Manlio Savaré

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Manlio Savaré
NascitaMilano, 18 gennaio 1885
MorteGiggiga, 24 agosto 1940
Cause della morteFerite riportate in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1903-1940
GradoCapitano di complemento
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneArbegnuoc
Campagna dell'Africa Orientale Italiana
BattaglieConquista italiana della Somalia Britannica
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Manlio Savaré (Milano, 18 gennaio 1885Giggiga, 24 agosto 1940) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Milano il 18 gennaio 1885, figlio di Eligio e Matilde Carcano.[1] Dopo aver prestato servizio militare di leva nel Regio Esercito nel 1903, in forza al 77º Reggimento fanteria, fu congedato nel 1905.[1] All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, fu richiamato in servizio attivo nel mese di ottobre e operò sul fronte italiano sino al 1918, rimanendo anche ferito nel 1917.[1] Posto in congedo nel 1919 con il grado di tenente, si stabilì a Milano, dove si dedicò all'arte decorativa.[1] Promosso capitano il 1 marzo 1935,[2] in quell'anno partì volontario per combattere nella guerra d'Etiopia, prendendo il posto di suo figlio Gioacchino (1911-1936), caduto in combattimento.[3] Arrivato in Africa Orientale Italiana fu assegnato al IX Battaglione eritreo,[1] distinguendosi nelle operazioni contro l'Etiopia e successivamente in quelle di grande polizia coloniale.[1] Si distinse particolarmente, a più riprese, combattendo da Dessiè ad Addis Abeba e poi nella Scioà, nell'Uollega e nel Goggiam, spingendosi fino alle sorgenti del Nilo Azzurro,[4] venendo decorato con tre croci di guerra al valor militare. Posto di nuovo in congedo, rimase in Colonia e, con l'approssimarsi dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 24 maggio 1940 fu richiamato in servizio attivo. Assegnato alla II Brigata coloniale, fu nominato, per suo espresso desiderio, comandante della 2ª Compagnia del IX Battaglione coloniale.[N 1][1] Rimase gravemente ferito il 1 agosto a Daharboruk, nel corso dell'invasione del Somaliland britannico, e decedette presso l'ospedale militare di Giggiga il 24 agosto 1940.[1] Fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1] Una via di Milano porta il suo nome e quello di suo figlio Gioacchino.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Perduto un figlio, caduto valorosamente sul campo di battaglia durante la campagna etiopica, allo scoppio delle ostilità con l’Inghilterra, chiedeva ed otteneva di assumere il comando dello stesso reparto cui il figlio aveva appartenuto. Sorretto da ardente amor patrio e da giovanile entusiasmo, nonostante i 55 anni di età ed un fisico già duramente provato, in un cruento attacco contro le linee nemiche fortificate, era di esempio per slancio e sprezzo del pericolo. Ferito, non desisteva dall’attacco e personalmente procedeva all’aggiustamento del tiro delle proprie armi per far tacere quelle nemiche. Ferito gravemente una seconda volta, allontanato di viva forza dalla prima linea e ricoverato in un ospedale da campo, accortosi della fine imminente per sopraggiunte complicazioni, con superba tempra di eroe e con sommo stoicismo, chiesti i conforti della religione, si accomiatava dai camerati che lo assistevano, dicendosi lieto del dovere compiuto e dell’offerta alla Patria, alle cui fortune andavano gli ultimi suoi voti. Daharboruk (A.O.), 12 agosto 1940 .[5]»
— Regio Decreto dell'11 luglio 1941.[6]
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di compagnia in retroguardia, dimostrava capacità, intuito e valore nell'impiegare il reparto in due successivi combattimenti. Pressato da numerose forze nemiche a cavallo, alla testa del suo reparto contrattaccava i numerosi ribelli, costringendoli a precipitosa fuga. Cembibiet, 24 agosto 1936
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di compagnia indigeni, durante uno scontro, alla testa del suo reparto, si lanciava con ardimento e perizia all'attacco di numerose forze ribelli che minacciavano il fianco della colonna, fugandole e cagionando loro gravi perdite. Uaiù, 10 ottobre 1936
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di compagnia indigeni avanzata, fatto segno ad improvviso e violento fuoco di fucileria e mitragliatrici avversarie, reagiva prontamente dando prova di calma e sprezzo del pericolo. Di propria iniziativa, attaccava di poi munita posizione nemica contribuendo efficacemente a svolgere in fuga il nemico catturando armi e prigionieri. Ficcé, 19 dicembre 1936
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Volontario in A.O. per vendicare la morte di un suo valoroso figlio, in una fulminea azione sferrata dalla sua compagnia contro un covo di ribelli, confermava le sue doti di coraggio e di animatore. Nebghiè, 8 novembre 1936
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 23 novembre 1918.[7]
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia interalleata della Vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ In questo reparto aveva prestato servizio suo figlio Gioacchino, caduto in combattimento sul Monte Lata il 21 gennaio 1936 e decorato di medaglia d'argento al valor militare alla memoria.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Caccia Dominioni, Ascari K7, Milano, Longanesi, 1966.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le Medaglie d'oro al Valor Militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 427.
  • Basil Liddell Hart, Storia militare della seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 1993.
  • Arrigo Petacco, Faccetta Nera, Milano, Mondadori, 2016.
  • Alberto Rovighi, Le operazioni in Africa Orientale (giugno 1940-novembre 1941). Vol.2 Documenti, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito, 1995.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]