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Calendario berbero

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Le stagioni in Nordafrica: i monti dell'Atlante in gennaio e in aprile.
(BER)

«Ttettesen iyaren, ttlalan-d
Iseggasen ttlalan-d ttmettan
U yettdimi day Rebbi
»

(IT)

«I mesi si coricano e rinascono
Gli anni nascono e muoiono
Dio solo è eterno»

Per calendario berbero si intende il calendario agrario tradizionalmente in uso nelle regioni del Nordafrica. Questo calendario è noto in arabo anche con l'epiteto di ﻓﻼﺣﻲ fellāḥī "contadino" o ﻋﺠﻤﻲ cajamī "non arabo". Esso viene impiegato per regolare i lavori agricoli stagionali, al posto del calendario islamico che, essendo di tipo lunare senza alcun legame coi cicli delle stagioni dell'anno, è utile per calcolare le festività religiose ma si presta male ad un uso in agricoltura.


I calendari più antichi

Sulla divisione del tempo presso i Berberi dell'Antichità ben poco è dato di sapere. Alcuni elementi di un calendario preislamico e quasi certamente anche preromano emergono da alcuni scritti medievali studiati da N. van den Boogert (2002). Alcune coincidenze con il calendario tradizionale dei Tuareg fanno pensare che effettivamente nell'Antichità esistesse, con una certa diffusione, un computo del tempo "berbero", organizzato su basi autoctone.

Tab. 1 - I mesi berberi
ricavati da opere medievali

  (van den Boogert 2002)
  Nome del mese "Significato"
1 tayyuret tezwaret Piccola luna 1°
2 tayyuret teggwerat Piccola luna 2°
3 yardut ?
4 sinwa ?
5 tasra tezwaret Il branco 1°
6 tasra teggwerat Il branco 2°
7 awdayeɣet yezwaren Il piccolo dell'antilope 1°
8 awdayeɣet yeggweran Il piccolo dell'antilope 2°
9 awzimet yezwaren Il piccolo di gazzella 1°
10 awzimet yeggweran Il piccolo di gazzella 2°
11 ayssi ?
12 nim ?

Purtroppo non si dispone di elementi sufficienti a ricostruire integralmente questo calendario originario. Si possono solo rilevare alcune caratteristiche interessanti, per esempio il fatto che parecchi nomi di mesi compaiono a coppie (nel mondo tuareg anche a gruppi di tre), il che fa pensare a una divisione del tempo diversa da quella odierna in mesi di circa 30 giorni.

Qualche ulteriore informazione, difficile però da precisare e da mettere in relazione con la situazione del resto del Nordafrica, si può ricavare da quanto si sa del computo del tempo presso i Guanci delle Isole Canarie. Secondo un manoscritto del XVII secolo di Tomás Marín de Cubas, essi

«computavano il loro anno, chiamato Acano, per lunazioni di 29 giorni (soli) a partire dalla luna nuova. Esso cominciava in estate, quando il sole entra nel Cancro il 21 giugno: alla prima congiunzione (cioè alla prima luna nuova dopo il solstizio d'estate) facevano nove giorni di festa per il raccolto»

Lo stesso manoscritto rileva (in modo poco chiaro, per la verità) che di questi eventi calendariali venivano fatte registrazioni grafico-pittoriche (tara) su diversi supporti, e su questa base alcuni studiosi moderni hanno voluto ritrovare descrizioni di eventi astronomici legati ai cicli annuali in una serie di pitture geometriche trovate in alcune caverne dell'isola di Gran Canaria, ma i risultati di questi studi sono per ora altamente ipotetici (Si veda J. Barrios García 1995 e 1997).

Si possiede anche il nome di un solo mese nella lingua autoctona, tramandato come Beñesmet o Begnesmet. Sembra fosse il secondo mese dell'anno, corrispondente al mese di agosto. Tale nome, qualora fosse composto da qualcosa come *wen "quello di" + (e)smet (o (e)zmet?), potrebbe trovare, nella lista dei mesi berberi medievali, una corrispondenza con il nono e il decimo, mese, awzimet (propriamente aw "figlio di" + zimet "gazzella"). Ma i dati sono troppo scarsi per poter approfondire questa ipotesi.

Il calendario attuale (giuliano)

Il calendario agricolo berbero ancor oggi in uso deriva quasi certamente dal calendario giuliano, introdotto nell'Africa romana all'epoca della dominazione di Roma, come dimostrano diverse circostanze:

  • i nomi dei mesi di questo calendario (tanto in berbero che in arabo magrebino), derivano evidentemente dai corrispondenti nomi latini;
  • l'inizio dell'anno (il primo giorno di yennayer) corrisponde al 14 gennaio del calendario gregoriano, il che coincide con lo scarto che si è prodotto nei secoli tra date astronomiche e calendario giuliano;
  • la lunghezza dell'anno e dei singoli mesi è la stessa del calendario giuliano: tre anni di 365 giorni seguiti da un anno bisestile di 366, senza eccezioni (e mesi di 30 e 31 giorni, con il secondo di 28, prolungati a 29 negli anni bisestili).

Nonostante ciò, J. Servier ha espresso riserve sul fatto che questo calendario rappresenti un prolungamento senza soluzione di continuità del calendario giuliano di epoca latina, e ha ipotizzato, senza prove, che esso provenisse da un calendario copto portato in Nordafrica dagli Arabi. Si tratta però di un'ipotesi senza fondamento. A parte il fatto che la struttura del calendario copto è estremamente diversa da quella del calendario berbero, le premesse da cui egli è partito (non si sarebbero mantenute tracce delle antiche denominazioni delle calende, idi e none) sono erronee: infatti, El Qabisi, un giureconsulto islamico di Kairawan dell'XI secolo, condannava l'usanza di festeggiare nelle ricorrenze dei "pagani", e citava, tra gli usi tradizionali del Nordafrica, quello di celebrare le Calende di gennaio (Qalandas nel testo) (Idris 1954).

I mesi

Tab. 2 - I nomi dei mesi in varie zone del Nordafrica (berbero e arabo)
Mese Chleuh (Sud Marocco) Cabilo (Algeria) Berbero di Jerba (Tunisia) Arabo tunisino
Gennaio innayr (ye)nnayer yennár yennayer
Febbraio xubrayr furar furár fura(ye)r
Marzo mars meghres mars mars
Aprile ibrir (ye)brir ibrír abril
Maggio mayyuh maggu mayu mayu
Giugno yunyu yunyu yunyu yunyu
Luglio yulyu yulyu(z) yulyu yulyu
Agosto ghusht ghusht ghusht aghusht
Settembre shutanbir shtember shtámber shtamber
Ottobre kṭuber (k)tuber ktúber uktuber
Novembre duwanbir nu(ne)mber numbír nufember
Dicembre dujanbir bu- (du-)jember dujámber dejember

Le "Porte dell'Anno"

Al di là dei singoli mesi, all'interno del calendario agricolo tradizionale si trovano ulteriori ripartizioni, per "stagioni" o per "periodi forti", contrassegnati da particolari ricorrenze e celebrazioni. Per i momenti cardine dell'anno J. Servier utilizza il nome suggestivo di "Porte dell'anno" (tibbura useggwas), anche se questo termine sembra di norma usato solo al singolare per indicare il periodo del solstizio d'inverno.

Delle quattro stagioni non tutte hanno conservato una denominazione berbera: i nomi della primavera e dell'estate sono usati quasi dovunque, più raramente l'inverno e, tra i Berberi del nord, solo nel Gebel Nefusa (Libia) permane anche il nome berbero dell'autunno.

  • Primavera tafsut (ar. er-rbic) - Inizio il 15 furar (= 28 febbraio)
  • Estate anebdu (ar. es-sif) - Inizio 17 mayu (= 30 maggio)
  • Autunno amwal (ar. le-xrif) - Inizio 17 ghusht (= 30 agosto)
  • Inverno tagrest (ar. esh-shita') - Inizio 16 numbír (= 29 novembre)

Un elemento interessante è la contrapposizione esistente tra due periodi di 40 giorni ciascuno, quello considerato di maggiore freddo nell'inverno ("Le notti", llyali) e quello di maggior calore in estate ("La canicola", ssmaym, awussu)

Llyali

Una pagina di calendario tunisino, che mostra la corrispondenza del 1 Yennayer 'ajmi (in rosso in basso) con il 14 gennaio del calendario gregoriano. La scritta in fondo segnala che è capodanno 'ajmi e che cominciano al-lyali al-sud ("le notti nere")

Il periodo di maggior freddo è costituito da 20 "notti bianche" (berbero lyali timellalin, arabo al-lyali al-biḍ), dal 12 al 31 dujamber (25 dicembre - 13 gennaio gregoriano), e 20 "notti nere" (berbero lyali tiberkanin, arabo al-lyali al-sud), con inizio il primo giorno di yennayer, corrispondente al 14 gennaio gregoriano.

Yennayer

Il primo giorno dell'anno viene celebrato in modi diversi nelle diverse regioni del Nordafrica. Perlopiù è tradizionale un pasto con cibi particolari, diversi da regione a regione (per esempio un "cuscus alle 7 verdure"), ma in molte regioni è anche previsto il sacrificio di un animale (di solito un pollo).

Un tratto caratteristico di questa festività, che spesso si confonde con quella islamica dell' ashura (v. più avanti), è la presenza, in molte regioni, di invocazioni rituali con formule tipo bennayu, babiyyanu, bu-ini, ecc., tutte espressioni che, secondo molti studiosi, potrebbero rappresentare la corruzione di antichi auguri di bonus annus.

Un aspetto curioso delle celebrazioni di Yennayer riguarda la data del capodanno. Benché la data di questa ricorrenza fosse un tempo dovunque il 14 gennaio, per un probabile errore introdotto da alcune associazioni culturali berbere molto attive nel restaurare usanze in via di sparizione, oggi in gran parte dell'Algeria è credenza comune che la data del "capodanno berbero" vada considerata il 12 e non il 14 gennaio.

Lḥusum/imbarken

Prima che finisca del tutto il freddo e cominci in pieno la primavera, vi è un periodo dell'anno molto temuto, di dieci giorni a cavallo tra i mesi di furar e mars (gli ultimi 5 di furar e i primi 5 di mars). È un periodo caratterizzato da forti venti e in cui l'uomo dovrebbe cessare molte attività (agricole e artigianali), non dovrebbe sposarsi né uscire la notte, e in generale dovrebbe lasciare campo libero a delle potenze misteriose, che in quel periodo sono particolarmente attive e celebrano i propri matrimoni (queste creature a Jerba vengono chiamate, per tabù linguistico, imbarken, cioè "i benedetti" e danno il nome a tutto questo periodo).

Ssmaym/Awussu

Come il freddo intenso dell'inverno, anche la canicola dura 40 giorni, dal 12 yulyuz (= 25 luglio) al 20 ghusht (= 2 settembre). Il momento centrale del periodo è il primo di ghusht "agosto" (anche il nome di awussu, diffuso in Tunisia e Libia, sembra risalire al latino augustus) In questa data vengono compiuti particolari riti, di evidente tradizione preislamica ma anche precristiana. Si tratta in particolare di falò estivi (che peraltro in molte località si svolgono intorno al solstizio d'estate: un'usanza già condannata come pagana da Sant'Agostino), oppure di riti d'acqua, come quelli, diffusi nelle località costiere della Tunisia e della Tripolitania che prevedono, per tre notti, di tuffarsi nelle onde del mare allo scopo di preservare la salute. In queste cerimonie sono solite entrare in acqua famiglie intere, portando con sé anche animali domestici. Anche se il rito è stato rivisitato in chiave islamica (quelle notti l'acqua del pozzo di Zemzem, alla Mecca, traboccherebbe, e nel mare vi sarebbero delle benefiche ondate di acqua dolce), molti chiamano questa festa "le notti dell'errore". Era infatti usanza che, per procurare fertilità e abbondanza, uomini e donne si accoppiassero tra i flutti.

Iweğğiben

Un altro periodo molto importante per il calendario agrario è quello dell'aratura. La data che si considera fondamentale a questo proposito è il 17 di (k)tuber, in cui si può cominciare ad arare i campi. Questo periodo in arabo viene chiamato ḥertadem, vale a dire "l'aratura di Adamo", perché in quella data il nostro comune progenitore avrebbe cominciato i suoi lavori agricoli.

Interferenze col calendario islamico

A seguito dei contatti protratti per secoli con la cultura arabo-islamica, le manifestazioni che erano legate al calendario giuliano si sono a volte integrate nel calendario islamico, portando alla soppressione di alcune festività tradizionali od alla creazione di doppioni.

L'esempio più evidente è quello delle feste del nuovo anno, che in molti casi sono state trasferite al primo mese islamico, vale a dire muḥarram, e più precisamente alla festività di cashura, il 10 di quel mese. Una festività che nel mondo islamico ha un importante significato (luttuoso) nel mondo sciita, ma è praticamente ignorata nel mondo sunnita. Molti studi hanno messo in luce i rapporti tra il festeggiamento gioioso di questa festa in ambito nordafricano e antichi festeggiamenti del capodanno.

Tab. 3 - Corrispondenze tra i nomi arabi e berberi dei mesi islamici
  Nome arabo Nome berbero
1 muḥàrram  babiyannu (Ouargla)
 cashura (Jerba)
2 sàfar u deffer cashura
3 rabìc al-àwwal elmilud
4 rabìc al-thàni u deffer elmilud
5 jumàda al-ùla melghes (Jerba)
6 jumàda al-thania asgenfu n twessarin "il riposo (l'attesa) delle vecchie" (Ouargla)
sh-shaher n Fadma (Jerba)
7 ràjab twessarin "le vecchie"
8 shacban asgenfu n remdan "il riposo (l'attesa) di Ramadan" (Ouargla)
9 ramadàn sh-shaher n uzum' "il mese del digiuno" (Jerba)
10 shawwàl tfaska tameshkunt "la festa piccola" (Jerba)
11 dhu l-qìcda u jar-asneth "quello tra le due (feste)" (Jerba)
12 dhu l-hìjja tfaska tameqqart "la festa grande" (Jerba)

Il calendario tuareg

La costellazione della "cammella" (Orsa maggiore più Arturo), la cui comparsa nel cielo segna l'inizio dell'anno astronomico tuareg.
Lo stesso argomento in dettaglio: Calendario tuareg.

Anche i Tuareg condividono molti elementi con i Berberi del nord per quanto riguarda la divisione del tempo dell'anno. Anch'essi fanno riferimento a due cicli diversi, uno solare affine al calendario giuliano e uno basato sulla luna e di uso religioso.

Le differenze climatiche, biologiche e socio-culturali del deserto rispetto ai territori più temperati fanno sì che vi siano comunque delle differenze soprattutto nella divisione delle stagioni, per cui si rimanda alla voce relativa.

Il computo degli anni

Il calendario berbero tradizionale non era legato ad un'era rispetto alla quale si contassero gli anni. Là dove si conservano modi tradizionali di calcolare gli anni (la civiltà tuareg), gli anni non vengono espressi con dei numeri ma hanno ciascuno un nome che lo caratterizza (in proposito si può vedere: cronologia tuareg).

A partire dagli anni Sessanta, però, su iniziativa dell'Académie Berbère di Parigi, alcuni Berberi hanno cominciato a calcolare gli anni partendo dal 950 a.C., data approssimativa di accessione al potere del primo faraone libico in Egitto: la cosiddetta Era Sheshonq. Col passare del tempo questa che poteva sembrare un'innovazione eccentrica è stata adottata con convinzione da molti militanti della cultura berbera e fa oramai parte del patrimonio identitario di questo popolo, integrata nell'insieme di usanze tradizionali relative al calendario nordafricano.

Neologismi e false tradizioni

Un aspetto interessante dal punto di vista antropologico, per quello che riguarda la nascita delle tradizioni, è il fiorire di innovazioni volte a "restaurare" pretese tradizioni andate perdute. È un fenomeno comprensibile, nel contesto di riscoperta di una identità a lungo negata e occultata, con l'ansia di reimpossessarsi di un patrimonio perduto o in via di sparizione. In particolare è nell'ambito del calendario, sentito come particolarmente importante (ad esso è connesso il controllo del tempo), che si registano numerose creazioni, che a volte guadagnano consensi e finiscono per essere adottate come autentico patrimonio tradizionale.

Si segnalano:

I nomi dei mesi:

Dal momento che non si conoscono i nomi dei mesi di epoca preromana (i nomi riportati nella tabella 1 sono noti solo agli studiosi), alcuni hanno cercato di ricostruire nomi autenticamente berberi dei vari mesi dell'anno. Partendo dal mese più conosciuto, il primo (yennayer), vi è chi, ignorando l'evidenza dell'origine latina dal nome, ha immaginato che esso fosse parola berbera composta da yan (il numerale "uno" in vari dialetti berberi) + (a)yur, "luna/mese", e su questa base ha ricostruito tutta la serie dei nomi di mesi: 1. yenyur o yennayur, 2. sinyur, 3. krayur, 4. kuzyur, 5. semyur, 6. sedyur, 7. sayur, 8. tamyur, 9. tzayur 10. mrayur, 11. yamrayur 12. megyur

Tab. 4 - La settimana "berbera"
giorno Académie Berbère Composti con numerali
lunedì aram asinas
martedì arim akras
mercoledì ahad akwas
giovedì amhad asemwas
venerdì sem asedyas
sabato sed asamas
domenica acer aynas

I giorni della settimana:

Anche per i giorni della settimana si ignorano antichi nomi autoctoni, e si è cercato di "rimediare" con creazioni nuove. Attualmente ne sono in circolazione due serie. La prima e più diffusa (anche se di origine oscura) risale probabilmente agli ambienti dell'Académie Berbère di Parigi (fine anni '60), mentre la seconda serie non fa che ripetere con i giorni della settimana il procedimento impiegato per i mesi, con la creazione di un suffisso -as ("giorno") invece di -yur. Da notarsi che la prima serie inizia col lunedì mentre la seconda è un calco sull'arabo e ha come primo giorno la domenica.

Giorni e nomi di persona:

Spesso, i calendari e gli almanacchi pubblicati da militanti e associazioni culturali berbere contengono, a imitazione dei calendari occidentali, l'associazione di un nome proprio di persona ad ogni giorno dell'anno. Questo risponde anche all'esigenza di riappropriarsi dei nomi di persona tradizionali, che le misure di arabizzazione in Algeria e Marocco tendono a sostituire con un'onomastica rigidamente araba. Anche in questo campo, emozionalmente molto sentito, non è raro trovare liste di nomi improvvisate con nomi accatastati alla rinfusa, esito di letture casuali e a volte anche di vere e proprie sviste o refusi tipografici.

Bibliografia

  • "Il calendario degli uomini liberi", Africa (ed. Epicentro, Ferrara), anno V, n° 16 (gennaio/febbraio 2000), pp. 30-33 [in inserto: un calendario berbero per il 2000]
  • José Barrios García, "Tara: A Study on the Canarian Astronomical Pictures. Part I. Towards an interpretation of the Gáldar Painted Cave", in: F. Stanescu (ed.) Proceedings of the III SEAC Conference, Sibiu (Romania), 1-3 September 1995, Sibiu, Lucian Blaga University from Sibiu, 1999, 15 pp. - ISBN 973-651-033-6
  • José Barrios García, "Tara: A Study on the Canarian Astronomical Pictures. Part II. The acano chessbord", in: C. Jaschek & F. Atrio Barandelas (eds.). Proceedings of the IV SEAC Meeting "Astronomy and Culture" (salamanca, 2-6 Sep. 1996, Salamanca, Universidad de Salamanca, 1997, pp. 47-54 - ISBN 84-605-6954-3
  • Nico van den Boogert, "The Names of the Months in Medieval Berber", in: K. Naït-Zerrad (a cura di), Articles de linguistique berbère. Mémorial Vycichl, Parigi 2002, pp. 137-152 - ISBN 2747527069
  • Saïd Bouterfa, Yannayer - Taburt u swgas, ou le symbole de Janus, Alger, El-Musk, 2002 - ISBN 9961-928-04-0
  • Gioia Chiauzzi, Cicli calendariali nel Magreb, in 2 voll., Napoli (Istituto Universitario Orientale) 1988
  • Henri Genevois, Le calendrier agraire et sa composition, "Le Fichier Périodique" n° 125, 1975
  • Henri Genevois, Le rituel agraire, "Le Fichier Périodique" 127, 1975, pp. 1-48
  • Mohand Akli Haddadou, Almanach berbère - assegwes Imazighen, Algeri (Editions INAS) 2002 - ISBN 9961-762-05-3
  • H. R. Idris, "Fêtes chrétiennes célébrées en Ifrîqiya à l'époque ziride", in Revue Africaine 98 (1954), pp. 261-276
  • Emile Laoust, Mots et choses berbères, Parigi 1920
  • Umberto Paradisi, "I tre giorni di Awussu a Zuara (Tripolitania)", AION n.s. 14 (1964), pp. 415-9
  • Luigi Serra, articolo "Awussu" in 'Encyclopédie Berbère, fasc. 8 (1990), pp. 1198-1200
  • Jean Servier, Les portes de l'Année. Rites et symboles. L'Algérie dans la tradition méditerranéenne, Parigi, R. Laffont, 1962

Voci correlate

Collegamenti esterni

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