Utente:Riottoso/sandbox6

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Con il termine Torre di Bismarck (in tedesco Bismarckturm o Bismarcksäulen ossia Colonna di Bismarck) si fa riferimento ad un particolare tipo di monumento costruito secondo un modello più o meno standard in varie località della Germania in onore del primo cancelliere del Reich, Otto von Bismarck. È stato stimato che tra il 1869 e il 1934 furono costruite almeno 240 torri di Bismarck in tutto il territorio dell'Impero tedesco, delle quali al 2017 ne sono sopravvissute 174, distribuite principalmente in Germania e in Polonia[1].



Unternehmen Barbarossa[modifica | modifica wikitesto]

Gli "ordini criminali"[modifica | modifica wikitesto]

Il trattamento dei prigionieri sovietici[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la crisi militare del 1941-1942, la disponibilità di manodopera divenne una preoccupazione primaria per l'economia di guerra tedesca. Nel vano tentativo di eguagliare l'Armata Rossa, sorretta da una popolazione doppia rispetto a quella tedesca, il Terzo Reich rispose alla catastrofica perdita di risorse umane subite dalla Wehrmacht prima con un'ulteriore mobilitazione delle forze tedesche e quindi con il reclutamento forzato e massiccio di manodopera straniera[2]. Già nell'autunno del 1941 la Wehrmacht aveva raschiato il fondo del barile: tutti i maschi attorno ai vent'anni erano già stati praticamente tutti coscritti e nella prima metà del 1942 si optò per attingere ai tedeschi di mezza età esentati in precedenza dall'arruolamento, tra cui un gran numero di operai impiegati nelle fabbriche di armamenti. In quel periodo almeno duecentomila operai vennero inquadrati nella Wehrmacht, in un momento in cui le stesse forze armate richiedevano un disperato bisogno di incrementare la produzione bellica[3]. La mobilitazione femminile peraltro si rivelò insufficiente e il 21 marzo 1942 Hitler affidò al Gauleiter Fritz Sauckel il nuovo incarico di plenipotenziario generale per la mobilitazione del lavoro (Generalbevollmächtigter für den Arbeitseinsatz, GBA), mentre Albert Speer sostituì Fritz Todt in qualità di ministro degli armamenti[4].

Sauckel mise quindi in moto uno dei più grandi programmi di coscrizione forzata che si siano mai visti al mondo, mobilitando milioni di operai provenienti da tutta Europa, soprattutto dalla Polonia e dai territori occupati dell'Unione Sovietica[5]. Tra il gennaio 1942 e la fine di giugno del 1943, il GBA procurò alla Germania 2,8 milioni di nuovi lavoratori stranieri, numero che crebbe incessantemente fino a raggiungere nell'autunno del 1944 il numero massimo di 7,907 milioni, quasi il 20% del totale della forza lavoro in tutto il Reich[6]. Paradossalmente pochi mesi prima che Sauckel iniziasse il suo programma di reclutamento forzato, la Germania aveva varato diversi programmi di sterminio di un'entità e di una ferocia senza precedenti. Da una parte il Gauleiter Sauckel fece enormi sforzi per mobilitare milioni di lavoratori, e nello stesso tempo le SS e la Wehrmacht uccidevano deliberatamente milioni di persone che si sarebbero potute impiegare anch'esse nell'economia di guerra. Questa contraddizione si manifestò visibilmente in relazione ai milioni di prigionieri sovietici catturati nei primi mesi dell'operazione Barbarossa, quando la Wehrmacht affamava e lasciava morire deliberatamente milioni di soldati russi che potenzialmente potevano essere impiegati nelle fabbriche di armamenti tedesche. Eppure, già dal novembre 1941, di fronte all'impasse determinatasi sul fronte orientale, Hitler aveva deciso di impiegare i prigionieri di guerra sovietici non solo nelle retrovie, ma anche come operai in Germania. Il trasferimento di centinaia di migliaia di prigionieri però non fermò i maltrattamenti a loro riservati, cosicché spesso morivano nei campi di concentramento prima di poter essere trasferiti in Germania[7]. Ancor prima della nomina di Sauckel, l'ufficio economico-militare dell'OKW e gli industriali del Reich avevano evidenziato come fosse del tutto inutile importare centinaia di migliaia di uomini per poi farli morire di fame, dato che risultava impossibile organizzare il vitto e l'alloggio a un numero così alto di uomini, e specie nei grandi centri industriali, tale situazione divenne insostenibile. Nell'autunno 1942 si giunse perfino al paradosso di dover reimpatriare decine di migliaia di Ostarbeiter già in condizione di salute critiche e in condizioni da incubo:«Sul treno di ritorno c'erano passeggeri morti. [...] I morenti giacevano sul pavimento dei vagoni merci senza nemmeno un'imbottitura di paglia, e uno dei cadaveri fu [...] gettato sulla banchina»[8]. La morte per inedia e abusi fra i prigionieri di guerra sovietici era dovuta tanto alla deliberata mancanza di ogni organizzazione per il loro trattamento, trasporto e approvvigionamento, quanto al risultato di una deliberata politica «eliminazionista» ordinata dall'OKW e dall'OKH e attuata in modo zelante dall'esercito tedesco. I casi di comportamento brutale delle truppe tedesche contro i prigionieri e i civili sovietici raggiunse un livello tale che molti ufficiali superiori temettero a una generale caduta della disciplina che erodesse la loro autorità, dimostrando così come la politica ufficiale sul trattamento da riservare agli Untermenschen avesse provocato ad oriente un imbarbarimento morale tra le truppe tedesche, le quali si macchiarono di crimini atroci in ottemperanza agli "ordini criminali" impartiti dall'OKW alla vigilia dell'operazione Barbarossa[9].

La guerra antipartigiana[modifica | modifica wikitesto]

La guerra ai civili[modifica | modifica wikitesto]

La violenza sui teatri occidentali[modifica | modifica wikitesto]



Cenni storici[modifica | modifica wikitesto]

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

Le armi da fuoco, dal Medioevo fino alla metà del XIX secolo, erano costituite per la maggior parte da moschetti a canna corta e anima liscia; ciò rendeva la portata utile di queste armi a poche decine di metri, e sebbene il fucile a canna rigata fosse noto fin dal XVI secolo era un'arma troppo cara per rifornirne un qualsiasi esercito, e sopratutto di difficile fabbricazione. Solo dal XVII secolo comparvero alcuni tiratori sui campi di battaglia d'Europa, ma essi non facevano parte di corpi organizzati di tiratori scelti, erano per lo più contadini e fattori, cacciatori di selvaggina e armati con fucili sportivi, che rappresentarono un punto di forza per gli eserciti poco professionali di cui facevano parte, ma erano pochi e non incidevano sulle sorti della guerra[10].

La situazione cambiò gradualmente a partire dalla rivoluzione industriale, dove l'evoluzione tecnologica e sopratutto industriale, permisero una più rapida ed economica produzione di fucili a canne rigate; a questo punto l'ostacolo vero e proprio divenne l'ostinazione dei capi militari di continuare a combattere con enormi masse dotate di moschetto, in uno scontro praticamente corpo a corpo[11]. Solo con la fine delle ostilità tra britannici e statunitensi nel 1783 le potenzialità dei fucili a canna rigata fu presa in seria considerazione. Orgogliosi della propria tradizione militare, i britannici ritenevano di poter sbaragliare i coloni come la tattica di allora obbligava, ovvero con scontri diretti in campo aperto. Ma i nemici colsero alla sprovvista i britannici, vennero mandati in campo fucilieri dotati di uniformi mimetiche, che muovendosi come cacciatori mettevano in atto vere e proprie azioni di guerriglia, colpendo gli ufficiali nemici senza possibilità di contrattacco. Questo demoralizzava i britannici che vedevano cadere i propri compagni senza neppure capire da dove fosse partito lo sparo, e anche se questo fosse stato individuato, il moschetto Land Pattern non superava i 180 metri di portata utile, mentre i fucili Kentucky o Pennsylvania a canna lunga superavano di poco i 300 metri di portata, il che rendeva impossibile rispondere agli attacchi dei tiratori statunitensi[11].

Nonostante l'apporto dei fucilieri statunitensi ebbe fondamentalmente poca influenza sull'esito della guerra - decisa sopratutto dall'appoggio navale francese ai coloni - Lord Howe arrivò a lamentarsi in Parlamento del metodo poco ortodosso di combattere dei ribelli, tanto che il governo britannico accettò a stento di reclutare e addestrare un'unità di fucilieri di cento uomini che adottarono gli armamenti e le tattiche nemiche. Un giovane ufficiale britannico, Patrick Ferguson, riuscì nel tentativo di convincere i suoi superiori dell'efficacia del fucile, purtroppo però il suo contributo alla guerra fu minimo, e dopo la sua morte nella battaglia di King's Mountain, l'unità e i suoi fucili sparirono dalla scena[12].

I primi tiratori scelti[modifica | modifica wikitesto]

Solo alla fine del XVIII gli eserciti, sopratutto quello britannico, cominciarono a prestare maggiore attenzione alle armi da truppa, e nel 1798 il Board of Ordnance britannico ordinò 5000 fucili tipo Jäger in dotazione ai fucilieri scelti che prestavano servizio negli stati tedeschi, appunto gli Jäger ("cacciatori"), famosi per la grande abilità dei suoi membri come tiratori esperti e conoscitori del territorio. Ma i fucili tedeschi erano pesanti e di bassa qualità, ed il governo britannico decise di iniziare diverse prove su alcuni modelli da utilizzare; così nell'arsenale di Woolwich nel 1799 fu scelto il progetto di Ezequiel Baker, e nel 1802 i primi 800 fucili furono consegnati al 95° reggimento fucilieri di nuova formazione[13].

Questi fucilieri non combattevano come la fanteria; nacque quindi l'idea di un soldato indipendente che agisse secondo criteri personali, compiendo azioni di disturbo nelle retrovie nemiche, colpendo artiglieri, cavalli e ufficiali nemici, sfruttando la maggiore portata dei fucili, il territorio e il mimetismo delle divise verdi, introdotte ad hoc per queste unità. Le guerre napoleoniche furono il primo banco di prova per i tiratori scelti. Il loro addestramento prevedeva l'osservazione del nemico, manovre di disturbo, caos e disorientamento del nemico, ma le unità formate rimasero troppo piccole nonostante si rivelassero molto efficaci, l'addestramento prediligeva comunque la forza delle grandi masse compatte di fanteria[14].

La guerra di Crimea e la guerra di secessione americana[modifica | modifica wikitesto]

La dottrina dogmatica che vedeva l'impiego di fucili poco precisi, sosteneva l'importanza di combattimento tra grandi schieramenti; ciò comportava parecchi inconvenienti rispetto ai vantaggi di dotare gli uomini di nuovi fucili. Con l'introduzione del fucile a percussione e con l'avvento della produzione di massa agli inizi degli anni trenta del XIX secolo, gli Stati Uniti diedero il via a piani di produzione bellica altamente meccanizzata, come nelle manifatture Springfield, Harper's Ferry e Colt and Hartford, che iniziarono una produzione a buon mercato di fucili a canna rigata[15].

Tra il 1830 e il 1850 tutti le maggiori potenze militari rifornirono i propri eserciti di fucili a canna rigata, e benchè fossero ad avancarica, avevano una precisione di dieci volte superiore rispetto alle armi a canna liscia. La Gran Bretagna adottò l'Enfield modello Minié 1851, modificato poco dopo dal modello 1853, dotandolo ai sei migliori tiratori di ogni compagnia, e i tiratori rivelarono la loro importanza nelle guerre di frontiera del Capo (1853), in Sudafrica[16].

La guerra di Crimea fu testimone di una nuova modalità di fare la guerra basata sulle trincee, su lunghi bombardamenti di artiglieria e sullo scambio di colpi tra soldati dotati di fucili precisi a distanze fino a poco tempo prima concepibili solo per l'artiglieria. Sorse quindi il problema dell'identificazione del bersaglio; dato che a 900 metri un uomo è più piccolo del mirino del fucile, nelle file britanniche gli uomini inconsapevolmente iniziarono ad agire come i moderni tiratori scelti. In trincea si iniziò ad assistere all'azione combinata di due uomini nel tiro di precisione, il tiratore steso a terra con il dito sul grilletto pronto a sparare e il compagno accanto a lui che puntava il telescopio nella stessa direzione, aspettando il momento in cui il nemico si sarebbe fatto vedere per dare il segnale di fare fuoco[16].

Nonostante i problemi portati dalla polvere nera che assorbiva l'umidità e dall'avancarica che obbligava il soldato a esporsi per ricaricare l'arma, il fucile di precisione fu sempre più apprezzato, e raggiunse un alto livello di utilizzo durante la guerra di secessione americana. La disponibilità economica e il controllo delle maggiori fabbriche da parte degli unionisti fece sì che l'esercito del nord fu il primo a reclutare ed equipaggiare un reggimento di tiratori specialisti, e nel giugno 1861 fu costituito il 1st Regiment of Sharpshooters, sotto il comando del colonnello Hiram Berdan[17]. I tiratori di Berdan furono addestrati come tiratori ed esploratori, e le richieste di unirsi a loro fecero nascere un secondo reggimento, dotato di uomini ben addestrati; «Non era ammesso chi non fosse capace di realizzare, a 180 metri di distanza, dieci spari consecutivi a una media di 7,5 cm di distanza dal centro del bersaglio». In seguito alle pressioni di Berdan, nel 1862 l'Ordnance Department equipaggiò i suoi uomini con fucili Sharp a retrocarica, molto affidabili e precisi, ma solo pochi dei 1500 consegnati erano dotati di mirino telescopico. Gli uomini di Berdam inoltre erano dotati di una divisa uguale alla fanteria, ma di colore verde anziché azzurro, e venivano utilizzati come truppe speciali che entravano in azione solo quando necessario[17].

Anche nell'esercito confederato erano presenti tiratori esperti, ma non costituivano una truppa a sé stante, ma milizie all'interno della fanteria. Solo successivamente vennero create alcune unità di tiratori scelti, dove i tiratori migliori venivano dotati di fucili a canna rigata Whitworth. Il problema per i confederati era però il prezzo e le difficoltà di aggirare il blocco navale degli unionisti: i combattenti del sud ne utilizzarono pochi esemplari, forse non più di 175, una cifra ridicola rispetto alla produzione di Enfield o Sharps[18].

Ma come successe dopo la guerra di indipendenza americana, anche alla fine delle ostilità della guerra civile le abilità acquisite e gli stessi tiratori furono riassorbiti dalla fanteria; venendo meno alle esigenze militari anche i progressi caddero nel dimenticatoio. Ma non fu così per l'industria che nella produzione di fucili sportivi arrivò a perseguire due obiettivi: creare un propulsore che non emettesse fumo e perfezionare le meccaniche della retrocarica. L'invenzione della polvere infume - nitrato di cellulosa - fu perfezionata in Francia nel 1886, consentendo l'emissione minima di fumo grigio che rendeva ancor più "invisibili" i tiratori. Di pari passo ci fu il perfezionamento anche della retrocarica, e all'inizio del '900 quasi tutti gli eserciti del mondo avevano adottato il fucile a retrocarica a otturatore girevole-scorrevole (bolt-action), che sparava cartucce relativamente piccole con polvere infume. La lista dei produttori diventò corposa: Mauser, Krag-Jørgensen, Mannlicher, Enfield, Schmidt-Rubin, Remington. Tutti producevano fucili militari di notevole precisione, capaci di raggiungere obiettivi distanti più di 1800 metri[19].

La guerra boera[modifica | modifica wikitesto]

Alla conclusione della guerra boera del 1902 l'esercito britannico apprese una dura lezione sul concetto di tiro dalla lunga distanza. Un esercito di contadini boeri, privi di alcun addestramento, dimostrò cosa si potesse ottenere con fucili di nuova generazione e con tiratori molto capaci che, allenati dalla caccia di animali, non fu difficile sparare contro soldati da una distanza tale che i nemici non erano neppure in grado di capire da dove arrivassero i colpi. E nemmeno riuscivano a identificare chiaramente gli obiettivi, perché la maggior parte dei boeri era barbuta e portava un copricapo largo e scuro, primo esempio di mimetica, sicuramente casuale, che negli anni seguenti sarebbe stato imitato. E benché l'addestramento fu intensificato nel decennio successivo, allo scoppio della prima guerra mondiale, i britannici sembravano essersi dimenticati di quanto appreso sul tiro di precisione[18].

La prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

La seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Dal dopoguerra ad oggi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Standorte der Bismarcktürme und Bismarcksäulen, su bismarcktuerme.de. URL consultato il 28 luglio 2018.
  2. ^ Tooze, pp. 617-621.
  3. ^ Tooze, p. 617.
  4. ^ Tooze, pp. 619-620.
  5. ^ Tooze, p. 621.
  6. ^ Tooze, p. 622.
  7. ^ Tooze, pp. 624-625.
  8. ^ Tooze, pp. 625-627.
  9. ^ Bartov, cap. IV, pp. 131-137.
  10. ^ Pegler, p. 9
  11. ^ a b Pegler, p. 10
  12. ^ Pegler, p. 11
  13. ^ Pegler, p. 12
  14. ^ Pegler, p. 13
  15. ^ Pegler, pp. 13, 14
  16. ^ a b Pegler, p. 14
  17. ^ a b Pegler, p. 16
  18. ^ a b Pegler, p. 17
  19. ^ Pegler, pp. 16, 17

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fred Walker[modifica | modifica wikitesto]

Fred Livingood Walker
NascitaContea di Fairfield, Ohio, 11 giugno 1887
MorteWashington, D.C., 6 ottobre 1969
Dati militari
Paese servitoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti d'America
Forza armataUnited States Army
ArmaFanteria
Anni di servizio1911 - 1946
GradoMaggior generale
Ferite
GuerreSpedizione messicana
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
BattaglieSeconda battaglia della Marna
Sbarco a Salerno
Battaglia di Cassino
Comandante di36th Infantry Division
Decorazionivedi qui
fonti citate nel corpo del testo
voci di militari presenti su Wikipedia

Fred Livingood Walker (Contea di Fairfield (Ohio), 11 giugno 1887Washington, 6 ottobre 1969) è stato un generale statunitense.