Domenico Damis

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Domenico Damis (Lungro, 24 febbraio 1824Lungro, 4 ottobre 1904) è stato un patriota, generale e politico italiano.

Biografia

Nacque a Lungro un paese di lingua albanese, facente parte a quell'epoca alla provincia della Calabria Citeriore del Regno delle Due Sicilie. Studiò all'Università di Napoli laureandosi in giurisprudenza nel 1847. A Napoli aderì alla Giovane Italia di Giuseppe Mazzini e, come altri giovani calabresi di lingua albanese, il 15 marzo 1844 partecipò a Cosenza con Domenico Mauro, al grido di "Italia e Costituzione", a una sfortunata sommossa antiborbonica repressa nel sangue[1], [2].

Riprese le armi quando in Calabria scoppiò nuovamente una rivolta in seguito al colpo di mano di Ferdinando II del 15 maggio 1848 allorché venne sciolto il parlamento costituzionale del Regno delle Due Sicilie. Domenico Damis, assieme a Giuseppe Pace, fu nominato commissario civile del distretto di Castrovillari di un comitato di salute pubblica avente per obiettivi il proseguimento della rivoluzione e l'arruolamento dei volontari per la costituzione di un corpo armato. Il 30 giugno 1848, al valico di Campotenese, avvenne lo scontro sfortunato fra i patrioti calabresi e le truppe borboniche del generale Lanza[3]. Damis venne arrestato e il 9 agosto 1852 condannato a 25 anni di ferri per cospirazione e arruolamento di bande armate[4].

Relegato al bagno di Nisida, nel 1858 la pena fu commutata in esilio perpetuo dal Regno delle Due Sicilie assieme ad altri 65 prigionieri politici. Nell'aprile del 1859 la nave sulla quale erano stati imbarcati i prigionieri per essere deportati in Argentina, venne dirottata nel Regno Unito grazie a un colpo di mano di Raffaele Settembrini, il figlio di Luigi.

Riparato in Piemonte, nel maggio 1860 Damis si imbarcò da Quarto con i mille. Dopo essersi battuto valorosamente in Sicilia (ottenne due decorazioni e la promozione dapprima a capitano e successivamente a colonnello), Damis fu inviato in Calabria da Giuseppe Garibaldi, assieme a Ferdinando Bianchi, Francesco Stocco e Giuseppe Pace, perché preparasse l'insurrezione in Calabria prima dello sbarco delle truppe garibaldine dalla Sicilia[5]. Partecipò all'impresa garibaldina fino all'assedio di Capua (dove perse un occhio) e alla battaglia del Volturno.

Continuò la carriera militare nell'Esercito Italiano raggiungendo il grado di tenente generale. Fu poi deputato più volte per il collegio di Castrovillari[6].

Note

  1. ^ Istituto di storia del Risorgimento italiano Comitato cosentino, I martiri cosentini del 15 marzo 1844 : celebrazione ad iniziativa della consulta del comitato cosentino del Regio Istituto di storia del Risorgimento italiano: 15 marzo 1937, Cosenza, SCAT, 1937.
  2. ^ Vincenzo Padula, Antonello capobrigante calabrese, a cura di Fausto Gullo, Milano, Universale economica, 1952, pp. 118 n. 4.
  3. ^ Oreste Dito. La rivoluzione calabrese del '48 : storia e documenti. Catanzaro, Officina tipografica di G. Caliò, 1895. (Cosenza, Ed. Brenner, 1980)
  4. ^ Giuseppe Ferrari, Il contributo degli albanesi al Risorgimento italiano, in Studi Italo-Albanesi, Bari, 1965.
  5. ^ Raffaele de Cesare, La fine di un Regno, Città di Castello, S. Lapi, 1909, p. 288.
  6. ^ Jole Lattari Giugni, I parlamentari della Calabria dal 1861 al 1967, Roma, Casa editrice "L. Morara", 1967.