Viridiana

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Viridiana
L'ultima cena
Titolo originaleViridiana
Paese di produzioneMessico, Spagna
Anno1961
Durata90 min
Dati tecniciB/N
Generedrammatico
RegiaLuis Buñuel
SoggettoDal romanzo Halma di Benito Pérez Galdós
SceneggiaturaLuis Buñuel, Julio Alejandro De Castro
ProduttoreGustavo Alatriste
FotografiaJosé F. Aguayo
MontaggioPedro del Rey
Musiche"Messia" di Georg Friedrich Händel, "Requiem" di Wolfgang Amadeus Mozart, a cura di Gustavo Pittaluga
ScenografiaFrancisco Canet
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Logo ufficiale del film
Copertina del DVD

Viridiana è un film del 1961 diretto da Luis Buñuel, vincitore della Palma d'oro come miglior film al 14º Festival di Cannes, ex aequo con il film L'inverno ti farà tornare di Henri Colpi.[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il film è incentrato su Viridiana, una giovane novizia in procinto di prendere i voti, mandata dalla Madre superiora a visitare suo zio Don Jaime, ultimo parente rimastole e che le aveva pagato gli studi. Dopo qualche giorno nella sua villa in campagna, Don Jaime, convinto che la giovane assomigli alla moglie morta anni prima, tenta di sedurla. Viridiana tenta di fuggire ma Jaime la costringe a rimanere con l'aiuto della serva Ramona, che le somministra un narcotico. Jaime prende in considerazione l'idea di violentarla nel sonno, ma poi decide altrimenti. Il mattino seguente comunica però a Viridiana di averla violentata, utilizzando l'argomentazione della verginità perduta per convincerla a rimanere. Don Jaime ottiene però la reazione opposta e Viridiana, disgustata, abbandona la tenuta diretta al convento. Poco dopo, le autorità la fermano per comunicarle che lo zio si è impiccato.

Viridiana decide quindi di trasferirsi nella villa appena ereditata, raccoglie alcuni poveri del villaggio più vicino e li fa sistemare in un edificio nella tenuta. Rifiutandosi di tornare al convento, la giovane decide di dedicarsi totalmente all'educazione morale e religiosa dell'assortito gruppo di senza tetto. Nel frattempo anche il figlio di Don Jaime, Jorge, si trasferisce nella villa con la sua fidanzata, Lucia. Come il padre, Jorge tenta di sedurre Viridiana, che lo rifiuta con decisione.

Quando Viridiana e Jorge si assentano dalla villa per recarsi da un notaio, i poveri decidono di entrare, inizialmente solo per dare un'occhiata. Di fronte al lusso alto-borghese dell'edificio e alle abbondanti provviste alimentari, la situazione degenera velocemente in un'orgia di cibo, sesso e alcool. Durante l'orgia, accompagnata musicalmente dal Messiah di Händel, i mendicanti si ritraggono seduti al tavolo, in una composizione molto simile all'ultima cena di Leonardo da Vinci.

I proprietari della villa tornano prima del previsto e rimangono scioccati di fronte al caos che regna indisturbato. Mentre alcuni mendicanti si scusano frettolosamente e abbandonano la villa, Jorge viene aggredito da un mendicante che tenta di accoltellarlo, mentre un altro gli rompe una bottiglia sulla testa, facendogli perdere i sensi. I due tentano di violentare Viridiana, ma Jorge, riacquistati i sensi, riesce a convincere uno dei due aggressori a uccidere l'altro, salvando la giovane.

Nella conclusione, la figlia di Ramona brucia la corona di spine che Viridiana portava nel bagaglio, poi Viridiana si scioglie i capelli, e bussa alla porta della camera da letto di Jorge. Sulle note del brano pop Shimmy doll riprodotto dal grammofono, Jorge dice a Viridiana che stava solo giocando a carte con Ramona e la invita a unirsi a loro.

Humour e censura[modifica | modifica wikitesto]

È stato scritto che «la scena più ferocemente blasfema riguarda i mendicanti , (...) essa termina con una fotografia di gruppo scattata da una mendicante che oscenamente alza la gonna mentre riprende la scena»[2] e tale modo di impressionare , che nel film interessa l'Ultima Cena leonardesca[3], è ricorrente nella storia dell'arte, in un'incisione seicentesca che illustra Le diable Papefiguière di Jean de La Fontaine una «giovane contadina beffa il diavolo mostrandogli la vagina».[4] La vagina che impressiona e spaventa è presente anche a Milano, a Porta Tosa in un bassorilievo medievale. Viridiana incappò nelle maglie della censura. «Accusato di blasfemia e censurato in Spagna, venne duramente attaccato anche dal Vaticano».[5]

A proposito di questo film è stato scritto che, in un clima da sagrestia, lo «humour di Buñuel è incantevole».[6] E ancora: «Come Nazarin Viridiana è una "santa" le cui virtù sono causa di terribili disgrazie, per lei come per altri».[7] Ugo Casiraghi nel 1961, su Cinema Nuovo (n. 151), ha scritto: «la carità non solo è inutile, ma dannosa». Carlos Fuentes nel 1962, sulla stessa rivista (n. 155), annota che «Due illusioni muoiono contemporaneamente: l'illusione cristiana di Viridiana e l'illusione anarchica dei mendicanti».[8]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Awards 1961, su festival-cannes.fr. URL consultato l'11 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 25 dicembre 2013).
  2. ^ Amos Vogel, Il cinema come arte sovversiva (PDF), Torino, Studio Forma, 1980, p. 265. URL consultato il 1º settembre 2023.
  3. ^ Viridiana - Treccani, su Treccani. URL consultato il 29 febbraio 2024.
  4. ^ Berlinghiero Buonarroti, L'umorismo nell'arte. Saggi critici sull'humour noir, Firenze, Accademia di Belle Arti di Firenze, luglio 2023, p. 81.
  5. ^ Elisa Battistini, Viridiana, in Quinlan. Rivista di critica cinematografica, 14 aprile 2020. URL consultato il 1º settembre 2023.
  6. ^ Alberto Cattini, Luis Buñuel, in L'Unità / Il Castoro, Milano, Editrice Il Castoro S.r.l., 7 giugno 1995, pp. 48 - 56.
  7. ^ Georges Sadoul, Il cinema, in Enciclopedie pratiche, 3 I film N - Z Aggiornamento, Firenze, Sansoni, marzo 1981 © 1965, 1978 by Éditions du Seuil Paris, pp. 542 - 543.
  8. ^ Giorgio Cremonini, Buñuel da Chien andalou al Fantasma della libertà. La vita e l'opera del grande regista, vol. 111, Roma, Savelli, ottobre 1975. I edizione 1973, pp. 66 - 67.

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