Diocesi di Eleuteropoli di Palestina

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Eleuteropoli di Palestina
Sede vescovile titolare
Dioecesis Eleutheropolitana in Palaestina
Patriarcato di Gerusalemme
Sede titolare di Eleuteropoli di Palestina
Resti della chiesa crociata di Beyt Govrin (Eleuteropoli)
Vescovo titolaresede vacante
IstituitaXIX secolo
StatoIsraele
Diocesi soppressa di Eleuteropoli di Palestina
Suffraganea diCesarea
Erettacirca I secolo
Soppressacirca VI secolo
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche
Resti della chiesa crociata di Beyt Govrin.

La diocesi di Eleuteropoli di Palestina (in latino Dioecesis Eleutheropolitana in Palaestina) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Eleuteropoli di Palestina, il cui sito archeologico si trova oggi nei pressi del kibbutz di Beyt Govrin (l'antico villaggio arabo di Beit Jibrin) in Israele, è un'antica sede vescovile della provincia romana della Palestina Prima nella diocesi civile d'Oriente. Faceva parte del patriarcato di Gerusalemme ed era suffraganea dell'arcidiocesi di Cesarea.

Il cristianesimo dovette prosperare ben presto nella città, importante snodo viario tra Gerusalemme e Gaza. Fonti tradizionali attribuiscono l'evangelizzazione di Eleuteropoli all'apostolo Simone, che vi consacrò come vescovo Giuseppe il Giusto, uno dei 72 discepoli citati nei Vangeli; oppure a Anania, che battezzò san Paolo, oppure ancora a Giunia, menzionato nella lettera ai Romani (16,7).

Primo vescovo conosciuto di Eleuteropoli è Massimo, che prese parte al concilio di Nicea del 325.[1] Il vescovo Aezio è documentato in due occasioni, al concilio di Antiochia nel 341 e a quello di Sardica del 343/344. Le Quien pone, dopo Aezio, il vescovo Teofilo, che in epoca imprecisata prima del 359, fu trasferito alla diocesi di Castabala, secondo quanto racconta Sozomeno. Eutichio fu presente al concilio di Seleucia del 359 e a quello di Antiochia del 363. Turbo fu vescovo all'epoca dell'imperatore Teodosio I (379-395). Zebenno era già vescovo di Eleuteropoli negli ultimi anni di impero di Teodosio e lo era ancora nel 415, quando prese parte al concilio di Diospoli. Gregorio sottoscrisse la petizione indirizzata dai vescovi della Palestina nel 518 al patriarca Giovanni II di Costantinopoli perché prendesse le distanze da Severo di Antiochia. L'ultimo vescovo conosciuto dalle fonti letterarie è Anastasio, che prese parte al concilio di Gerusalemme del 536 presieduto dal patriarca Pietro.

Le scoperte archeologiche hanno portato alla luce diverse iscrizioni mosaicate nei dintorni di Eleuteropoli, dove sono documentati alcuni vescovi, attribuiti alla sede di Eleuteropoli: Teodoro (Khirbet Yattir, V secolo),[2] Giovanni (Khirbet 'Anab, seconda metà del VI secolo),[3] e Zaccaria (Khirbet Tawas, VII secolo).[4]

Eleuteropoli era la patria di Epifanio di Salamina, che dotò la sua città natale di diversi monasteri.

Nel 638 la città fu occupata dagli Arabi. Di quest'epoca il Martirologio Romano ricorda, il 17 dicembre, il martirio 50 soldati, che difendevano la città di Gaza contro gli assalitori musulmani.[5]

Nel 1134 la città fu occupata dai Crociati, che restaurarono la città. Di questo periodo risalgono diverse strutture nel sito archeologico di Eleuteropoli, tra le quali figura in particolare la chiesa di San Giovanni.[6]

Dal XVIII secolo Eleuteropoli di Palestina è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 15 novembre 1966.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi greci[modifica | modifica wikitesto]

  • Massimo † (menzionato nel 325)
  • Aezio † (prima del 341 - dopo il 343/344)
  • Teofilo † (? - prima del 359 nominato vescovo di Castabala)
  • Eutichio † (prima del 359 - dopo il 363)
  • Turbo † (circa 379/390)
  • Zebenno † (circa 393 - dopo il 415)
  • Teodoro † (V secolo)
  • Gregorio † (menzionato nel 518)
  • Anastasio † (menzionato nel 536)
  • Giovanni † ( seconda metà del VI secolo)
  • Zaccaria † (VII secolo)

Vescovi titolari latini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Heinrich Gelzer, Heinrich Hilgenfeld, Otto Cuntz, Patrum nicaenorum nomina Latine, Graece, Coptice, Syriace, Arabice, Armeniace, Lipsia, 1898, p. LXI, nº 80. Le Quien lo chiama erroneamente Macrino, che fu invece vescovo di Jamnia (cf. nº 79).
  2. ^ (EN) Corpus Inscriptionum Iudaeae/Palaestinae, volume IV, part 1, Berlin-Boston, 2018, pp. 1456-1457 (nº 3899). (EN) Khirbet Yattir - Village Church, A Digital Corpus of Early Christian Churches and Monasteries in the Holy Land, Institute of Archaeology at the Hebrew University of Jerusalem.
  3. ^ (EN) Corpus Inscriptionum Iudaeae/Palaestinae, volume IV, part 1, Berlin-Boston, 2018, pp. 1405-1407 (nº 3865). (EN) ʻAnab el-Kabir (Khirbet ʻAnab) - Church, A Digital Corpus of Early Christian Churches and Monasteries in the Holy Land, Institute of Archaeology at the Hebrew University of Jerusalem.
  4. ^ (EN) Corpus Inscriptionum Iudaeae/Palaestinae, volume IV, part 1, Berlin-Boston, 2018, pp. 1359-1360 (nº 3846). (EN) Khirbet Tawas - Church, A Digital Corpus of Early Christian Churches and Monasteries in the Holy Land, Institute of Archaeology at the Hebrew University of Jerusalem.
  5. ^ Martirologio Romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 2004, p. 952.
  6. ^ Secondo Bellarmino Bagatti (Ancient Christian Villages of Judaea and Negev, Jerusalem) i crociati fondarono una diocesi di rito latino, as appears from documents which mention at least five successive bishops. Non si trova traccia di questi cinque vescovi in Le Quien e in Eubel.
  7. ^ Per i vescovi Murphy e Lewiński. cf. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. 21, p. 196.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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