Arthur Russell (musicista)

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Arthur Russell
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereMusica minimalista[1][2]
Disco[3][4]
Periodo di attività musicaleanni 1970 – anni 1990
EtichettaAudika, Rough Trade, Sleeping Bag
Sito ufficiale

Arthur Russell (Oskaloosa, 21 maggio 1951New York, 4 aprile 1992) è stato un violoncellista, cantante e compositore statunitense.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Durante i primi anni settanta del Novecento, Arthur Russell si trasferì a San Francisco, dove studiò musica indostana presso una scuola fondata da Ali Akbar Khan. Dopo essersi interessato alle analogie che intercorrono fra il minimalismo d'avanguardia e le ritmiche della disco music (genere che ha scoperto frequentando il Gallery, locale di Manhattan fondato da Nicky Siano negli anni settanta),[5] Russell incise il singolo Is It All Over My Face (1980), fra i più trasmessi al Paradise Garage.[5] Sarebbero seguite pubblicazioni a nome Indian Ocean, quali School Bell e Treehouse, considerate anticipatrici della musica house, oltre a materiale attribuito a Dinosaur L.[5] Nello stesso periodo, fondò la Sleeping Bag Records, influente etichetta specializzata in musica hip hop e dance. Fra le sue uscite sperimentali si contano Tower of Meaning (1983) e World of Echo (1986), quest'ultimo composto per violoncello e frammenti vocali, che mostra l'interessamento dell'artista per gli effetti dell'eco.[5]

Durante la sua carriera, terminata a causa della morte prematura avvenuta a quarant'anni per AIDS[6], collaborò con vari artisti, fra cui Philip Glass, Laurie Anderson[5] e Rhys Chatham.

Stile musicale[modifica | modifica wikitesto]

Russell si è cimentato in numerosi generi musicali, ma la sua carriera è prevalentemente divisa fra il minimalismo da camera e la musica dance,[1][4] ambito in cui viene considerato importante per aver funto da ponte fra l'electro funk e la garage house.[5] Si sarebbe inoltre cimentato nel pop barocco e nelle canzoni d'amore,[1][3] mentre AllMusic lo cita fra gli artisti della musica sperimentale, della mutant disco e della post-disco. Degna di nota è infine la sua parentesi power pop nel gruppo The Necessaries.[7]

Molte biografie e resoconti a lui dedicati sottolineano che fosse ispirato al credo buddhista, al quale egli era devoto.[1][3]

Discografia parziale[modifica | modifica wikitesto]

Da solista[modifica | modifica wikitesto]

Con i Necessaries[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) The Buddhist Heart of Arthur Russell’s Archives, su pitchfork.com. URL consultato il 21 novembre 2017.
  2. ^ (EN) Tim Lawrence, Hold On to Your Dreams: Arthur Russell and the Downtown Music Scene, 1973-1992, Duke University, 2009, p. 69.
  3. ^ a b c (EN) Arthur Russell, su scaruffi.com. URL consultato il 21 novembre 2017.
  4. ^ a b Alberto Piccinini, Tramonti hipster su Brooklyn, in Linus, aprile 2017.
  5. ^ a b c d e f Simon Reynolds, Energy Flash: Viaggio nella cultura rave, Arcana, 2010.
  6. ^ Marco Minoggio, Arthur Russell: perché 25 anni dopo la sua morte è ancora importante ascoltarlo, su thesubmarine.it, The Submarine, 17 dicembre 2017. URL consultato il 18 dicembre 2017.
  7. ^ (EN) Arthur Russell's Power-Pop Band the Necessaries Treated to First-Ever Vinyl Reissue, su exclaim.ca. URL consultato il 22 novembre 2017.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN61740277 · ISNI (EN0000 0000 5518 8283 · Europeana agent/base/65420 · LCCN (ENn92107097 · GND (DE13492410X · BNE (ESXX1784811 (data) · BNF (FRcb139808914 (data) · J9U (ENHE987009347827305171 · WorldCat Identities (ENlccn-n92107097