Pietro Bailardo: differenze tra le versioni

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====Tradizioni campane====
====Tradizioni campane====
Il passaggio dalla stregoneria al picaresco fu breve, anche perché nel folklore europeo il confine tra eroe, anti-eroe e stregone è piuttosto sottile, spesso dettato dalle varie riforme culturali e filosofiche, nonché dal sovrapporsi di diverse tradizioni popolari, che interessavano le nazioni (basti pensare ad altre figure storiche o letterarie come il [[Faust]], [[Giovanna d'Arco]] e il «delfino di Francia» o l'[[Ebreo errante]]): in [[Terra di Lavoro]] Bailardo è un soldato francese che durante la guerra fra Spagna e Franca per la conquista del regno di Napoli, combattè sul fronte del [[Garigliano]] e di notte, lasciando l'armatura, scorrazzava per le campagne dei paesi intorno a sedurre le donne e le vergini consumando amori illegittimi travestito da brigante. [[File:Battle of Garigliano (1503) 01.jpg|250px|right|thumb|La [[battaglia del Garigliano (1503)|battaglia del Garigliano]], in cui combattè il signore di Bayard dalla parte di [[Ludovico II di Saluzzo]]]]La leggenda campana vuole ancora che, anche quando fu finita la guerra, Bailardo dalla Francia stessa la notte veniva in Terra di Lavoro per soddisfare le sue amanti vecchie e nuove. Così un giorno gli uomini campani, per riappropiarsi delle loro donne e delle loro figlie, non riuscendo a catturare il vero Bailardo, costruirono un fantoccio dicendo che fosse il seduttore francese e vi diedero fuoco, gridando in ogni paese la morte del Bailardo, imponendo una tradizione che si rinnova in ogni carnevale, quando gli uomini si ubriacano e le donne piangono la morte del fantoccio. Il Bailardo campano è identificato con [[Pierre Terrail de Bayard|Pierre Terrail]], signore di Bayard, e fu la maschera più tipica della Campania finché a [[Napoli]], nelle imprese erotiche e vandaliche, non fu sostituita da [[Pulcinella]] alla fine del [[XVI secolo]]. Nel Lazio meridionale è vivo ancora il ricordo di questo personaggio come maschera carnevalesca a [[Cassino]] e circondario o nella toponomastica (località ''Baiolardo'' a [[Sora]]).
Il passaggio dalla stregoneria al picaresco fu breve, anche perché nel folklore europeo il confine tra eroe, anti-eroe e stregone è piuttosto sottile, spesso dettato dalle varie riforme culturali e filosofiche, nonché dal sovrapporsi di diverse tradizioni popolari, che interessavano le nazioni (basti pensare ad altre figure storiche o letterarie come il [[Faust]], [[Giovanna d'Arco]] e il «delfino di Francia» o l'[[Ebreo errante]]): in [[Terra di Lavoro]] Bailardo è un soldato francese che durante la guerra fra Spagna e Franca per la conquista del regno di Napoli, combattè sul fronte del [[Garigliano]] e di notte, lasciando l'armatura, scorrazzava per le campagne dei paesi intorno a sedurre le donne e le vergini consumando amori illegittimi travestito da brigante. [[File:Battle of Garigliano (1503) 01.jpg|250px|right|thumb|La [[battaglia del Garigliano (1503)|battaglia del Garigliano]], in cui combattè il signore di Bayard dalla parte di [[Ludovico II di Saluzzo]]]]La leggenda campana vuole ancora che, anche quando fu finita la guerra, Bailardo dalla Francia stessa la notte veniva in Terra di Lavoro per soddisfare le sue amanti vecchie e nuove. Così un giorno gli uomini campani, per riappropiarsi delle loro donne e delle loro figlie, non riuscendo a catturare il vero Bailardo, costruirono un fantoccio dicendo che fosse il seduttore francese e vi diedero fuoco, gridando in ogni paese la morte del Bailardo, imponendo una tradizione che si rinnova in ogni carnevale, quando gli uomini si ubriacano e le donne piangono la morte del fantoccio. Il Bailardo campano è identificato con [[Pierre Terrail de Bayard|Pierre Terrail]], signore di Bayard, e fu la maschera più tipica della Campania finché a [[Napoli]], nelle imprese erotiche e vandaliche, non fu sostituita da [[Pulcinella]] alla fine del [[XVI secolo]]. Nel Lazio meridionale è vivo ancora il ricordo di questo personaggio come maschera carnevalesca a [[Cassino]] e circondario o nella toponomastica (località ''Baiolardo'' a [[Sora]]).
====Bailardo a Roma====
Storie che riguardano Pietro Bailardo sono raccontate anche a [[Roma]], prive però delle suggestioni abruzzesi, campane e ciociare e senza nessuna connessione con [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]. Il potente mago giunse in fine della sua vita a [[Roma]], pentito, per espiare i suoi peccati. Si confessò e comunicò nel [[Pantheon]] e appena ne fu fuori un diavolo gli si figurò dinnanzi chiedendo il compenso dei suoi servigi: il mago gli diede delle noci e si rifugiò nuovamente nel tempio, causando l'ira del demonio che sprofondò nell'abisso, formando pure il fossato che circonda il [[Pantheon]] (secondo altri il diavolo girava attorno al tempio per attendere Bailardo tanto a lungo che scavò il fossato)<ref>[http://utenti.lycos.it/magica/storie_romane.htm Bailardo e il Pantheon]</ref>.


==Voci correlate==
==Voci correlate==

Versione delle 11:03, 8 set 2009

Pietro Bailardo o Pietro Baialardo (Pïétre Bajalàrde nei dialetti ausoni) è un personaggio leggendario e talvolta una maschera popolare italiana di brigante e capitano di ventura. Le storie che riguardano questa figura sono diffuse nella tradizione orale di molti paesi dell'Italia centro-meridionale, che lo descrivono come il più potente dei maghi, istruito dal libro del comando, un antico formulario di magia bianca e nera che si diceva scritto ai tempi di Virgilio, o persino che lo stesso poeta latino ne fosse l'autore.

Statua di Pierre Terrail a Sainte-Anne-d'Auray, in Bretagna
(NAP)

«Ne si fatte chiù tu de Piétre Bajalàrde»

(IT)

«Ne hai fatte più tu di Pietro Bailardo»


Personaggio e storia

La grottesca figura folklorica di Pietro Bailardo è prevalentemente legata alla tradizione napoletana e campana, dove si presenta con i caratteri tipici dell'anti-eroe quattrocentesco, che stravolge i topos e i canoni cortesi decantati nella letteratura toscana, anticipando nella cultura orale una tradizione picaresca che poi troverà il suo compimento nella letteratura iberica (Don Chisciotte, Zorro). Gli studi che sono stati effettuati su questo personaggio sono comunque vaghi e disorganici, tanto che di Pietro Bailardo non sono chiare né l'origine né la realtà storica.

La Via Lattea

Tradizioni abruzzesi e ciociare

Il fatto che nell'Abruzzo ed in Ciociaria con Pietro Bailardo si riconosce un potentissimo mago e fattucchiere, infine convertitosi al cristianesimo in occasione di qualche festa paesana o con la Controriforma[1], fa pensare, anche grazie ad alcune testimonianze raccolte nel Salernitano, che originariamente la fama del nome era legata a storie di magia e di stregoneria e che poi successivamente, con l'influenza della letteratura toscana in Campania, Bailardo sia diventato una sorta di eroe popolare o di brigante (trickster) che raggira i potenti della tradizione cavalleresca. Così alcuni identificano il Bailardo con un famoso alchimista e filosofo o giurista[2] saleritano del XI secolo (Pietro Barliario). A Torricella Peligna e a Sulmona si ricorda un episodio, che accomuna Baialardo ad altri maghi leggendari, in cui lo stregone, recatosi in visita a casa di un'amante (che in alcune tradizioni è la maga Angiolina), è fatto salire alla finestra da una cesta e la donna, invece di accoglierlo in casa, lo lascia sospeso a mezz'aria[3]. Per liberarsi da quell'impaccio Bailardo chiede aiuto al nipote, indicandogli di recuperare il libro del comando e di procurarglielo; il giovane però, scoperto il luogo segreto in cui il mago custodiva il libro, non regge alla tentazione di aprirlo, invocando così inavvertitamente una schiera di diavoli che non riuscì a placare finché non ordinò loro un lavoro titanico ed apotropaico: la costruzione di una via tra Capua e Roma con le pietre che si trovano nel fondo del mare, e così, impegnati i demoni, fu costruita la via Casilina. Allo stesso modo altre grandi opere pubbliche romane nel Lazio meridionale e in Campania sono attribuite alla potenza del libro del comando virgiliano, che la volontà dei Bailardo impiega per la realizzazione, sulla via Appia, del Ponte Ronaco a Sessa Aurunca[4][5] o, a Pozzuoli, del Ponte di Caligola, o anche dell'intera via Appia attraverso le paludi della Marittima. La stessa Via Lattea nella tradizione abruzzese è opera di Pietro Bailardo, che il mago costruì per recarsi in pellegrinaggio a Santiago di Compostela[6].

Tradizioni campane

Il passaggio dalla stregoneria al picaresco fu breve, anche perché nel folklore europeo il confine tra eroe, anti-eroe e stregone è piuttosto sottile, spesso dettato dalle varie riforme culturali e filosofiche, nonché dal sovrapporsi di diverse tradizioni popolari, che interessavano le nazioni (basti pensare ad altre figure storiche o letterarie come il Faust, Giovanna d'Arco e il «delfino di Francia» o l'Ebreo errante): in Terra di Lavoro Bailardo è un soldato francese che durante la guerra fra Spagna e Franca per la conquista del regno di Napoli, combattè sul fronte del Garigliano e di notte, lasciando l'armatura, scorrazzava per le campagne dei paesi intorno a sedurre le donne e le vergini consumando amori illegittimi travestito da brigante.

La battaglia del Garigliano, in cui combattè il signore di Bayard dalla parte di Ludovico II di Saluzzo

La leggenda campana vuole ancora che, anche quando fu finita la guerra, Bailardo dalla Francia stessa la notte veniva in Terra di Lavoro per soddisfare le sue amanti vecchie e nuove. Così un giorno gli uomini campani, per riappropiarsi delle loro donne e delle loro figlie, non riuscendo a catturare il vero Bailardo, costruirono un fantoccio dicendo che fosse il seduttore francese e vi diedero fuoco, gridando in ogni paese la morte del Bailardo, imponendo una tradizione che si rinnova in ogni carnevale, quando gli uomini si ubriacano e le donne piangono la morte del fantoccio. Il Bailardo campano è identificato con Pierre Terrail, signore di Bayard, e fu la maschera più tipica della Campania finché a Napoli, nelle imprese erotiche e vandaliche, non fu sostituita da Pulcinella alla fine del XVI secolo. Nel Lazio meridionale è vivo ancora il ricordo di questo personaggio come maschera carnevalesca a Cassino e circondario o nella toponomastica (località Baiolardo a Sora).

Bailardo a Roma

Storie che riguardano Pietro Bailardo sono raccontate anche a Roma, prive però delle suggestioni abruzzesi, campane e ciociare e senza nessuna connessione con Virgilio. Il potente mago giunse in fine della sua vita a Roma, pentito, per espiare i suoi peccati. Si confessò e comunicò nel Pantheon e appena ne fu fuori un diavolo gli si figurò dinnanzi chiedendo il compenso dei suoi servigi: il mago gli diede delle noci e si rifugiò nuovamente nel tempio, causando l'ira del demonio che sprofondò nell'abisso, formando pure il fossato che circonda il Pantheon (secondo altri il diavolo girava attorno al tempio per attendere Bailardo tanto a lungo che scavò il fossato)[7].

Voci correlate

Note

  1. ^ Per queste ragioni è anche eponimo di coloro che tramandavano scienze occulte o tradizioni mediche e filosofiche diverse da quelle galeniche e aristoteliche che fino al Concilio di Trento erano state tollerate e solo con la Riforma cattolica considerate eretiche (si ricordino i processi contro Tommaso Campanella, Giordano Bruno e Galileo Galilei). Molti di questi medici e scienziati di provincia da allora dovettero adeguare il proprio pensiero alle nuove disposizioni filosofiche e religiose romane (Index librorum prohibitorum), abbandonando le pratiche teurgiche e psicopompiche della tradizione ermetico-asclepiadica (Corpus hermeticum).
  2. ^ Bacco E., Nuova e perfettissima descrittione del regno di Napoli, Lazaro Scoriggio, Napoli 1629, p. 73
  3. ^ La storia è ripresa anche da Fellini nel Satyricon per spiegare l'origine dei poteri magici di Enotea, sacerdotessa di Priapo. Il regista romagnolo, reinterpretando la leggenda popolare, rappresenta una vendetta del mago che, condannando il paese in cui viveva la donna alla perdita del fuoco ed allo spegnimento di tutti i camini e fornaci, rinchiude il fuoco nei genitali di Enotea, che sarebbero stati anche la nuova fonte del fuoco per la popolazione. Nella letteratura francese spesso è lo stesso Virgilio a rivestire il ruolo dello stregone.
  4. ^ [http://www.archemail.it/arche9/0sessaaurunca.htm Bailardo a Sessa Aurunca
  5. ^ Ponte Ronaco a Sessa Aurunca
  6. ^ Pansa G., Leggende medievali abruzzesi, A. Polla ed., Cerchio 1988, pp. 55-58.
  7. ^ Bailardo e il Pantheon

Collegamenti esterni

Bibliografia