Luigi Efisio Marras

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Luigi Efisio Marras
NascitaCagliari, 2 agosto 1888
MorteRoma, 29 gennaio 1991
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio Esercito
Esercito Italiano
ArmaArma di artiglieria
Anni di servizio1906-1943
1944-1954
GradoGenerale di corpo d'armata
Guerreguerra italo turca
prima guerra mondiale
seconda guerra mondiale
Comandante diCapo di stato maggiore della difesa
Capo di stato maggiore dell'Esercito Italiano
Comando Militare Territoriale di Milano
Studi militariAccademia militare di Modena
Ministero della Difesa
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Luigi Efisio Marras (Cagliari, 2 agosto 1888Roma, 29 gennaio 1991) è stato un generale italiano che ricoprì le cariche di capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano e di capo di Stato Maggiore della Difesa.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dalla nascita alla promozione a colonnello[modifica | modifica wikitesto]

Nato e cresciuto in Sardegna, Luigi Efisio Marras iniziò la propria carriera nel 1906 quando iniziò la sua formazione presso l'Accademia militare di Torino. Dopo la laurea, prestò servizio come ufficiale in vari reparti di artiglieria. Successivamente prese parte alla guerra italo-turca e si impegnò particolarmente nell'occupazione del Dodecaneso.

Durante la prima guerra mondiale combatté nei Balcani contro le truppe degli imperi centrali e dopo il conflitto mondiale rientrò in patria prendendo a lavorare presso il dipartimento delle operazioni dello Stato Maggiore italiano.

Dal 1926 venne impiegato nel reggimento d'artiglieria da campo di stanza a Livorno e nel contempo fu insegnante alla locale Accademia militare. Nel 1931 fu promosso colonnello e dal 1936 gli venne affidato il comando di un reggimento di artiglieria pesante.

L'attività in Germania e le ultime vicende[modifica | modifica wikitesto]

Nel mese di ottobre del 1936, Marras venne prescelto al delicato compito di addetto militare a Berlino. In questa veste fu responsabile dell'area nord europea e dei rapporti con i Paesi Baltici. Marras, che divenne ben presto noto per la sua natura cortese, scrisse numerose relazioni anche sulla situazione degli armamenti tedeschi, riservando riguardo particolare per la Wehrmacht e sulla formazione del personale nelle accademie di guerra. Fece un quadro insolitamente accurato dello sforzo bellico tedesco in materia di formazione pratica e pragmatica ma anche sugli aspetti e le debolezze umane come orgoglio ed arroganza. Nel 1937, nella sua veste di addetto militare, concordò con i tedeschi l'invio del corpo di spedizione congiunto in Spagna[1].

Dal luglio al novembre del 1939 fu attivo a Roma ed in Libia per poi venire nuovamente trasferito a Berlino.

Dopo l'8 settembre 1943 venne promosso tenente generale per poi venire internato in Germania. Il 31 marzo 1944 le autorità tedesche lo consegnarono ai fascisti della Repubblica di Salò nell'Italia settentrionale e da allora toccò punti di prigionia a Verona, Gavi ed infine ad Alessandria, ma nell'agosto di quello stesso anno riuscì a fuggire in Svizzera.

Dal maggio 1945 fu a guida del Comando Militare Territoriale di Milano e dal 1º dicembre 1947 divenne capo di Stato Maggiore. Nel 1948 trattò con gli americani le condizioni militari per l'ingresso dell'Italia nell'Alleanza atlantica. Sotto la sua direzione verrà costituita la rete italiana di Stay behind in cui troverà posto Gladio[1].

Dal 2 dicembre 1950 fu capo di Stato Maggiore della Difesa, contribuendo in maniera significativa alla ricostruzione dell'Esercito Italiano nel dopoguerra.

Il 15 aprile 1954 si ritirò dal servizio attivo per poi spegnersi a Roma nel 1991.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di batteria, in posizione avanzata, rimasto ferito per lo scoppio di un proiettile nemico, recavasi al posto di medicazione solo al termine dell'azione ed in seguito ad ordine del suo comandante di reggimento. Nei giorni successivi, nonostante il dolore prodottogli dalla ferita, adempiva serenamente il suo servizio con zelo ed attività ammirevoli, dando a tutti bella prova di alto sentimento del dovere. - Villanova di Farra, 21 ottobre-19 novembre 1915»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Portò ordini al comandante della batteria trattenendosi al fuoco, con calma e sangue freddo ammirevoli, finché tutte le operazioni fossero eseguite. - Rodi, 4 maggio 1912»
Croce al merito di guerra (3 concessioni) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia militare al merito di lungo comando (20 anni) - nastrino per uniforme ordinaria
Croce d'oro per anzianità di servizio (ufficiali e sottufficiali, 40 anni) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra 1940 – 43 - nastrino per uniforme ordinaria
immagine del nastrino non ancora presente
Distintivo per Corso Superiore di Stato Maggiore

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Il Noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro, Aldo Giannuli, 2011.
  2. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale.it. URL consultato l'11 novembre 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sergio Pelagalli: Il Generale Efisio Marras - Addetto Militare uno Berlino (1936-1943). USSME, Roma, 1994.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano Successore
Raffaele Cadorna Jr 1947 - 1950 Ernesto Cappa
Predecessore Capo di Stato Maggiore della Difesa Successore
Claudio Trezzani 2 dicembre 1950 - 15 aprile 1954 Giuseppe Mancinelli
Controllo di autoritàVIAF (EN52767338 · GND (DE129410780 · BNF (FRcb13191352x (data) · WorldCat Identities (ENviaf-199803496