Utente:Elisa Paglia/Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (WCED)

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Photograph of Gro Harlem Brundtland.
Gro Harlem Brundtland, primo capo della commissione.

La Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo, nota anche come Commissione Brundtland, fu un'organizzazione secondaria delle Nazioni Unite (ONU) che mirava a unire i paesi nel perseguimento dello sviluppo sostenibile.

Fu creata nel 1983 quando Javier Pérez de Cuéllar, segretario generale delle Nazioni Unite, nominò presidente della commissione Gro Harlem Brundtland, ex primo ministro norvegese. Brundtland fu scelta per la sua forte esperienza nel campo delle scienze e della sanità pubblica.

Si sciolse ufficialmente nel 1987 dopo aver pubblicato Our Common Future, noto anche come Rapporto Brundtland. Il documento rese popolare il termine "sviluppo sostenibile" e vinse il Premio Grawemeyer nel 1991. [1] Nel 1988, la commissione venne sostituita dal Centro per il nostro futuro comune.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Prima di Brundtland[modifica | modifica wikitesto]

Alcune sfide ambientali globali non erano state affrontate oltre 10 ani dopo la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente umano del 1972.

Negli anni ’80, la Banca Mondiale intervenne in modo sempre più significativo nelle politiche economiche e sociali del Terzo Mondo, in particolar modo dopo gli eventi di Bretton Woods del 1945.

Il neoliberalismo e la globalizzazione economica dominarono l’agenda politica delle principali nazioni commerciali, guidate da Ronald Reagan negli Stati Uniti e Margaret Thatcher nel Regno Unito.

Il problema di fondo era la riduzione della povertà nei paesi poco sviluppati senza esacerbare i carichi ambientali a livello globale e locale. Nessun paese era disposto a ridurre la propria crescita economica, ma minacce ambientali come l'inquinamento, le piogge acide, la deforestazione, la desertificazione e la riduzione dello strato di ozono erano impossibili ignorare.

I paesi avevano necessità di trovare un modo per riconciliare lo sviluppo economico con la protezione ambientale.

Le opinioni differivano su diverse questioni:

  • I problemi ambientali locali erano il risultato di sviluppi locali o di un sistema economico globale che ha costretto i paesi a basso reddito a distruggere il loro ambiente?
  • Gli oneri ambientali erano il risultato di una crescita economica distruttiva o di una mancanza di sviluppo economico?
  • Per riconciliare l’economia e l’ambiente sarebbero necessarie tecnologie più efficienti in termini di risorse (ad esempio) o cambiamenti sociali, politici e strutturali?

La Strategia Mondiale per la Conservazione del 1980 stilata dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura fu il primo rapporto ad includere un capitolo molto breve sul concetto di "sviluppo sostenibile". Tale documento si concentrava sui cambiamenti strutturali globali, ma non venne letto molto.

L'ONU creò quindi una commissione indipendente, alla quale fu chiesto di fornire un'analisi dei problemi esistenti e idee per risolverli, sulla falsa riga delle commissioni precedenti come la Commissione indipendente sulle questioni di sviluppo internazionale (Commissione Brandt) e la Commissione indipendente sulle questioni di disarmo e sicurezza (Commissione Palma).[2]

Istituzione[modifica | modifica wikitesto]

A seguito di una risoluzione dell'Assemblea generale nell'autunno del 1983, il segretario generale delle Nazioni Unite, Javier Pérez de Cuéllar, chiese all'ex primo ministro norvegese, Gro Harlem Brundtland, di creare un'organizzazione indipendente dalle Nazioni Unite per concentrarsi sui problemi e sulle soluzioni ambientali e di sviluppo (dicembre 1983).[3]

La Commissione fu inizialmente guidata da Brundtland, con la carica di presidente, e Mansour Khalid come vicepresidente.

La Commissione venne istituita nel 1983 dall'Assemblea Generale con la risoluzione 38/161, "Processo di preparazione della Prospettiva Ambientale per l'Anno 2000 e oltre".[4] In A/RES/38/161, l'Assemblea Generale:

8. Suggerisce che la Commissione Speciale, una volta istituita, dovrebbe concentrarsi principalmente sui seguenti termini di riferimento per il suo lavoro:
(a) Proporre strategie ambientali a lungo termine per raggiungere uno sviluppo sostenibile fino all’anno 2000 e oltre;
(b) Raccomandare modi in cui l’attenzione per l’ambiente possa tradursi in una maggiore cooperazione tra i paesi in via di sviluppo e tra paesi a diversi stadi di sviluppo economico e sociale e portare al raggiungimento di obiettivi comuni e di reciproco sostegno che tengano conto delle interrelazioni tra persone, risorse, ambiente e sviluppo;
(c) Considerare modi e mezzi con cui la comunità internazionale può affrontare in modo più efficace le preoccupazioni ambientali, alla luce delle altre raccomandazioni contenute nel suo rapporto;
(d) Contribuire a definire le percezioni condivise delle questioni ambientali a lungo termine e degli sforzi adeguati necessari per affrontare con successo i problemi della protezione e del miglioramento dell’ambiente, un programma d’azione a lungo termine per i prossimi decenni e obiettivi ambiziosi per la comunità mondiale, tenendo conto delle pertinenti risoluzioni della sessione di carattere speciale del Consiglio direttivo del 1982; [4]

Definizione di sviluppo sostenibile[modifica | modifica wikitesto]

Il rapporto intendeva rispondere al conflitto tra la crescita economica globalizzata e l'accelerazione del degrado ecologico ridefinendo lo "sviluppo economico" in termini di "sviluppo sostenibile".[5] È riconosciuto come il primo documento a definire il termine di sostenibilità: [6]

"Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni."

Sviluppo[modifica | modifica wikitesto]

Il nostro futuro comune fu pubblicato dalla Oxford University Press nel 1987. Il documento venne redatto alla fine di “900 giorni” di discussione a livello internazionale al fine di catalogare, analizzare e sintetizzare contributi scritti e testimonianze di esperti di “alti rappresentanti governativi, scienziati ed esperti, istituti di ricerca, industriali, rappresentanti di organizzazioni non governative e pubblico in generale” tenutosi in udienze pubbliche in tutto il mondo. [7]

Il mandato della Commissione Brundtland fu quello di:

“[1] riesaminare le questioni critiche dell’ambiente e dello sviluppo e formulare proposte di azione innovative, concrete e realistiche per affrontarle; [2] rafforzare la cooperazione internazionale in materia di ambiente e sviluppo e valutare e proporre nuove forme di cooperazione che possano uscire dai modelli esistenti e influenzare le politiche e gli eventi nella direzione del cambiamento necessario; e [3] aumentare il livello di comprensione e di impegno all’azione da parte di individui, organizzazioni di volontariato, imprese, istituti e governi” (1987: 347). [7]

Inoltre,

“La Commissione ha concentrato la sua attenzione sui settori della popolazione, della sicurezza alimentare, della perdita di specie e di risorse genetiche, dell’energia, dell’industria e degli insediamenti umani, rendendosi conto che tutti questi sono collegati e non possono essere trattati separatamente l’uno dall’altro” ( 1987: 27). [7]

Analisi[modifica | modifica wikitesto]

La definizione data dalla commissione presenta due elementi principali:

  • il concetto di “bisogni”, in particolare quelli dei poveri del mondo, ai quali va data assoluta priorità
  • limitazioni imposte dalla tecnologia e dall'organizzazione sociale sulla capacità dell'ambiente di soddisfare i bisogni presenti e futuri

Questi concetti equivalgono essenzialmente all'equità intergenerazionale. I “bisogni” sono basilari ed essenziali, pertanto la crescita economica faciliterà il loro soddisfacimento mentre l’equità è incoraggiata dalla partecipazione dei cittadini.

Un altro elemento chiave nella definizione è l’unità di ambiente e sviluppo. La Commissione Brundtland si oppose alle affermazioni della Conferenza di Stoccolma del 1972 e fornì una prospettiva alternativa sullo sviluppo sostenibile, unica rispetto a quella della Strategia mondiale di conservazione del 1980 dell'Unione internazionale per la conservazione della natura.

La commissione suggerì che mentre “l’ambiente” era precedentemente percepito come una sfera separata dalle emozioni o dall’azione umana, ovvero che lo “sviluppo” era un termine abitualmente usato per descrivere obiettivi politici o progresso economico.

Pertanto è meglio comprendere i due termini in relazione tra loro. Brundtland sostenne che:

"...l'"ambiente" è il luogo in cui viviamo; e lo "sviluppo" è ciò che tutti facciamo nel tentativo di migliorare la nostra sorte all'interno di quella dimora. I due sono inseparabili." [7]

La Commissione Brundtland insistette sul fatto che l’ambiente dovesse includere anche le atmosfere e le circostanze socio-politiche, nonché il fatto che lo sviluppo non riguardi solo il modo in cui i paesi poveri possono migliorare la loro situazione, ma ciò che il mondo intero può fare per migliorare la loro situazione comune.

Il rapporto finale riconobbe che lo sviluppo delle risorse umane sotto forma di riduzione della povertà, equità di genere e ridistribuzione della ricchezza era cruciale per formulare strategie per la conservazione ambientale e che esistevano limiti ambientali alla crescita economica. Il rapporto offriva “l’analisi, gli ampi rimedi e le raccomandazioni per un percorso di sviluppo sostenibile” nella società. [7]

Risposte alla definizione[modifica | modifica wikitesto]

La definizione Brundtland è aperta all'interpretazione, consentendo un ampio sostegno da parte di diversi sforzi, gruppi e organizzazioni, ed fu anche criticata per essere "retorica autodistruttiva e compromessa".[8]

Nonostante questo, la questione dello sviluppo sostenibile entrò comunque nell’agenda delle istituzioni e delle aziende.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

La Commissione Brundtland era presieduta dall'ex primo ministro norvegese Gro Harlem Brundtland. Politici, funzionari pubblici ed esperti costituivano la maggioranza dei membri.

La commissione rappresentava 21 nazioni diverse. Molti dei membri erano importanti figure politiche, come William Ruckelshaus, ex capo della US Environmental Protection Agency. Tutti i membri della commissione furono nominati sia da Brundtland che da Khalid.

La commissione si concentrò sulla creazione di reti per promuovere la tutela ambientale.

La maggior parte di queste reti crea tuttora collegamenti tra governi ed enti non governativi. Un esempio è il Consiglio sullo sviluppo sostenibile di Bill Clinton, che invita i leader governativi e aziendali a riunirsi e condividere idee su come incoraggiare lo sviluppo sostenibile.

La Commissione Brundtland fu comunque quella che ha avuto maggior successo nel formare legami internazionali tra governi e multinazionali. La struttura internazionale e la portata della Commissione consentirono di esaminare molteplici problemi da un approccio olistico. [9]

Sforzi di sostenibilità[modifica | modifica wikitesto]

I tre pilastri principali dello sviluppo sostenibile includono la crescita economica, la protezione dell’ambiente e l’uguaglianza sociale. Sebbene molte persone concordino sul fatto che ciascuna di queste tre idee contribuisca all’idea generale di sostenibilità, è difficile trovare prove di uguali livelli di iniziative per i tre pilastri nelle politiche dei paesi in tutto il mondo. Con lo stragrande numero di paesi che mettono la crescita economica in prima linea nello sviluppo sostenibile, è evidente che gli altri due pilastri hanno sofferto, soprattutto a causa del benessere generale dell’ambiente in uno stato pericolosamente malsano. La Commissione Brundtland ha presentato un quadro concettuale con cui molte nazioni concordano e con cui vogliono provare a fare la differenza nei loro paesi, ma è stato difficile trasformare questi concetti sulla sostenibilità in azioni e programmi concreti. Dopo che la commissione ha pubblicato Our Common Future, ha chiesto che si tenesse un incontro internazionale per delineare iniziative e obiettivi più concreti, che ha avuto luogo a Rio de Janeiro. Dall’incontro è emerso un piano d’azione globale, noto come Agenda 21, che prevedeva azioni da intraprendere a livello globale, nazionale e locale per rendere la vita sulla Terra più sostenibile in futuro. [10]

Crescita economica[modifica | modifica wikitesto]

La crescita economica è il pilastro su cui si concentra la maggior parte dei gruppi quando tentano di ottenere sforzi e uno sviluppo più sostenibili. Nel tentativo di costruire le proprie economie, molti paesi concentrano i propri sforzi sull’estrazione delle risorse, il che porta a sforzi insostenibili per la protezione ambientale e la sostenibilità della crescita economica. Sebbene la commissione sia riuscita a contribuire a modificare l’associazione tra crescita economica ed estrazione delle risorse, si prevede che il consumo totale mondiale di risorse aumenterà in futuro. ordine del giorno 21 rafforza l’importanza di trovare metodi per generare crescita economica senza danneggiare l’ambiente. [11]

Protezione ambientale[modifica | modifica wikitesto]

La protezione ambientale è diventata più importante per il governo e le imprese negli ultimi 20 anni anni </link>, portando a grandi miglioramenti nel numero di persone disposte a investire nelle tecnologie verdi. Per il secondo anno consecutivo nel 2010, gli Stati Uniti e l’Europa hanno aggiunto maggiore capacità energetica da fonti rinnovabili come il vento e il sole. Nel 2011 gli sforzi sono proseguiti con 45 nuovi progetti di energia eolica in 25 stati diversi. [12] L’attenzione alla protezione ambientale si è diffusa a livello globale, includendo una grande quantità di investimenti nella capacità di energia rinnovabile. Lo sviluppo delle ecocittà in tutto il mondo aiuta a sviluppare e implementare la conservazione dell’acqua, reti intelligenti con fonti di energia rinnovabile, lampioni a LED ed edifici ad alta efficienza energetica. Il divario nei consumi resta: "circa l'80% delle risorse naturali utilizzate ogni anno sono consumate da circa il 20% della popolazione mondiale". [13]

Uguaglianza sociale[modifica | modifica wikitesto]

L’uguaglianza e l’equità sociale sono pilastri dello sviluppo sostenibile che si concentra sul benessere sociale delle persone. Il crescente divario tra i redditi dei ricchi e dei poveri è evidente in tutto il mondo, con i redditi delle famiglie più ricche in aumento rispetto ai redditi delle famiglie della classe media o inferiore. La disparità è attribuita in parte ai modelli di distribuzione della terra nelle aree rurali dove la maggioranza vive della terra. La disuguaglianza globale è in diminuzione, ma l’1% più ricco della popolazione mondiale possiede il 40% della ricchezza mondiale e il 50% più povero ne possiede circa l’1%. La Commissione ha ridotto il numero di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno alla metà rispetto al passato, poiché molte persone possono avvicinarsi all’ambiente e utilizzarlo. Questi risultati possono essere attribuiti anche alla crescita economica di Cina e India . [13]

Membri della commissione[modifica | modifica wikitesto]

Personale della commissione[modifica | modifica wikitesto]

Nel maggio 1984, la commissione tenne una riunione organizzativa a Ginevra per adottare le sue regole procedurali e operative, ovvero per nominare un segretario generale. Nel luglio 1984 fu istituito un segretariato a Ginevra, temporaneamente al Centre de Morillon e successivamente al Palais Wilson. Tra i suoi membri figurano: [15] [7]

  • Jim MacNeil, segretario generale
  • Nation Desai, consulente economico senior
  • Vitus Fernando, responsabile del programma senior
  • Banislav Gosovic, responsabile del programma senior
  • Marie-Madeleine Jacquemier, responsabile finanziaria e amministrativa
  • Kazu Karo, Direttore dei programmi
  • Warren H. Lindner, segretario della Commissione e direttore dell'amministrazione
  • Elisabeth Monosovski, responsabile del programma senior
  • Gustavo Montero, responsabile della pianificazione del programma
  • Shimwaa'i Muntemba, funzionario senior del programma
  • Janos Pasztor, responsabile del programma senior
  • Peter Robbs, consulente senior per l'informazione pubblica
  • Vicente Sanchez, Direttore dei Programmi
  • Linda Starke, redattore
  • Peter Stone, Direttore delle informazioni
  • Edith Surber, responsabile finanziaria e amministrativa
  • Servizi generali e personale di supporto
    • Brita Baker
    • Elisabeth Bohler-Goodship
    • Marie-Pierre Destouet
    • Marian Doku
    • Tamara Dean Dunn
    • Aud Loen
    • Jelka de Marsano
    • Chedra Mayhew
    • Christel Olleach
    • Ellen Permato
    • Guadalupe Quesad
    • Mildred Raphoz
    • Evelyn Salvador
    • Teresa Harman
    • Iona D'Souza
    • Kay Street
    • Vicky Underhill
    • Shane Vanderwert

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ grawemeyer.org, http://grawemeyer.org/worldorder/previous-winners/1991-the-united-nations-world-commission-on-environment-and-development.html.
  2. ^ Iris Borowy, Defining Sustainable Development: the World Commission on Environment and Development (Brundtland Commission), Milton Park: earthscan/Routledge, 2014.
  3. ^ epa.gov, http://yosemite.epa.gov/r10/oi.nsf/8bb15fe43a5fb81788256b58005ff079/398761d6c3c7184988256fc40078499b!OpenDocument. URL consultato il 6 May 2018.
  4. ^ a b United Nations. 1983. "Process of preparation of the Environmental Perspective to the Year 2000 and Beyond." Archiviato il 12 luglio 2017 in Internet Archive. General Assembly Resolution 38/161, 19 December 1983. Retrieved: 2007-04-11.
  5. ^ worldsustainability.pbworks.com, http://worldsustainability.pbworks.com/w/page/15443575/PreludeToBrundtland. URL consultato il 18 January 2017.
  6. ^ oregonfuture.oregonstate.edu, http://oregonfuture.oregonstate.edu/part1/pf1_03.html. URL consultato il 18 January 2017.
  7. ^ a b c d e f Report of the World Commission on Environment and Development: Our Common Future, World Commission on Environment and Development, 1987. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome ":0" è stato definito più volte con contenuti diversi
  8. ^ Manns, .J., "Beyond Brudtland's Compromise", Town & Country Planning, August 2010, pp.337-340 tcpa.org.uk, http://www.tcpa.org.uk/resources.php?action=resource&id=900. URL consultato il 16 aprile 2015.
  9. ^ un.org, http://www.un.org/esa/sustdev/csd/csd15/media/backgrounder_brundtland.pdf. URL consultato il 6 May 2018.
  10. ^ un.org, https://www.un.org/esa/dsd/agenda21/index.shtml. URL consultato il 18 January 2017.
  11. ^ un.org, https://www.un.org/esa/dsd/agenda21/res_agenda21_02.shtml. URL consultato il 18 January 2017.
  12. ^ awea.org, http://www.awea.org/learnabout/publications/reports/upload/3Q-2011-AWEA-Market-Report-for-Public.pdf. URL consultato il 17 dicembre 2011.
  13. ^ a b un.org, https://www.un.org/wcm/webdav/site/climatechange/shared/gsp/docs/GSP1-6_Background%20on%20Sustainable%20Devt.pdf. URL consultato il 28 giugno 2017. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "un.org" è stato definito più volte con contenuti diversi
  14. ^ china.umn.edu, https://china.umn.edu/en/alumni/distinguished-alumni/ma-shijun. URL consultato il 29 agosto 2019.
  15. ^ un-documents.net, http://www.un-documents.net/ocf-a2.htm. URL consultato il 18 January 2017.