Acqua alta
Il termine acqua alta è un'espressione veneziana, mutuata dall'italiano, che indica il fenomeno dei picchi di marea particolarmente pronunciati che si verificano con periodicità nell'Adriatico settentrionale e con particolare intensità nella laguna di Venezia, tali da provocare allagamenti nelle aree urbane di Venezia e Chioggia e, molto più raramente, di Grado e Trieste. Il fenomeno è frequente soprattutto nel periodo autunnale-primaverile, quando si combina con i venti di scirocco, che, spirando dal canale d'Otranto lungo tutta la lunghezza del bacino marino, impediscono il regolare deflusso delle acque, o di bora, che ostacolano invece localmente il deflusso delle lagune e dei fiumi del litorale veneto.
Cause
Il termine acqua alta nell'uso comune in realtà indica il fenomeno generico. Da un punto di vista tecnico per la città di Venezia esistono invece definizioni più rigorose[1], basate sui livelli di marea osservati alla stazione idrografica di Punta della Salute:
- marea sostenuta quando il livello di marea è compreso tra +80 cm e +109 cm sullo zero mareografico (definito come il livello medio del mare misurato nel 1897);
- marea molto sostenuta quando il valore è compreso tra +110 cm e +139 cm;
- acqua alta eccezionale quando il valore raggiunge o supera i +140 cm.
Il livello di marea è determinato da due contributi:
- La marea astronomica, dipendente dal moto degli astri, principalmente la Luna e in proporzione minore il Sole e via via tutti gli altri corpi celesti, e dalla geometria del bacino. Il contributo di questi fattori è soggetto a pochissime incertezze ed è regolato da leggi di meccanica fisica, quindi può essere calcolato con elevata precisione anche con anni di anticipo.[2]
- Il contributo meteorologico, che dipende da moltissimi fattori variabili, quali direzione e intensità dei venti, campi barici, precipitazioni eccetera, tutti legati da relazioni complesse e regolati da leggi fisiche di tipo probabilistico, per cui le previsioni possono essere elaborate solamente tramite modelli statistici, a pochi giorni di distanza e con un'approssimazione crescente con l'anticipo della previsione.[3]
Per la sua particolare configurazione geografica a catino, il mare Adriatico presenta escursioni di marea molto più pronunciate rispetto al resto del Mediterraneo[4]. La ragione è da ricercarsi nel fatto che ha una sessa predominante, quella longitudinale, caratterizzata da un periodo medio di oscillazione di circa 21h 30', con un ampiezza estrema d'oscillazione di circa 50cm, ed un secondo modo naturale longitudinale con periodo medio di 12 ore e 11 minuti [5][6], dunque entrambi confrontabili con il periodo della marea astronomica, rendendo in tal modo possibile la sovrapposizione delle due escursioni. La marea astronomica risente poi delle fasi lunari e solari, accentuandosi nei periodi di novilunio e plenilunio e durante gli equinozi[2]. A questo può andare ad aggiungersi l'azione locale di forti venti di scirocco che, spirando nell'Adriatico meridionale, può frenare il reflusso delle acque dell'intero bacino, intensificando ulteriormente i loro effetti quando risultino estesi all'intera lunghezza dell'Adriatico.
Il caso particolare della Laguna Veneta
Sul litorale veneto, oltre alle suddette concause, producono effetti negativi sul deflusso delle acque anche i venti di bora, i quali, spirando dai quadranti nord-nordorientali, rallentano lo scarico idraulico delle lagune e dei fiumi. In particolare, nella Laguna Veneta, la bora, spirando attraverso le bocche di porto, può impedire al mare di ricevere l'onda di ritorno di marea, incrementando gli effetti del picco successivo[3].
A questo si aggiungono le conseguenze della realizzazione della zona industriale di Porto Marghera, la quale ha ulteriormente aggravato il fenomeno dell'acqua alta per diversi motivi: innanzitutto la maggior parte della zona industriale è stata ricavata bonificando vaste estensioni di laguna, precedentemente occupare da barene, ovvero da isolotti che sporgendo appena dall'acqua venivano allagati in caso di alta marea agendo da "vaso di espansione" e limitando l'escursione della stessa. In secondo luogo per permettere alle petroliere di raggiungere le banchine di scarico è stato scavato un profondo canale, il "Canale dei Petroli" che parte dalla bocca di porto di Malamocco e raggiunge la terraferma. Quest'opera ha aumentato considerevolmente la sezione della bocca di porto aumentando di conseguenza la quantità di acqua che entra in laguna.
Tuttavia Porto Marghera non fu l'unico intervento umano che ha contribuito a variare l'ampiezza media di marea. Tra i più rilevanti sono da citare[7]: la costruzione del Ponte Ferroviario (1841/46); l'estromissione dal bacino di Chioggia del fiume Brenta e la conseguente bonificazione di 2363 ettari di zone barenicole; la costruzione di dighe foranee (Porto di Malamocco, 1820/72; Porto di S. Nicolò, 1884/97; Porto di Chioggia, 1911/33); la costruzione del Ponte della Libertà (1931/33); la creazione della Riva dei Sette Martiri (1936/41); la realizzazione dell'isola artificiale del Tronchetto (superficie 17 ettari, 1957/61) e il raddoppio del ponte ferroviario (1977).
Vi sono infine altre cause naturali: la subsidenza, ossia lo sprofondamento naturale del terreno, accentuato significativamente dall'intenso emungimento delle acque di falda effettuato in passato per alimentare il polo industriale di Porto Marghera, e l'eustatismo, ovvero l'innalzamento del livello del mare, anch'esso accentuato negli ultimi anni dal riscaldamento globale del pianeta. Entrambi i fenomeni hanno reso la costa maggiormente vulnerabile alla marea.
Il centro previsioni e segnalazioni maree di Venezia calcola[1] in 23 cm la perdita totale di quota altimetrica della città dal 1897 (anno di definizione dello zero altimetrico), scomponibile nei seguenti contributi:
- cause naturali, +12 cm (9 di eustatismo e 3 di subsidenza)
- cause antropiche, +13 cm (subsidenza)
- recupero elastico, -2 cm.
L'acqua alta a Venezia
Percentuali di allagamento a Venezia
L'allagamento causato dall'acqua alta non è omogeneo in tutta la città di Venezia e dipende da vari fattori: le differenze altimetriche delle singole zone rispetto allo zero mareografico; la distanza da rii e canali; l'altezza delle rive e delle fondamente; la presenza o meno di parapetti pieni lungo le fondamente; la dislocazione dei tombini di scolo, che, essendo collegati direttamente ai canali, agiscono come sorgenti di allagamento.
A seconda del livello di marea è comunque possibile valutare la percentuale di allagamento della città[1]:
- +90cm: 0,29%
- +100cm: 3,56%
- +110cm: 11,74%
- +120cm: 35,18%
- +130cm: 68,75%
- +140cm: 90,19%
- +150cm: 96,33%
- +160cm: 99,27%
- +170cm: 99,74%
- +180cm: 99,86%
- oltre +180cm: 100%
Metodi di rilevazione, segnalazione e controllo
Per la misurazione di riferimento dell'acqua alta ci si basa sull'altezza di marea rilevata dalla stazione ubicata alla Punta della Salute, alla quale è riferito anche lo zero mareografico. Infatti per convenzione a Venezia le altezze di marea sono riferite al livello medio del mare a Punta della Salute misurato nel 1897.
La città è dotata di un sistema di controllo dei livelli di marea con stazioni collocate in vari punti della laguna e anche in mare aperto (piattaforma CNR). Sulla base dei livelli osservati e dell'analisi delle previsioni meteo-marine il Centro Previsioni e Segnalazioni Maree del Comune di Venezia effettua la previsione di marea, in genere per le 48 ore successive. Detta previsione viene divulgata attraverso internet, stampa locale, quadri cartacei presenti in alcuni punti della città, alcuni punti "touch screen" collocati in genere presso edicole, un sistema di tabelloni luminosi e una segreteria telefonica con messaggi pre-registrati. In caso di pericolo d'insorgenza dell'acqua alta molti abitanti dei piani più bassi e gli operatori economici con attività a pian terreno ricevono un avviso telefonico, per permettere loro di predisporre paratie di protezione agli ingressi. È inoltre attivo un servizio gratuito di allerta tramite sms per tutti i cittadini iscritti al servizio.
Qualora il livello previsto eguagli o superi i 110 cm, con circa tre ore di anticipo sull'arrivo del picco di marea entra in funzione un sistema di sirene d'allarme posizionate in punti strategici, in grado di allertare l'intera popolazione.
Dal 7 dicembre 2007 nel centro storico e nell'isola della Giudecca è entrata in funzione una nuova sirena elettronica che emette due suoni distinti: il primo per avvertire la popolazione dell'arrivo dell'acqua alta, il secondo per dare un'indicazione dell'altezza della marea prevista a seconda del numero di toni diversi emessi (>110 cm, >120 cm, >130 cm e >140 cm). Precedentemente invece la sirena era di tipo elettromeccanico ed il suo suono segnalava una marea superiore ai 110 cm; l'eventuale ripetizione avvisava di una previsione superiore ai +140 cm. Una terza ripetizione era associata alla previsione di superamento di quota +160 cm. Questo tipo di sirena è ancora utilizzato nelle isole della laguna, in attesa della completa sostituzione con il nuovo sistema. La nuova sirena è stata utilizzata per la prima volta nella notte tra il 23 e il 24 marzo 2008, per una previsione di marea (poi risultata esatta) pari a +110 cm.
Nei periodi di maggior frequenza del fenomeno si predispone un sistema di passerelle, ovvero tavole di legno appoggiate su supporti in ferro che creano percorsi "asciutti" per i principali snodi della città, garantiti fino ad un livello di marea di +120 cm, oltre il quale alcune passerelle potrebbero iniziare a galleggiare.
Da alcuni anni è in corso di realizzazione il progetto MOSE[8] che dovrebbe permettere la riduzione delle acque alte eccezionali per mezzo di barriere mobili ancorate al fondo delle bocche di porto della laguna ed azionabili attraverso un sistema pneumatico in modo tale da isolare la laguna dal mare durante il passaggio del picco di marea.
Statistiche
L'osservazione sistematica delle acque alte secondo metodi scientifici ebbe inizio nel 1872, per quanto alcuni studiosi[9] anticipino tale data al 1867 quando venne rilevata un'acqua alta eccezionale di +153cm. Fu infatti solo nel 1871 che venne realizzato il primo mareografo per il controllo delle maree a Venezia. L'istituzione incaricata di tali osservazioni era l'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, essendo stato il Magistrato alle Acque soppresso dal governo italiano nel 1866[1]. Il mareografo fu installato presso il Palazzo Loredan in Campo Santo Stefano, sede dell'Istituto anche ai nostri giorni. L'Istituto curò le osservazioni fino al 1908, quando donò gli strumenti all'Ufficio Idrografico. Dopo l'alluvione del 1966 il Comune di Venezia istituì il primo servizio di osservazione delle alte maree[1], con il particolare compito di elaborare previsioni e diffonderle alla cittadinanza. Dal 1980 tale servizio prese il nome di Centro Previsioni e Segnalazioni Maree, che ha la responsabilità di raccogliere ed elaborare i dati a fini statistici, e di provvedere alla previsione delle maree, alla diffusione di detta previsione e alla segnalazione di eventi straordinari (acque alte o basse maree eccezionali) alla popolazione e agli enti competenti.
Eventi storici
La prima testimonianza certa di estesi allagamenti nella laguna di Venezia è fatta risalire alla famosa Rotta della Cucca del 17 ottobre 589 narrata da Paolo Diacono[10], quando la contemporanea esondazione di tutti i fiumi compresi tra il Tagliamento e il Po trasformò l'assetto idrogeologico lagunare.
Per quanto riguarda la città di Venezia a sé stante, la prima descrizione certa[11] è relativa al 782, seguita dagli episodi dell'840, 885 e del 1102.
Nel 1110 l'acqua, accompagnata da una violenta mareggiata portò alla completa distruzione di Metamauco. Del 1240 si dice invece che "l'acqua invase le strade più che ad altezza d'uomo"[11]. Altri episodi sono narrati nel 1268, 1280 e 1282. Poi il 20 dicembre 1283, in cui si ritenne a commento Venezia "salva per miracolo"[11].
Ancora, poi, ci sono gli eventi del 18 gennaio 1286; l'episodio del 1297; quello del 1314; il 15 febbraio 1340; il 25 febbraio 1341; il 18 gennaio 1386; il 31 maggio e il 10 agosto 1410; gli eventi del 1419, del 1423, dell'11 maggio 1428 e del 10 ottobre 1430. Il 10 novembre 1442 "l'acqua crebbe 4 passi sopra l'ordinarietà"[11]. Ancora acque alte nel 1444 e 1445; il 29 maggio 1511; nel 1517; il 16 ottobre 1521; il 3 ottobre e il 20 dicembre 1535; nel 1543; il 21 novembre 1550; il 12 ottobre 1559 e nel 1599.
Il 1600 fu un anno caratterizzato da una frequenza particolarmente elevata di eventi, con allagamenti l'8, il 18 e il 19 dicembre, quest'ultimo probabilmente di portata notevole, in quanto oltre ad un'acqua altissima in Venezia, vi fu una mareggiata violentissima che "rotti eziando in più luoghi i lidi, entrò nelle ville di Lido Maggiore, Tre Porti, Malamocco, Chiozza, eccetera"[11].
Un altro evento di notevole portata si verificò il 5 novembre 1686: di questo evento, diverse cronache del tempo, di cui una redatta da uno studioso dell'epoca, riportarono in comune un dato accurato, misurabile e soprattutto credibile ("l'acqua arrivò al livello del pavimento esterno della Loggia [del Sansovino]", come avvenne nel caso dell'evento del 4 novembre 1966) che, analizzato tenendo conto anche dei fattori storici (la ricostruzione della Loggia in seguito al crollo del campanile di San Marco nel 1902 e la valutazione dell'abbassamento del suolo), porta a stimare un valore attualizzato pari a +254cm sul medio marino attuale [12].
Seguirono ancora fenomeni il 21 dicembre 1727; il 31 dicembre 1738; il 7 ottobre 1729; il 5 e il 28 novembre 1742; il 31 ottobre 1746; il 4 novembre 1748; il 31 ottobre 1749; il 9 ottobre 1750; il 24 dicembre 1792; il 25 dicembre 1794 e il 5 dicembre 1839. Infine vi sono gli eventi del 1848 (con 140 cm) e 1867 (con marea di 153 cm).
Dalle descrizioni dei cronisti si nota che alcuni di questi eventi non furono meno catastrofici di quello del 4 novembre 1966. Va tenuto però presente che le cronache ricordano quasi sempre solo gli eventi più imponenti ponendo l'enfasi più sull'impressione destata o su dettagli sensazionali che non sull'altezza effettiva della marea, tra l'altro indicata con misure che appaiono approssimative e spesso poco attendibili[11], mentre i fenomeni minori, al di sotto dei +120cm, probabilmente non furono considerati degni di menzione.
Acque alte eccezionali nel periodo 1923-2008
Tutti i dati qui riportati sono stati rilevati dal Centro Maree[1] del Comune di Venezia. In ordine decrescente di livello, sono stati raggiunti i seguenti livelli:
- +194 cm (4 novembre 1966)
- +166 cm (22 dicembre 1979)
- +158 cm (1 febbraio 1986)
- +156 cm (1 dicembre 2008)
- +151 cm (12 novembre 1951)
- +147 cm (16 aprile 1936)
- +147 cm (16 novembre 2002)
- +145 cm (15 ottobre 1960)
- +144 cm (3 novembre 1968)
- +144 cm (6 novembre 2000)
- +142 cm (8 dicembre 1992)
- +140 cm (17 febbraio 1979)
Tutti valori sono stati registrati dalla stazione di Punta della Salute (Venezia) e sono riferiti allo zero idrografico del 1897.
Valori estremi di marea a Venezia nel periodo dal 1923 a oggi
In condizioni normali la marea nella laguna di Venezia presenta escursioni di 60-70 cm su un periodo di circa 12 ore. I valori massimi rilevati a partire dal 1923 sono i seguenti (misure riferite allo zero mareografico):
- Altezza massima: +1,94 m (4 novembre 1966)
- Altezza minima: -1,21 m (14 febbraio 1934)
- Escursione tra minimo e massimo assoluti: 3,15 m
- Ampiezza massima di marea dalla alta alla bassa: 1,63 m (28 gennaio 1948 e 28 dicembre 1970)
- Ampiezza massima di marea dalla bassa alla alta: 1,46 m (23 e 24 febbraio 1928 e 25 gennaio 1966)
Galleria fotografica
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Chioggia, 1 dicembre 2008: acqua alta nel centro storico.
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Chioggia, 1 dicembre 2008: Palazzo Municipale e Loggia dei Bandi "immerse" nel Corso.
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Chioggia, 1 dicembre 2008: passerelle montate nel centro storico al limite di tenuta.
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Mestre: il canale Osellino invaso dall'acqua alta.
Note
- ^ a b c d e f Comune di Venezia - Centro Maree - Parametri meteomarini e loro statistiche, su comune.venezia.it. URL consultato l'08-01-2009.
- ^ a b Comune di Venezia, Centro Maree - La marea astronomica, su comune.venezia.it. URL consultato l'08-01-2009.
- ^ a b Comune di Venezia, Centro Maree - Il contributo meteorologico, su comune.venezia.it. URL consultato l'08-01-2009.
- ^ premessa di "Previsioni di Marea nell'Alto Adriatico", Venezia, anno 29 numero 29, a cura di Stefano Fracon
- ^ Stravisi, Franco: Caratteristiche meteorologiche e climatiche del Golfo di Trieste, Università degli Studi di Trieste, Dipartimento di Scienze della Terra.[1]
- ^ Polli, Silvio: Effetti meteorici, statistici e dinamici, sul livello dell'Adriatico settentrionale, Istituto Sperimentale Talassografico di Trieste. [2]
- ^ Ufficio Idrografico del Magistrato alle Acque Venezia, Il COMUNE MARINO a Venezia, ricerche e ipotesi sulle sue variazioni altimetriche e sui fenomeni naturali che le determinano, Venezia, 1983.
- ^ Sal.Ve. Attività di salvaguardia di Venezia e della sua laguna, su salve.it.
- ^ Livio Dorigo, Rapporti Preliminari della Commissione di studio dei provvedimenti per la conservazione e difesa della laguna e della città di Venezia, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1961.
- ^ (LA) Paolo Diacono, Historia Langobardorum, Liber III, 23.
- ^ a b c d e f A. Giordani Soika, Supplemento al vol. XXVII del bollettino del Museo di Storia Naturale di Venezia
- ^ E. Miozzi, Cap. XIII
Bibliografia
- (IT) Eugenio Miozzi, Venezia nei Secoli - Vol. III, La laguna, Venezia, Casa Editrice Il Libeccio, 1969.
- (IT) Davide Battistin, Paolo Canestrelli, La serie storica delle maree a Venezia, Venezia, Centro Previsioni e Segnalazioni Maree, 2006.
- (IT) Paolo Canestrelli, Alberto Tomasin; Angelo Voltan, Uno schema empirico di facile uso per la previsione della marea a Venezia, Venezia, Centro Previsioni e Segnalazioni Maree, 1983.
- (IT) A. Giordani Soika, Venezia e il problema delle acque alte, Venezia, Museo civico di storia naturale di Venezia, 1976.
Voci correlate
Altri progetti
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