Sigisberto IV

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Sigisberto IV (676758) presunto figlio di Dagoberto II (652-679), secondo fonti non provate fu un re franco merovingio.

I re fannulloni[modifica | modifica wikitesto]

I Franchi, popolo barbaro proveniente dall'originaria sede dell'Europa centro-settentrionale, vissero nel V secolo in Francia governati dal re Meroveo, leggendario fondatore della dinastia merovingia [1] a cui succedettero Childerico I e Clodoveo I (481-511) che si convertirono al cattolicesimo.

Il potere dei re franchi era di natura eminentemente religiosa mentre il governo del popolo era affidato ai maestri di palazzo (i maggiordomi).

Da qui il titolo di re fannulloni a questi sovrani, re sacerdoti, noti per le loro virtù risanatrici e per l'abitudine di portare i capelli lunghi (Lungochiomati), dove risiedeva la loro forza guerriera come era nella tradizione biblica.

Era inevitabile che i maggiordomi si sostituissero anche formalmente all'autorità regia come avvenne con Grimoaldo, un maggiordomo che riuscì a esiliare in Britannia verso il 650 Dagoberto II.

L'ultimo merovingio[modifica | modifica wikitesto]

Tornato in Francia nel 671, Dagoberto sposò, sembra nel castello di Rennes-le-Château, Giselle de Razès, una principessa di origine visigotica.

Per organizzare la guerra contro i maggiordomi usurpatori Dagoberto accumulò enormi ricchezze che rimasero inutilizzate per l'uccisione dello stesso sovrano avvenuta nel 679 per mano di un maggiordomo Pipino di Herstal a Stenay, nelle Ardenne dove fu sepolto in una tomba, andata successivamente distrutta, il re trucidato.

Con Dagoberto terminò quindi la stirpe merovingia a cui seguì la cosiddetta usurpazione carolingia con gli eredi di Pipino di Heristal.

Sigisberto IV[modifica | modifica wikitesto]

Secondo una leggenda invece la successione merovingia era ancora presente in un figlio di Dagoberto e della principessa visigotica, Sigisberto IV che era sfuggito ai sicari del padre rifugiandosi nelle terre della madre presso Rennes-le-Château dove continuò ad accumulare denaro ed oro per riconquistarsi il regno usurpato.

Anche Sigisberto non riuscì a realizzare la sua impresa e il suo tesoro accumulato giacerebbe ancora nella chiesa di Rennes-le-Château dove, dopo alcuni scavi fu ritrovata dall'abate Bérenger Saunière[2] la cosiddetta "Dalle des Chevaliers" (lastra dei cavalieri), sotto un altare.

Il Priorato di Sion[modifica | modifica wikitesto]

Nella stessa chiesa secondo Pierre Plantard de Saint Clair [3] furono ritrovati dei manoscritti, da lui pubblicati, comprovanti l'esistenza di una setta segreta fondata da Goffredo di Buglione, il Priorato di Sion dal quale sarebbe successivamente nato nel 1119 l'ordine dei templari sopravvissuto anche dopo la sua distruzione nel 1312. Attraverso queste società segrete sarebbe continuata la dinastia dei merovingi sino allo stesso Plantard, erede quindi del tesoro nascosto di Sigisberto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dei primi personaggi della dinastia si raccontano vicende in gran parte leggendarie: secondo le Grandi Cronache di Francia (Grandes Chroniques de France) di Gregorio di Tours, il primo re dei Franchi sarebbe stato Faramondo (Pharamond).
    Eletto re dei Franchi nel 420, avrebbe suddiviso il suo popolo in due metà, e alla testa dei Franchi Salii avrebbe passato il Reno per stanziarsi in Francia, mentre i Franchi Ripuari o Renani sarebbero rimasti nella zona di Colonia e nell'attuale regione tedesca della Renania Settentrionale-Vestfalia.
    Dopo la morte di Faramondo nel 428, gli sarebbe succeduto il figlio, Clodione il Capelluto (Clodion le Chevelu), che Gregorio di Tours considerava il primo dei re dei Franchi.
    Respinto dalla Gallia dal generale romano Flavio Ezio, si spostò a saccheggiare la Turingia. Sconfitto una seconda volta in battaglia, negoziò la pace, ma la ruppe per impadronirsi di Tournai e Cambrai (Camaracum), da cui fu nuovamente cacciato. Infine firmò un patto di alleanza con l'impero (foedus), con il quale gli venne consentito di stanziarsi all'interno dell'impero, nella regione di Tournai, provvedendo in cambio a difenderne i confini.
    Alla morte di Clodione 448 gli successe Meroveo (Mérovée), che una più tarda leggenda voleva figlio del re e di un mostro marino, il quinotauro, e che forse non fu figlio di Clodione, ma solo suo parente.
    Come alleato dei Romani sembra avesse combattuto nella battaglia dei Campi Catalaunici del 451 guidata da Ezio contro gli Unni di Attila. Con il suo governo il regno dei Merovingi si installò nella Francia settentrionale.
  2. ^ Figura centrale in molte delle teorie cospirative riguardanti Rennes-le-Château. Queste speculazioni costituiscono la base di svariati documentari e libri pseudostorici come il libro del 1982 Il Santo Graal ("The Holy Blood and The Holy Grail") di Michael Baigent, Richard Leigh, ed Henry Lincoln, anche se pochi (o nessuno) storico conferma queste teorie. Molti elementi di queste teorie sono stati ripresi successivamente da Dan Brown nel suo best seller del 2003 Il codice da Vinci
  3. ^ Studioso di scienze occulte, personaggio appartenente alla estrema destra francese e ex collaborazionista del regime di Vichy

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Claire Corbu, Antoine Captier, L'héritage de l'Abbé Saunière, Nice: Bélisane, 1995, p. 77
  • Paul Saussez, Au tombeau des seigneurs (su CDRom), ArkEos, 2004
  • René Descadeillas, Mythologie du Trésor de Rennes, Editions Collot, 1974 (1991)
  • Antoine Fagès, De Campagne-les-Bains à Rennes-le-Château, Bulletin de la Société d'Etudes Scientifique de l'Aude, Vol. 20 (1909)
  • Giorgio Baietti, Rennes-le-Château: il segreto di Bérenger Saunière, Torino: Clerico Editore, 2001
  • Giorgio Baietti, L'enigma di Rennes-le-Château, i rosacroce e il tesoro perduto del Graal, Roma: Edizioni Mediterranee, 2003
  • Elie Tisseyre, Une excursion à Rennes-le-Château, Bulletin de la Société d'Etudes Scientifique de l'Aude, Vol. 17 (1906)
  • Antoine Fagès, De Campagne-les-Bains à Rennes-le-Château, Bulletin de la Société d'Etudes Scientifique de l'Aude, Vol. 20 (1909)
  • Henri Guy, Bulletin de la Société d'Etudes Scientifique de l'Aude, Vol.31 (1927)
  • Henri Fatin in Sur la pierre tombale carolingienne de Rennes-le-Château in l'Indépendant (de Perpignan), 1.9.1956 (ora in Marius Fatin, Sur la pierre tombale carolingienne de Rennes-le-Château, Pégase, 1, settembre/dicembre 2001).
  • René Descadeillas, Mythologie du Trésor de Rennes, Editions Collot, 1974 (1991)