Palazzo Grimani (Castello)

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Museo di Palazzo Grimani
La facciata principale sull'acqua.
Ubicazione
StatoItalia Italia
LocalitàVenezia
IndirizzoCastello 4858 (Ramo Grimani)
Coordinate45°26′13.45″N 12°20′32.81″E / 45.43707°N 12.342447°E45.43707; 12.342447
Caratteristiche
TipoMuseo d'arte
Periodo storico collezioniDal IV sec. a.C al XXI sec. d.C
FondatoriAntonio Grimani, Vettore Grimani, Giovanni Grimani
Apertura20 dicembre 2008
ProprietàMiC - Ministero della Cultura, Direzione Regionale Musei Veneto
GestioneMinistero della Cultura
Direttoredott.ssa Valeria Finocchi
Visitatori33 000 (2021)
Sito web

Palazzo Grimani di Santa Maria Formosa è un museo statale, ubicato a Venezia nel sestiere di Castello, vicino al campo di Santa Maria Formosa. Si può raggiungere via terra da Ruga Giuffa, mentre dal canale di San Severo si ha l'ingresso d'acqua, molto usato anticamente.

Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il Polo museale del Veneto, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Di proprietà della famiglia Grimani del ramo di Santa Maria Formosa fino al 1865, dopo vari passaggi di proprietà nel 1981 venne acquisito, in grave stato di degrado, dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali della città di Venezia e divenne patrimonio dello Stato. Aperto al pubblico il 20 dicembre 2008, dopo un lungo restauro, è un museo appartenente al Polo Museale Veneto.[1]

Il portale di ingresso del Museo da Ruga Giuffa.

L'edificio, il cui nucleo più antico fu eretto in epoca medievale alla confluenza dei canali di San Severo e di Santa Maria Formosa, fu acquistato da Antonio Grimani, divenuto doge nel 1521, e passò in eredità nel terzo decennio del XVI secolo ai nipoti Vettore Grimani, procuratore de supra per la Repubblica di Venezia, e Giovanni Grimani, Patriarca di Aquileia, che ristrutturarono la vecchia fabbrica ispirandosi a modelli architettonici desunti dalla classicità. I due fratelli vollero conferire forme “moderne” all'edificio e lo fecero decorare con cicli ad affresco e stucco di grande impatto. Nel 1558, alla morte di Vettore, Giovanni, divenuto l'unico possessore dell'immobile, promosse un ampliamento dello stesso con la collaborazione di molti artisti tra cui Federico Zuccari, artefice della decorazione dello scalone monumentale, e Camillo Mantovano, attivo in vari ambienti. Il patriarca Giovanni Grimani, raffinato collezionista, allestì la sua raccolta di antichità, comprendente sculture, marmi, vasi, bronzetti e gemme, nelle sale del palazzo. Nel 1587 decise di donare la raccolta di sculture e di gemme alla Serenissima: dopo la sua morte le prime vennero sistemate nell'antisala della Biblioteca Marciana, divenendo il nucleo fondante del Museo Archeologico Nazionale di Venezia.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il cortile.

Il lungo restauro ha restituito alla visione dei visitatori gli ambienti, tra i quali: il Camerino di Callisto, con stucchi di Giovanni da Udine, il Camerino di Apollo, con affreschi di Francesco Salviati e Giovanni da Udine, la Sala del doge Antonio, decorata con stucchi e marmi policromi, la Sala a Fogliami di Camillo Mantovano, dal soffitto interamente ricoperto con alberi da frutto, fiori e animali, e la Tribuna che ospitava più di cento pezzi della collezione archeologica. Vi è esposto il gruppo con il Ratto di Ganimede, sospeso al centro della volta decorata da lacunari.

A Federico Zuccari si deve con ogni probabilità anche la decorazione in stucco con il mostro grottesco dalle fauci spalancate visibile nella Sala del Camino. Altre opere esposte nel museo si richiamano agli interessi collezionistici della famiglia Grimani. Nella Sala di Psiche si può ammirare la tela con l'Offerta dei doni a Psiche, copia antica dell'originale di Francesco Salviati, già collocata al centro del soffitto ligneo smembrato a metà dell'Ottocento.

Il secondo piano nobile, privo delle decorazioni che si vedono al primo, ospita mostre temporanee ed eventi culturali.

Il palazzo è, per la storia dell'arte e dell'architettura di Venezia, un elemento unico e prezioso. La sua peculiare forma architettonica, le decorazioni ricche di enigmi e di diverse chiavi di lettura, nonché la storia delle vicende della famiglia Grimani di Santa Maria Formosa, sono ancora oggi appassionato argomento di studio e ricerca.

Mostre temporanee[modifica | modifica wikitesto]

Attualmente sono allestite le seguenti mostre temporanee:

"Domus Grimani 1594-2019. La collezione di sculture classiche a palazzo dopo quattro secoli"

"Domus Grimani - La Sala del Doge"

"Archinto" di Georg Baselitz

"The Flaying of Marsyas" di Mary Weatherford

(tutte fino al 27 novembre 2022)

Percorso museale[modifica | modifica wikitesto]

Volta dello scalone con gli affreschi di Federico Zuccari.

Da Ruga Giuffa, attraverso una piccola calle (Ramo Grimani), si accede al palazzo attraverso un portale marmoreo che introduce il visitatore nell'ampio cortile creatosi a seguito di un'imponente ristrutturazione conclusasi negli anni Sessanta del Cinquecento. La fabbrica medievale originaria, con pianta ad L, fu ristrutturata e ampliata in più fasi, già a partire dagli anni Trenta del Cinquecento, dai fratelli Vettore e Giovanni Grimani secondo uno stile ispirato alle antiche domus romane e al clima culturale del Rinascimento. Le logge che si realizzarono furono adornate di statue classiche analogamente alle sale del piano nobile. La loggia che precede l'ingresso del museo era interamente affrescata con motivi vegetali e completata dai meravigliosi cesti in stucco che si possono ancora ammirare.

Scalone monumentale[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 1563 e il 1565 la volta a botte dello scalone che conduce al portego o salone passante del piano nobile fu sontuosamente decorata da Federico Zuccari, giovane artista di cultura romana, con affreschi allegorici che rimandano alle virtù del suo committente, completati da grottesche e rilievi a stucco con creature mitologiche. Questi ultimi riproducono alcuni cammei antichi della collezione di Giovanni Grimani. Nell'insieme, lo scalone poteva competere per magnificenza solo con la Scala d'Oro di Palazzo Ducale e con quella della Libreria Marciana.

Camaron d'Oro[modifica | modifica wikitesto]

Questa sala deve il suo nome agli arazzi impreziositi da filati d'oro che un tempo ne ricoprivano le pareti. Qui si possono ammirare tre pezzi della collezione di antichità di Giovanni Grimani, donata nel 1587 allo Statuario Pubblico della Serenissima (oggi Museo Archeologico Nazionale): due busti di Antinoo e una testa di Atena. La statua in gesso raffigurante il Gruppo del Laocoonte è un rarissimo calco settecentesco della notissima scultura del I secolo a.C. Il cardinale Domenico Grimani aveva ricevuto in dono da Jacopo Sansovino un bronzetto raffigurante il gruppo, come ci dice il Vasari[2]. Il gruppo scultoreo originale, ritrovato a Roma nel 1506 presso le Terme di Tito, è conservato ai Musei Vaticani.

Sala a fogliami[modifica | modifica wikitesto]

Sala a Fogliami (particolare

Il soffitto della stanza detta dei fogliami, o del pergolo, è stato eseguito negli anni sessanta del Cinquecento da Camillo Mantovano. Deve il suo nome alla spettacolare decorazione del soffitto che celebra la natura, rigogliosa di piante e fiori, una fitta boscaglia abitata da numerosi animali, frequentemente in attitudine predatoria e ricchi di significati simbolici. Nelle lunette sormontate da grottesche, complesse figurazioni in forma di rebus alludono, forse, al lungo e travagliato processo per eresia subito dal patriarca Giovanni Grimani.

Tribuna[modifica | modifica wikitesto]

La tribuna

La tribuna era nota anche come Antiquarium o Camerino delle Antichità. In origine custodiva più di centotrenta sculture antiche, fra le più pregiate della raccolta. Questo spazio straordinario, un tempo chiuso su tre lati, illuminato dall'alto ed ispirato al Pantheon, era il vero fulcro e la meta ultima dell'itinerario lungo le sale che la precedono. La varietà delle fonti di ispirazione fa pensare ad un coinvolgimento diretto dello stesso Giovanni Grimani nella progettazione. La scultura con il Ratto di Ganimede, appesa al centro della sala, è una replica romana di un modello tardo ellenistico ed è stata ricollocata nella sua posizione originaria dopo il restauro del palazzo.

A partire da maggio 2019 e fino a novembre 2022, in occasione della mostra "Domus Grimani", nella Tribuna sono state ricollocate numerose sculture che appartenevano alla collezione cinquecentesca di Giovanni (vedi capitolo Domus Grimani).

Stanza neoclassica[modifica | modifica wikitesto]

Questo ambiente venne rinnovato per essere adibito a camera da letto in occasione del matrimonio, celebrato nel 1791, tra la principessa romana Virginia Chigi e Giovanni Carlo Grimani. Allo scopo furono ricavati due camerini di comodo nei vani retrostanti la parete del camino. La decorazione del soffitto, eseguita dal veronese Giovanni Faccioli, riprende fedelmente alcuni brani di pittura murale antica tratti dalla Domus Aurea e dalle Nozze Aldobrandini.

Sala da pranzo[modifica | modifica wikitesto]

Il suggestivo soffitto di questa sala, decorato da festoni con cacciagione, ortaggi e pesci, alternati a fasce floreali, fu realizzato da Camillo Mantovano e da un collaboratore attorno al 1567. Lo schema compositivo, con lo spazio suddiviso in spicchi attraverso raggi che convergono al centro, ripropone in chiave moderna un modello utilizzato nelle decorazioni antiche. La tela seicentesca al centro del soffitto, San Giovanni mentre battezza la folla, deriva dall'omonimo dipinto di Nicolas Poussin conservato al Louvre. Secondo le guide ottocentesche, esso sostituirebbe un dipinto attribuito a Giorgione e raffigurante i Quattro elementi.

Sala del doge, vestibolo e cappella[modifica | modifica wikitesto]

Sala del Doge Antonio

Questi tre ambienti appartengono all'ultima fase edilizia del palazzo, conclusasi entro il 1568. Nella cappella, utilizzata dal patriarca Giovanni Grimani per la celebrazione privata della messa, una pala cinquecentesca attribuita a Giovanni Contarini, seguace di Tiziano, è stata collocata in luogo dell'altare marmoreo, rimosso nel XIX secolo. Sul soffitto della cappella e del vestibolo, brevi iscrizioni latine richiamano ancora le vicende processuali del patriarca. Dalla finestrella del vestibolo potete scorgere la scala a chiocciola, di probabile invenzione palladiana. Nella sala successiva, una lapide sopra il camino ricorda ed esalta il ruolo di Antonio Grimani, nonno di Giovanni e doge della Serenissima dal 1521 al 1523, cui la sala fu dedicata. A sottolineare l'importanza di queste tre sale, le pareti e i pavimenti sono interamente decorati da riquadri marmorei, secondo il gusto antico. Molti di essi, estratti durante l'epoca romana in località della Turchia, della Grecia e dell'Africa, sono rari e preziosi. Nelle nicchie, sopra le porte e sopra il camino, erano collocati vasi antichi, busti e gruppi scultorei classici.

Camerino di Apollo[modifica | modifica wikitesto]

Situati nell'area della fabbrica medievale, i camerini di Apollo, Callisto e Psiche furono decorati tra il 1537 e il 1540 da artisti di formazione manierista. Sulla volta, in uno schema derivato dal soffitto di una tomba romana, si svolge la disputa tra Apollo e Marsia narrata nelle Metamorfosi di Ovidio. I quattro episodi sono opera del fiorentino Francesco Salviati. A Giovanni da Udine si devono gli stucchi, le figurette di divinità classiche, le grottesche e gli straordinari uccellini. Nella lunetta sulla parete di fondo una figurazione allegorica di ambientazione romana allude alle origini e ai fasti della famiglia Grimani. L'unica scultura qui collocata è la testa di Talìa, musa della commedia.

Camerino di Apollo

Camerino di Callisto[modifica | modifica wikitesto]

Come nel camerino di Apollo, anche quello dedicato alla ninfa Callisto e alla storia della sua metamorfosi rinvia al celebre testo ovidiano. Il racconto si snoda attraverso cinque riquadri a fondo oro, a partire dal primo - sulla parete di fronte alle finestre -, dove la ninfa addormentata viene amata da Giove, fino all'epilogo - al centro del soffitto -, in cui Callisto e il figlio Arcade vengono tramutati in costellazioni. Riscoperta a Roma la tecnica dello stucco antico, studiata sulle rovine classiche, Giovanni da Udine offre in questo soffitto un saggio della sua grande abilità, ricreando animali, nature morte, e dodici putti simboleggianti i mesi dell'anno, accompagnati da quattro segni zodiacali. Alcuni specchietti tondi incastonati negli stucchi impreziosiscono la composizione e, in accordo con la storia narrata, richiamano le stelle del firmamento.

Camerino di Psiche[modifica | modifica wikitesto]

La sala si presenta in veste totalmente rinnovata, con il recupero della spazialità cinquecentesca. L’ambiente presentava un soffitto ligneo a cassettoni nel quale erano collocati cinque dipinti con la favola di Amore e Psiche, narrata da Apuleio. Di questi è rimasto l’ottagono al centro, probabile copia dell'originale realizzato da Francesco Salviati nel 1539, che raffigura Psiche venerata come una dea per la sua bellezza. I lavori recenti hanno rivelato l’esistenza di una grande camino, sul fondo del quale è scolpita una salamandra fra le fiamme. Le due candelabre ad affresco con uccelli e pesci eseguite intorno al 1560 sono probabilmente di Camillo Mantovano. Nelle nicchie sopra le porta sono esposte quattro teste classiche.

Sala del camino[modifica | modifica wikitesto]

La grande sala angolare, appartenente al nucleo più antico dell'edificio, fu rinnovata negli anni Sessanta del Cinquecento. Essa è dominata dallo splendido camino sormontato da marmi colorati e da ampie decorazioni in stucco, dove nicchie e mensole ospitavano altri pezzi archeologici della collezione Grimani. L'eleganza dei volti ritratti di profilo, la qualità delle ghirlande e dei frutti e lo stupefacente mostro con la bocca spalancata, visibile al centro, fanno pensare alla genialità e alla stravaganza inventiva di Federico Zuccari. Alle pareti sono ancora visibili frammenti di una decorazione ad affresco che richiama il colonnato del cortile.

Domus Grimani 1594-2019[modifica | modifica wikitesto]

La Tribuna, allestita per l'esposizione

Il 7 maggio 2019 è stata inaugurata la mostra "DOMUS GRIMANI 1594 – 2019",[3] che celebra il temporaneo rientro di molti capolavori di arte greca, romana e rinascimentale, appartenuti alla collezione di Giovanni Grimani e la loro ricollocazione nelle stanze dove si trovavano fino alla morte del patriarca.

Il percorso espositivo si sviluppa nell'infilata di sale (Camaron d'Oro, Sala a Fogliami, Antitribuna) che conducono alla Tribuna, attraverso l'unico originale ingresso della stessa.

Oltre alle sculture provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Venezia vi sono esposti anche alcuni arredi del '500 provenienti da altri musei veneziani e da collezioni private, con l'intento di ricreare una dimora aristocratica del XVI secolo: tra le opere più notevoli, un arazzo di manifattura medicea su disegno di Francesco Salviati, due stipi lignei, bronzetti di Jacopo Sansovino e Tiziano Aspetti, due alari in bronzo di Girolamo Campagna e un tavolo intarsiato con marmi antichi e lapislazzuli appartenuto alla famiglia Grimani.

Domus Grimani - La Sala del Doge[modifica | modifica wikitesto]

Dioniso e satiro, epoca romana imperiale, Sala del doge di Palazzo Grimani

La Sala del Doge fu creata contestualmente ai lavori di ampliamento del palazzo voluti da Giovanni Grimani, patriarca di Aquileia, e da suo fratello Vettore e terminati nel 1568. Questo spazio, contraltare ideale della Tribuna e probabilmente anch'esso progettato dallo stesso Giovanni, voleva celebrare la figura di Antonio Grimani, abile mercante di spezie e primo doge della famiglia. Proprio per evocare i rapporti dell’avo con il Mediterraneo orientale, Giovanni e Vettore decisero di abbellire lo spazio con marmi antichi e preziosi come l’alabastro giallo, il serpentino verde e il porfido rosso, creando così una scenografia spettacolare in cui esporre parte delle sculture classiche della collezione di famiglia.

Attraverso un attento studio delle fonti storiche – tra cui il testamento di Giovanni Grimani, descrizioni storiche dell’epoca e fotografie di fine ‘800 recentemente scoperte negli archivi della National Gallery di Washington – i curatori Daniele Ferrara, direttore della Direzione regionale Musei Veneto e Toto Bergamo Rossi, direttore di Venetian Heritage, hanno potuto ricollocare all'interno della sala venti sculture, tra cui il gruppo Dioniso appoggiato a un satiro di epoca romana imperiale nella nicchia della parete frontale. Altre undici sculture sono state invece collocate nelle sale attigue: sei nel vestibolo, una nel Camerino di Callisto e quattro nella Sala di Psiche.

Georg Baselitz, Archinto, veduta dell'installazione nel Portego di Palazzo Grimani

Archinto[modifica | modifica wikitesto]

Contemporaneamente al riallestimento della Sala del Doge, il Museo di Palazzo Grimani ospita una mostra, curata da Mario Codognato, di nuovi e recenti lavori dell’artista tedesco Georg Baselitz. Nato nel 1938, è uno tra gli artisti più significativi della sua generazione.

Intitolata Archinto, la mostra, prodotta da Gagosian in collaborazione con Venetian Heritage, è allestita al piano nobile del museo. Dodici tele realizzate appositamente per la Sala del Portego sono collocate nelle sue originarie cornici settecentesche a stucco, dove fino all'800 campeggiavano i ritratti della famiglia Grimani. Grazie a uno speciale accordo, queste opere rimarranno in comodato a lungo termine al museo per concessione dell’artista.

In Archinto, Georg Baselitz rende omaggio a Venezia e alla sua ricca tradizione artistica, da una parte ristabilendo una continuità storica e dall'altra segnalando una rottura tra la celebrata ritrattistica del Rinascimento e i suoi equivalenti contemporanei.

Il titolo della mostra e i suoi lavori fanno riferimento all'enigmatico ritratto del Cardinale Filippo Archinto che Tiziano realizzò nel 1558. Portando la sensibilità dei Maestri Antichi in un contesto attuale, la qualità spettrale dei dipinti di Georg Baselitz conferma il suo interesse per le tecniche di incisione e allude al tema artistico costante della mortalità umana.

The Flaying of Marsyas[modifica | modifica wikitesto]

Allestita nel secondo piano del museo, l’esposizione è stata progettata in collaborazione con il noto architetto e designer Kulapat Yantrasast e inaugurerà in concomitanza con l'inizio della 59. Biennale Arte. Le opere che compongono il ciclo The Flaying of Marsyas sono ispirate al grande capolavoro omonimo di Tiziano del 1570-76 – La Punizione di Marsia, oggi conservato nel Museo Arcivescovile di Kroměříž nella Repubblica Ceca – e riflettono il fascino intramontabile che questo dipinto esercita su Weatherford. Ispirandosi alla delicata tavolozza del pittore rinascimentale e rendendo omaggio alla caratteristica luce di Venezia, Weatherford utilizza la vernice Flashe e luci al neon per restituire l’effetto della tela antica. L'artista risponde alla composizione di Tiziano traducendo il carattere violento del suo tema mitologico in forma più spontanea, alludendo anch’essa al destino, all'alterigia e al rapporto tra l'umano e il divino.

L'approccio di Weatherford alla pittura è radicato nell'esperienza personale ed evoca una varietà di ambienti urbani e rurali attraverso la sperimentazione con la luce, il colore, la struttura, il gesto e l'interazione tra la superficie dipinta ed elementi tridimensionali. Nelle sue opere più note, strati di emulsione vinilica Flashe sono applicati a spugna su pannelli di lino pesante sormontati poi da tubi di vetro al neon, materiale che Weatherford ha iniziato a utilizzare nel 2012 traendo ispirazione da vecchie insegne luminose ancora visibili a Bakersfield, in California, dove allora lavorava come artista ospite. Gettando una luce intensa sui campi regolari di colore dei dipinti, i tubi e i loro cavi di alimentazione spesso sembrano linee disegnate a mano.

The Flaying of Marsyas di Mary Weatherford completa l’attuale programma espositivo del museo, che presenta sia arte classica che contemporanea. Il piano nobile di Palazzo Grimani ospita attualmente le mostre Domus Grimani, che si concentra sul ritorno delle statue classiche della collezione Grimani nel Palazzo, e Archinto, una mostra di nuovi e recenti lavori di Georg Baselitz, che include dodici tele realizzate appositamente per la Sala del Portego, un prestito a lungo termine dall'artista al museo. The Flaying of Marsyas e Archinto presentano entrambe il lavoro di artisti contemporanei che hanno tratto ispirazione da un edificio che rappresenta il Rinascimento a Venezia in modo insolito, essendo di stile tosco-romano piuttosto che veneziano. Il mito di Marsia è inoltre rappresentato negli affreschi di Francesco Salviati che decorano il soffitto del Camerino di Apollo, creando così un ulteriore legame tra il palazzo e il nuovo ciclo di Weatherford.

Mary Weatherford, The Flaying of Marsyas, installation view, photo Matteo de Fina

The Flaying of Marsyas e Archinto sono prodotte da Gagosian e organizzate in collaborazione con la Direzione Regionale Musei del Veneto e la Fondazione Venetian Heritage.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Museo di Palazzo Grimani, su Polo Museale del Veneto, 12 marzo 2012. URL consultato il 18 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2018).
  2. ^ Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, 1906ª ed., Firenze, p. 488-489.
  3. ^ https://polomusealeveneto.beniculturali.it/eventi-e-mostre/domus-grimani-1594-2019-la-collezione-di-sculture-classiche-palazzo-dopo-quattro

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lotto A. Il collezionismo artistico dei Grimani di Santa Maria Formosa nel Cinquecento, in «Venezia Arti», n.17/18, 2003-2004, pp. 22–31.
  • De Paoli M. Opera fatta diligentissimamente. Restauri di sculture classiche a Venezia tra Quattro e Cinquecento, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2004.
  • Aikema B. (a cura di) Il collezionismo a Venezia e nel Veneto ai tempi della Serenissima, Venezia, Marsilio, 2005.
  • Brusegan M. La grande guida dei monumenti di Venezia - Newton & Compton Ed., Roma 2005; ISBN 88-541-0475-2.
  • Lotto A. Un libro di conti (1523-1531) di Marco Grimani, procuratore di San Marco e patriarca di Aquileia, «Atti dell'Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti. Classe di scienze morali, lettere ed arti», 165/I-II, Venezia 2007.
  • Bristot A.(a cura di), Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa. Storia, arte, restauri, Verona, Scripta, 2008 ISBN 978-8896162026.
  • Furlan C., Tosini P., I cardinali della Serenissima. Arte e committenza tra Venezia e Roma (1523 - 1605) Milano, Silvana editoriale, 2014.

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