Paradigna

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Paradigna
frazione
Paradigna – Veduta
Paradigna – Veduta
Abbazia di Valserena
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Parma
Comune Parma
Territorio
Coordinate44°50′45.4″N 10°20′47.1″E / 44.845944°N 10.346417°E44.845944; 10.346417 (Paradigna)
Altitudine43 m s.l.m.
Abitanti84[2]
Altre informazioni
Cod. postale43122
Prefisso0521
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Paradigna
Paradigna

Paradigna è una piccola frazione del comune di Parma, appartenente al quartiere Cortile San Martino.

La località è situata 5,26 km a nord del centro della città.[1]

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

La frazione sorge in posizione pianeggiante alla quota di 43 m s.l.m.,[1] ai margini settentrionali della città, sulla sponda sinistra del canale Naviglio.[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio di Paradigna risultava abitato già in epoca romana, quando fu frazionato in centurie, ancora visibili nel tracciato rettilineo di via Paradigna.[4]

Il borgo di Paretineas fu citato per la prima volta il 15 giugno 835, in un atto. Il 29 dicembre 877 fu poi nominata nel documento di fondazione del Capitolo della Cattedrale di Parma la pieve ad Casale Parencani, dedicata a san Martino.[5][6]

Nel 962, secondo un atto di dubbia autenticità, l'imperatore del Sacro Romano Impero Ottone I di Sassonia riconobbe al vescovo di Parma Oberto l'autorità, oltre che sulla città, anche su 3 miglia di contado intorno a essa, comprendenti tra le altre la zona di Paradigna.[7]

La Villa Paradigni fu poi menzionata nel 1187, in un atto di conferma di beni emanato dal papa Gregorio VII.[5]

In epoca medievale fu edificata nel piccolo borgo una cappella, citata per la prima volta nel 1230.[8]

Alla fine del XIII secolo la zona di San Martino de' Bocci, ove sorgeva l'antica pieve, fu scelta dal cardinale Gerardo Bianchi come sede della futura abbazia di Valserena, edificata a partire dal 1298; i monaci cistercensi, con l'aiuto dei conversi, si occuparono della bonifica della zona, fino ad allora occupata da bocci, ossia da sterpaglie e pruni; grazie anche alla canalizzazione delle acque, fu reso coltivabile un vasto territorio.[9][5][6]

Nell'autunno del 1315 le intense piogge causarono nel Parmense devastanti alluvioni dei corsi d'acqua; il torrente Parma straripò rovinosamente a monte della città e ne inondò tutto il perimetro e, a valle, le campagne e i borghi di Paradigna, Pizzolese e Gainago, causando numerose vittime.[10]

Nel 1420 Paradigna, San Martino, Castelnovo, Gainago e altre località dei dintorni furono depredate dagli uomini di Niccolò Guerriero, Guido Torelli e Cecco da Montagnana, nel tentativo di restituire Parma, conquistata nel 1409 dal marchese di Ferrara Niccolò III d'Este, al duca di Milano Filippo Maria Visconti.[11]

In epoca napoleonica, per effetto del decreto Nardon del 1806, Paradigna divenne frazione del nuovo comune (o mairie) di Cortile San Martino,[12] che nel 1943 fu sciolto e inglobato in quello di Parma.[13]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Sant'Andrea[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Sant'Andrea
Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Sant'Andrea (Parma, Paradigna).

Menzionata per la prima volta nel 1230, la chiesa fu ristrutturata in forme neoclassiche nel corso del XVIII secolo e restaurata intorno al 1960. Il luogo di culto, affiancato da una cappella a pianta semicircolare per lato, è internamente decorato con lesene doriche e dipinti sulle volte.[8]

Abbazia di Valserena e Centro studi e archivio della comunicazione[modifica | modifica wikitesto]

Retro dell'abbazia di Valserena
Corte delle Sculture dell'abbazia

Edificata a partire dal 1298 accanto a una pieve altomedievale abbattuta agli inizi del XIV secolo, l'abbazia cistercense di San Martino de' Bocci, voluta dal cardinale Gerardo Bianchi con l'appoggio del papa Bonifacio VIII, fu affiancata da una grande chiesa gotica intorno al 1324; ampliata a più riprese fin dal XV secolo, fu modificata in forme barocche tra il XVII e il XVIII secolo, con la costruzione di nuove ali del monastero e della monumentale facciata del luogo di culto e la decorazione di una delle cappelle; soppressa nel 1810 per decreto napoleonico, fu alienata a privati e trasformata inizialmente in un'industria conserviera e successivamente in un'azienda agricola; parzialmente abbattuta, fu acquisita dal Demanio tra il 1967 e il 1984 e ceduta in uso gratuito all'Università degli Studi di Parma; completamente ristrutturata negli anni seguenti, fu scelta nel 2004 come sede del Centro studi e archivio della comunicazione e aperta al pubblico nel 2015, in previsione di nuovi ampliamenti. L'imponente chiesa, interamente rivestita in laterizio, è dominata da un tiburio ottagonale sormontato da un'alta torre campanaria; sviluppata su un impianto a croce latina con tre navate, transetto e presbiterio coperti da volte a crociera costolonate, conserva ampie porzioni di affreschi rinascimentali, in parte eseguiti nel 1580 da Cesare Baglioni. Il monastero, elevato su due livelli fuori terra, si articola su quattro lati della corte pentagonale delle Sculture. Il museo raccoglie circa 12 milioni di pezzi ed è suddiviso nelle cinque sezioni espositive arte, fotografia, media, progetto e spettacolo, sviluppate all'interno della chiesa, della sala delle Colonne, della sala Ipogea e della corte delle Sculture.[14][9][15][16]

Oratorio della Concezione di Maria Vergine[modifica | modifica wikitesto]

Oratorio della Concezione di Maria Vergine
Lo stesso argomento in dettaglio: Oratorio della Concezione di Maria Vergine.

Edificato in forme barocche nel 1658 per volere della famiglia Banchini, l'oratorio privato fu successivamente sottoposto ad alcune modifiche; caduto in degrado nella seconda metà del XX secolo, tra il 2013 e il 2015 fu completamente ristrutturato dai Templari Cattolici d'Italia, cui era stato concesso in comodato dai proprietari. Il piccolo tempio, internamente decorato con alcuni affreschi, accoglie un altare maggiore barocco in marmi policromi.[17][18]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c La Frazione di Paradigna, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 13 dicembre 2018.
  2. ^ [1]
  3. ^ Molossi, p. 57.
  4. ^ Età romana repubblicana: il territorio parmense extra-urbano, su archeologia.parma.it. URL consultato il 13 dicembre 2018.
  5. ^ a b c Dall'Aglio, p. 734.
  6. ^ a b Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, p. 34.
  7. ^ Affò, 1792, pp. 240-241.
  8. ^ a b Chiesa di Sant'Andrea "Parma", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 18 dicembre 2018.
  9. ^ a b Valserena, su piazzaduomoparma.com. URL consultato il 18 dicembre 2018.
  10. ^ Affò, 1795, p. 198.
  11. ^ Pezzana, p. 186.
  12. ^ Guido Leoni, Centri minori protagonisti della nuova qualità urbana (PDF), su servizioqualitaurbana.comune.parma.it. URL consultato il 13 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2018).
  13. ^ Storia dei Comuni, su elesh.it. URL consultato il 13 dicembre 2018.
  14. ^ Martino de Bocci, San, su cistercensi.info. URL consultato il 18 dicembre 2018.
  15. ^ Certosa di Paradigna o Valserena, su turismo.comune.parma.it. URL consultato il 18 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2018).
  16. ^ Fulvio Grignaffini, A Parma il grande archivio della progettazione italiana, in rivista.inarcassa.it, aprile 2016. URL consultato il 18 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2018).
  17. ^ Dall'Aglio, p. 738.
  18. ^ Damiano Ferretti, Via Paradigna, l'oratorio rinasce, in www.gazzettadiparma.it, 9 settembre 2013. URL consultato l'8 dicembre 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ireneo Affò, Storia della città di Parma, Tomo primo, Parma, Stamperia Carmignani, 1792.
  • Ireneo Affò, Storia della città di Parma, Tomo quarto, Parma, Stamperia Carmignani, 1795.
  • Italo Dall'Aglio, La Diocesi di Parma, II Volume, Parma, Scuola Tipografica Benedettina, 1966.
  • Marco Fallini, Mario Calidoni, Caterina Rapetti, Luigi Ughetti, Terra di pievi, Parma, MUP Editore, 2006, ISBN 88-7847-021-X.
  • Lorenzo Molossi, Vocabolario topografico dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, Parma, Tipografia Ducale, 1832-1834.
  • Angelo Pezzana, Storia della città di Parma continuata, Tomo secondo, Parma, Ducale Tipografia, 1842.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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