Cesare Guasco

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Cesare Guasco
Patrizio alessandrino
dei signori di Spigno
Stemma
Stemma
Altri titoliPater Patriæ
MorteAncona, 29 luglio 1568
Luogo di sepolturaCattedrale di Ancona
DinastiaGuasco
PadreAnnibale
MadreTommasia di Incisa
ConsorteLaura Guasco
FigliGiulia
Annibale
Scipione
Francesco
Tomasa
Giovanni
Religionecattolica
Cesare Guasco
MorteAncona, 29 luglio 1568
Cause della mortesuicidio
Luogo di sepolturaCattedrale di Ancona
Etniaitaliano
Religionecattolica
Dati militari
Paese servito Regno di Francia
Sacro Romano Impero
Stato Pontificio
Forza armata esercito francese
Esercito del Sacro Romano Impero
Esercito dello Stato Pontificio
Armafanteria
cavalleria
Anni di servizio1515~1566
GradoCommissario generale di tutte le fortezze del patrimonio ecclesiastico
Comandantipapa Pio V
GuerreGuerra della Lega di Cambrai
Battagliebattaglia di Marignano
Comandante diPaolo Giordano I Orsini
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Cesare Guasco, dei signori di Spigno (? ? – Ancona, 29 luglio 1568[1]), è stato un nobile e condottiero italiano, tra i più celebri del XVI secolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Cesare Guasco - figlio del patrizio alessandrino dei signori di Spigno, Annibale detto il vecchio, e di Tommasia di Incisa[2] - ancora giovane, servì come capitano di fanteria negli eserciti di Francesco I di Francia. Grazie al suo coraggio e alla sua esperienza dimostrati in numerosi scontri, fu promosso al grado di comandante di cavalleria. La sua reputazione si consolidò durante la spedizione di Francesco I del 1515, con la sanguinosa battaglia di Marignano, per la conquista di Milano. Il re si affidò più volte ai consigli di Cesare e lo proclamò, durante un'assemblea dei suoi generali, il soldato più abile dell'esercito.

Tuttavia, queste distinzioni generarono invidia e gelosia tra i suoi compagni, tanto che Guasco decise di abbandonare le insegne di Francia e passare, insieme a suo fratello, al servizio di Carlo V d'Asburgo. Continuò a distinguersi in molte imprese fino in età avanzata, Nell'ultima parte della sua vita si dedicò interamente ai servizi di papa Pio V. Quest'ultimo lo nominò commissario generale di tutte le fortezze del patrimonio ecclesiastico[3] nel 1566, conferendogli tale incarico con un breve:

(LA)

«Pio P.P.V.
Dilecte fili, salutem et apostolicam benedictionem.
Cum nos de tua spectata virtute ingenio prudentia et rei militaris peritia plurimum in Domino confidamus capiamusque pro nostri officii vigilantia a solicitudine statum nostrum ecclesiasticum adversus imminentia quecumque hostium præsertim infidelium pericula communire ne sicuti hoc anno factum est Populi nobis et S. Rom. Eccles. subiti trepidatione ne post hac periclitate valeant.
Ideirco tibi ultra cetera negotia alias cure tue per nostras in forma Brevis literas demandata quorum administrationum jurta dictarum literarum formam et tenore etc. tibi confirmamus curam et negocium omnia loca dictioni nostre subiecta circa oram Adriatici maris incipiendo a civitate nostra Ancona et Portu Asculi versus Fanum et Ariminum usque pertinentia pro ut expediens esse cognoveris muniendi ac reparandi nec non mœnibus propugnaculis aggeribus fossis validis et opportunis firmandi per presentes commictimus et demandamus.
Teque super his nostrum et apostolice sedis commissarium cum auctoritate facultatibus potestate ad hoc commoda et necessaria nec non provisione menstrua quinquaginta scutorum auri ad beneplacitum nostrum costituimus et deputamus Tibi mandantes ut quam primum Anconam ante omnia te conferas ibique ea quæ tibi oretenus commissarius exequaris. Deinde Fanuro et ad alia loca tibi visa accedas et cuncta pro munitionibus hujusmodi erigendis et faciendis opportuna mature providens ac prepares.
Illasque omni qua fieri poterit diligentia fieri cures et facias, dantes et concedentes tibi etiam plenam et amplam facultatem et potestatem nostris et ejusdem Ecclesiæ magistratibus et officialibus et ministris nec non comunitatibus, universitatibus et particularibus personis omnia et singula que ad munimenta hujusmodi celeriter peragenda pertinere existimaveris (omissis).
Et insuper de tua fide et experientia plenam in domino fiduciam habentes te super intendentem arcium omnium et fortalitiorum nostrorum in provincis nostris Romandiole et Marchie Anconitane consistentium pariter ad beneplacitum nostrum tenore presentim Deputamus (omissis).
Datum Romæ apud Sanctum Petrum sub annulo Piscatoris die V octobris MDLXVI Pontificatus nostri anno primo.
Cæsar Glororius Seg.
(a tergo) Dilecto filio Cesari Guasco Nobili Alexandrino commissario nostro.»

(IT)

«Pio P.P.V.
Diletto figlio, saluti e benedizioni apostoliche.
Poiché abbiamo piena fiducia nella tua comprovata virtù, ingegno, prudenza e abilità militare, prendiamo a cuore la vigilanza e la sollecitudine del nostro ufficio per difendere il nostro stato ecclesiastico da qualsiasi pericolo imminente, specialmente da parte dei nemici infedeli, affinché non si ripeta quanto accaduto quest'anno, quando il popolo e la Santa Romana Chiesa sono stati turbati dalla paura e non possano subire ulteriori pericoli in futuro.
Pertanto, oltre alle altre tue responsabilità, tramite questa lettera formale e i nostri ordini, confermiamo a te l'incarico e il compito di prenderti cura di tutte le località soggette alla nostra giurisdizione lungo la costa del mare Adriatico, a partire dalla nostra città di Ancona e dal Porto d'Ascoli fino a Fano e Rimini, per quanto riterrai necessario difendere e riparare, nonché di rafforzare con mura, fortificazioni, terrapieni e fossati validi e opportuni.
Ti nominiamo e ti affidiamo come nostro commissario e rappresentante della Santa Sede con l'autorità, le facoltà e il potere necessari per questo compito, nonché un'assegnazione mensile di cinquanta scudi d'oro, a nostra discrezione.
Ti ordiniamo di recarti quanto prima ad Ancona e di eseguire le attività finora affidate a te come commissario. Successivamente, dirigi la tua attenzione anche a Fano e ad altre località che ritieni opportune per la costruzione e la realizzazione di tali opere di difesa.
Assicurati che tutto ciò sia fatto con la massima diligenza possibile, concedendoti piena e ampia autorità e potere su tutti i magistrati, gli ufficiali, i ministri, le comunità, le università e le persone singole che riguardano l'implementazione rapida di tali opere di difesa (omissis).
Inoltre, avendo piena fiducia nella tua fedeltà ed esperienza, ti nominiamo sovrintendente di tutte le nostre fortezze e fortificazioni nelle province della Romagna e della Marca Anconitana, secondo il nostro piacere come stabilito nel presente documento (omissis).
Dato a Roma presso San Pietro, il quinto giorno di ottobre dell'anno 1566, nel primo anno del nostro pontificato.
Cesare Glorioso, Segretario.
(sul retro) Al dilettissimo figlio Cesare Guasco, nobile Alessandrino, nostro commissario.»

Segue al breve di Pio V la seguente lettera d'avviso dell'arrivo del Guasco a Fano:

«Molto magnifici signori,
Nostro Signore confidando molto nella diligenza, bontà et valore del signor Cesare Guasco, s'è risoluto mandarlo costì con ordine che debba rivedere quella fortificatione et provvedere al bisogno di essa. Non mancherete de riceverlo et vederlo volentieri come so che farete et per contermarci con la mente de Sua Beatitudine et per li meriti propri di questo honorato Gentiluomo.
Et nel resto Sua Santità vuole che codesta Comunità consegni effectualmente a chi ordinerà esso signor Cesaro li denari che si trova in mano per conto de detta fortificatione, et respondino et sborsino secondo che egli commetterà per suoi mandati.
Vuole ancora S. S. che lui riveda li conti delli mille scudi del sussidio triennale pervenuti in mano vostra per causa de detta fabbrica, onde dovete mostrarli le scritture pertinenti a tale effetto.
Et sapendo che voi eseguirete tutti questi ordini senza replica alcuna non mi estenderò in altro se non che io mi offero di continuo.
Di Roma alli 18 di ottobre 1566.
A tutto vostro il Cardinal Alessandrino.
(a tergo) Alli molto magnifici amici nostri carissimi il Confaloniere et Priori di Fano

Nel 1566, l'armata navale di Solimano II dominava vittoriosamente l'Adriatico, devastando le città costiere del regno di Napoli. Il papa, preoccupato per la propria sicurezza e soprattutto per quella di Ancona, una città scarsamente fortificata e difesa, affidò a Cesare Guasco il comando della sua difesa. Con l'aiuto di quattromila uomini inviati da Roma sotto il comando di Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano, Guasco riuscì a proteggere la città da un'invasione turca e in pochi giorni eresse una vasta cinta muraria intorno ad Ancona, dotandola di bastioni e altre fortificazioni e armamenti provenienti dalle altre fortezze dello Stato Pontificio, in particolare da Perugia[4]. Questo sforzo richiese un lavoro incredibile e molto faticoso per rendere praticabile la strada. L'impresa di Guasco fu elogiata come un'impresa sicuramente di straordinaria grandezza, e gli conferì una fama immortale.

Una volta cessato il pericolo, Pio V rimase estremamente soddisfatto dell'operato del suo illustre concittadino. Per esprimere la sua gratitudine, il Papa gli rivolse un breve in cui utilizzò parole affettuose e lusinghiere, concedendo a lui e ai suoi discendenti il privilegio di inserire lo insegne pontificie nell'arma dei Guasco. Gli abitanti di Ancona, a loro volta, onorarono il condottiero con un decreto pubblico che lo riconobbe come Pater Patriæ. In suo onore, la collina che prima era chiamata Monte Marano fu rinominata colle Guasco e una delle vie principali della città, che collega il Municipio alla cattedrale di Ancona, prese il nome di via del Guasco. A testimonianza di questo evento, fu collocata una lapide sullo stesso monte, riportante il seguente testo:

(LA)

«In Maximo Periculo Ac Metu Ob Propinquam Turcarum Classem Montem Hunc Optimo Auspicio
Guascum Denominatum Tuta Arce Ac Validissimo Propugnaculo Paucis Diebus Cæsar Guascus Alexandrinus
Anconam A PIO V Pontifice Maximo Missus, Ut Rei Militari Præesset
Ad Portus Et Civitatis Tutelam Munivit
Anno Christianæ Salutis M. D. LXVI
»

(IT)

«In massimo pericolo e timore a causa della vicina flotta turca, questo monte, sotto gli auspici più felici
è stato chiamato Monte Guasco in onore di Cesare Guasco, Alessandrino
inviato a Ancona da Papa Pio V, il Pontefice Massimo, per comandare le forze militari
In pochi giorni, ha provveduto alla difesa e alla protezione del porto e della città
nell'anno della salvezza cristiana 1566»

Un'altra fu posta sotto le finestre della galleria del palazzo episcopale coi seguenti distici:

(LA)

«Cum Classe Ingenti Tuca Hic Veheretur Ab Ortu
Cæsarea, Ut Scivit, Hæc Fabricata Manu,
Confugit, Ne Mons Flammis Estingueret Illos
Ipsos Infidos Fulmine Mergat Acquis
»

(IT)

«Mentre questa grande flotta turca si avvicinava da est
Cesare, essendosene accorto, si rifugiò qui
per impedire che la montagna venisse consumata dalle fiamme,
e per far sì che i traditori stessi fossero annientati dal fulmine e dall'acqua.»

Quasi tutte le altre città della Romagna si unirono ad Ancona nel rendere omaggio alla virtù e all'intelligenza di Cesare Guasco. In particolare, Osimo, Foligno, Ravenna, Camerino e Macerata, esponendo pubblicamente lo stemma della sua famiglia, lo considerarono loro concittadino. Nel 1567, Guasco fu inviato a Ravenna, dove gli fu conferita la dignità senatoria. Al suo ritorno ad Ancona nel 1568, dopo aver mostrato segni di follia per due giorni, precipitò da una finestra della sua camera e morì nella notte di mercoledì 29 luglio, intorno alle 5 del mattino.

La morte di questo eroe fu considerata una grande sventura per tutti. Il suo corpo ricevette solenni onoranze funebri a spese del tesoro pubblico, e nella cattedrale di San Ciriaco fu eretto un monumento sepolcrale in sua memoria, insieme all'epigrafe che segue:

(LA)

«Hic Ossa Sita Sunt Illustris Cesaris Guaschi Alexandrini
Pii V Pontificis Maximi Colonelli Anconæe Et Marittime Piceni Ore Prefecti
Viri Omnibus Fortunæ Naturæque Muneribus Atque Virtutibus Ornato
Vixit Annos LXXIIII Obiit Die XXVIII JULII MDLXVIII
»

(IT)

«Qui sono sepolti i resti del celebre Cesare Guasco Alessandrino
colonnello di Pio V Pontefice Massimo Prefetto di Ancona e dei territori marittimi dei Piceni
Uomo adornato di ogni fortuna, natura e virtù
Visse per 74 anni, morì il 28 luglio 1568.»

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Ludovico Giacomo  
 
Isotta Balbo  
Cristoforo II  
? ?  
 
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Annibale I  
Guido Visconti ?  
 
?  
Catterina Visconti  
Leta di Imola ?  
 
?  
Cesare Guasco  
? ?  
 
?  
Giovanni Antonio di Incisa  
? ?  
 
?  
Tommasa di Incisa  
? ?  
 
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?  
? ?  
 
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Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Sposa una sua cugina, Laura Guasco, figlia di Francesco, signore di Alice. La coppia ebbe sei figli:

  • Giulia (*? †?);
  • Annibale II (*15401619). Distinto cittadino di Alessandria e importante letterato e madrigalista a cavallo tra XVI e XVII secolo[5]. Si sposò con Laura Bellone (*? †1624), figlia del patrizio alessandrino Luigi Bellone e di Veronica Panigarola. La coppia ebbe sei figli;
  • Scipione (*15481586). Musico, versato nelle lingue, fu uni due promotori dell'Accademia degli Immobili di Alessandria, eretta, nel 1562, da Guarnerio Trotti, Emilio Mantelli e Giovanni Francesco Aulari. Sposò, intorno al 1580, la patrizia genovese Gerolama Granari;
  • Francesco (*? †?). Capitano di fanteria italiana sotto Francesco I di Francia. Passò, insieme al fratello Scipione, con la Spagna, partecipando alla guerra mossa da Filippo II di Spagna contro il Portogallo nel 1580;
  • Tomasa (*? †?);
  • Giovanni (*? †?). Figlio naturale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Francesco Guasco di Bisio, tav. XI.
  2. ^ Figlia di Giovanni Antonio, marchese di Incisa e signore di Rocchetta Tanaro.
  3. ^ Maria Lucia De Nicolò, p. 136.
  4. ^ Maria Lucia De Nicolò, pp. 136, 137.
  5. ^ Giuseppe Girimonti Greco.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]