Camillo Finocchiaro Aprile

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Camillo Finocchiaro Aprile

Ministro di grazia e giustizia
Durata mandato29 giugno 1898 –
14 maggio 1899
PresidenteLuigi Pelloux
PredecessoreTeodorico Bonacci
SuccessoreAdeodato Bonasi

Durata mandato27 marzo 1905 –
24 dicembre 1905
PresidenteAlessandro Fortis
PredecessoreScipione Ronchetti

Durata mandato24 dicembre 1905 –
8 febbraio 1906
PresidenteAlessandro Fortis
SuccessoreEttore Sacchi

Durata mandato29 marzo 1911 –
19 marzo 1914
PresidenteGiovanni Giolitti
PredecessoreCesare Fani
SuccessoreLuigi Dari

Ministro delle poste e dei telegrafi
Durata mandato15 maggio 1892 –
15 dicembre 1893
PresidenteGiovanni Giolitti
PredecessoreAscanio Branca
SuccessoreMaggiorino Ferraris

Commissario regio di Roma
Durata mandatogiugno 1890 –
dicembre 1890
PredecessoreAugusto Armellini
SuccessoreOnorato Caetani

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXV, XVI, XVII XVIII, XIX, XX, XXI, XXII, XXIII, XXIV
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Democratico Costituzionale
Sinistra democratica
Centro giolittiano
Unione Liberale
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
ProfessioneGiurista

Camillo Finocchiaro Aprile (Palermo, 28 gennaio 1851Roma, 26 gennaio 1916) è stato un politico e giurista italiano, ministro della giustizia e delle poste del Regno d'Italia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Carolina Aprile e Andrea Finocchiaro, Camillo proveniva da una famiglia della borghesia palermitana. Il padre Andrea era funzionario presso il Comune di Palermo, mentre il nonno Camillo (Palermo, 1770 - 1862) era magistrato. Camillo era nipote dell'avvocato palermitano Lorenzo Finocchiaro, fratello del padre.

Attivo nella Carboneria e di idee repubblicane, a soli sedici anni, nel 1867, combatté con Garibaldi a Monterotondo[1].

Nel 1872 fu eletto consigliere comunale a Palermo, mentre era ancora studente universitario in giurisprudenza.[2] Deputato alla Camera già nel 1882 (XV legislatura), eletto a Palermo, fu sempre rieletto fino alla morte (dal 1892 nel collegio di Prizzi).

Sostenitore di Crispi, nel 1887 commissario regio a Catania e nel 1890 fu commissario regio al Comune di Roma, riuscendo a fine mandato a riportare in pareggio il bilancio comunale, e divenne ministro delle poste e dei telegrafi nel Governo Giolitti I (1892-1893).

Fu poi più volte ministro di Grazia e Giustizia e Culti del Regno d'Italia, nei governi Pelloux I, Fortis I, Fortis II e Giolitti IV. Nel 1913 fece approvare il nuovo Codice di procedura penale.

Il suo progetto di legge riguardante la scottante questione della precedenza del matrimonio civile su quello religioso non va a buon fine e Giovanni Giolitti, con le dimissioni dell'8 marzo 1914, può cogliere l'occasione di non prendersi la diretta responsabilità del varo della legge stessa[3]. Fu dignitario della loggia massonica G. Washington di Palermo[4] e fece parte del Supremo Consiglio dei 33.[2]

Fu anche quattro volte vice presidente della Camera dei deputati, anche al momento della morte. Padre di Andrea Finocchiaro Aprile, leader del movimento indipendentista siciliano, e di Emanuele.

In contrapposizione a Ludovico Frapolli, supportò la corrente progressista della Massoneria italiana, che era favorevole all'ingresso delle donne.[5]

Decorazioni[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro ai benemeriti della salute pubblica - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Comune di Palermo - Archivio biografico comunale - Camillo Finocchiaro Aprile Archiviato il 9 gennaio 2010 in Internet Archive.
  2. ^ a b Camillo Finocchiaro Aprile in Dizionario Biografico – Treccani
  3. ^ Luigi Ambrosoli, Né aderire né sabotare, Edizioni Avanti, Milano 1961
  4. ^ [1]
  5. ^ Luca Giuseppe Manenti, Emanuela Locci, Storia della massoneria femminile. Dalle corporazioni alle obbedienze, in Diacronie, 32,4, 2017, DOI:10.4000/diacronie.6962. URL consultato l'11 maggio 2023.
  6. ^ Relazione e Regio decreto del 23 novembre 1889 che concede ricompense ai benemeriti della salute pubblica nell'epidemia colerica dell'anno 1887, pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 291 del 9 dicembre 1889, pp. da 4194 a 4339

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ministro di grazia e giustizia del Regno d'Italia Successore
Teodorico Bonacci 29 giugno 1898 - 14 maggio 1899 Adeodato Bonasi I
Scipione Ronchetti 27 marzo 1905 - 8 febbraio 1906 Ettore Sacchi II
Cesare Fani 29 marzo 1911 - 19 marzo 1914 Luigi Dari III
Predecessore Sindaco di Roma (comm.) Successore
Augusto Armellini giugno 1890 - dicembre 1890
Commissario regio di Roma
Onorato Caetani
Controllo di autoritàVIAF (EN92828945 · ISNI (EN0000 0000 8345 6847 · SBN RAVV085521 · BAV 495/320228 · WorldCat Identities (ENviaf-92828945