Maria Teresa Gozzadini

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Maria Teresa Gozzadini

Maria Teresa Serego Alighieri Gozzadini, spesso citata come Maria Teresa Gozzadini, nota anche con lo pseudonimo di Nina (Verona, 8 dicembre 1812Bologna, 26 settembre 1881), è stata una nobile italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Stemma Serego Alighieri

La contessa Maria Teresa Serego Alighieri nacque a Verona, figlia di Anna da Schio (discendente di Giovanni da Schio) e nipote di Dante Serego, che aveva avuto come antenato Dante Alighieri. Lo zio di Maria Teresa era filoaustriaco e filopapale, e fu probabilmente lui a scegliere i nomi della nipote. Sin da bambina si dedicò agli studi classici, ed ebbe modo di essere circondata da poeti-patrioti che la madre portava nella villa di Gargagnago: Vincenzo Monti, Ippolito Pindemonte, Bartolomeo Lorenzi, Camillo Ugoni, Quirico Viviani, Giuseppe Nicolini e altri.[1] In questi convegni cominciava a sentir parlare di patria, nel periodo dei moti carbonari.

Diventò presto intima di Aleardo Aleardi, con cui rimase in contatto fino al termine dei suoi giorni, mentre Cesare Betteloni le dedicò molti versi quando era ancora fanciulla. Nel 1840 sposò il cugino conte Giovanni Gozzadini, insigne storico e archeologo con cui andò ad abitare l'anno successivo a Bologna, nel palazzo di via Santo Stefano 58.[2]

I coniugi diventarono un punto di riferimento della vita intellettuale felsinea, e il salotto della contessa fu un punto di ritrovo per i risorgimentali militanti. Spiccano le frequentazioni di Livio Zambeccari, Alessandro e Carlo Poerio, Carlo Pepoli e altri. D'estate lasciavano l'abitazione di via s.Stefano per recarsi a Ronzano dove acquistarono e ristrutturarono nel 1848 una chiesa e un convento sconsacrati fatti costruire nel XV secolo dai Domenicani.[3]

L'Eremo di Ronzano, dimora della contessa

In queste estati la loro dimora di Ronzano ferveva di vita intellettuale, frequentata da Giosuè Carducci, Karl Witte, Ferdinand Gregorovius, Marco Minghetti e molti altri che ammiravano la cultura di Nina, come veniva affettuosamente soprannominata la contessa, anche per "epurare" il nome da tracce clericali o austriache. Pur dedicandosi alle cure della figlia (il figlio morì dopo tredici mesi di vita) e ai lavori domestici, la nobildonna aveva un'ottima preparazione storico-archeologica e collaborò talvolta con il marito nella stesura dei suoi lavori. Proficua fu in particolare la corrispondenza letteraria, caratterizzata da semplicità, acume e amor patrio. Spiccano nel carteggio della nobildonna destinatari quali Pietro Giordani, Abramo Massalongo, Giovanni Capellini, Alberto Mario o Carlo Troya, oltre al già citato Aleardi.[4] Tra le donne fu in ottimi rapporti con Caterina Bon Brenzoni e Giannina Milli.

Nelle lettere emergono chiaramente l'aspetto patriottico e quello anticlericale:

«De' frati e preti questo è il regno, e se ne vedono d'ogni abito e d'ogni specie: la è una vergogna il vedere tanta gente sana e robusta che mena una vita oziosa e peggio. Come starebbero bene con una zappa in spalla a lavorare nelle Maremme»

scrisse da Assisi nel 1840. Dopo la pace di Villafranca criticò Napoleone III e nel 1867 incontrò Garibaldi in visita a Bologna, suscitando un certo scandalo.

La contessa al V Congresso Internazionale di Antropologia e Archeologia Preistoriche (quarta da destra nella prima fila)

La contessa fu anche studiosa di geologia, botanica e paleontola dilettante.[5] Portata per il disegno, affiancò il marito durante gli scavi a Villanova di Castenaso, eseguendo i rilievi di alcune tombe e corredi, pulendo i reperti che emergevano man mano, restaurandoli secondo le proprie competenze acquisite in corso d'opera.[6][7] Sostenne il marito anche in altri modi: quando nel 1871 fu denigrato sui giornali e l'esistenza stessa della necropoli etrusca di Marzabotto messa in discussione, Maria Teresa Serego si attivò con Giovanni Capellini per far smentire la notizia.[6]

Maria Teresa Serego Alighieri Gozzadini si spense nella città emiliana il 26 settembre 1881, venendo tumulata alla Certosa di Bologna, nell'arco 31 del lato sud del Chiostro Annesso al Maggiore; il suo busto nella Cella Gozzadini è realizzato nel 1906 da Federico Monti.[8]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

La profonda ammirazione che per lei aveva Carducci gli diede lo spunto per abbozzarne un ritratto pubblicato su Nuova Antologia nel 1882 e poi come introduzione alla vita della contessa scritta dal marito ed edita nel 1884.[9]

Lo scultore Salvino Salvini le fece un ritratto in marmo, conservato nelle Sale storiche della Biblioteca comunale dell'Archiginnasio.[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giosuè Carducci 1938, p. 1070.
  2. ^ Gozzadini Giovanni lapide, su Storia e Memoria di Bologna. URL consultato il 24 dicembre 2023.
  3. ^ Mario Saccenti (a cura di), Opere scelte di Giosue Carducci, vol. II, Torino, UTET, 1993, p. 441n.
  4. ^ Giosuè Carducci 1938, pp. 1075-1082.
  5. ^ Serego Alighieri Gozzadini, Maria Teresa, su OPAC SBN. Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale. URL consultato il 24 dicembre 2023.
  6. ^ a b Quell'amor d'antico. Le origini dell'archeologia a Bologna nelle raccolte dell'Archiginnasio > Giovanni Gozzadini e Maria Teresa di Serego-Allighieri, su Biblioteca digitale dell'Archiginnasio, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, dicembre 2011. URL consultato il 24 dicembre 2023.
  7. ^ 18 maggio 1853. Giovanni Gozzadini e la scoperta della civiltà villanoviana, su Bologna Online. Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi, Biblioteca Salaborsa, 20 luglio 2021, ultimo aggiornamento 25 ottobre 2022. URL consultato il 24 dicembre 2023.
  8. ^ Storiaememoriadibologna.it.
  9. ^ G. Chiarini, Memorie della vita di Giosue Carducci (1835-1907) raccolte da un amico, Firenze, Barbera, 1920, p. 256.
  10. ^ Soggetti produttori. Serego Allighieri Gozzadini, Maria Teresa, 1812-1881, su Fondi nel web. Guida ai fondi della Biblioteca dell'Archiginnasio, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, 2021.

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