Angelo De Angelis

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Angelo De Angelis detto er Catena (Roma, 27 febbraio 1949Roma, 10 febbraio 1983) è stato un mafioso italiano, esponente dell'organizzazione mafiosa romana Banda della Magliana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Entrò a far parte del nucleo della nascente Banda della Magliana con compiti di controllo dello spaccio delle sostanze stupefacenti nella zona di Tufello-Val Melaina[1] e di tenere i contatti col fornitore di cocaina Manuel Fuentes Cancino, detto il cileno. Girava sempre armato con una pistola nascosta in una fondina sistemata alla caviglia, e un giorno, mentre guidava, partì accidentalmente un colpo che lo ferì a un piede. Nel periodo della vendetta contro il clan Proietti per la morte di Franco Giuseppucci fu lui a occuparsi del rifornimento della cocaina.

Il pentito Maurizio Abbatino racconterà:

«Ero amico di De Angelis, la sua famiglia usciva con la mia, e cercai di rinviare l'esecuzione. Tentai di fargli capire che avevamo notato l'alterazione della cocaina dicendogli che da qualche tempo il Fuentes Cancino non si comportava bene, in modo che la smettesse di appropriarsene. Ero convinto che questo sarebbe bastato per evitare che venisse ucciso, ma Angelo non capì, e la sua eliminazione non poté essere evitata. Era un buon rapinatore. Aveva lavorato con la batteria dell'Alberone insieme a De Pedis. Dopo l'arresto di Renatino, la batteria si sciolse e Angelo, che aveva interesse per noi della Magliana, in particolare per me e per Edoardo Toscano, si unì alla nostra attirandosi l'antipatia di quelli del Testaccio. Fu lui a farmi incontrare Michele D'Alto detto Guancialotto. Mi aiutò a ucciderlo. Era l'estate dell'82, forse luglio, Angelo si fece trovare con D'Alto in un bar del Tufello.[...] Non sospettò neanche per un attimo di essere caduto in trappola. Né poteva immaginare che fossi stato io ad ammazzare il suo amico Nicolino Selis. Quando arrivammo nel campo, esplosi due colpi contro un albero davanti a me [per testare una pistola, ndr], poi ruotai il braccio verso destra e sparai al petto di D'Alto. Lasciammo lì il corpo e ce ne andammo. Ci hanno messo venticinque anni per processarmi, nonostante avessi confessato.[2][3][4]»

Il 10 febbraio 1983 De Angelis venne quindi attirato in un agguato nella villa di Vittorio Carnovale e assassinato da Abbatino e Toscano con due colpi di pistola, calibro 7.65 e 38, sparati al cuore e alla nuca.[3] Fu poi ritrovato il 24 febbraio nel bagagliaio della sua Fiat Panda semicarbonizzata, vicino al ristorante Il Fico Vecchio di Grottaferrata.[5]

Secondo quanto raccontato dai pentiti della Banda Maurizio Abbatino e Antonio Mancini, almeno dal 1976 e stando a quanto aveva raccontato lui stesso ai due compagni, De Angelis sarebbe stato membro di un gruppo massonico romano per il quale agiva e da cui riceveva protezione anche a livello processuale dato che fece poco carcere.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bianconi, 2005, p. 86.
  2. ^ Il rinvio a giudizio per gli omicidi di D'Alto e De Angelis c'è stato solo nel marzo del 2007.
  3. ^ a b Bianconi, 2005, p. 205.
  4. ^ Raffaella Fanelli, I segreti della Magliana, in La verità del Freddo, 1ª ed., Milano, Chiarelettere, 2018, pp. 25-26, ISBN 9788832960389.
  5. ^ Bianconi, 2005, p. 203.
  6. ^ Raffaella Fanelli, Giudici troppi scomodi e sentenze da aggiustare, in La verità del Freddo, 1ª ed., Milano, Chiarelettere, 2018, pp. 161-162, ISBN 9788832960389.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie