Pensavo fosse amore... invece era un calesse

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Pensavo fosse amore... invece era un calesse
Francesca Neri e Massimo Troisi in una scena del film
Paese di produzioneItalia
Anno1991
Durata113 min
Generecommedia, sentimentale
RegiaMassimo Troisi
SoggettoAnna Pavignano e Massimo Troisi
SceneggiaturaAnna Pavignano e Massimo Troisi
ProduttoreGaetano Daniele, Mario e Vittorio Cecchi Gori
Casa di produzioneEsterno Mediterraneo Film, Cecchi Gori Group
FotografiaCamillo Bazzoni
MontaggioAngelo Nicolini
MusichePino Daniele
ScenografiaFrancesco Frigeri
Interpreti e personaggi

Pensavo fosse amore... invece era un calesse è un film italiano del 1991 diretto da Massimo Troisi.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Tommaso e Cecilia sono due giovani fidanzati napoletani. Fanno una vita regolare con i soliti amici: lui ha una trattoria nel Borgo Marinari accanto a Castel dell'Ovo, vicino alla libreria del loro amico Amedeo, celibe e bigotto, con una sorella adolescente di nome Chiara innamorata di Tommaso. Il matrimonio dei due è alle porte, ma la gelosia di Cecilia rischia di rovinare tutto: durante un momento di intimità crede di sentir pronunciare da Tommaso il nome di un'altra donna, Elena; in un'altra occasione lo prende per i capelli quando viene a sapere che un'altra donna lo ha cercato al telefono. Infine, durante la scelta delle bomboniere fa una scenata pensando ai fantasmi di queste rivali ipotetiche, fino a quando gli comunica, per citofono, che intende lasciarlo, di non sposarsi più e di sparire.

Raccogliendo le voci di amici, Tommaso viene a sapere che Cecilia si è fidanzata con Enea, un avventuriero più vecchio di lei, dedito a molte attività, che le promette grandi orizzonti ma un modesto, se non inconsistente, presente. Tommaso non riesce a capire come faccia Cecilia a innamorarsi di un uomo di non bell'aspetto e per giunta con un nome che trova ridicolo, mentre tutti quanti, con suo stupore, lo trovano bello e affascinante. Nel frattempo Amedeo si fidanza con Flora, ex fidanzata di Giorgio, un amico comune. La sorella di Amedeo, non riuscendo a conquistare Tommaso, tenta di avvelenarlo con il veleno per topi nel caffè, e in un'altra occasione, per gelosia, darà anche fuoco alla lambretta di Enea.

Tommaso tenta anche la via della magia bianca presso una sedicente fattucchiera per sistemare le cose: le porta alcune ciocche di capelli di Cecilia, Enea e Chiara, chiedendo di far sparire dalla sua vita la ragazzina ed Enea, e di far tornare da lui Cecilia. I due alla fine tornano insieme, e si fanno trovare in flagrante in effusioni amorose nella biblioteca dallo stesso Enea, il quale con rassegnazione rivela a Tommaso di adorare Cecilia al punto di non riuscire a sfiorarla con un dito. I due giovani, ritrovatisi, riprendono a organizzare il loro matrimonio. Tuttavia, il giorno delle nozze è Tommaso a non presentarsi all'altare. Manda una lettera a Cecilia dandole appuntamento in un bar, dove giunge anch'essa in abito nuziale. Qui le confida che uomo e donna non sono fatti per il matrimonio. Lei si trova d'accordo, e i due si organizzano per uscire la sera.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film è principalmente girato a Napoli dal 15 luglio 1991, per nove settimane (in particolare a Borgo Marinari, vicino Castel dell'Ovo), e nel bar Meridiana di Roma per la scena finale; per gli interni, stabilimenti De Paolis.

Colonna sonora[modifica | modifica wikitesto]

Le musiche del film sono curate dal cantante napoletano Pino Daniele; in particolare è utilizzata la canzone Quando, scritta appositamente per il film, che fa da sottofondo ai titoli di testa, a molte scene del film e ai titoli di coda.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Uscito il 20 dicembre del 1991, incassa 1 miliardo e mezzo di lire al botteghino[senza fonte]. In seguito diventa uno dei film più visti nel 1992 con 15 miliardi di incasso[senza fonte][1][2], anche grazie ad un audace spot pubblicitario che vede protagonista un Troisi che parla in dialetto lombardo: «Massimo Troisi nun ghe piàse no. Ma andùmm a veder el suo film, e dopo, ma solo dopo, mi raccomàn, dicìmm: è 'na schifezza».

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

La critica[modifica | modifica wikitesto]

«Di cosa parliamo quando parliamo d'amore? È la domanda chiave che l'autore con questo film intende porsi e porre. E la sua risposta è, nel film e a voce (in realtà più a voce, nelle intenzioni per esempio espresse nell'intervista di Maria Pia Fusco su Repubblica di pochi giorni fa), che occorrerebbe la stessa attenzione e lo stesso amore tanto per conquistare che per lasciare qualcuno.»

Commento del regista[modifica | modifica wikitesto]

«Perché calesse?... per spiegare al meglio la delusione di un qualcosa le cui aspettative non sono state mantenute, poteva essere usato un qualsiasi altro oggetto, una sedia o un tavolo, che si contrappone come oggetto materiale all'amore spirituale che non c'è più.[2] Mi piaceva e poi si possono trovare tante cose con il calesse: si va piano, si va in uno, si va in due, ci sta pure il cavallo... Quando non è più amore ma «calesse», bisogna avere il coraggio della fine, piano piano, con dolcezza, senza fare male... ci vuole lo stesso impegno e la stessa intensità dell'inizio. Le storie d'amore non mancano mai nei film, quindi farne un'altra mi sembrava una cosa né stupida, né eccezionale ma raccontata in questi termini mi incuriosiva.»

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alessandro Chetta, Pensavo fosse amore invece era un calesse (1992), su Corriere del Mezzogiorno, 25 luglio 2016. URL consultato l'8 aprile 2024 (archiviato l'8 aprile 2024).
  2. ^ a b "Pensavo fosse amore... e invece era un calesse": 5 cose che forse non sai sul film di Massimo Troisi, su la Repubblica, 21 agosto 2022. URL consultato l'8 aprile 2024 (archiviato il 22 agosto 2022).
  3. ^ NON C' È PASSIONE SENZA GELOSIA - la Repubblica.it, in Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 7 aprile 2017.
  4. ^ Enrico Lancia, Ciak d'oro 1986, su books.google.it. URL consultato il 12/04/20.

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