Utente:Tantalas/Sandbox Alexander VIII

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{{Scheda libro| titolo = La legione perduta | titoloorig = The misplaced legion | autore = [[Harry Turtledove]] | editore = TEA | anno = [[1987]] | annoorig = [[1987]] | traduttore = Annarita Guarnieri | genere = Romanzo | sottogenere = [[Ucronia]] | collana = Oscar Mondadori | npagg = 376 | ISBN = | Wikiproject = [[Wikipedia:Progetto Letteratura|Progetto Letteratura]] · }} La legione perduta (in lingua inglese The misplaced legion) è il titolo di un libro pubblicato nel 1987 da Harry Turtledove. È il romanzo con cui convenzionalmente viene fatta iniziare la saga di Videssos.

Il libro appartiene al particolare genere letterario del fantasy detto ucronia. L'inizio del racconto è ambientato sullo sfondo storico dell'antica Gallia. La vicenda approda poi ad un Impero Videssiano di pura fantasia, che altri non è che l'Impero bizantino: non a caso Turtledove è laureato in storia e specializzato in quella dell'antica Bisanzio.

In tutto il libro vengono fatti riferimenti a popoli e costumi realmente esistiti nel Medioevo: ad esempio, gli Yezda sono gli Arabi - che nella vicenda letteraria hanno da una cinquantina di anni conquistato il Markuman, cioè l'Impero persiano - poi vi sono gli Namdaleni, ovvero i Normanni, gli Halogai equivalenti ai Russi, ecc.

Il testo[modifica | modifica wikitesto]

{{trama}} Tutto inizia, in Gallia, al tempo di Giulio Cesare.
Un distaccamento di una legione Romana si deve unire al grosso delle forze armate di Giulio Cesare, che si stanno preparando ad un attacco contro i Galli. La legione è capitanata da un giovane Tribuno, alto e biondo, Marcus Aemilius Scaurus, originario di Mediolanum. Il comandante in seconda è un invece anziano Centurione di nome Gaius Philippus, sempre intento a brontolare.

Nel corso del viaggio, passando per una radura, la legione viene assalita da un grosso esercito gallico. Inizia così una sanguinosa battaglia. Il capo dei Galli, Viridovix, vedendo le numerose perdite nel suo schieramento, e rendendosi conto che la vittoria sarebbe potuta giungere solo a costo di perdite ancor più gravi, sfida in duello Scaurus. Gli uomini dell'esercito del generale perdente sarebbero divenuti schiavi del vincitore. Marcus si vede costretto ad accettare, per il bene dei suoi legionari.

Ambedue i duellanti possiedono, l'uno all'insaputa dell'altro, delle spade druidiche, le cui lame sono istoriate di simboli druidici. Quando le spade vengono a contatto, i simboli iniziano ad emettere luce. Si crea così un alone, che ricopre i due duellanti, e tutta la legione. Questo alone trasporta in un posto sconosciuto la legione, ed il capo Gallo.

Ritrovatisi la mattina successiva in un luogo sconosciuto, i romani avvistano un gruppo di soldati che parlano una lingua, che nessun romano riusce a decifrare. Dopo un po' si rendono conto di essere stati trasportati nell' impero Videssiano, che si trovano nell'Impero Videssiano, lacerato dalle guerre, i cui capi sono sempre in cerca di mercenari. Arrivati in una città di nome Imbros, i romani apprendono che in quella terra viene usata con molta perizia l'arte della guarigione, e riescono a risanare le ferite riportate nella ormai lontana Gallia. A Imbros trascorrono tutto l'inverno, imparandone la lingua, gli usi ed i costumi. I Videssiani adorano un solo Dio, Phos, che è in lotta contro un Dio malvagio, adorato dagli Yezda, cioè Skotos.

All' arrivo della primavera i romani vengono accompagnati nella capitale, Videssos (pseudonimo di Costantinopoli). Marcus, insieme agli altri ufficiali romani, viene invitato ad un banchetto organizzato dall'imperatore Videssiano, Mavrikios Gavras. Al banchetto Marcus conosce il fratello dell'Imperatore, Thorisin, il primo ministro di corte, Vardanes Sphrantzes, e la figlia dell'Imperatore, Alypia. Durante il pasto il generale romano rovescia per errore del vino sulla tunica dell'inviato degli Yezda, Avshar, il quale, infuriatosi, sfida lo sfida a duello. Durante la sfida Avshar, essendo un potente stregone, compie diverse magie per vincere, ma Marcus, avendo la spada druidica, non ne risente, e riesce a vincere il duello. Avshar esce dalla sala, pieno di rancore.