Gaio Memmio Mordace

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Gaio Memmio
Pretore della Repubblica romana
Nome originaleGaius Memmius
Nascitaprima del 130 a.C.
Morte100 a.C.
Roma
FigliGaio Memmio
GensMemmia
Tribunato della plebe111 a.C.
Pretura104 a.C. circa
Proconsolato102 a.C. circa in Macedonia

Gaio Memmio soprannominato Mordace (in latino Gaius Memmius Mordax; prima del 130 a.C.Roma, 100 a.C.) è stato un politico romano, zio del Gaio Memmio cui è dedicato il De rerum natura di Lucrezio.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gaio Memmio era un esponente della gens plebea Memmia, e fu eletto tribuno della plebe nel 111 a.C. anno in cui ebbe un ruolo determinante nella dichiarazione di guerra contro Giugurta, re della Numidia. In quell'anno accusò pubblicamente Lucio Calpurnio Bestia, Marco Emilio Scauro e un vasto gruppo di esponenti aristocratici del Senato di accettare tangenti da Giugurta, ottenendo il soprannome Mordax, "Mordace".[1][2] Memmio chiese a Giugurta di venire a Roma con un salvacondotto affinché fosse interrogato al riguardo, ma, quando Giugurta giunse a Roma, il tribuno della plebe Gaio Bebio, probabilmente corrotto da Giugurta, pose il veto all'interrogatorio, annullando le investigazioni di Memmio.[3][4]

In seguito, tra il 107 e il 102 a.C., (Broughton propone il 104 a.C.),[5] ricoprì il ruolo di pretore, a seguito del quale ottenne il proconsolato della Macedonia intorno al 102 a.C.; al ritorno, Scauro lo accusò di estorsione, ma fu processato e rilasciato innocente.[6]

Nel 100 a.C. si candidò al consolato per l'anno successivo, con come rivali Marco Antonio Oratore, che avrebbe senza dubbio vinto per la grande popolarità di cui godeva, e Gaio Servilio Glaucia; quest'ultimo era tra i maggiori esponenti dei populares di Mario e aveva intenzione di diventare console, in alleanza con Saturnino. Quando era chiaro che Memmio avrebbe vinto assieme ad Antonio, Glaucia assoldò dei sicari che uccisero Memmio. Dal momento che Cicerone lo indica col termine consul designatus, si ipotizza che fosse risultato vincitore alle elezioni ed in seguito ucciso nel Foro.[7][8] Dopo la morte di Memmio, il senato promulgò il senatus consultum ultimum, e Glaucia e Saturnino furono uccisi.

Sallustio lo descrive come un uomo "sempre fieramente ostile alla potenza dei nobili"[9], che annunciava alla plebe di non sopportare i soprusi e le angherie dei nobili. Cicerone non aveva un'alta considerazione di lui.[10] Alcuni ipotizzano che fosse stato ucciso perché passato alla fazione degli ottimati e come tale si candidasse al consolato,[11] altri ritengono che Memmio si fosse semplicemente avvicinato all'ordine equestre.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marco Tullio Cicerone, De Oratore, II, 59, 240, 55-54 a.C.. URL consultato il 6 mar 2021.
    «lacerat lacertum Largi mordax Memmius.»
  2. ^ (EN) William Smith, Memmius, in A Dictionary of Greek and Roman biography and mythology, 1849. URL consultato il 6 mar 2021.
  3. ^ (EN) T. Robert S. Broughton, The Magistrates of the Roman Republic, a cura di Phillip H. De Lacy, collana Philological Monographs, I, 1ª ed., New York, American Philological Association, 1951 [1º maj 1951], p. 541.
  4. ^ Gaio Sallustio Crispo, Bellum Iugurthinum, 33, 34.
  5. ^ (EN) T. Robert S. Broughton, The Magistrates of the Roman Republic, a cura di Phillip H. De Lacy, collana Philological Monographs, I, 1ª ed., New York, American Philological Association, 1951 [1º maj 1951], p. 559.
  6. ^ (EN) Andrew R. Dyck, Marcus Tullius Cicero: Speeches on Behalf of Marcus Fonteius and Marcus Aemilius Scaurus: Translated with Introduction and Commentary, 2012, p. 58.
  7. ^ Adrian Goldsworthy, Caesar, 2007, p. 16.
  8. ^ (LA) Marco Tullio Cicerone, In Catilinam IV, in Orationes In Catilinam, II, 4, Roma, 60 a.C.. URL consultato il 6 mar 2021.
  9. ^ Gaio Sallustio Crispo, Bellum Iugurthinum, XXVII, 2. URL consultato il 16 mar 2021.
    «vir acer et infestus potentiae nobilitatis»
  10. ^ M. T. Cicerone, De Oratore, II, 59, 70.
  11. ^ SERVILE ...LA GUERRA - ANNI 104 - 88 A.C., su storiologia.it. URL consultato il 6 marzo 2021.
  12. ^ SATURNINO, Lucio Apuleio in "Enciclopedia Italiana", su treccani.it. URL consultato il 6 marzo 2021.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN12198191 · ISNI (EN0000 0000 4806 4872 · LCCN (ENnr95026779 · WorldCat Identities (ENlccn-nr95026779
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