Roccia di Dighton

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Roccia di Dighton
Localizzazione
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
ComuneBerkley
Dimensioni
Altezza1,5 m
Larghezza2,9 m
Lunghezza3,4 m
Scavi
Data scoperta1680
Amministrazione
Sito webwww.mass.gov/eea/agencies/dcr/massparks/region-south/dighton-rock-state-park.html
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 41°48′45.92″N 71°06′38″W / 41.812756°N 71.110556°W41.812756; -71.110556

La roccia di Dighton è un masso di 40 tonnellate originariamente situato nel letto del fiume Tauton, nei pressi del comune di Berkley (facente parte della cittadina di Dighton) nel Massachusetts. La roccia è nota per i petroglifi incisi su di essa, principalmente linee, forme geometriche, disegni stilizzati di persone e scritte, la cui origine, sicuramente antica, è ancora oggi molto dibattuta.[1]

Nel 1963, durante la costruzione di un cofferdam, ossia una barriera temporanea utilizzata per la costruzione delle fondazioni di una diga, ufficiali statali rimossero la roccia dal letto del fiume in modo da garantirne la conservazione. Essa fu così spostata in un museo all'interno di un vicino parco, il parco statale della Roccia di Digthon, che, nel 1980, è stato iscritto nel Registro nazionale dei luoghi storici statunitensi (NRHP).

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

Il masso, una roccia arenaria grigio-marrone piuttosto ruvida e probabilmente trasportata nel letto del fiume durante l'ultima glaciazione, ha la forma di un blocco inclinato a sei facce, alto circa 1,5 m, largo 2,9 m e lungo 3,4 m. La superficie recante le incisioni ha una forma trapezoidale, è inclinata di circa 70 gradi e volge a nord-ovest.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1680, il reverendo John Danforth, un colono britannico, realizzò una copia su carta, oggi conservata al British Museum, dei petroglifi presenti sulla roccia. Tale disegno però si discosta da quanto riportato da altri testimoni e anche dalle incisioni attuali.[1] Nel 1690 il reverendo Cotton Mather descrisse così la roccia nel suo libro The Wonderful Works of God Commemorated:

(EN)

«Among the other Curiosities of New-England, one is that of a mighty Rock, on a perpendicular side whereof by a River, which at High Tide covers part of it, there are very deeply Engraved, no man alive knows How or When about half a score Lines, near Ten Foot Long, and a foot and half broad, filled with strange Characters: which would suggest as odd Thoughts about them that were here before us, as there are odd Shapes in that Elaborate Monument.»

(IT)

«Fra le molte curiosità del New England, una è costituita da un'enorme roccia che reca, su una sua faccia perpendicolare al fiume e in parte coperta quando c'è l'alta marea, una decina di linee profondamente incise, di cui nessun uomo vivente sa niente, lunghe quasi dieci piedi, larghe un piede e mezzo e corredate da strani personaggi: ciò suggerirebbe strane ipotesi circa coloro i quali sono stati qui prima di noi, poiché ci sono forme davvero strane in quell'elaborato monumento.[2]»

Durante il diciannovesimo secolo, molte popolari riviste e personaggi famosi anche non propriamente del settore menzionarono la roccia. Il comico James Russell Lowell, ad esempio, suggerì che i suoi petroglifi avrebbero dovuto essere utilizzati dai candidati alle elezioni presidenziali statunitensi del 1848 nelle loro lettere ai quotidiani: "Dovendo per forza scrivere lettere, si potrebbe fare un ottimo utilizzo dei geroglifici o delle scritte cuneiformi della roccia di Dighton, ogni interprete dei quali è autorizzato a dedurre un significato diverso".[3] Nelle sue pubblicazioni satiriche, Lowell fece diversi altri riferimenti alla roccia e ciò aiutò molto ad incrementarne la fama.

Il professor Delabarre mostra la propria decifrazione dell'iscrizione sulla Roccia di Dighton.

Nel 1912 Edmund B. Delabarre sostenne che i petroglifi sulla Roccia di Dighton fossero la prova che Miguel Corte-Real, un esploratore portoghese dato per disperso nel 1502 al largo della costa di Terranova, avesse in realtà raggiunto il New England. Secondo Delabarre, infatti, le iscrizioni sulla roccia sarebbero messaggi abbreviati in latino la cui traduzione sarebbe:"Io, Miguel Cortereal, 1511. In questo luogo, per volere di Dio, sono diventato un capo degli indiani", tutto ciò corredato da diverse croci dell'Ordine del Cristo portoghese e da uno scudo che dovrebbe rappresentare lo scudo del principe Enrico il Navigatore.[4] Di seguito l'iscrizione sulla roccia secondo Delabarre:

MIGUEL CORTEREAL v[oluntate] DEI

hic DUX IND[iorum]

1511

Ciò troverebbe riscontro in un antico racconto indiano registrato nel 1680 dal reverendo Jonh Danforth, secondo cui, nei tempi passati, uomini provenienti da una terra straniera erano giunti risalendo il fiume ed avevano ucciso i loro sachem, ossia i loro capi.

La lista delle ipotesi sugli autori delle iscrizioni è comunque piuttosto vasta e include:

Parco statale[modifica | modifica wikitesto]

L'insegna del parco.

Nel novembre 1952, la Miguel Corte-Real Memorial Society di New York acquistò 49 acri (circa 200000 ) del terreno adiacente alla roccia per crearne un parco. Tuttavia, nel 1955 lo stato del Massachusetts espropriò quel terreno per la creazione di un parco statale, il parco statale della Roccia di Dighton, che poì ampliò con successivi acquisti di terreno, portando la sua estensione agli odierni 100 acri (400000 ). Nel parco si trovano oggi anche diverse aree per picnic e un piccolo museo all'interno del quale è stata portata la roccia e che espone le varie ipotesi circa l'origine delle iscrizioni presenti su di essa.

Profondità delle iscrizioni[modifica | modifica wikitesto]

Un'esatta copia di tutti i petroglifi fatta dalla Commissione Storica di Providence, Rhode Island, pubblicata nel 1830.
Un'immagine di Seth Eastman sulla Roccia di Dighton (c. 1853).

Sebbene Mather abbia descritto i petroglifi come "profondamente incisi", descrizioni più recenti sembrano suggerire che non fosse esattamente così.

A proposito di questo, Delabarre scrive:

(EN)

«One thing is certain, that former descriptions of the depth of the incisions cannot be used as evidence for any change. The first who describes them calls them "deeply engraved" in 1690; but Cotton Mather had never seen the rock, so far as we know, and this statement of his is doubtless on a par with his other statement that the characters are on "a mighty Rock." Greenwood gives the first reliable description, in 1730. He definitely says that the "indentures are not very considerable," and his drawing and his other statements prove that he had as much difficulty in making out the real characters as has ever been experienced since then. Even on the lowest part of the face, which alone does show evident signs of much wear, Mather's draughtsman, and Greenwood, and their next followers, were even less successful in making out apparent characters than have been some later observers. Sewall in 1768 and Kendall in 1807 made definite statements to the effect that the greater part of the lines were so much effaced as to make their decipherment impossible, or wholly subject to the fancy.»

(IT)

«Una cosa è certa, ossia che le prime descrizioni della profondità delle iscrizioni non possono essere considerate come prova di un avvenuto cambiamento. Il primo a descriverle, nel 1690, le definisce "profondamente incise", ma Cotton Mather non aveva nemmeno mai visto, per quel che ne sappiamo, la roccia e i suoi petroglifi e questo lo si capisce anche dal fatto che egli definisca il masso "una roccia enorme". La prima descrizione affidabile è quella data da Greenwood nel 1730. Egli dice chiaramente che gli "intagli non sono molto apprezzabili" e i suoi disegni, uniti ad altre sue definizioni, provano che egli ebbe tante difficoltà nel decifrare le vere iscrizioni quante non ne aveva mai avute prima. Sewall nel 1768 e Kendall nel 1807, infine, mettono in evidenza come la maggior parte delle linee sia ormai così cancellata da renderne l'interpretazione del tutto impossibile o totalmente soggetta alla fantasia dell'interprete.[7]»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Kenneth L. Feder, Encyclopedia of Dubious Archaeology: From Atlantis To The Walam Olum, 2010, p. 80, ISBN 978-0-313-37919-2.
  2. ^ Edward Brecher, The Enigma Of Dighton Rock, su americanheritage.com, American Heritage, 2 giugno 1958. URL consultato il 29 giugno 2017.
  3. ^ James R. Lowell, The Biglow Papers (VIII), su gutenberg.org, Trubner, 1861. URL consultato il 30 giugno 2017.
  4. ^ a b Edmund B. Delabarre, Dighton Rock A Study of the Written Rocks of New England, su archive.org, Walter Neal, 1928. URL consultato il 28 giugno 2017.
  5. ^ Kenneth L. Feder, Encyclopedia of Dubious Archaeology: From Atlantis To The Walam Olum, 2010, p. 81, ISBN 978-0-313-37919-2.
  6. ^ Jason Colavito, Review of America Unearthed S01E12 "America's Oldest Secret", su jasoncolavito.com, 9 marzo 2013. URL consultato il 30 giugno 2017.
  7. ^ Edmund Burke Delabarre, Recent History Of Dighton Rock (TXT), John Wilson and Son, 1919. URL consultato il 30 giugno 2017.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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