Lagonosticta senegala

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Amaranto del Senegal
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Classe Aves
Sottoclasse Neornithes
Superordine Neognathae
Ordine Passeriformes
Sottordine Oscines
Infraordine Passerida
Superfamiglia Passeroidea
Famiglia Estrildidae
Genere Lagonosticta
Specie L. senegala
Nomenclatura binomiale
Lagonosticta senegala
(Linnaeus, 1766)

L'amaranto del Senegal o amaranto rosso (Lagonosticta senegala (Linnaeus, 1766)) è un uccello passeriforme della famiglia degli Estrildidi[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Misura fra i 9,5 e gli 11 cm di lunghezza.

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

Una femmina al suolo a Bahar Dar, in Etiopia.

Si tratta di uccelli dall'aspetto robusto, con ali arrotondate e coda squadrata.
I maschi sono di colore rosso scarlatto su tutto il corpo, meno che su dorso e ali (che sono di colore bruno-olivastro, e in alcune sottospecie anche i fianchi ed il sottocoda sono dello stesso colore) e coda (che è nera): ai lati del torace (in alcune sottospecie anche sul petto) sono presenti delle macchie biancastre. Le femmine sono invece di colore bruno-grigiastro, con presenza di sfumature rossicce più o meno accentuate su fronte, torace o dorso (mentre il codione è rosso) e di sfumature giallastre sul ventre: anche nelle femmine sono presenti le macchie toraciche bianche. In ambedue i sessi gli occhi sono bruno-rossicci con cerchio perioculare giallastro, le zampe sono di colore carnicino ed il becco rosso con margine superiore nerastro.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Un maschio cerca il cibo al suolo.

Si tratta di uccelli diurni e piuttosto timidi, che si muovono in coppie o (all'infuori del periodo riproduttivo) in gruppi di una decina d'individui, a volte in associazione con altre specie sia affini (come l'amaranto di Jameson) che affini (come le estrildi del genere Uraeginthus): essi passano la maggior parte della giornata al suolo o fra l'erba alta alla ricerca di cibo.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

L'amaranto del Senegal ha una dieta essenzialmente granivora, che si compone perlopiù di piccoli semi di graminacee, venendo integrata con altri alimenti sia di origine vegetale (germogli, bacche, frutta) e piccoli invertebrati (principalmente insetti di piccole dimensioni).

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Una coppia in Etiopia.
Coppia di vedova dei villaggi (al centro) con coppia di amaranti del Senegal, i quali subiscono parassitismo di cova da parte di questa specie.

Il periodo riproduttivo coincide in genere con l'inizio della stagione secca: il maschio corteggia insistentemente la femmina saltellandole attorno con una pagliuzza o una piuma nel becco, emettendo al contempo il proprio canto, finché essa non acconsente all'accoppiamento accovacciandosi e spostando lateralmente la coda.

La costruzione del nido è appannaggio di entrambi i sessi: esso consiste in una struttura globosa fatta da erba secca e fibre vegetali intrecciate, e foderata all'interno con piume e muschio. In genere il nido viene costruito a poca altezza dal suolo, nel folto dei cespugli o fra l'erba alta: al suo interno la femmina depone 3-6 uova biancastre, che provvede a covare assieme al maschio (alternandosi durante il giorno, e riposando assieme all'interno del nido durante la notte) per circa due settimane, al termine delle quali schiudono nidiacei ciechi ed implumi. I pulli vengono accuditi da entrambi i genitori, e sono pronti per l'involo attorno alle tre settimane dalla schiusa: essi tuttavia tendono ad allontanarsi definitivamente dal nido solo a un mese e mezzo circa di vita, rimanendo nei pressi di esso, tornandovi durante la notte per dormire coi genitori e chiedendo loro sempre più di rado l'imbeccata.

L'amarando del Senegal subisce parassitismo di cova da parte della vedova dei villaggi.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Un maschio nel proprio habitat naturale.
Un maschio si abbevera nei pressi di Lalibela.

Al contrario di quanto il nome comune potrebbe far pensare, l'amaranto del Senegal è diffuso in un areale molto vasto, che abbraccia la maggior parte dell'Africa subsahariana, dal Senegal alla Somalia e da qui a sud fino al Malawi settentrionale: grazie all'antropizzazione crescente del continente africano, questa specie ha inoltre esteso il proprio areale a nord nel Sahel al seguito dell'uomo, mentre il tentativo d'introduzione di questi uccelli in Egitto non ha avuto successo[3].

L'habitat di questi uccelli è rappresentato dalle aree di savana, con presenza di zone alberate e cespugliose e di fonti d'acqua dolce permanenti: lo si osserva anche nelle radure erbose della foresta pluviale, nelle aree semidesertiche ed antropizzate (campi coltivati, piantagioni, giardini e periferie di villaggi), fino a 2200 m d'altezza.

Nonostante si tratti di uccelli tendenzialmente staziali, sono state osservate migrazioni stagionali anche di una certa entità, specialmente da parte dei giovani appena allontanatisi dal nido[4].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Se ne riconoscono attualmente cinque sottospecie[2]:

Le varie sottospecie si differenziano fra loro in particolare in base a criteri morfologici, come l'estensione della colorazione bruna dorsale nei maschi o la colorazione delle femmine.

In passato la sottospecie brunneiceps è stata classificat ada alcuni autori come specie a sé stante col nome di Lagonosticta brunneiceps, mentre attualmente la maggior parte degli studiosi concorda nel ritenerne giusta l'ascrizione a L. senegala col rango di sottospecie[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) BirdLife International 2012, Lagonosticta senegala, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Estrildidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 10 maggio 2014.
  3. ^ Nicolai J., Steinbacher J., van den Elzen R., Hofmann G., Mettke-Hofmann C., Prachtfinken - Afrika, Serie Handbuch der Vogelpflege, Eugen Ulmer Verlag, 2007, p. 155, ISBN 978-3-8001-4964-3.
  4. ^ Nicolai J., Steinbacher J., van den Elzen R., Hofmann G., Mettke-Hofmann C., Prachtfinken - Afrika, Serie Handbuch der Vogelpflege, Eugen Ulmer Verlag, 2007, p. 156, ISBN 978-3-8001-4964-3.
  5. ^ John Boyd, TiF Checklist: Core Passeroidea I, su jboyd.net, 2013.

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