Duomo di Colorno

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Duomo di Santa Margherita
Facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàColorno
Indirizzovia Mazzini 27
Coordinate44°55′46.52″N 10°22′26.62″E / 44.929589°N 10.374062°E44.929589; 10.374062
Religionecattolica di rito romano
Titolaresanta Margherita di Antiochia
Diocesi Parma
Consacrazione1525
Stile architettonicogotico e neoclassico
Inizio costruzione1512
Completamento1525

Il duomo di Santa Margherita, noto anche come duomo di Colorno, è un luogo di culto cattolico dalle forme tardo-gotiche, con interni neoclassici, situato in via Mazzini 27 a Colorno, in provincia e diocesi di Parma; fa parte della zona pastorale di Colorno-Mezzani-Sorbolo-Torrile.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio fu costruito in stile tardo-gotico tra il 1512 e il 1525, su ispirazione della ben più grande chiesa di San Francesco del Prato di Parma; in origine si sviluppava su tre navate coperte da un soffitto ligneo, suddivise da un alto colonnato corinzio e prive di cappelle laterali.[1] Il campanile sul retro fu innalzato nel 1573.[2]

Nel 1582 la chiesa divenne sede parrocchiale, al posto della vicina chiesa di Santo Stefano, di dimensioni ben più contenute.[3]

Nel 1637 l'edificio fu saccheggiato dalle truppe spagnole, ostili al duca Odoardo I Farnese.[2]

In seguito, per adeguare gli interni alla moda dell'epoca, gli interni dipinti con affreschi cinquecenteschi furono completamente imbiancati in occasione della visita del duca Ranuccio II Farnese del 1662.[1]

Tra il 1660 e il 1666[2] fu innalzata sul lato destro la grande cappella del Santissimo Sacramento,[4] su progetto dell'architetto Giovanni Battista Magnani.[5]

Nel 1734 la chiesa fu nuovamente occupata e saccheggiata durante la battaglia di Colorno, che contrappose gli austriaci ai francesi e sardi.[2]

Nel 1737 fu innalzata la grande cappella di sant'Antonio, sul lato sinistro.[4] Tra il 1777 e il 1778 furono compiute altre modifiche degli interni, che interessarono la zona absidale.[2]

Gli interventi più significativi furono però attuati solo a partire dal 1834, quando, su progetto dell'architetto Giuseppe Tebaldi, coadiuvato dal più noto Nicola Bettoli, furono innalzate le otto cappelle laterali minori, furono sostituite le colonne con massicci pilastri, furono realizzate le volte di copertura e fu sostituito l'antico pavimento in cotto; i lavori, che modificarono nell'attuale veste neoclassica gli interni dell'edificio, furono completati nel 1844.[1]

Il 27 gennaio del 2012 alcune violente scosse di terremoto danneggiarono vari monumenti di Colorno, tra cui anche il duomo, che rimase chiuso per gli indispensabili lavori di consolidamento fino agli inizi del 2015.[4]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Abside e campanile
Navata centrale

La chiesa si sviluppa su una pianta a croce latina a tre navate e dieci cappelle laterali, con la facciata rivolta verso ovest.

La facciata in laterizio, suddivisa simmetricamente in tre parti da massicci contrafforti, conserva quasi intatte le forme tardo-gotiche, nonostante alcune modifiche successive.[1] Al centro si apre l'ingresso principale, mentre ai lati sono presenti due accessi secondari; al di sopra della fascia marcapiano in mezzeria si staglia in posizione baricentrica un grande rosone incorniciato in cotto; in sommità oltre il cornicione un ampio timpano triangolare interessa solo la porzione centrale del prospetto, mentre ai lati si innalzano quattro pinnacoli in corrispondenza dei contrafforti.

Sul retro l'abside in laterizio con contrafforti mantiene anch'esso quasi inalterate le forme originarie,[1] mentre ai lati aggettano le cappelle innalzate tra il XVII e il XVIII secolo.[2]

Controfacciata
Presbiterio

Gli interni neoclassici sono caratterizzati dai colori tenui degli intonaci; l'ampia navata centrale, coperta da una serie di volte a crociera costolonate, è suddivisa dalle laterali da una serie di ampie arcate a tutto sesto, sostenute da massicci pilastri con lesene e capitelli corinzi.

Oltre il coro, che mantiene pressoché intatte le caratteristiche tardo-gotiche,[1] la zona absidale ospita, dietro al marmoreo altare maggiore, la grande pala raffigurante Il Martirio di Santa Margherita; il dipinto, realizzato dal pittore Francesco Cairo nel 1637, è inquadrato da una grande cornice lignea intagliata e dorata risalente al 1575.[2]

In controfacciata è presente una tela rappresentante San Remigio che battezza Clodoveo, dipinta da Clemente Ruta intorno al 1720;[2] nelle vicinanze è collocato dal 1889 il monumento a Pier Luigi Belloni, nobile che si adoperò per l'educazione dei giovani,[4] realizzato nel 1840 in stile purista da Tommaso Bandini.[2]

Nella navata centrale è inoltre presente un grande pulpito ligneo, realizzato nel XVIII secolo su disegno dello scultore Antonio Brianti per la distrutta chiesa di San Pietro Martire di Parma.[2]

La quarta cappella di destra, dedicata al Santissimo Sacramento, è decorata con stucchi raffiguranti Angeli recanti simboli della passione ed I quattro evangelisti, realizzati da Domenico e Leonardo Reti nel XVII secolo; vi è inoltre ospitata, al di sopra dell'altare marmoreo scolpito da Domenico Della Meschina, la pala rappresentante L'Ultima Cena, dipinta da Giovanni Venanzi nel 1668.[2]

Altre pregevoli opere sono conservate nelle cappelle; nella quinta di sinistra è collocata una tela raffigurante La Madonna con Bambino e Santi, realizzata da Giovan Battista Borghesi nel 1818, mentre nella seconda è posizionato il quadro rappresentante San Rocco scoperto dai piacentini, dipinto da Alessandro Mazzola Bedoli nel 1568, su disegno del padre Girolamo.[2]

L'organo presente oggi nella chiesa fu realizzato dal lodigiano Gaetano Cavalli nel 1892.[4]

La canonica ospita infine la tela raffigurante La Strage degli Innocenti, realizzata da Ilario Spolverini agli inizi del XVIII secolo.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Duomo di Santa Margherita, su turismo.comune.parma.it. URL consultato il 5 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m Duomo Santa Margherita, su turismo.comune.colorno.pr.it. URL consultato il 5 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  3. ^ Chiesa di Santo Stefano (PDF), su noicittadini.net. URL consultato il 5 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2016).
  4. ^ a b c d e Christian Stocchi, Colorno, il duomo ritrovato, su gazzettadiparma.it. URL consultato il 5 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  5. ^ Il Duomo di Santa Margherita, su anteaprogetti.it. URL consultato il 5 febbraio 2016.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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