Discussioni utente:GiorgioPro/Giovanni dalle Bande Nere

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Giovanni dalle Bande Nere (Forlì, 6 aprile 1498 - Mantova, 30 novembre 1526) è un condottiero rinascimentale.

La biografia[modifica wikitesto]

Giovanni era figlio del fiorentino Giovanni de' Medici (detto "il Popolano") e di Caterina Sforza, la signora guerriera di Forlì e Cesena, una delle donne più famose del Rinascimento, che aveva inutilmente lottato contro Cesare Borgia sulla rocca forlivese.
Fu ritenuto da Niccolò Machiavelli come la figura capace di unificare l'Italia.
Giovanni passò la propria infanzia in un convento, poichè la madre era prigioniera di Cesare Borgia.

Nel 1509 Caterina Sforza morì e la tutela di Giovanni passò al canonico Francesco Fortunati e al ricchissimo fiorentino Jacopo Salviati, marito di Lucrezia de' Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico. Jacopo Salviati dovette spesso rimediare con la propria autorità e fama alle numerose marachelle del ragazzo, ma nel 1511 però non potè evitargli il bando da Firenze, per l'uccisione di un suo coetaneo in una lite tra bande di ragazzi, bando ritirato poi l'anno successivo.

Quando il Salviati fu nominato ambasciatore a Roma nel 1513 Giovanni lo seguì, e qui fu iscritto nelle milizie pontificie grazie all'intercessione del Salviati presso il fratello del cognato, Papa Leone X.

La prima battaglia nel suo nuovo ruolo di soldato papale avvenne il 5 marzo 1516 nella guerra contro Urbino al seguito di Lorenzo de' Medici. La guerra durò solo 22 giorni, dopo i quali Francesco Maria I della Rovere si arrese; nonostante la propria indole irrequieta Giovanni riuscì a insegnare agli uomini della sua compagnia, militari indisciplinati, rozzi e individualisti, disciplina e obbedienza.
Da qui Giovanni creò una propria compagnia ed ebbe una grossa intuizione nell'osservare che la cavalleria pesante era in declino. Scelse perciò cavalli piccoli e leggeri, preferibilmente turchi o berberi, con cui organizzare imboscate; individuò nella mobilità l'arma più utile da usare. Esercitava i nuovi venuti personalmente; spesso i traditori erano condannati a morte.

Sposò Maria Salviati, figlia di Jacopo, che gli diede un figlio, Cosimo, destinato un giorno a diventare Granduca di Firenze.

Nel 1520 sconfisse diversi signorotti ribelli marchigiani, tra i quali Ludovico Uffreducci che uccise in battaglia a Falerone. Nel 1521 Leone X si allea con re Carlo V, contro Francesco I per consentire agli Sforza di tornare padroni di Milano e per occupare le città perdute di Parma e Piacenza; Giovanni è assoldato e posto sotto il comando di Prospero Colonna. Partecipa in novembre alla battaglia di Vaprio d'Adda: oltrepassa il fiume controllato dai francesi e li mette in fuga, aprendo la strada per Pavia, Milano, Parma e Piacenza.

Il 1º dicembre muore Leone X, e Giovanni per manifestare il lutto fa annerire le insegne, che fino ad allora erano a righe bianche e viola, diventando così famoso presso i posteri come Giovanni dalle Bande Nere.

Nell'agosto 1523 Giovanni viene ingaggiato dagli imperiali, e nel gennaio del 1524 attacca di notte il campo del francese Baiardo, mentre questi dormiva e lo costringe a scappare, facendo prigionieri oltre trecento soldati. Successivamente affronta gli Svizzeri, che intanto sono calati dalla Valtellina in aiuto dei Francesi, Giovanni li sconfigge a Caprino Bergamasco, mettendo l'armata francese in fuga dall'Italia.

Intanto a Roma diviene papa Clemente VII, della famiglia Medici, cugino della madre di Giovanni, Caterina; il nuovo pontefice paga tutti i debiti di Giovanni, chiedendogli però in cambio di passare con i Francesi. Questo accade nel 1524 quando Francesco I entra nuovaente in Italia per una campagna militare e ritorna in Lombardia schierandosi sotto Pavia. Qui inizia il preludio alla famosa battaglia e alla cattura del re francese.

La compagnia di Giovanni non partecipa alla battaglia: in una scaramuccia il 18 febbraio 1525 Giovanni è ferito ad una coscia da un colpo di archibugio e viene trasportato a Piacenza per essere medicato; in parte le Bande Nere lo seguono, in parte si sciolgono, la ferita è molto grave e Giovanni deve recarsi a Venezia.

Qui potrebbe mettersi al servizio della Serenissima, ma è tipo troppo ribelle e declina con la frase: "Nè a me si conviene per esser io troppo giovane, nè ad essa perchè troppo attempata".

Nel 1526 re Francesco I torna libero e in maggio, nasce la lega di Cognac contro l'Impero; papa Clemente si schiera con il re Francesco e a Giovanni è affidato il comando delle truppe pontificie. Il 6 luglio il capitano generale Francesco Maria I della Rovere, di fronte alle soverchianti forze imperiali, abbandona Milano, ma Giovanni rifiuta l'ordine di fare la stessa cosa e attacca la retroguardia del nemico alla confluenza del Mincio col Po, sconfiggendo i tedeschi.

Però il 25 novembre Giovanni viene colpito allo stinco da un colpo di falconetto, che gli procura una gravissima ferita. Viene subito trasportato a San Niccolò Po ma non si trova un medico perciò è trasportato a Mantova, dove gli viene amputata la gamba. Per effettuare l'operazione il medico chiede che 10 uomini tengano fermo Giovanni.

Pietro Aretino testimone oculare, descrive le sue ultime ore in una lettera a Francesco Albizi: "«Neanco venti» disse sorridendo Giovanni «mi terrebbero», presa la candela in mano, nel far lume a se medesimo, io me ne fuggi, e serratemi l'orecchie sentii due voci sole, e poi chiamarmi, e giunto a lui mi dice: «Io sono guarito», e voltandosi per tutto ne faceva una gran festa".

Nonostante l'amputazione nel giro di quattro giorni Giovanni morì, il 30 novembre 1526. Fu sepolto con la sua armatura nella chiesa di S. Francesco. Con questo colpo i Lanzichenecchi si aprirono la strada verso Roma, che arrivarono a saccheggiare nel 1527.

Giovanni fu un comandante di bande, non di eserciti, anche se molto disciplinate; era temerario nell'azione fulminea come i primi uomini d'arme. In questo senso Giovanni va considerato l'ultimo soldato di ventura.

Un ritratto di Giovanni dalle Bande Nere, dipinto da Gian Paolo Pace è conservato presso la Galleria degli Uffizi a Firenze. Il dipinto fu regalato da Pietro Aretino a Cosimo I de' Medici, figlio di Giovanni, ed era stato, in un primo tempo, commissionato a Tiziano che non potè realizzare il ritratto per altri impegni. La notizia ci arriva da Giorgio Vasari ("Vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri).

Filmografia[modifica wikitesto]

Su Giovanni dalle Bande Nere fu prodotto in Italia un film nel 1957, tratto dal romanzo di Luigi Capranica con la regia di Sergio Grieco e con Vittorio Gassman nella parte di Giovanni.

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