Interventismo di sinistra

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Con interventismo di sinistra si intende quella parte del movimento interventista progressista di varie matrici (repubblicana, mazziniana, social-riformista, socialista democratica, socialista dissidente, rivoluzionaria) che vedeva nella Grande Guerra l'occasione storica, sia per il completamento dell'Unità e sia per la palingenesi del sistema politico italiano e dell'organizzazione del sistema economico, giuridico e sociale, quindi un profondo cambiamento[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Filippo Corridoni con Mussolini durante una manifestazione interventista del 1915 a Milano
Il termine di una manifestazione interventista. Al centro si scorge Filippo Corridoni
Mussolini mentre viene arrestato a Roma l'11 aprile 1915 dopo un comizio a favore dell'interventismo dell'Italia nella guerra

L'interventismo di sinistra ebbe origine da un processo di autocritica interna realizzato da una parte consistente del movimento sindacalista rivoluzionario che, dopo il fallimento della Settimana rossa del giugno 1914, dette luogo ad un'evoluzione teorica del proprio pensiero.[2]

Nelle settimane successive Alceste de Ambris si dichiarò favorevole all'entrata dell'Italia nella Grande Guerra a fianco della Francia[3], fatto che gli costerà l'espulsione dall'Unione Sindacale Italiana (USI). Ciò portò prima alla contemporanea fuoriuscita volontaria dall'USI, capeggiata dall'anarchico neutralista ed internazionalista Armando Borghi, anche della forte sezione milanese, guidata da Filippo Corridoni, e poi all'espulsione di tutte le sezioni interventiste. Queste andarono a congiungersi con l'interventismo futurista, che già con Filippo Tommaso Marinetti e Umberto Boccioni creava disordini nelle piazze.

Il 5 ottobre Angelo Oliviero Olivetti crea i Fasci Rivoluzionari d'Azione Interventista, nel quale confluirono tutti i movimenti dell'area, e contestualmente venne promosso un Manifesto, programma politico a sostegno dell'interventismo di sinistra. Il movimento si proponeva quindi di operare una forte critica nei confronti del partito socialista e della sua posizione neutralista, considerato il mancato appoggio alla guerra come una mancanza di prospettiva politica e di reazionarismo nei confronti della storia in movimento. La Grande Guerra era infatti vista come un'opportunità storica da sfruttare, una coincidenza storica che avrebbe potuto fungere da catalizzatore per le spinte rivoluzionarie del popolo italiano che, forgiate dall'esperienza bellica (la Trincerocrazia appunto), dovrebbero prendere coscienza del proprio potenziale rovesciando i poteri costituiti dello Stato. In conclusione gli interventisti di sinistra sostenevano che, se il popolo non trovava dentro di sé la scintilla per far esplodere il cambiamento, questa avrebbe dovuto essere un fattore esterno, la guerra appunto.[4][5].

Il 18 ottobre dello stesso anno Benito Mussolini, direttore del quotidiano ufficiale del partito socialista Avanti! e fino ad allora sostenitore della neutralità italiana come da direttive di partito, pubblicò in terza pagina un articolo[6] in cui sostenne che il mantenimento della linea di neutralità avrebbe ghettizzato il movimento, relegandolo in posizione subalterna. Egli proponeva perciò di armare il popolo per la guerra e, una volta essa terminata, rivolgersi contro le strutture dello Stato liberale e borghese, dando luogo alla Rivoluzione[7] e al trionfo del socialismo. Ciò costò l'allontanamento dal giornale a Mussolini (20 ottobre 1914) che, nemmeno un mese dopo[8] esce con la prima copia di un nuovo quotidiano da lui fondato, il Popolo d'Italia, dalla linea fortemente interventista, guadagnandosi inoltre il 29 novembre l'espulsione dal partito socialista a causa delle sue provocazioni nei confronti dei compagni. Il 14 novembre 1914, in un articolo intitolato Audacia, aveva scritto sulle colonne del nuovo giornale: «Oggi - io lo grido forte - la propaganda antiguerresca è la propaganda della vigliaccheria. Ha fortuna perché vellica ed esaspera l'istinto della conservazione individuale. Ma per ciò stesso è una propaganda antirivoluzionaria … E riprendendo la marcia è a voi, giovani d'Italia; giovani delle officine e degli atenei; giovani d'anni e giovani di spirito; giovani che appartenete alla generazione cui il destino ha commesso di fare la storia; è a voi che io lancio il mio grido augurale, sicuro che avrà nelle vostre file una vasta risonanza di echi e di simpatie [...] “Guerra”»[9]. Sotto l'influsso di Mussolini e di Gaetano Salvemini l'allora studente universitario socialista Antonio Gramsci scriverà un articolo sul settimanale socialista di Torino Il Grido del Popolo il 31 ottobre 1914 dal titolo Neutralità attiva e operante con il quale anch'esso si discosterà dalla linea ufficiale del partito e che spaccherà le file dei giovani socialisti torinesi[10][11][12][13]. Anche il socialista Palmiro Togliatti si arruolerà volontario nell'esercito per partecipare ai combattimenti[14][15][16][13]. I socialisti Salvemini, Leonida Bissolati e Carlo Rosselli[17] furono le voci del fronte definito interventismo democratico: propugnarono un'alleanza democratica tra l'Italia e le popolazioni oppresse dall'Impero Austro-Ungarico per la liberazione reciproca[18]; Salvemini pensava che: «la vittoria della Germania sulla Francia sarebbe considerata come la prova della incapacità della democrazia a vivere libera accanto ai regimi politici autoritari, e scatenerebbe su tutta l'Europa i danni e le vergogne di una lunga reazione antidemocratica»[17]. L'irredentismo e gli ideali del Risorgimento si dilatavano nelle pagine di Salvemini, sulle colonne de L'Unità, fino a coincidere con la difesa della civiltà democratica in contrapposizione alla cultura autoritaria impersonata dagli Imperi Centrali[17]. Argomentazioni simili accomunavano al fronte democratico interventista anche i socialisti Ugo Guido e Rodolfo Mondolfo[17].

Pietro Nenni, amico di lungo corso di Mussolini, sposerà la battaglia interventista ma partendo da premesse diverse, essendo, all'epoca, repubblicano. Dirà in seguito: «Fui d'accordo con Mussolini nella battaglia interventista, anche se mosso da premesse diverse: per me, di formazione popolaresca, garibaldina e mazziniana, quella era l'ultima guerra del Risorgimento per completare l'unità d'Italia. Per Mussolini era invece una guerra rivoluzionaria e un'operazione di politica interna per il potere»[19]. Per coerenza, anche il giovane Nenni partì poi volontario e una sua fotografia celebrativa fu riportata sul Popolo d'Italia[20].

Tra il 24 ed il 25 gennaio 1915 vennero fondati, alla presenza tra gli altri di Filippo Corridoni e Benito Mussolini, i Fasci d'Azione Rivoluzionaria. Fu in questo anno che numerosi interventisti di sinistra vennero chiamati alle armi, tra cui Corridoni e Mussolini stessi. Il primo troverà la propria morte in trincea, assaltando le linee austriache sul Carso; il secondo, anch'egli assegnato alla prima linea, pubblicherà quotidianamente un diario dal fronte, nel quale racconterà la vita nelle trincee di guerra.[21] Tornato nelle vesti di civile, Mussolini modificò il titolo del Popolo d'Italia da "Quotidiano socialista" in "Quotidiano dei combattenti e dei produttori" e pubblicò un forte articolo (in dicembre) intitolato Trincerocrazia, in cui rivendicava per i reduci delle trincee il diritto di governare l'Italia post-bellica e prefigurava i combattenti della Grande Guerra come l'aristocrazia di domani ed il nucleo centrale di una nuova classe dirigente.[22]

In seguito parte degli interventisti di sinistra passò al fascismo e parte all'antifascismo.

Personaggi di spicco[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Amedeo Ciotti, 1914-1918 Perché quella guerra: L'Italia nel conflitto, Armando Editore, 13 aprile 2015, ISBN 9788866779100. URL consultato l'11 febbraio 2016.
  2. ^ Luca Leonello Rimbotti, Il fascismo di sinistra, Settimo Sigillo, Roma, 1989.
  3. ^ Poi ripubblicato su "Pagine Libere" da Angelo Oliviero Olivetti
  4. ^ Luca Leonello Rimbotti, Fascismo di sinistra, op. cit., p. 16 e sgg.
  5. ^ Paolo Nello, L'avanguardismo giovanile alle origini del fascismo, Bari, Laterza, 1978, pp. 19-20
  6. ^ «Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante», Avanti!!, 18 ottobre 1914, pag. 3
  7. ^ Antonio Spinosa, Mussolini, Mondadori, 1997.
  8. ^ 15 novembre 1914
  9. ^ Emilio Gentile, Novecento italiano, Laterza, 1º gennaio 2008, ISBN 9788842087793. URL consultato l'11 febbraio 2016.
  10. ^ Antonio Gramsci, Scritti scelti, Bur, ISBN 9788858602553. URL consultato l'11 febbraio 2016.
  11. ^ (EN) Antonio A. Santucci e Lelio La Porta, Antonio Gramsci, NYU Press, 1º aprile 2010, ISBN 9781583674864. URL consultato l'11 febbraio 2016.
  12. ^ Marina Cattaruzza, La nazione in rosso: socialismo, comunismo e questione nazionale, 1889-1953, Rubbettino Editore, 1º gennaio 2005, ISBN 9788849811773. URL consultato l'11 febbraio 2016.
  13. ^ a b Giorgio Bocca, Togliatti, Feltrinelli Editore, ISBN 9788858818213. URL consultato l'11 febbraio 2016.
  14. ^ GRAMSCI E TOGLIATTI INTERVENTISTI DEMOCRATICI - Lettere al Corriere della Sera, su corriere.it. URL consultato l'11 febbraio 2016.
  15. ^ Palmiro Togliatti - La Storia siamo noi, su lastoriasiamonoi.rai.it. URL consultato l'11 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2016).
  16. ^ Roberto Gualtieri, Carlo Spagnolo e Ermanno Taviani, Togliatti nel suo tempo, Carocci, 1º gennaio 2007, ISBN 9788843041848. URL consultato l'11 febbraio 2016.
    «Palmiro Togliatti, in dissenso rispetto alla linea ufficiale del Partito Socialista, fu interventista, convinto, come molti democratici, che l'Italia dovesse completare il processo risorgimentale.»
  17. ^ a b c d Liberalismo, democrazia, socialismo, Firenze University Press, 1º gennaio 2009, ISBN 9788884539694. URL consultato il 17 febbraio 2016.
  18. ^ Giorgio Federico Siboni, Il confine orientale, Oltre Edizioni, 31 gennaio 2012, ISBN 9788897264088. URL consultato l'11 febbraio 2016.
  19. ^ Arrigo Petacco, L'uomo della Provvidenza, Edizioni Mondadori, 7 ottobre 2010, ISBN 9788852012921. URL consultato l'11 febbraio 2016.
  20. ^ Arrigo Petacco, L'uomo della Provvidenza, Edizioni Mondadori, 7 ottobre 2010, ISBN 9788852012921. URL consultato l'11 febbraio 2016.
    «La fotografia fu corredata dalla seguente didascalia scritta da Mussolini stesso: "Nenni fu uno dei più giovani rivoluzionari della Settimana Rossa, ora nasconde la camicia del rivoluzionario sotto il cappotto grigioverde del volontario. Dà la sua giovinezza e il suo ardore alla nuova battaglia contro i barbari. A Pietro Nenni, nostro buon amico giovane, i nostri più vivi saluti"»
  21. ^ Da questi articoli venne poi realizzato il libro Il mio diario di guerra.
  22. ^ Grandi, Le origini, pag. 52

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Renzo De Felice, Mussolini: Il rivoluzionario, 1883-1920, Einaudi, 2005. ISBN 88-06-17374-X.
  • Paolo Nello L'avanguardismo giovanile alle origini del fascismo, Bari, Laterza, 1978.
  • Luca Leonello Rimbotti, Il fascismo di sinistra, Settimo Sigillo, Roma, 1989.
  • Alceo Riosa, Il sindacalismo rivoluzionario in Italia, Bari, De Donato, 1976.
  • Willy Gianinazzi, Intellettuali in bilico. "Pagine libere" e i sindacalisti rivoluzionari prima del fascismo, Milano, Unicopli, 1996.
  • Filippo Corridoni (a cura di Andrea Benzi), ...come per andare più avanti ancora - gli scritti, Milano, SEB, 2001.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]