Villa Pallavicino (Busseto)
Villa Pallavicino | |
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La villa vista dal viale d'ingresso | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Busseto |
Indirizzo | Via Provesi, Villa Pallavicino 35 - 43011 - Busseto (PR) - Emilia-Romagna |
Coordinate | 44°58′39.94″N 10°02′13.58″E |
Caratteristiche | |
Tipo | Lirica, Multimedia, Arte |
Istituzione | 2009 |
Sito web | |
Villa Pallavicino (denominata anche Boffalora) è una costruzione di arte rinascimentale e sorge al di fuori delle antiche mura della città di Busseto. Al suo interno si trova il Museo Civico Verdiano.
Non si ha la certezza sull'autore del progetto (probabilmente Bramante o Vignola) e i Pallavicino, che la acquistarono negli anni trenta del XVI secolo per farne una residenza estiva, non ne sono i committenti. Sorse, infatti, agli inizi del XVI secolo per volere di Matteo Marri. Certo è, però, che l'imperatore Carlo V d'Asburgo, nel 1533, prima di partire da Busseto, a cui aveva concesso il titolo di città per ricompensarne la fedeltà all'impero, si recò alla Villa e gli piacque a tal punto da richiederne un disegno per ricordo; la Villa infatti presenta una particolare pianta a scacchiera (che ricorda lo stemma dei signori di Busseto ove la scacchiera è simbolo di vittoria ottenuta, in petto all'aquila imperiale), composta da cinque ambienti indipendenti uniti tra loro da un unico corpo centrale che sovrasta un grande atrio, aperto ai quattro venti detto Boffalora. La volta è interamente decorata da affreschi con delle immagini di divinità e delle grottesche raffiguranti intrecci di putti, sirene e tritoni con due code, scimmie ghignanti e uccelli multiformi. L’opera, il cui autore è presumibilmente lo stesso decoratore del salone degli stemmi del castello di Torrechiara, risale al settimo-ottavo decennio del XVI secolo. L'edificio, pur essendo circondato da un fossato, non fu creato per scopi di difesa e un tempo la balaustrata che circondava il Palazzo recava numerose statue.
Alla fine del XVII secolo Alessandro II Pallavicino ordina la ristrutturazione e l'innalzamento della villa, affidandone la direzione probabilmente ad Antonio Maria Bettoli, esecutore del palazzo Santa Fiora di Parma. La facciata, in stile classico, è alleggerita dallo slancio verticale dato dai bugnati che ritmano gli angoli, dai tagli orizzontali delle cornici marcapiano e dagli stucchi rococò eseguiti da Carlo Bossi sotto commissione del marchese Alessandro nel quarto decennio del XVIII secolo. Gli ambienti interni presentano soffitti a volta affrescati e stuccati da artisti che operarono per i Pallavicino nel XVIII secolo. A sud del palazzo nobile sorge l’edificio delle scuderie, con pianta a ferro di cavallo e ali rivolte verso la villa.
L'Arco del Corpo di guardia
Dopo aver percorso un viale di pioppi è possibile accedere alla Villa attraverso un Arco trionfale (XVII secolo) ad un fornice (opera ascrivibile all'architetto ducale Domenico Valmagini); esso è diviso in tre parti, decorato da festoni manieristi e, al centro, da un drappeggio aperto su una finta balaustra a imitare un sipario teatrale. Gli stucchi e le terrecotte sono opera di Domenico Dossa e Bernardo Barca. Sui lati si trovano due nicchie con delle statue in pietra: una rappresenta Flora con un putto, allegoria della Primavera mentre l'altra Bacco con un faunetto, allegoria dell’autunno realizzate da Giuseppe Torretti.
Nuovo Museo Civico Verdiano
E' attualmente in allestimento un nuovo Museo Civico Verdiano che sostituirà quello esistente e ne muterà l'aspetto in maniera radicale. Le stanze della Villa, infatti, si trasformeranno in piccoli "Teatri" in cui andranno in scena tutte le prime delle opere verdiane con riproduzioni degli allestimenti e degli abiti originali.
Vecchio Museo Civico Verdiano
La Villa, sul finire del novecento, é divenuta la sede del Museo Civico Verdiano che consta complessivamente di un corridoio e nove sale:
- I Sala Del Biliardo: contiene un canterano bolognese del settecento, una cassaforte del seicento, alcuni dipinti tra cui Paesaggi di Giuseppe Canella e Incontro tra Paolo III e Carlo V di Giuseppe Valori, delle Ceramiche di Parma e Faenza e una scultura di Sant'Anna e la Vergine.
- II Sala Delle Arti: contiene varie opere tra cui Miracolo di San Nicolò e Autoritratto di Pietro Balestra e Scena di battaglia di Ilario Spolverini.
- III Sala: raccoglie le più importanti opere del bussetano Gioacchino Levi: due Ritratti della moglie, Acquarelli di costumi regionali e Ritratti dei figli
- IV Sala Dei Giganti: è un salone con soffitto affrescato in cui si possono ammirare La caduta dei Giganti, Ritratto di Orlando Pallavicino e Apollo scortica Marsia del Tintoretto; la sala contiene, inoltre, delle cassapanche del seicento e del settecento dipinte e scolpite.
- V Sala Della Pace: contiene Incontro tra Paolo III e Carlo V (oleografia voluta da Maria Luigia), Cena del Velasquez, Orfeo ed Euridice della scuola del Tintoretto, Paesaggio orientale di Alberto Pasini, due Nature morte di Felice Boselli e l' Albero genealogico della Famiglia Pallavicino.
- VI Sala Della Vittoria: in questa sala sono custoditi l'importante Pergamena del 1543 che attesta che Carlo V elevò Busseto al grado di città e il Sigillo in ceralacca del sovrano, inoltre si possono ammirare in una vetrina la Maschera, la Tabacchiera e le Lettere di Ireneo Affò, un Busto in gesso e un Ritratto dello stesso.
- VII Sala Dell'Abbondanza: contiene alcuni oggetti tra cui dei Portagioie, un Cantonale e un Troumô veneto del settecento.
- Corridoio: contiene alcuni oggetti e dipinti tra cui le Quattro stagioni di Giovan Battista Borghesi, Campagna romana di Knebel, Scrivania veneta impreziosita da cineserie laccate, due vetrinette francesi contenenti porcellane di Sassonia e di Capodimonte del ottocento e sei sedie di Chiavari in legno di bambù dorato.
- VIII Sala Della Giustizia: questa sala contiene parecchi cimeli verdiani tra cui il Pianoforte che Verdi soleva usare, Ritratti, Maschera e Mano in gesso del Maestro e una vetrina contenente lettere e pagine di musica scritte da Verdi.
- IX Sala Dell'Amorino: anche questa sala contiene oggetti legati a Verdi: la Spinetta su cui il Maestro suonò da piccolo, Ritratti di Antonio Barezzi, Margherita Barezzi e Giuseppina Strepponi e una vetrinetta in cui sono custoditi telegrammi e lettere di Giuseppe Verdi.