Dendrocitta leucogastra

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Dendrogazza panciabianca
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Aves
Sottoclasse Neornithes
Superordine Neognathae
Ordine Passeriformes
Sottordine Oscines
Infraordine Corvida
Superfamiglia Corvoidea
Famiglia Corvidae
Genere Dendrocitta
Specie D. leucogastra
Nomenclatura binomiale
Dendrocitta leucogastra
Gould, 1833
Areale

La dendrogazza panciabianca, nota anche come dendrogazza ventrebianco o dendrogazza indiana (Dendrocitta leucogastra Gould, 1833) è un uccello passeriforme appartenente alla famiglia Corvidae[2].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome scientifico della specie, leucogastra, deriva dall'unione delle parole greche λευκος (lefkos/leukos, "bianco") e γαστηρ (gastēr, "ventre"), col significato di "dal ventre bianco", in riferimento alla livrea di questi uccelli: il nome comune altro non è che la traduzione di quello scientifico.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esemplare nel parco nazionale di Periyar.
Esemplare a Sakleshpur.

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Misura 45 cm di lunghezza, per 125 g di peso[3].

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di uccelli dall'aspetto robusto, muniti di testa arrotondata, becco conico forte e visibilmente ricurvo verso il basso, forti zampe, ali digitate e lunga coda rettangolare, con le penne che tendono ad allargarsi verso la punta: nel complesso, la dendrogazza panciabianca ricorda molto nell'aspetto le altre dendrogazze, in particolare la dendrogazza dal collare, rispetto alla quale presenta coda più lunga rispetto al corpo e bianco ventrale più esteso.

Il piumaggio è nero su fronte, vertice, faccia, gola e parte superiore del petto, mentre nuca, spalle, petto, ventre (da cui il nome scientifico e quello comune) e codione sono di colore bianco: le ali (così come il dorso) sono di color nocciola con penne remiganti nere, mentre la coda è anch'essa nera, con le lunghe penne centrali che però presentano la metà prossimale di colore bianco-argenteo.
I due sessi sono simili, sia per quanto concernente la taglia che per quello che riguarda l'aspetto.

Il becco e le zampe sono di colore nerastro, mentre gli occhi sono di colore bruno-rossiccio.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Esemplare nel Tamil Nadu.

Si tratta di uccelli dalle abitudini di vita diurne, che vivono in gruppetti che generalmente sono a base familiare, non di rado associandosi con altre specie dalle abitudini di vita simili (in particolare il drongo del paradiso) durante il giorno, per poi rifugiarsi verso il far della sera fra le fronde degli alberi, per passare la notte al riparo da eventuali predatori.

Richiamo in natura.

La dendrogazza panciabianca è un uccello molto vocale e chiassoso: i membri di un gruppo si tengono in contatto quasi continuo fra loro mediante una serie di vocalizzazioni alte e metalliche, che vanno da richiami fischianti ad altri aspri e gracchianti, passando per alcuni che ricordano dei gracidii o i cigolii di una ruota metallica. Mentre emette i richiami, l'animale allunga la testa in avanti e tende ad abbassare le ali.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Esemplare cerca il cibo in natura.

La dieta di questi animali è onnivora, con netta prevalenza della componente animale su quella vegetale: le dendrogazze panciabianca si nutrono infatti di uova e nidiacei reperiti saccheggiando i nidi di altri uccelli, nonché di piccoli vertebrati (topolini, piccoli rettili come lucertole, gechi e serpentelli, rane) e invertebrati e delle loro larve, mentre più sporadicamente possono cibarsi anche di granaglie, frutta, bacche e nettare.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Esemplare vocalizza nel Kerala.

La stagione degli amori cade nel periodo immegiatamente precedente il monsone, estendendosi da marzo ai primi di maggio, con sporadiche nidificazioni già nel mese di febbraio[3]: durante questo periodo, non di rado gruppi di questi uccelli si riuniscono su di un albero, vocalizzando rumorosamente, sebbene non sia chiaro se ciò costituisca un rituale di corteggiamento.

Si tratta di uccelli monogami: le coppie collaborano nella costruzione del nido (una coppa di rametti intrecciati grossolanamente con ampia cornice a piattaforma, posta fra i rami di un albero e foderata internamente con fibre vegetali), nella cova delle 2-4 uova grigiastre con punteggiatura verdastra (che dura una ventina di giorni e viene materialmente portata avanti dalla sola femmina, col maschio che rimane di guardia nei pressi del nido e si occupa inoltre di reperire il cibo per sé e per la compagna) e dell'allevamento dei nidiacei, i quali schiudono ciechi ed implumi e si rendono indipendenti a circa un mese di vita.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Esemplare in natura.
Esemplare a Kothamangalam.

La dendrogazza panciabianca è endemica dell'India, della quale popola la porzione sud-occidentale corrispondente alla catena dei Ghati occidentali, dall'area a sud di Goa (nord del Karnataka) fino ai Nilgiri, nel Tamil Nadu occidentale: osservazioni isolate sono state effettuate inoltre nei pressi di Dharmapuri[4], nel Surat Dang e a Gawilghur (quest'ultima ancora oggetto di discussione)[5].

L'habitat di questi uccelli è rappresentato dalla foresta monsonica sempreverde pedemontana, sia primaria che secondaria: rispetto alla congenere dendrogazza rossiccia, con la quale vive in simpatria, la dendrogazza panciabianca predilige le aree a maggiore copertura arborea e tende ad evitare quelle antropizzate[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) BirdLife International, Dendrocitta leucogastra, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Corvidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 30 settembre 2018.
  3. ^ a b c (EN) White-bellied Treepie (Dendrocitta leucogastra), su Handbook of the Birds of the World. URL consultato il 30 settembre 2018.
  4. ^ Daniels, R. J. R. & Ravikumar, M. V., Birds of Erimalai, in Newsletter for Birdwatchers, vol. 37, n. 5, 1997, p. 80–82.
  5. ^ Rasmussen, P. C. & Anderton, J. C., Birds of South Asia: The Ripley Guide, II, Smithsonian Institution & Lynx Edicions, 2005, p. 596.

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