Francesco Paolo Perremuto

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Paolo Francesco Perremuto, O.S.B.
arcivescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiArcivescovo metropolita di Messina (1790-1791)
 
Nato15 gennaio 1732 a Caltagirone
Ordinato presbitero21 dicembre 1754
Nominato arcivescovo29 marzo 1790 da papa Pio VI
Consacrato arcivescovo6 aprile 1790 dal cardinale Luigi Valenti Gonzaga
Deceduto11 marzo 1791 (59 anni) a Messina
 

Paolo Francesco Perremuto nato Ignazio Giovanni Perremuto (Caltagirone, 15 gennaio 1732Messina, 11 marzo 1791) è stato un arcivescovo cattolico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ignazio Giovanni Perremuto, divenuto Paolo Francesco da benedettino, nasce a Caltagirone il 15 gennaio 1732. Epigono con il fratello Michele junior – giurista e uomo delle istituzioni – di un casato di milites e doctores[1] dei più doviziosi della élite urbana dell’area calatino-iblea, imparentata a famiglie di antico lignaggio tra le maggiorenti della monarchia siciliana quali i Moncada, i Polizzi, i Paternò Castello e i Tedeschi.

Giovane professo è addetto ai servizi alla sagrestia e alla foresteria del claustro nicolino, per poi essere demandato quale maestro dei novizi e priore dei monasteri riuniti di San Nicola L’Arena e Santa Maria di Licodia di Catania. Viene ordinato presbitero il 21 dicembre 1754 e qualche anno dopo, il 28 marzo 1756[2] si Laurea in Teologia nella Università degli Studi di Catania. Le Note dei Superiori lo indicano quale Lettore dello Studio monastico, chiamato «alla lezione della Filosofia»[3] ma anche a prendersi «cura di polire la detta libreria e museo»[4]. Istituzioni culturali, questi, come il museo biscariano di utilità pubblica a decoro e prestigio di Catania che in quegli anni rinasce barocca. Approda poi nell’Ateneo catanese, quale pubblico Professore di Teologia Dommatica, e scrive pagine nuove del regolamento d’Ateneo, sulle norme circa le esenzioni, diritti ed emolumenti spettanti ad un benedettino Regio Professore di teologia dello Studio Generale con lo status di religioso e gli obblighi claustrali.

In seguito lo ritroviamo nell'abbazia placidina di Messina quale maestro dei novizi e ancora abate di Santa Maria di Fundrò e San Rocco a Piazza Armerina. Ferdinando I delle Due Sicilie, da re di Sicilia, in forza delle prerogative della Apostolica Legazia e Tribunale di Monarchia, il 29 marzo 1790[5] presenta Paolo Francesco Perremuto al Papa per la conferma ad Arcivescovo di Messina.

Consacrato a Roma il 6 aprile dal Cardinale Luigi Valenti Gonzaga, fa ingresso nella città dello stretto il 15 maggio successivo, trovandola alquanto provata per le recenti ferite del terremoto del 1783. Si insedia con il pieno mandato, tra gli altri, di riedificare il palazzo, il seminario arcivescovile e la venerata cappella del martire benedettino san Placido. Aspettative sfumate, appena un anno dopo, per la sua improvvisa morte avvenuta l’11 marzo 1791, mentre celebrava messa. Circostanza che porta l’abate Filippo Hernandez, confratello e concittadino del Perremuto a scrivere «fu di repente, mentre celebrava l’incruento sagrifizio, colpito da apoplessia, che non gli diede altro tempo, se non ricevere con esemplarità gli ultimi Sagramenti».[6]

Scompare così a 59 anni un esponente tra i più autorevoli dei “cattolici illuminati” del riformismo europeo del ‘700, formato a Catania da un manipolo di religiosi benedettini e intellettuali quali i Rizzari, i Corvaia, i Paternò Castello, il Riccioli, il Tedeschi, l’Amico ed altri ancora, impegnati a ricomporre la frattura tra la scienza, la fede e la cultura contemporanea.[7]

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giacomo Pace Gravina, Giuristi e potere nella Sicilia moderna: I Perremuto, p. 3.
  2. ^ Salvatore Di Lorenzo e Daniele Opinto, Laureati dell’Università di Catania. Il Fondo Registri di Lauree dell’Archivio Storico Diocesano (1705 – 1779), Il Pozzo di Giobbe – Studio Teologico S. Paolo, Catania, 2019, p. 343..
  3. ^ Gaetano Zito, Il Monastero catanese di San Nicola L’Arena tra il 1738 e il 1759, Catania, «Synaxis», 1992, p. 295 e seguenti.
  4. ^ Francesca Aiello, La biblioteca dei Benedettini di San Nicolò l’Arena a Catania: dalle carte d’archivio alla collezione libraria, Milano, Ledizione, 2019, p. 81..
  5. ^ Giovan Giuseppe Mellusi, Un'inedita Cronotassi episcopale peloritana, Messina, Biblioteca regionale Universitaria di messinese, 94/95, «Società messinese di Storia patria», 2013/2014, p. 208.
  6. ^ Giacomo Pace Gravina, Giuristi e potere…, p. . 9 e nota 47..
  7. ^ Luigi Sanfilippo, I benedettini siciliani e la nuova cultura scientifica: profili, in Domenico Ligresti - Luigi Sanfilippo, Progresso scientifico nella Sicilia dei Borboni, Catania, Giuseppe Maimone, 2013, p. 87-126.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomo Pace Gravina, Giuristi e potere nella Sicilia moderna: I Perremuto, Historia et Jus, 15/ 19 www.historiaetius.eu -15/2019-paper 24
  • Salvatore Di Lorenzo – Daniele Opinto, Laureati dell’Università di Catania. Il Fondo Registri di Lauree dell’Archivio Storico Diocesano (1705 – 1779), III/1, Il Pozzo di Giobbe – Studio Teologico S. Paolo, Catania, 2019.
  • Gaetano Zito, Il Monastero catanese di S. Nicola L’Arena tra il 1738 e il 1759, «Synaxis», X, Catania, 1992
  • Francesca Aiello, La biblioteca dei Benedettini di San Nicolò l’Arena a Catania: dalle carte d’archivio alla collezione libraria, Milano, Ledizione, 2019
  • Giovan Giuseppe Mellusi, Un'inedita Cronotassi episcopale peloritana. Il MS. F.N.204 della Biblioteca regionale Universitaria di messinese, 94/95, «Società messinese di Storia patria», Messina, 2013/ 2014
  • Luigi Sanfilippo, I benedettini siciliani e la nuova cultura scientifica: profili, in Domenico Ligresti - Luigi Sanfilippo, Progresso scientifico nella Sicilia dei Borboni, Giuseppe Maimone, Catania, 2013

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Arcivescovo metropolita di Messina Successore
Niccolò Ciafaglione 29 marzo 1790 – 11 marzo 1791 Gaetano Maria Garrasi, O.S.A.