sud della località si trova inoltre lo snodo tra l'autostrada A4 proveniente da Venezia e l'autostrada A13 diretta a Bologna. A sudovest sorge, sempre sull'A4, il casello Padova Est.
Fino al 12 dicembre 2015 Ponte di Brenta era dotata di una propria fermata lungo la ferrovia Milano-Venezia, servita da treni regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione del Veneto.
Fra il 1885 e il 1954 nella cittadina fu presente inoltre una stazione della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina, gestita dalla Società delle Guidovie Centrali Venete (gruppo Società Veneta) che assieme al Brenta stesso dava origine ad un sistema di trasporti integrato.
Servita come trasporto pubblico da Tram sir2, Corriere Sita, ACTV, con varie linee.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ In assenza di dati ufficiali precisi, si è fatto riferimento alla popolazione delle parrocchie locali (Ponte di Brenta e Padovanelle), reperibile nel sito della CEI.
- ^ a b Cenni storici sul quartiere 3 Est, su padovanet.it, Rete civica del Comune di padova. URL consultato il 25 luglio 2013.
- ^ La storia della nostra parrocchia e del suo territorio, su parrocchiapontedibrenta.it, Parrocchia di Ponte di Brenta. URL consultato il 20 ottobre 2013.
- ^ La terza chiesa, su parrocchiapontedibrenta.it, Parrocchia di Ponte di Brenta. URL consultato il 21 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2013).
- ^ La Parrocchia, su parrocchie.it, Parrocchia Santa Caterina da Siena. URL consultato il 25 luglio 2013.
- ^ mattiabregolin, Villa Breda a Ponte di Brenta, su Thermae Abano Montegrotto, 22 settembre 2015. URL consultato il 27 settembre 2025.
Altri progetti
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