Heulandite

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Heulandite
Proprietà cristallografiche
Proprietà fisiche
Heulandite
Classificazione Strunz9.GE.05
Formula chimica(Ca,Na)2-3Al3(Al,Si)2Si13O36·12H2O
Proprietà cristallografiche
Gruppo cristallinotrimetrico
Sistema cristallinomonoclino
Parametri di cellavariabili
Gruppo puntuale2/m
Gruppo spazialeB2/m
Proprietà fisiche
Densità2.1-2.3[1][2] g/cm³
Durezza (Mohs)3.5-4[1], 3-3.5[2]
Sfaldaturaperfetta, perfetta su (0.10)[1][2]
Fratturafragile ed irregolare[1][2] o sub-concoidale[1]
Coloreincolore (allocromatico)[1], bianco[1][2], giallo[1][2], rosso[1], rosa, bianco rossastro[2], verde[1], bianco verdastro[2], marrone[1], bianco marronastro[2]
Lucentezzavitrea o madreperlacea[1][2]
Opacitàda trasparente a translucida a opaca[1][2]
Strisciobianco[1][2]
Diffusionecomune
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale

Heulandite è il termine attribuito a una serie di minerali tectosilicati, appartenenti al gruppo delle zeoliti. Alla serie Heulandite appartengono diverse specie riconosciute: heulandite-Ca, heulandite-K, heulandite-Na, heulandite-Sr, il rapporto Na/Ca e Si/Al varia entro ampi limiti.

Abito cristallino[modifica | modifica wikitesto]

I cristalli appartengono al sistema cristallino monoclino e si presentano tabulari, sottili o spessi, parallelamente al pinacoide laterale [010], con uno sviluppo delle altre facce, che fanno assumere ai cristalli un aspetto ortorombico simile a semplici prismi romboidali. Si ritrovano anche aggregati raggiati o globulari.[3] Essi possiedono una sfaldatura perfettamente parallela al piano di simmetria, con una faccia a lucentezza madreperlacea ed una vitrea.[4]

Proprietà chimico-fisiche[modifica | modifica wikitesto]

Il colore tipico è il bianco, ma in base alle inclusioni si può presentare gialla, rossa, rosa, verde o marrone.[1][2] Alcuni cristalli sono anche incolori.[1] Può avere diversi gradi di opacità, da trasparente a traslucida a opaca.[1][2] Possiede un isomorfo nella brewsterite, zeolite contenente stronzio e bario. La sua durezza secondo la scala di Mohs è tipicamente 3-3.5[2], oppure 3.5-4.[1] La sua densità è variabile (a causa degli elementi presenti) e varia da 2.1 a 2.3 g/cm3.[1][2] Si può facilmente confondere ad occhio nudo con un'altra zeolite, la stilbite, da cui differisce però tramite analisi a microscopio ottico; infatti la heulandite possiede la bisettrice acuta positiva dell'asse ottico emergente perpendicolare alla sfaldatura. È solubile in acido cloridrico HCl, lasciando un residuo di silice gelatinosa. Al riscaldamento perde acqua rigonfiandosi.[5]

Storia del nome[modifica | modifica wikitesto]

L'Heulandite fu, per la prima volta, riconosciuta separata dalla stilbite da August Breithaupt nel 1818, e da lui chiamata euzeolite (che significa "splendida zeolite"); in maniera indipendente, nel 1822, Henry James Brooke arrivò allo stesso risultato, dando però il nome di heulandite, dal collezionista di minerali britannico Henry Heuland (1778-1856) che l’aveva rinvenuta nell’est dell’Islanda, a Teigarhorn.[6]

Origine e giacitura[modifica | modifica wikitesto]

L’heulandite è una delle zeoliti più comuni. Si rinviene insieme ad altre zeoliti, soprattutto la stilbite. L’ heulandite, la stilbite e le altre zeoliti, si ritrovano, come minerali di origine secondaria, nelle cavità delle rocce basaltiche, e, occasionalmente, in rocce metamorfiche, sedimentarie, in druse pegmatitiche, e in filoni metalliferi. La varietà, con un’alta concentrazione di silice, Clinoptilolite ha i cristalli molto curvati.

Località di rinvenimento[modifica | modifica wikitesto]

È stata trovata nelle bolle dei basalti di Westpaterson in New Jersey (U.S.A.). Splendidi cristalli provengono dai basalti di Berufjord, vicino a Djupivogr, in Islanda,[7] dalle Isole Fær Øer, e dalle colate basaltiche del Deccan, nelle Montagne Sahyadri vicino a Bombay in India. Presente in Nova Scozia (Canada) e nel Rio Grande do Sul in Brasile e a Kongsberg in Norvegia. Cristalli rosso mattone sono stati ritrovati presso Campsie Fells in Stirlingshire. Una varietà chiamata beaumontite è stata rinvenuta, sotto forma di cristalli gialli, in uno scisto sienitico vicino a Baltimora, nel Maryland.

In Italia è presente in val di Fassa in Trentino, nell’Agordino (Belluno), a Montecchio Maggiore (Vicenza), a Montresta (Oristano), in Sardegna, è stata segnalata nei graniti di Baveno (NO) e nell’Isola d’Elba.[8]

Minerali appartenenti alla serie heulanditica[modifica | modifica wikitesto]

Prima del 1997, il termine heulandite era riferito ad una sola specie mineralogica, ma una sua successiva riclassificazione da parte dell'Associazione Mineralogica Internazionale (IMA) lo cambiò riferendolo alla serie mineralogica comprendente i minerali:

Heulandite-Ca rappresenta il minerale più diffuso, un silicato bi-idrato di calcio (metallo) ed alluminio (Ca,Na)2-3Al3(Al,Si)2Si13O36·12H2O. Piccoli quantitativi di sodio e potassio sono solitamente presenti come sostituti al posto di parti di calcio; mentre lo stronzio lo sostituisce nella versione ad heulandite-Sr. Il nome del minerale, pertanto, deriva dall'elemento predominante all'interno dello stesso. Le diverse specie sono, a prima vista, indistinguibili e, laddove le analisi non fossero ancora state eseguite, o non fosse possibile eseguirle, è corretto utilizzare il nome della serie e non quello della specie.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Minerali d’interesse scientifico e collezionistico.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s Scheda tecnica del minerale su mindat.org
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Scheda tecnica del minerale su webmineral.com
  3. ^ ”R. Hochleitner, Guida ai minerali, Ricca editore, Roma, 2017”
  4. ^ ”Ole Johnsen, Guida ai Minerali del mondo, Zanichelli, Bologna, 2011”
  5. ^ ” A. Mottana, R. Crespi, G. Liborio, Minerali e rocce, Mondadori, Milano, 2009”
  6. ^ ” K. Saemundsson, E. Gunnlaugsson, Icelandic Rocks and Minerals, Mál og Menning, 2010
  7. ^ ”K. Saemundsson, E. Gunnlaugsson, Icelandic Rocks and Minerals, Mál og Menning, 2010”
  8. ^ ” A. Mottana, R. Crespi, G. Liborio, Minerali e rocce, Mondadori, Milano, 2009”

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