Silvercraft SH-4

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Silvercraft SH-4
Descrizione
Tipoelicottero leggero da trasporto
Equipaggio3
CostruttoreBandiera dell'Italia Silvercraft S.p.A.
Data primo volomarzo 1965
Esemplari21
Dimensioni e pesi
Lunghezza7,65 m
Altezza2,98 m
Diametro rotore9,03 m
Superficie rotore64,04 
Peso a vuoto518 kg
Peso max al decollo862 kg
Propulsione
Motore1 Franklin 6A-350-D1B air-cooled flat-six engine, 175 kW (235 hp) (derated to 130 kW (170 hp))
Potenza235 shp (175 kW)
Prestazioni
Velocità max161 km/h
Raggio di azione320 km
Tangenza4 600 m

i dati sono estratti da Jane's All The World's Aircraft 1976–1977[1]

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Il Silvercraft SH-4 fu un elicottero leggero prodotto in serie dall'azienda italiana Silvercraft S.p.A. negli anni sessanta del XX secolo.[2]

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

Il prototipo dello SH-4 esposto al Salone internazionale dell'aeronautica e dello spazio di Parigi-Le Bourget del 1967.

Nel 1962 fu costituita a Milano la società Silvecraft S.p.A., per volontà dell'industriale Emilio Bianchi che progettò, e costruì, il prototipo di un elicottero leggero, designato XY, andato in volo per la prima volta nell'ottobre 1963.[3] Con l'assistenza tecnica e finanziaria della SIAI-Marchetti tale prototipo fu ulteriormente sviluppato nel nuovo elicottero designato SH-4, che presentava alcune innovazioni, come un rotore semirigido, una meccanica semplificata,[N 1] facilmente accessibile dall'esterno, e con i pezzi di rispetto facilmente installabili al posto di quelli usurati.[3] Il primo prototipo dello SH-4, matricola I-SILX, andò in volo per la prima volta a Vergiate nel marzo 1965 ai comandi del pilota collaudatore Dario Pavan.[3] Nel giugno dello stesso anno fu esibito al Salone dell'aeronautica di Parigi-Le Bourget.[3] Il nuovo modello ottenne la certificazione del RAI (Registro aeronautico italiano) e della FAA (Federal Aviation Administration) nel settembre 1968, e fu il primo elicottero italiano ad ottenere la doppia certificazione italiana e statunitense.[3] Nel modello base lo SH-4 era adatto a svolgere compiti di addestramento al pilotaggio, collegamento, trasporto utility, aeroambulanza, polizia, osservazione e uso agricolo.[3]

Descrizione tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Elicottero triposto di costruzione interamente metallica.[4] La struttura si compone di tre elementi, cabina, sezione centrale e trave di coda, tutte costruite in lega leggera d'alluminio.[4] La trave di coda è costituita da una serie di ordinate circolari di vario diametro direttamente collegate al rivestimento lavorante in lega leggera.[4] Le paratie parafiamma erano in lega di titanio. Il propulsore era un motore Franklin 6A-350-D[N 2] a 6 cilindri, raffreddati ad aria, erogante la potenza di 235 hp (175 kW depotenziato a 170 hp (130 kW). Il rotore era bipala, e disponeva di una barra stabilizzatrice per il bilanciamento della barra trasversale simile a quella del Bell 47.[2] Le pale erano in legno con tessuto di vetro e incorporavano una bandella di acciaio con masse di estremità aumentanti l'inerzia del rotore. Il carrello di atterraggio si presentava sotto forma di semplici pattini.[4] La velocità di salita era di 6,0 m/sec, e l'elicottero poteva restare in effetto suolo a una quota di 3.000 m.[1] La capacità carburante era pari a 200 litri.[1]

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

Il modello SH-4 entrò in produzione presso lo stabilimento SIAI di Vergiate, provincia di Varese, dove furono prodotti i primi dieci esemplari, e poi il montaggio fu avviato presso lo stabilimento di Legnate, per i rimanenti 40 esemplari della prima serie produttiva.[4] Tale stabilimento disponeva di una piazzola di decollo per il collaudo degli elicotteri. A causa di problemi riscontrati dalla Fiat Aviazione per la fornitura dei propulsori Franklin, dato che la ditta statunitense lo aveva messo fuori produzione,[5] risultano completati un totale di 21 esemplari, venduti ed esportati in Brasile, Sudafrica, Francia e Paesi Bassi.[4] Alcuni SH-4 vennero equipaggiati con il motore Lycoming LHIO-360-C1A erogante 205 hp (153 kW).[6] Due esemplari di SH-4 furono acquistati per valutazione dall'Aeronautica Militare Italiana, utilizzati per l'addestramento tra il 1969 e il 1972. La produzione cessò completamente nel 1977,[4] in quanto previsto fosse sostituita dallo SH-200.[2] A nulla valse il tentativo dell'Aermeccanica, qualche anno dopo, di riavviare il programma SH-4.[5]

Versioni[modifica | modifica wikitesto]

  • SH-4:versione di produzione standard.
  • SH-4A: versione per uso agricolo.[4]
  • SH-4C: versione con motore Franklin 6AS-350-D1 sovralimentato.
  • SH-4L:versione con propulsore Lycoming LHIO-360-C1A.
  • SH-4T:prevista versione con propulsione a turbina.

Utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera dell'Italia Italia

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il motore poteva essere sostituito in dieci ore di lavoro, la frizione in un'ora.
  2. ^ La versione D1B erogava 200 hp.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Taylor 1976, pp. 119-120.
  2. ^ a b c Aviastar.
  3. ^ a b c d e f Silvercraft.
  4. ^ a b c d e f g h Helistart.
  5. ^ a b Aeromedia.
  6. ^ (EN) Federal Aviation Administration, Docket No. FAA-2006-25948; Directorate Identifier 2006-NE-32-AD; Amendment 39-14951; AD 2007-04-19, su lion.com, febbraio 2007. URL consultato il 9 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2011).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Periodici
  • Massimiliano Montani, Un elicottero tutto italiano, l'SH-4, in Aeronautica e Spazio, novembre-dicembre 1967.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]