Claudio Trezzani

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Claudio Trezzani
NascitaSavigliano, 22 marzo 1881
MorteRoma, 13 settembre 1955
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio Esercito
Esercito Italiano
ArmaAlpini
Anni di servizio1903 - 1941
1944 - 1950
GradoGenerale d'armata
Guerreguerra italo turca
prima guerra mondiale
seconda guerra mondiale
Comandante diComando Supremo
Stato Maggiore della Difesa
2ª Divisione celere "Emanuele Filiberto Testa di Ferro"
Studi militariAccademia militare di Modena
Ministero della Difesa
voci di militari presenti su Wikipedia

Claudio Trezzani (Savigliano, 22 marzo 1881Roma, 13 settembre 1955) è stato un generale italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Entrato nelle file del Regio Esercito uscendo dall'Accademia militare come sottotenente nel 1901, decise di intraprendere la propria carriera nel corpo degli alpini. Con il grado di capitano prese parte nel 1911 alla guerra italo-turca e successivamente, dal 1914, prestò servizio nella prima guerra mondiale, dove venne promosso prima maggiore e quindi nel 1917 tenente colonnello e colonnello l'anno successivo, in servizio all'ufficio operazioni dell'VIII Armata. Fu insignito di medaglia di bronzo al valor militare.

Terminato il servizio al fronte, rientrò a Torino dove fu insegnante alla locale Scuola di Guerra, lasciando in seguito l'insegnamento perché promosso nel 1932 generale di brigata, e assumendo il comando della 7ª Brigata di fanteria. Quindi fu trasferito all'armata di Udine, divenendo poi comandante della 2ª Divisione celere con il grado di generale di divisione e dell'armata di Padova.

Con Regio Decreto del 31 luglio 1938 Trezzani venne promosso per meriti eccezionali a Generale di Corpo d'armata con la seguente motivazione: "Ufficiale generale dotato di vasta cultura professionale, di spiccate qualità di intelligenza e di carattere, comandante esperto ed avveduto, ha dato indubbie prove delle sue virtù militari, rendendo segnalati servizi all'Esercito". Nello stesso anno venne inviato dal governo Mussolini nelle colonie dell'Africa orientale in qualità di capo di stato maggiore del Comando Superiore Forze armate dell'Africa Orientale Italiana e quindi comandante di fatto delle truppe presenti nell'area, oltre a ricoprire la carica di vicegovernatore durante la reggenza di Pietro Badoglio.

Scoppiata la seconda guerra mondiale, partecipò alla battaglia dell'Amba Alagi, per la quale ricevette una Medaglia d'argento al valor militare. Collocato in aspettativa nel 1941 perché fatto prigioniero di guerra dagli inglesi, prima in Gran Bretagna e successivamente negli Stati Uniti (dapprima nel campo di Crossville e in seguito in quello di Monticello), successivamente fu impiegato presso il Quartier Generale delle ISU a Washington D.C.. Venne richiamato in servizio attivo il 22 dicembre 1944 nell'Esercito cobelligerante italiano.

Ottenne nuovi ruoli a partire dal 2 maggio 1945 quando, con il grado di generale designato d'Armata, assunse la carica di capo del Comando Supremo quindi di capo di stato maggiore generale, carica confermatagli anche nella Repubblica Italiana nel 1948, ma tramutata in capo di Stato Maggiore della Difesa. Conservò tale carica apicale sino al 1950. Morì dopo lunga malattia nel 1955.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Capo Ufficio Operazioni d’Armata, durante la complessa offensiva che portò alla sconfitta del nemico, diede prova continua delle più belle qualità di ufficiale di Stato Maggiore modello, traducendo in atto, in modo inappuntabile, i concetti del comandante e cooperando validamente con perizia, intelligenza e fervore d’opera alla buona riuscita delle operazioni. Offensiva italiana, ottobre-novembre 1918
— Regio Decreto n.107 17 maggio 1919[1]
Commendatore dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Capo di S.M. del Comando Superiore delle Forze Armate dell’Impero, durante undici mesi di guerra, prodigava il suo alto intelletto, la sua superiore capacità, la sua appassionata dedizione, allo studio e alla condotta delle operazioni, riuscendo a preparare vittorie smaglianti e poi ad organizzare una tenace resistenza contro un avversario decisamente superiore di forze e di mezzi. Quando la preponderanza del nemico divenne incontenibile, con ferrea volontà seppe ancora combattere fra i combattenti, e approntare una ultima epica difesa che fece rifulgere anche nell’avversa fortuna il valore del soldato italiano. Cassala – Somaliland – Gallabat – Amba Alagi, 11 giugno 1940–17 maggio 1941
— regio Decreto n.251 del 21 giugno 1941[1]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In un lungo periodo di azione, capo di stato maggiore di una divisione, fu freddo organizzatore in impreviste e ardue situazioni di guerra. Ripetute volte raccolse personalmente militari sbandati e li condusse su tre successive linee di difesa, impedendo irruzioni nemiche e destando la emulazione del valore fra i propri dipendenti. Friuli 24-30 ottobre 1917
Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  2. ^ Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.230 del 2 ottobre 1939, pag.34.
  3. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi, Gli Ordini Militari di Savoia e d'Italia, Associazione nazionale Alpini, 2012.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Capo di Stato Maggiore della Difesa Successore
Giovanni Messe 2 maggio 1945 - 1º dicembre 1950 Luigi Efisio Marras