Francesco Guicciardini

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Disambiguazione – Se stai cercando l'uomo politico (1851 - 1915), vedi Conte Francesco Guicciardini.
File:Ritratto di francesco guicciardini
Ritratto di Francesco Guicciardini

Francesco Guicciardini (Firenze, 6 marzo 1483Arcetri, 22 maggio 1540) è stato un filosofo, storico e politico italiano.

Biografia

Statua di Guicciardini, sita agli Uffizi

Francesco Guicciardini nacque a Firenze il 6 marzo 1483, terzogenito di Piero di Jacopo Guicciardini e Simona Gianfigliazzi. Apparteneva ad una delle famiglie più in vista della città, tra le più fedeli al governo mediceo. A Firenze studiò giurisprudenza, seguendo le lezioni del celebre Francesco Pepi. Dal 1500 soggiornò a Ferrara per circa due anni, per poi trasferirsi a Padova per seguire le lezioni di docenti di maggior importanza. Rientrato a Firenze nel 1505, vi esercitò, sebbene non fosse ancora laureato, l'incarico di istituzioni di diritto civile; nel novembre dello stesso anno ottenne il dottorato in ius civile ed iniziò la sua carriera forense.

Nel 1506 si concluse la sua attività accademica; nel frattempo, nel novembre del 1508, contrasse matrimonio, contro il volere paterno, con Maria Salviati, appartenente ad una famiglia politicamente esposta ed apertamente contraria a Pier Soderini, all'epoca gonfaloniere a vita di Firenze. Tuttavia Guicciardini si curò poco di queste rivalità, in quanto il suo interesse principale era avere un futuro ruolo politico, alla luce soprattutto del prestigio di cui godeva la famiglia della moglie che avrebbe potuto avere per lui un effetto positivo.

Questo matrimonio infatti funse per lui da trampolino di lancio, garantendogli una brillante e rapida ascesa politica: con l'aiuto del suocero fu nominato tra i capitani dello Spedale del Ceppo, una carica non molto significativa di per sé, ma prestigiosa in quanto a membri insigniti dell'onorificenza. Nel 1508 curò l'istruttoria contro il podestà Piero Ludovico da Fano, iniziando la stesura delle Storie fiorentine e delle Ricordanze. Nel 1509, in occasione della guerra contro Pisa, venne chiamato a pratica dalla signoria, ottenendo, grazie all'aiuto del Salviati, l'avvocatura del capitolo di Santa Liberata. Questi progressi portarono il Guicciardini anche ad una rapida ascesa nella politica internazionale, ricevendo l'incarico di ambasciatore in Spagna. Da questa sua esperienza nell'attività diplomatica nacque la Redazione di Spagna, una lucida analisi delle condizioni socio-politiche della Penisola Iberica.

Nel 1513 fece ritorno a Firenze, dove da circa un anno era stata restaurata la signoria medicea con l'appoggio dell'esercito ispano-pontificio. Dal 1514 fece parte degli Otto di Balia e nel 1515 entrò a far parte della signoria, divenendo, grazie ai suoi servigi resi ai Medici, avvocato concistoriale e governatore di Modena nel 1516, con la salita al soglio pontificio di Giovanni de' Medici, col nome di Leone X. Il suo ruolo di primo piano nella politica romana si rinforzò notevolmente nel 1517, con la nomina a governatore di Reggio Emilia e di Parma, proprio nel periodo del delicato conflitto franco-imperiale. Fu creato nel 1521 commissario generale dell'esercito pontificio, alleato di Carlo V contro i francesi; in questo periodo maturò quell'esperienza che sarebbe stata cruciale nella redazione dei suoi Ricordi e della Storia d'Italia.

Alla morte di Leone X, avvenuta nel 1522, Guicciardini si trovò a contrastare l'assedio di Parma, argomento trattato nella Relazione della difesa di Parma. Dopo l'assunzione al papato di Giulio de' Medici, col nome di Clemente VII, venne inviato a governare la Romagna, una terra agitata dalle lotte tra le famiglie più potenti; quì Guicciardini diede ampio sfoggio delle sue notevoli abilità diplomatiche.

Per contrastare lo strapotere di Carlo V, propagandò un'alleanza fra gli stati regionali allora presenti in italia, in modo da salvaguardare in un certo qual modo l'indipendenza della penisola. L'accordo fu sottoscritto a Cognac nel 1526, ma si rivelò ben presto fallimentare; nel 1527 la Lega subì una cocente disfatta e Roma fu messa al sacco dai Lanzichenecchi, mentre a Firenze veniva instaurata (per la terza ed ultima volta) la repubblica. Coinvolto in queste vicissitudini, e visto con diffidenza dai repubblicani per i suoi trascorsi medicei, si ritirò in un volontario esilio nella sua villa di Finocchieto, nei pressi di Firenze. Quì compose due orazioni, l' Oratio accusatoria e la defensoria, ed una lettera Consolatoria, che segue il modello dell' oratio ficta, in cui espose le accuse imputabili alla sua condotta con le adeguate confutazioni, e finse di ricevere consolazioni da un amico. Sempre in questo periodo scrisse le Considerazioni intorno ai "Discorsi" del Machiavelli "sopra la prima deca di Tito Livio", in cui accese una polemica nei confronti della mentalità pessimistica dell'illustre concittadino.

Dopo la confisca dei beni, nel 1529 lasciò Firenze per rimettersi di nuovo al servizio di Clemente VII, che gli offrì l'incarico di diplomatico a Bologna. Dopo il rientro dei Medici a Firenze (1531), fu accolto alla corte medicea come consigliere del duca Alessandro; non fu tenuto tuttavia in altrettanta considerazione dal successore di Alessandro, Cosimo I, che lo lasciò in disparte. Guicciardini allora si ritirò nella sua villa ad Arcetri, dove trascorse i suoi ultimi anni dedicandosi alla letteratura: riordinò i Ricordi politici e civili, raccolse i suoi Discorsi politici e soprattutto scrisse la Storia d'Italia. Morì ad Arcetri nel 1540, quando da circa due anni si era ormai ritirato a vita privata. Negli anni dal 1938 al 1972 furono pubblicati i suoi Carteggi, che contribuirono in modo determinante ad una accurata conoscenza della sua personalità.

Il pensiero politico

Copertina di un'antica edizione della Storia d'Italia

Il Machiavelli sosteneva che la presenza della Chiesa avesse reso, con il cattivo esempio dei suoi preti, gli italiani più peccatori di quanto essi sarebbero stati per loro natura, e che essa aveva impedito l'unità degli stati italiani in un forte stato nazionale, perché non era mai stata o tanto debole da essere completamente asservita, o tanto forte da prendere essa stessa l'iniziativa di una unificazione italiana, e capace di contrapporsi alle invasioni straniere; su ciò Guicciardini è d'accordo ma non reputa che tutto questo sia stato un male per l'Italia. Se ci fosse stato infatti, uno stato unitario, "una città avrebbe prevalso sulle altre" e non ci sarebbe stata quella splendida fioritura di centri d'arte e cultura come stava avvenendo nel Rinascimento. E poi, quando mai nella storia d'Italia, c'è stato un dominio unitario, fatta eccezione per quello romano, che tenne l'Italia unita si, ma con la forza delle sue legioni? D'altra parte è nello spirito naturale dell'italiano curare il suo "particulare"; ed ormai le caratteristiche delle varie culture e società italiane possono essere conservate, ed è bene che lo siano, solo in uno stato federale. Quindi in Guicciardini c'é un realismo politico che manca a Machiavelli che segue il progetto di uno stato unitario italiano guardando alle grandi monarchie nazionali europee, non considerando che quelle si erano costituite per la forza di una borghesia intraprendente e aperta, mentre in Italia sopravviveva una meschina borghesia municipalistica incapace di guardare oltre i ristretti limiti del comune o della regione. Per il popolo poi, le masse contadine, "o Franza o Spagna, purché se magna"

Il giudizio del De Sanctis

Francesco De Sanctis non ebbe simpatia per Guicciardini ed infatti il critico romantico non nascose di apprezzare maggiormente il Machiavelli. Nella sua storia della letteratura italiana il critico originario della provincia di Avellino mise in evidenza come Guicciardini fosse sì in linea con le aspirazioni di Machiavelli, ma se il secondo agì in linea con i suoi ideali, il primo invece "non metterebbe un dito a realizzarli" (per dirla con le parole di De Sanctis)

Le opere

Curiosità

Guicciardini è il protagonista, insieme a Niccolò Machiavelli, di un romanzo scritto da Raphaël Cardetti nel 2003, intitolato La vendetta di Machiavelli, una storia dalle tinte gialle che si svolge nella Firenze del 1498.

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Altri progetti

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