Fragments of Freedom

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Fragments of Freedom
album in studio
ArtistaMorcheeba
Pubblicazione1º agosto 2000
Durata44:09
Dischi1
Tracce12
GenerePop
Rhythm and blues
Acid jazz
EtichettaSire Records, Warner Bros. Records
ProduttorePaul Godfrey, Ross Godfrey, Pete Norris
RegistrazioneMorcheeba Heads Quarter, South London (Regno Unito)
FormatiCD, LP, MC, download digitale, streaming
Certificazioni
Dischi d'oroBandiera dell'Australia Australia[1]
(vendite: 35 000+)
Bandiera della Francia Francia[2]
(vendite: 100 000+)
Bandiera del Regno Unito Regno Unito[3]
(vendite: 100 000+)
Bandiera della Svizzera Svizzera[4]
(vendite: 25 000+)
Morcheeba - cronologia
Album precedente
(1998)
Album successivo
(2002)
Singoli
  1. Rome Wasn't Built in a Day
    Pubblicato: 5 luglio 2000
  2. Be Yourself
    Pubblicato: 30 ottobre 2000
  3. World Looking In
    Pubblicato: 20 febbraio 2001

Fragments of Freedom è il terzo album in studio del gruppo musicale britannico Morcheeba, pubblicato il 1º agosto 2000 dalla Sire Records e dalla Warner Bros. Records.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Prodotto da Paul e Ross Godfrey insieme a Pete Norris, Fragments of Freedom ha segnato una svolta nella carriera dei Morcheeba, presentando il gruppo musicale in una veste più matura con canzoni dal clima più spensierato rispetto ai toni prevalentemente malinconici e cupi dei dischi d'esordio, quali Who Can You Trust? (1996) e Big Calm (1998). L'album infatti si allontana dal trip hop, genere che aveva caratterizzato la cifra stilistica del complesso artistico, per dare spazio a sonorità tipiche dell'hip hop e del funk, sottolineate dalle collaborazioni con i rapper Mr. Complex, Biz Markie e Bahamadia. Il 29 agosto 2000 in un'intervista concessa a MTV, Paul Godfrey a proposito dell'evoluzione del gruppo, relativamente al suo stile musicale ha affermato:[5]

«I Morcheeba hanno sempre fatto musica con alcuni elementi felici, ma questo disco è stato più di una sfida, dato che siamo rimasti lontani da qualsiasi cosa cupa. Penso che sia molto difficile scrivere musica allegra. È più facile essere artistici quando scrivi con tristezza.»

Successivamente, il 10 agosto 2001 in un'intervista rilasciata sempre da Paul Godfrey al quotidiano britannico The Guardian, viene esplicitato che la fonte ispiratrice dell'album siano state le frequenti rotazioni musicali trasmesse da MTV che guardavano nelle camere di hotel in cui soggiornavano durante la tournée intrapresa in sostegno della promozione del precedente album Big Calm:[6]

«Viaggiavamo costantemente e trascorrevamo molto tempo in camere d'albergo, guardando MTV. Dopo un po' diventa la tua influenza, quindi per l'ultimo album l'idea era di creare un disco che prendesse in giro lo stile pop di MTV, ma in realtà era troppo vicino allo stile pop di MTV. Ho riconosciuto un tratto simile nell'ultimo album di Beck, penso che sia stato un prodotto di troppe notti in camere d'albergo, ora stiamo di nuovo diventando più semplici.»

Promozione[modifica | modifica wikitesto]

L'annuncio della pubblicazione dell'album risale al 24 maggio 2000, data in cui il gruppo musicale ha rivelato il titolo e la lista tracce del nuovo progetto discografico.[7] Il primo singolo estratto dall'album è stato Rome Wasn't Built in a Day, entrato in rotazione radiofonica il 5 luglio anticipando la pubblicazione del disco. Come secondo singolo è stato scelto il brano Be Yourself, lanciato sul mercato a partire dal 30 ottobre.[8] Il 20 febbraio 2001, infine, è stato pubblicato come terzo ed ultimo singolo il brano World Looking In.

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
AllMusic[9]
The A.V. Club[10]
Billboard[11]
The Guardian[12]
New Musical Express[13]
Pitchfork[14]
Rolling Stone[15]

Su Metacritic, che assegna un voto in base 100 raccogliendo le varie recensioni delle principali testate giornalistiche, Fragments of Freedom ha ricevuto un voto di 62/100 basato su 16 recensioni.[16]

Scrivendo per il The A.V. Club, Joshua Klein da un'opinione positiva sull'album, scrivendo che «il disco flirta con dozzine di stili, con così tanta diversità da traccia a traccia che l'album non crea mai abbastanza slancio artistico. Diversi momenti però sono più che degni dell'eredità della gruppo». Tom Moon scrive per Rolling Stone che «i ritornelli possono essere leggeri (Io e te dovevamo essere), ma i tocchi musicali che circondano Love Is Rare (in particolare le sonorità della chitarra di Ross Godfrey) e la voce da sogno di World Looking In sono abbastanza forti da trasportare anche gli stanchi cliché» notando che «raramente la parte superficiale sembra così ricca di personalità».[15] Al Shipley invece per Pitchfork critica l'album commentandolo «non meno piatto, liscio o prodotto in serie rispetto alla sua custodia» e affermando che c'erano «potenzialità e abilità» ma nessuna «personalità o creatività», aggiungendo che «i cantanti di supporto ora affollano la voce di Skye Edwards, una volta sottile e distintiva, oscurando l'unico fascino eccezionale del complesso»,[14] similarmente a Robert Christgau che ha definito il disco un «disastro» sul The Village Voice.[17]

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

Testi e musiche di Paul Godfrey, Ross Godfrey e Skye Edwards, eccetto dove indicato.

  1. World Looking In – 4:06
  2. Rome Wasn't Built in a Day – 3:34
  3. Love Is Rare – 4:03
  4. Let It Go – 4:43
  5. A Well Deserved Break – 2:12
  6. Love Sweet Love (feat. Mr. Complex) – 3:57
  7. In the Hands of the Gods (feat. Biz Markie) – 1:40
  8. Shallow End – 3:51
  9. Be Yourself – 3:13
  10. Coming Down Gently – 4:18
  11. Good Girl Down (feat. Bahamadia) – 3:26 (Paul Godfrey, Ross Godfrey, Skye Edwards, Antonia Reed)
  12. Fragments of Freedom – 5:06
Contenuto multimediale nell'edizione speciale
  1. Making of Fragments of Freedom (CD ROM Short Film)
Traccia bonus nell'edizione giapponese
  1. Frogmarched to Freedom – 4:55

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Gruppo
Altri musicisti
  • Derek Green – coro (tracce 1-6 e 8)
  • Steve Bentley-Klein – violino (tracce 2-4, 8, 9 e 11), tromba (tracce 3 e 4), pianoforte elettrico (tracce 8 e 11), pianoforte (tracce 9 e 11), mandolino (traccia 12)
  • Steve Gordon – basso (tracce 2, 5, 6, 9 e 10)
  • Martin Carling – batteria (tracce 2, 3, 6, 8, 9 e 11)
  • Dee Lewis – coro (tracce 2, 4 e 6)
  • Dan Colgan – organo Hammond (tracce 2 e 10), pianoforte elettrico (traccia 10)
  • Joy Rose – coro (tracce 2 e 11)
  • Paul Jason Fredericks – coro (traccia 2)
  • Steve Sidwell – tromba (traccia 2)
  • Chris White – sassofono (traccia 2)
  • Mario Castronari – contrabbasso (tracce 2 e 11)
  • Weston Foster – coro (traccia 4)
  • Mr. Complex – voce aggiuntiva (traccia 6)
  • DJ Crossphader – stratch (traccia 6)
  • Biz Markie – voce aggiuntiva (traccia 7)
  • Natalia Bonner – violino (tracce 8, 9 e 11)
  • Noel Vine – violino (tracce 8, 9 e 11)
  • DJ First Rate – stratch (traccia 9)
  • Adam Jarrett – coro (traccia 9)
  • Tony Wall – coro (traccia 9)
  • Bahamadia – voce aggiuntiva (traccia 10)
Produzione
  • Paul Godfrey – produzione, missaggio
  • Ross Godfrey – produzione, missaggio
  • Pete Norris – produzione, missaggio, programmazione sintetizzatore
  • Derek Green – produzione vocale aggiuntiva

Classifiche[modifica | modifica wikitesto]

Classifiche di fine anno[modifica | modifica wikitesto]

Classifica (2000) Posizione
Italia[24] 29
Nuova Zelanda[25] 43
Regno Unito[26] 96
Svizzera[27] 66

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) ARIA Charts - Accreditations - 2001 Albums, su aria.com.au, Australian Recording Industry Association. URL consultato il 28 maggio 2019.
  2. ^ (FR) Morcheeba - Fragments of Freedom – Les certifications, su SNEP. URL consultato il 17 novembre 2018.
  3. ^ (EN) Fragments of Freedom, su British Phonographic Industry. URL consultato il 17 novembre 2018.
  4. ^ (DE) Edelmetall, su hitparade.ch, Schweizer Hitparade. URL consultato il 17 novembre 2018.
  5. ^ (EN) Morcheeba Incorporate Hip-Hop, Funk On Third Album, su mtv.com, MTV, 29 agosto 2000. URL consultato l'11 novembre 2018.
  6. ^ (EN) Home entertainment: Morcheeba, su theguardian.com, The Guardian, 10 agosto 2001. URL consultato l'11 novembre 2018.
  7. ^ (EN) MORE 'CHEEBA!, su nme.com, New Musical Express, 24 maggio 2000. URL consultato il 12 novembre 2018.
  8. ^ (EN) MORCHEEBA GET '..SELF'-ISH, su nme.com, New Musical Express, 17 ottobre 2000. URL consultato il 12 novembre 2018.
  9. ^ (EN) Heather Phares, Fragments of Freedom, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 1º gennaio 2019.
  10. ^ (EN) Joshua Klein, Morcheeba: Fragments Of Freedom, su music.avclub.com, The A.V. Club, 8 gennaio 2000. URL consultato il 1º gennaio 2019.
  11. ^ (EN) Michael Paoletta, U.K.'s Morcheeba Further Evolves, in Billboard, 8 luglio 2000, p. 12. URL consultato il 1º gennaio 2019.
  12. ^ (EN) Happy tedium, su theguardian.com, The Guardian, 7 luglio 2000. URL consultato il 1º gennaio 2019.
  13. ^ (EN) Fragments Of Freedom, su nme.com, New Musical Express, 12 settembre 2005. URL consultato il 1º gennaio 2019.
  14. ^ a b (EN) Al Shipley, Morcheeba: Fragments of Freedoom, su pitchfork.com, Pitchfork, 30 settembre 2000. URL consultato il 1º gennaio 2019.
  15. ^ a b (EN) Tom Moon, Morcheeba: Fragments of Freedom, su rollingstone.com, Rolling Stone, 27 gennaio 2003. URL consultato il 1º gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2003).
  16. ^ (EN) Fragments of Freedom by Morcheeba, su metacritic.com. URL consultato il 1º gennaio 2019.
  17. ^ (EN) Consumer Guide: Getting Bizzy, su robertchristgau.com, The Village Voice, 5 dicembre 2000. URL consultato l'11 novembre 2018.
  18. ^ a b c d e f g h i j k (NL) Morcheeba - Fragments Of Freedom, su ultratop.be, Ultratop. URL consultato il 18 novembre 2018.
  19. ^ (EN) Morcheeba, su irish-charts.com. URL consultato il 3 aprile 2021.
  20. ^ (EN) Fragments of Freedom, su officialcharts.com, Official Charts Company. URL consultato il 18 novembre 2018.
  21. ^ (EN) Morcheeba - Chart history (Billboard 200), su billboard.com, Billboard. URL consultato il 18 novembre 2018.
  22. ^ (EN) HEATSEEKERS ALBUMS, su billboard.com, Billboard. URL consultato il 9 marzo 2020.
  23. ^ (HU) Album Top 40 slágerlista: 2000. 38. hét: 2000. 09. 18. - 2000. 09. 24., su Hivatalos magyar slágerlisták. URL consultato il 10 marzo 2023.
  24. ^ Gli album più venduti del 2000, su hitparadeitalia.it, Hit Parade Italia. URL consultato il 4 aprile 2021.
  25. ^ (EN) Official Top 40 Albums - End of Year Charts 2000, su nztop40.co.nz, The Official NZ Music Charts. URL consultato il 5 aprile 2021.
  26. ^ (EN) End of Year Album Chart Top 100 - 2000, su officialcharts.com, Official Charts Company. URL consultato il 4 aprile 2021.
  27. ^ (DE) Schweizer Jahreshitparade 2000, su hitparade.ch, Schweizer Hitparade. URL consultato il 4 aprile 2021.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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