Cappella Palatina (Napoli)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Voce principale: Palazzo Reale di Napoli.
Cappella Palatina
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
LocalitàNapoli
Coordinate40°50′11.57″N 14°15′01.01″E / 40.836546°N 14.25028°E40.836546; 14.25028
Religionecattolica di rito romano
TitolareAssunzione di Maria
Arcidiocesi Napoli
Consacrazione1646
Sconsacrazione1943
ArchitettoFrancesco Antonio Picchiatti
Stile architettonicobarocco
Sito webpalazzorealenapoli.it/cms/

La cappella Palatina, chiamata anche cappella reale dell'Assunta, è una cappella palatina sconsacrata ubicata all'interno del Palazzo Reale di Napoli.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'altare maggiore

I lavori di costruzione della cappella Palatina iniziarono nel 1643[1] sotto la direzione di Francesco Antonio Picchiatti: nel 1644 lo stesso Picchiatti preparò il bando di gara per le decorazioni[2] e nel 1646, anno in cui fu consacrata alla Madonna Assunta, iniziarono le prime celebrazioni per volere del viceré Rodrigo Ponce de León[3]; nello stesso periodo inoltre furono pagate le decorazioni interne eseguite da artisti come Jusepe de Ribera, che dipinse la pala dell'altare maggiore, la Santissima Concezione, Giovanni Lanfranco, Charles Mellin e Giulio e Andrea Lazzari[2].

Nel corso del Seicento e del Settecento, oltre alle normali funzioni religiose la chiesa venne utilizzata come sede della Scuola musicale napoletana e dei maestri di Cappella, ospitando artisti come Alessandro e Domenico Scarlatti, Giovanni Battista Pergolesi e Giovanni Paisiello[3]. Lavori di restauro furono effettuati tra il 1660 e il 1668[4] e nel corso dell'Ottocento, in particolare: durante il periodo murattiano, tra il 1808 e il 1815, con i lavori affidati ad Antonio De Simone, durante la metà del secolo, sotto la direzione del Gaetano Genovese[4], e alla fine della dominazione borbonica, quando assunse l'aspetto definitivo[3].

Furono diversi i danni subiti con la seconda guerra mondiale e, dopo essere stata sconsacrata nel 1943[1], venne nuovamente restaurata e destinata all'esposizione museale di arredi sacri[3].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Una cappella della navata di sinistra

L'accesso alla cappella è consentito da una porta in legno del XVI secolo, proveniente dalla cappella del palazzo Vicereale[4], di cui è il più antico manufatto che si conservi, opera di Benvenuto Tortelli[1]: sistemata nella posizione attuale durante i restauri curati da Genovese nel XIX secolo, in una cornice neoclassica, è in legno intagliato a finto bronzo, diviso in più comparti, con decorazioni che rimandano alla stella e alla conchiglia, simboli della Concezione e di san Giacomo il Maggiore, venerato nella cappella del palazzo Vicerale[5].

Internamente si presenta a navata unica con tre cappelle lungo i lati: tutto l'ambiente è decorato con stucchi in bianco e oro, risalenti alla fine della dominazione borbonica e eseguiti da artisti appartenenti all'Accademia di Napoli, i quali si occuparono tra l'altro anche di una serie di affreschi con tema Storia della Vergine, tra cui l'Assunzione sotto la navata, di Domenico Morelli, e Storie di Cristo[3]. Lungo i due lati della navata, nei pressi dei finestroni, sono presenti affreschi di Giacomo del Pò con tema Storie della Genesi, risalenti al 1706[3], mentre nella zona dell'abside, realizzata a finto cassettonato e nella fasce inferiore della navata, a finto marmo, raffigurazione di Eterno Padre tra Gesù Cristo, la Vergine e gli Evangelisti, gli angeli e i cherubini, in stile bizantino[1], risalenti al 1815 e opera di Giuseppe Cammarano[3]. L'altare maggiore proviene dalla chiesa di Santa Teresa degli Scalzi ed è stato portato al Palazzo Reale nel 1808[4], a seguito della soppressione degli ordini monastici voluta da Giuseppe Bonaparte[1]: opera di Dionisio Lazzari del 1674, è realizzato in pietre dure come agape, onici, lapislazzuli, ametiste e rame[3], e ha la forma simile a un tempio con colonne, con inserti di figure dorati di angeli e santi tra cui si riconosce anche santa Teresa[6].

Tra i dipinti custoditi nella cappella: Calvario e San Pietro d'Alcantara appare a santa Teresa di Francesco De Maria e provenienti dalla chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo. All'interno della cappella è stata realizzata un'esposizione permanente di arredi sacri precedentemente esposti in sacrestia: questi sono disposti in ordine cronologico come sculture e arredi del XVIII secolo, posti verso l'ingresso, e arredi del XIX secolo e reliquie disposte verso l'altare. Tra le opere presenti: Cristo, in avorio, San Michele che abbatte i demoni, in alabastro, risalente ai primi anni del XVIII secolo e proveniente dall'oratorio privato di Ferdinando I delle Due Sicilie[1], una serie di calici, pissidi e ostensori di Lorenzo Cavalieri, l'abito penitenziale di Maria Clotilde di Borbone-Francia e vari lavori in filigrana e miniature su avorio, oltre al paramento completo utilizzato per la venuta a Napoli nel 1849 di papa Pio IX, tra cui un ombrello processionale ricamato in ciniglia su seta bianca[7].

All'interno della cappella è custodito il presepe del Banco di Napoli, composto da quasi quattrocento pezzi risalenti ad un periodo compreso tra il XVIII e il XIX secolo, alcuni modellati da scultori napoletani come Giuseppe Sanmartino e Angelo Viva[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Guida, p. 40.
  2. ^ a b Porzio, p. 25.
  3. ^ a b c d e f g h Porzio, p. 140.
  4. ^ a b c d e Touring Club Italiano, p. 128.
  5. ^ Vicereale, p. 8.
  6. ^ Cappella Reale, Dionisio Lazzari, Altare in bronzo e pietre dure, su cir.campania.beniculturali.it. URL consultato il 22 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2016).
  7. ^ Porzio, pp. 140-141.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]