Ophrys sphegodes passionis

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Ophrys passionis)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Ophrys sphegodes passionis
Ophrys sphegodes passionis
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Monocotiledoni
Ordine Asparagales
Famiglia Orchidaceae
Sottofamiglia Orchidoideae
Tribù Orchideae
Sottotribù Orchidinae
Genere Ophrys
Specie O. sphegodes
Sottospecie O. sphegodes passionis
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Liliopsida
Sottoclasse Liliidae
Ordine Orchidales
Famiglia Orchidaceae
Genere Ophrys
Specie O. sphegodes
Sottospecie O. sphegodes passionis
Nomenclatura trinomiale
Ophrys sphegodes passionis
(Sennen) Sanz & Nuet, 2007
Sinonimi

Ophrys sphegodes subsp. passionis (Sennen) Sanz & Nuet, 2007 è una pianta appartenente alla famiglia delle Orchidacee[1], in passato nota anche come Ophrys garganica.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il portamento

È una pianta erbacea alta fino a 50 cm. La forma biologica è geofita bulbosa (G bulb), ossia è una pianta perenne che porta le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati bulbi o tuberi, strutture di riserva che annualmente producono nuovi fusti, foglie e fiori. È un'orchidea terrestre in quanto contrariamente ad altre specie, non è “epifita”, ossia non vive al di sopra di altri vegetali di maggiori proporzioni.

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono fascicolate e secondarie da bulbo e consistono in sottili fibre radicali posizionate nella parte superiore dei bulbi.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

  • Parte ipogea: la parte sotterranea del fusto è composta da due tuberi bulbosi a forma ovoidale e arrotondati; il primo svolge delle importanti funzioni di alimentazione, mentre il secondo raccoglie materiali nutritizi di riserva per lo sviluppo della pianta che si formerà nell'anno venturo.
  • Parte epigea: la parte aerea del fusto è breve ma piuttosto slanciata, semplice ed eretta.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Sono presenti poche foglie radicali a forma oblungo-lanceolata, ad apice acuto (mucronato). Sulla pagina fogliare sono presenti delle nervature parallele disposte longitudinalmente (foglie di tipo parallelinervie). Quelle cauline sono progressivamente più ridotte a portamento amplessicaule e simili a brattee.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

I fiori

L'infiorescenza è “indefinita” (senza fiore apicale o politelica) del tipo spiciforme con pochi fiori sessili. Questi ultimi sono posti alle ascelle di brattee a forma lineare-lanceolata con una scanalatura centrale; sono lunghe come o più dell'ovario. I fiori inoltre sono resupinati, ruotati sottosopra; in questo caso il labello è volto in basso.

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

Diagramma fiorale[2]

I fiori sono ermafroditi ed irregolarmente zigomorfi, pentaciclici (perigonio a 2 verticilli di tepali, 2 verticilli di stami (di cui uno solo fertile – essendo l'altro atrofizzato), 1 verticillo dello stilo)[3].

  • Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, P 3+3, [A 1, G (3)], infero, capsula[4]
  • Perigonio: il perigonio è composto da 2 verticilli con 3 tepali (o segmenti) ciascuno (3 interni e 3 esterni). Tutti i tepali sono glabri e terminano con un apice ottuso. I tre segmenti esterni sono patenti a forma oblunga, sono piani e lievemente carenati. Quello mediano è spesso lievemente ricurvo in avanti. I due tepali interni (il terzo, quello centrale, chiamato labello, è molto diverso da tutti gli altri) sono sempre a forma oblunga appena più stretti, disposti in modo alternato a quelli esterni e con i bordi smarginati o increspati. Colore dei tepali esterni: verde chiaro quasi brillante. Colore dei tepali interni: giallastro, bruno-rossastro ai margini.
  • Labello: il labello (la parte più vistosa del fiore) è ampio, carnoso e pubescente; si presenta con un portamento pendente e con margini incurvati. La forma è quasi rotondeggiante e intera (i lobi laterali sono quasi inesistenti); tutto il bordo del labello è percorso da una striscia più chiara. In questa specie non è presente lo sperone e neppure gibbosità nella zona centrale del labello. Colore del labello: bruno-purpureo scuro, più chiaro ai bordi; al centro è presente una macchia più chiara fosco-violacea o rosso-brunastra a forma di “H” con le “gambette” allungate; mentre nella parte alta la macchia si dirama ai lati del labello. Dimensione del labello: larghezza 16 mm; lunghezza 14 mm.
  • Ginostemio: lo stame con le rispettive antere (in realtà si tratta di una sola antera fertile biloculare – a due logge) è concresciuto (o adnato) con lo stilo e lo stigma e forma una specie di organo colonnare chiamato "ginostemio"[5]. Quest'organo è posizionato all'interno-centro del fiore. Il polline ha una consistenza gelatinosa; e si trova nelle due logge dell'antera, queste sono fornite di una ghiandola vischiosa (chiamata retinacolo). I pollinii sono inseriti su due retinacoli distinti tramite delle caudicole, mentre i retinacoli sono protetti da due borsicole[6]. L'ovario, sessile in posizione infera è formato da tre carpelli fusi insieme[3]. L'ovario non è contorto.
  • Fioritura: fine primavera, inizio estate.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è una capsula. Al suo interno sono contenuti numerosi minutissimi semi piatti. Questi semi sono privi di endosperma e gli embrioni contenuti in essi sono poco differenziati in quanto formati da poche cellule. Queste piante vivono in stretta simbiosi con micorrize endotrofiche, questo significa che i semi possono svilupparsi solamente dopo essere infettati dalle spore di funghi micorrizici (infestazione di ife fungine). Questo meccanismo è necessario in quanto i semi da soli hanno poche sostanze di riserva per una germinazione in proprio.[7]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

La riproduzione di questa pianta può avvenire in due modi:

  • per via sessuata grazie all'impollinazione degli insetti pronubi; la germinazione dei semi è tuttavia condizionata dalla presenza di funghi specifici (i semi sono privi di albume – vedi sopra). La disseminazione è di tipo anemocora.
  • per via vegetativa in quanto uno dei due bulbi possiede la funzione vegetativa per cui può emettere gemme avventizie capaci di generare nuovi individui (l'altro bulbo generalmente è di riserva).
  • Impollinazione: come per altre specie di Ophrys anche in questa l'impollinazione avviene tramite un ben definito maschio di imenottero del genere Andrena[2] che riconosce (o crede di riconoscere) nella figura disegnata sul labello una propria femmina e quindi tenta una copulazione col solo risultato di trasferire il polline da un individuo floreale all'altro. Anche il profumo (non sempre gradevole per noi umani) emesso dall'orchidea imita i ferormoni dell'insetto femmina per incitare ulteriormente l'insetto maschio all'accoppiamento.


Questo fiore è privo di nettare per cui a impollinazione avvenuta l'insetto non ottiene nessuna ricompensa; questa specie può quindi essere classificata tra le “orchidee ingannevoli[8]. Inoltre dal momento che l'insetto è attratto solamente da una specifica femmina (e quindi da una specifica orchidea) si evitano così sterili impollinazioni interspecifiche.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il tipo corologico di questa specie è Euri-mediterraneo. È presente in Spagna settentrionale e Francia meridionale. In Italia era considerata in passato un endemismo del Gargano, ma è presente in realtà in buona parte dell'Italia centrale e meridionale oltreché in Sicilia e Sardegna. L'habitat tipico per questa orchidea sono i prati aridi, le garighe e le zone incolte in generale da 0 a 800-1000 m s.l.m..

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Le popolazioni di questa entità presenti in Italia sono state a lungo classificate come Ophrys garganica O.Danesh & E.Danesh. Alcuni autori la hanno inquadrata come una sottospecie del gruppo Ophrys sphegodes Mill., 1768 con la denominazione O. sphegodes subsp. garganica E.Nelson[9]. Studi recenti hanno dimostrato una sostanziale identità di queste popolazioni con Ophrys passionis e come tale il Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee (GIROS) la inquadra in una recente pubblicazione[10]. Tale inquadramento comunque non è riconosciuto da tutte le autorità botaniche[11].

Il numero cromosomico di O. sphegodes passionis è: 2n = 36.

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa sottospecie ha avuto nel tempo diverse nomenclature:[1]

  • Ophrys × arachnitiformis var. passionis (Sennen) P.Delforge
  • Ophrys caloptera Devillers-Tersch. & Devillers
  • Ophrys garganica O.Danesh & E.Danesh
  • Ophrys garganica subsp. caloptera (Devillers-Tersch. & Devillers) Kreutz
  • Ophrys garganica subsp. passionis Paulus & Gack
  • Ophrys garganica subsp. pseudoatrata (S.Hertel & Presser) Kreutz
  • Ophrys incubacea subsp. garganica (O.Danesch & E.Danesch) Galesi, Cristaudo & Maugeri
  • Ophrys ligustica Romolini & Soca
  • Ophrys minipassionis Romolini & Soca
  • Ophrys passionis Sennen
  • Ophrys passionis var. garganica (O.Danesch & E.Danesch) P.Delforge
  • Ophrys passionis subsp. garganica (O.Danesch & E.Danesch) Kreutz
  • Ophrys passionis subsp. pseudoatrata (S.Hertel & Presser) Biagioli & Grünanger
  • Ophrys pseudoatrata S.Hertel & Presser
  • Ophrys sphegodes subsp. minipassionis (Romolini & Soca) Biagioli & Grünanger

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Come tutte le orchidee è una specie protetta e quindi ne è vietata la raccolta e il commercio ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Ophrys sphegodes subsp. passionis, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 13 maggio 2021.
  2. ^ a b Judd et al., p. 140.
  3. ^ a b Pignatti, vol. 3, p. 700.
  4. ^ Tavole di botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 15 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2010).
  5. ^ Musmarra, p. 628.
  6. ^ Nicolini, vol. 3, p. 151.
  7. ^ Strasburger, vol. 2, p. 808.
  8. ^ Strasburger, vol. 2, pp. 556, 771.
  9. ^ Pignatti, vol. 3, p. 706.
  10. ^ GIROS, p. 224.
  11. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su apps.kew.org. URL consultato il 15 gennaio 2010.
  12. ^ CITES - Commercio internazionale di animali e piante in pericolo, su esteri.it, 7 febbraio 2019. URL consultato il 7 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2021).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]