Zhang Zhung

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Zhangzhung
Dati amministrativi
Nome completoRegno di Xangxung
Nome ufficialeXangxung ཞང་ཞུང་
Lingue parlateZhangzhung
CapitaleKyunglung
Politica
Forma di StatoMonarchia
Nascitac. 500 AC
Fine625 AC [1]
CausaConquista di Songtsen Gampo
Territorio e popolazione
Bacino geograficoTibet Occidentale e dintorni
Religione e società
Religione di StatoBön
Evoluzione storica
Preceduto daTibet neolitico
Succeduto daImpero tibetano
Ora parte diCina
India
Nepal

La cultura Zhangzhung o Shangshung (o Žaṅ žuṅ secondo G. Tucci[2], cinese 象雄 xiàng xióng, tibetano: ཞང་ ཞུང zhang zhung, pinyin tibetano: xang xung, descritta nelle cronache Tang 羊同 yáng tóng), indica una cultura e un regno antichi del Tibet occidentale e nordoccidentale antecedenti alla prima diffusione del Buddhismo in quell'area, connessi con la religione Bön, che a sua volta ha influenzato la filosofia e le pratiche del buddhismo tibetano. Personaggi Zhangzhung sono citati di frequente negli antichi testi tibetani come originari sovrani di quell'area, visitata da Giuseppe Tucci nelle sue famose spedizioni degli Anni Trenta del '900[2].

«Žaṅ žuṅ. Suvarņabhūmi, Strīrājya, Cīnadeśa. La grande civiltà dell'Asia sapeva molto poco di questi paesi, non essendo mai Žaṅ žuṅ, paese di nomadi e rapinatori, assurto a un livello di coesione tale da formare un vero impero; ma non li ignoravano completamente. Alcune notizie di quel vasto territorio inaccessibile filtrava attraverso la barriera di montagne che circondava Žaṅ žuṅ, e a dispetto degli elementi leggendari che sempre celano popolazioni o cose di cui è difficile avere conoscenza diretta, esse dimostrano, come era logico aspettarsi, che quelle regioni non erano considerate un vuoto. Sarebbe invero sorprendente che gli indiani non fossero a conoscenza del paese vicino a Manasorovar e Kailāsa, che occupano tuttora un così importante spazio nelle loro idee religiose. Io sono incline a credere che Žaṅ žuṅ corrisponda a Suvarņabhūmi, Suvarņagotra, delle fonti sanscrite…»

Di recente è stata proposta una possibile identificazione dello Zhangzhung con una cultura dell'Età del ferro che è in fase di scoperta nel bacino del Qiangtang Tibet nordoccidentale.[3]

Estensione dei regni Zhangzhung[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la tradizione Zhangzhung consisteva di tre regioni diverse: sGob-ba, quella esterna; Phug-pa, l'interna; e Bar-ba, in mezzo. La regione esterna è quella che oggi potremmo chiamare Tibet occidentale, da Gilgit in Pakistan a ovest fino a Dangra Khyungdzong (Dangs-ra khyung-rdzong) nell'est, vicino al Lago Namtso (gNam-mtsho), e da Hotan nel nord fino a Chumik Gyed Tsanyi (Chu-mig brgyad-cu rtsa-gnyis) nel sud. Quella interna sarebbe Tazig (sTag-gzig), spesso identificata con la Battria, e la media Gyakhar Barcho (rGya-mkhar bar-chod), luogo non ancora identificato.[4] Mentre non è affatto certo che Zhangzhung fosse davvero così vasto, si sa invece che era un regno indipendente che occupava tutto il Tibet occidentale.[5][6]

La capitale del regno era chiamata Khyunglung (Wylie: Khyunglung Ngülkhar o Khyung-lung dngul-mkhar),il "Palazzo d'argento di Garuḍa", a sudovest del Monte Kailash (Monte Ti-se), luogo identificato con rovine di palazzi scoperti nell'alta valle del Sutlej.[7]

Secondo Rolf Alfred Stein, autore di Tibetan Civilization, la zona di Shang Shung non faceva storicamente parte del Tibet e per i tibetani era chiaramente un territorio straniero:[8]

«...Poi più a ovest i tibetani incontravano una nazione chiaramente straniera: Shangshung, con capitale Khyunglung. Il Monte Kailāśa (Tise) e il Lago Manasarovar facevano parte di questo paese, la cui lingua è arrivata fino a noi attraverso antichi documenti. Ancora non identificata, essa sembra essere indoeuropea… Geograficamente il paese era certamente aperto all'India, sia attraverso il Nepal sia tramite il Kashmir e il Ladakh. Il Kailāśa è un luogo sacro per gli indiani, che vi compiono pellegrinaggi. Nessuno sa da quanto tempo essi lo facciano, ma il culto potrebbe anche risalire ai tempi in cui Shangshung era ancora indipendente dal Tibet.

Fino a dove si estendesse Shangshung a nord, est e ovest è un mistero… Abbiamo già avuto modo di rimarcare che essa, abbracciando il Kailāśa, montagna sacra degli indù, potrebbe un tempo aver avuto una religione largamente derivata dall'Induismo, e tale situazione potrebbe anche essere durata molto a lungo. In effetti verso il 950 il re indù di Kabul aveva una statua di Visnù del tipo kashmiri (con tre teste), che sosteneva essergli stata donata dal re dei Botha (tibetani), che a sua volta lo aveva ricevuto da Kailāśa.»

Storia dello Zhangzhung[modifica | modifica wikitesto]

Cultura dell'Età del ferro del Qiangtang: è lo Zhang Zhung?[modifica | modifica wikitesto]

Recente lavoro archeologico nella piana del Qiangtang trova prova di una cultura dell'Età del ferro che qualcuno si azzarda a identificare come lo Zhangzhung.[3]

La conquista di Zhangzhung[modifica | modifica wikitesto]

Mappa dello Zhangzhung con la sua capitale Kyunglung sotto l'Impero Tibetano

Esiste una certa confusione circa la questione se il Tibet centrale abbia conquistato Zhangzhung durante il regno di Songtsen Gampo (605 o 617 - 649) o durante quello di Trhisong Detsen (Wylie: Khri-srong-lde-btsan), (r. dal 755 al 797 o 804).[9] Il Libro dei Tang sembra comunque collocare tali eventi nel regno del primo dei due, laddove esso afferma che nel 634 Yangtong (Zhang Zhung) e varie tribù tribù qiang "gli si sottomisero totalmente". Dopo di che egli si unì con il paese di Yangtong per sconfiggere lo 'Azha o regno di Tuyuhun, quindi conquistò altre due tribù qiang prima di minacciare Songzhou con un esercito di più di 200.000 uomini. In seguito inviò un inviato con doni di oro e seta all'imperatore cinese per chiedere una principessa cinese in sposa e, ricevuto un diniego, attaccò Songzhou. A quel punto pare che si sia ritirato, porgendo le sue scuse, e successivamente l'imperatore esaudì la sua richiesta.[10][11]

Secondo antiche cronache tibetane il re tibetano e quello di Zhangzhung avrebbero stipulato un'alleanza mediante il matrimonio con una sorella dell'altro. Tuttavia la moglie tibetana del secondo si lamentò di subire maltrattamenti dalla sua moglie principale, provocando una guerra, e a causa del tradimento di questa principessa tibetana il "re Ligmikya di Zhangzhung, mentre era diretto verso la provincia di Sum-ba (provincia dell'Amdo), subì un'imboscata e fu ucciso dai soldati di re Songtsen Gampo. Come conseguenza il regno di Zhangzhung fu annesso al Bod (Tibet centrale). Dopo di che il nuovo regno nato dall'unificazione di Zhangzhung e Bod fu denominato Bod rGyal-khab."[12][13][14] R. A. Stein colloca la conquista di Zhangzhung nel 645.[15]

Rivolta di Zhang Zhung nel 677[modifica | modifica wikitesto]

Zhang Zhung si ribellò dopo la morte di re Mangsong Mangtsen (Tibetano: མང་སྲོང་མང་བཙན), ovvero Trimang Löntsän (Wylie: Khri-mang-slon-rtsan, regno 650 - 677), figlio di Songtsen Gampo, ma fu ricondotto sotto controllo tibetano dalla "ferma autorità dei grandi capi del clan Mgar".[16]

La lingua Zhangzhung[modifica | modifica wikitesto]

Una manciata di testi Zhangzhung e di documenti tibetani bilingui dell'XI secolo fanno menzione di una lingua Zhangzhung connessa con il Kinnauri. I Bönpo sostengono che il sistema di scrittura dei tibetani deriva dall'alfabeto Zhangzhung, mentre alcuni studiosi moderni riconoscono la chiara derivazione della grafia tibetana da una del nord dell'India, il che concorda con cronache tibetane non Bön. Una moderna lingua Kinnauri con lo stesso nome (pronunciato localmente Janshung) è parlata da 2000 persone della Valle del Sutlej nell'Himachal Pradesh, che sostengono di essere discendenti dei Zhangzhung.[17]

Influenza della cultura Zhangzhung in India[modifica | modifica wikitesto]

È da rimarcare che la tradizione Bönpo sostiene di essere stata fondata da un personaggio simile a Buddha di nome Tonpa Shenrab Miwoche,[18] a cui sono ascritti insegnamenti simili quanto a intento a quello ascritti al Gautama Buddha storico. I Bönpo affermano che Tonpa Shenrab Miwoche visse attorno a 18.000 anni fa e visitò il Tibet venendo dalla terra di Tagzig Olmo Lung Ring (odierno Tagikistan), ovvero Śambhala. Essi suggeriscono inoltre che in quell'epoca gli insegnamenti del Signore Shenrab Miwoche permeavano tutto il subcontinente, essendo in parte responsabili dello sviluppo della religione vedica. Un esempio di questo legame si sostiene essere il Monte Kailash, che costituisce il centro della cultura Bön ed è al tempo stesso la montagna più sacra per gli indù.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mark Aldenderfer, Defining Zhang Zhung ethnicity: an archaeological perspective from far western Tibet, in Amy Heller e Giacomella Orofino (a cura di), Discoveries in Western Tibet and the Western Himalayas: Essays on History, Literature, Archaeology and Art, Tibetan Studies, Proceedings of the Tenth Seminar of the International Association for Tibetan Studies, Oxford, 2003, Leiden, Brill, 2007, pp. 1–22, ISBN 90-04-15520-1.
  2. ^ a b Giuseppe Tucci, Preliminary Report on Two Scientific Expeditions in Nepal, David Brown Book Company, 1956, ISBN 978-88-575-2684-3.
  3. ^ a b KM-III EXPLORATION REPORT: A Reconnaissance Mission to Locate the Sri Ashtapad Temple., su tibetarchaeology.com. URL consultato il 14 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2010).
  4. ^ Anne C. Klein, Tenzin Wangyal, Geshe Tenzin Wangyal Rinpoche, Unbounded Wholeness: Dzogchen, Bon, and the Logic of the Nonconceptual, p. 318, nota 39. Oxford University Press, 2006, New York. ISBN 0199884439, 9780199884438
  5. ^ Karmey, Samten G. (1979). A General Introduction to the History and Doctrines of Bon, p. 180. The Toyo Bunko, Tokyo.
  6. ^ Stein, R. A. (1972). Tibetan Civilization. Stanford University Press, Stanford, California. ISBN 0-8047-0806-1 (tela); ISBN 0-8047-0901-7.
  7. ^ Allen, Charles. (1999). The Search for Shangri-La: A Journey into Tibetan History. Abacus Edition, London. (2000), pp. 266-267; 273-274. ISBN 0-349-11142-1.
  8. ^ Tibetan Civilization by R.A. Stein, Faber and Faber
  9. ^ Karmey, Samten G. (1975). "'A General Introduction to the History and Doctrines of Bon", p. 180. Memoirs of Research Department of The Toyo Bunko, No, 33. Tokyo.
  10. ^ Lee, Don Y. (1981). The History of Early Relations between China and Tibet: From Chiu t'ang-shu, a documentary survey, pp. 7 - 9. Eastern Press, Bloomington, IN.
  11. ^ Pelliot, Paul. (1961). Histoire ancienne du Tibet, pp. 3 - 4. Librairie d'Amérique et d'Orient, Paris.
  12. ^ Norbu, Namkhai. (1981). The Necklace of Gzi, A Cultural History of Tibet, p. 30. Information Office of His Holiness The Dalai Lama, Dharamsala, H.P., India.
  13. ^ Beckwith, Christopher I. (1987). The Tibetan Empire in Central Asia, p. 20. Princeton University Press, Princeton, NJ. Fourth printing with new afterword and 1st paperback version. ISBN 0-691-02469-3.
  14. ^ Allen, Charles. The Search for Shangri-La: A Journey into Tibetan History, pp. 127 - 128. (1999). Reprint: (2000). Abacus, London. ISBN 0-349-11142-1
  15. ^ Stein, R. A. (1972). Tibetan Civilization, p. 59. Stanford University Press, Stanford California. ISBN 0-8047-0806-1 (tela); ISBN 0-8047-0901-7.
  16. ^ Beckwith, Christopher I. The Tibetan Empire in Central Asia. A History of the Struggle for Great Power among Tibetans, Turks, Arabs, and Chinese during the Early Middle Ages, 1987, Princeton: Princeton University Press. ISBN 0-691-02469-3, p. 43.
  17. ^ Ethnologue 14 report for language code:JNA
  18. ^ Copia archiviata, su ligmincha.org. URL consultato il 10 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2007).

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Tucci, Preliminary Report on Two Scientific Expeditions in Nepal, David Brown Book Company, 1956, ISBN 978-88-575-2684-3.
  • Tucci, Giuseppe (con Eugenio Ghersi). Cronaca della missione scientifica Tucci nel Tibet occidentale (1933), Roma, Reale Accademia d'Italia, 1934. Ristampa con omissione del secondo autore, soppressione delle illustrazioni e della carta geografica: Dei, demoni e oracoli. La leggendaria spedizione in Tibet del 1933, Neri Pozza, 2006, ISBN 978-88-545-0108-9.
  • Allen, Charles. (1999) The Search for Shangri-La: A Journey into Tibetan History. Little, Brown and Company. Reprint: 2000 Abacus Books, London. ISBN 0-349-11142-1.
  • Bellezza, John Vincent: Zhang Zhung. Foundations of Civilization in Tibet. A Historical and Ethnoarchaeological Study of the Monuments, Rock Art, Texts, and Oral Tradition of the Ancient Tibetan Upland. Denkschriften der phil.-hist. Klasse 368. Beitraege zur Kultur- und Geistesgeschichte Asiens 61, Verlag der Oesterreichischen Akademie der Wissenschaften, Wien 2008.
  • Hummel, Siegbert. (2000). On Zhang-zhung. Edited and translated by Guido Vogliotti. Library of Tibetan Works and Archives. Dharamsala, H.P., India. ISBN 81-86470-24-7.
  • Karmey, Samten G. (1975). A General Introduction to the History and Doctrines of Bon. Memoirs of the Research Department of the Toyo Bunko, No. 33, pp. 171–218. Tokyo.
  • Stein, R. A. (1961). Les tribus anciennes des marches Sino-Tibétaines: légends, classifications et histoire. Presses Universitaires de France, Paris.
  • Zeisler, Bettina. (2010). "Ëast of the Moon and West of the Sun? Approaches to a Land with Many Names, North of Ancient India and South of Khotan." In: The Tibet Journal, Special issue. Autumn 2009 vol XXXIV n. 3-Summer 2010 vol XXXV n. 2. "The Earth Ox Papers", edited by Roberto Vitali, pp. 371 – 463.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bellezza, John Vincent. (2010). "gShen-rab Myi-bo, His life and times according to Tibet’s earliest literary sources." Revue d’Etudes Tibétaines Number 19 October 2010, pp. 31–118.
  • Blezer, Henk. (2010). "Greatly Perfected, in Space and Time: Historicities of the Bon Aural Transmission from Zhang zhung." In: The Tibet Journal, Special issue. Autumn 2009 vol XXXIV n. 3-Summer 2010 vol XXXV n. 2. "The Earth Ox Papers", edited by Roberto Vitali, pp. 71–160.
  • Zeisler, Bettina (2010). “East of the Moon and West of the Sun? Approaches to a Land with Many Names, North of Northern India and South of Khotan.” In: The Earth Ox Papers. Special Issue. The Tibet Journal, Autumn 2009 vol XXXIV n 3-Summer 2010 vol. SSSV n. 2. Edited by Roberto Vitali. Library of Tibetan Works and Archives, Dharamsala, H.P., India. pp. 371–463.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]